Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 14 - 30 luglio 1900

272 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LlffTERR E SCIENZE SOCIALI sua crudeltà spietata alla quale é costretto dai suoi interessi, tali quali sono nella vita moderna realmente, imperiosi come il suo diritto di vivere nella società capitalistica. li dramma é nelle cose inevitabili che re~dono il capitalista quel ch'egli é; le cose che determmano la condotta dell'industriale il quale deve vincere i suoi concorrenti, e nel quale l'asprezza delle lotte inevitabili ha prodotto l'animo spi~tato ch'egli mette nella sua guena contro I' intelligenza c la volontà e il laYoro di Antonio Altieri perché costui lo rovinerèbbe se trionfasse nell~ nuova impresa cooperativa ch'egli ha fondata sulle nuove macchine. li dramma ci sarebbe sempre anche quando Altieri trionfasse: la vittima sarebbe il Salviati. e costui si difende, attacca, soffoca, annienta il rivale. E se il capitalista_ mostra una evidente cattiveria, se trascende nell'accammento fino a parer più cattivo del necessario, é naturale che sia anche cosi. Come pretendere che fra le indicibili lotte alle quali ci costrino-e gli uni verso gli altri la necessità, il diritto di vive1';'e tra le condizioni del tempo, si possa restare buoni? Salviati rifiuta cli dare lavoro al nemico vinto, Salviati lo denigra, perché ha anche bisogno di liberarsi di questo Altieri capace, domani, d'una nuova scoperta, d'una nuova impresa. Salviati deve distruaaerlo per sentirsi tranquillo, ed egli é il più forte, e 0 ~ince. La libertà delJa concorrenza non disterà finché o-Ji uom1m non saranno in condizione uguale di concirrcrc. E le stesse cose, per altro verso, fra altre condizioni, determinano l'inc0scicntc bassezza del o-obbo ~artino,_ vero tipo di lazzarone napoletano, cliquelli, frequenti nel gran paese cli luce, che hanno nel. loro ozio più pensiero di dicci gentiluomini sassoni. - << La macchina nuova inventata dal vostro ficrlio dice al padre cli A. Altieri - sarà l'ottava me~aviglia del mondo, non ne dubito ..., ma per i malocchi ci vuol sempre qualche precauzione (Indica la gobba e gliela presenta). Toccate, toccate e ve ne troverete bene ». In qneste parole, con la consuetudine del prco-iudizio, c'è una profezia. ~Iartino viene da casa §alvati e sa quel che dice, e lo dice in modo che esprime tutta intera >lapoli. ì\Iartino ha fatto il mezzano al figlio cli Salviati, e Antonio Alticri, l'idealista, lo colpisce della sua indignazione. ANTONIO- Sporcaccione, un operaio onesto cade cosi in basso! ' MARTl:SO- ... Onesto non mi sono mai vantato di esserlo ... l'onestà é un oggetto cli lusso, e io l... Parliamoci chiaro (p·ausa). Dunque il padre mi teneva a stecchetto come operaio, e il figlio mi paga va bene come uomo cli mondo. Awr. - No, si lavora, mio caro, e non si va a giuocarc e a bere e a ubriacarsi come hai fatto sempre tu. MART. - Giuocare e bere, non lo nego. Ma si gioca per vincere e non già per perdere; e poi si l)evc per dimenticare che invece di vincere si é perduto. E fossero questi i guai ! I guai stanno a casa, quei cinque chiodi che mi mettono in croce! ANT. - Cinque figli hai?!. .. MART. - Oltre la madre che li ha fatti. Lei dice che li ho fatti anch'io ; ma io non cì metterei la mano sul fuoco. Qualche farfallone c' é sempre intorno a mia moglie. ANT. - E tu te la tieni? MART.- E me la tengo perché dove la troverei un 'altra donna che mi scaldasse il letto? Ne trovai una che mi disse cli si e me la sposai. Se perdo questa, felicissima notte. Dunque, i figli ci sono. Miei o non miei è un altro paio di maniche. Stanno in casa mia e ci elevo pensare io, perché il goYerno non ci pensa, e non ci pensa nessuno. Quando saranno grandi se la sbrigheranno loro. ·Per ora sono piccoli, e a quell'età, poveretti, non potrebbero neanche rubare. » Ancora le medesime cose che fanno il Salviati spietato e_~a~tino un mostro, in altra natura e per altre cond1z10m, producono in Altieri un ribelle. Tre Yittime ! !nfatti ribellar~i ~ sogg!ac~re, soggi~cer~ vincendo, mtanto, perchc si contr1bu1sce alla v1ttor1a clell'avve-· nire, perché soggiacendo si aiuta l'elevazione di un progresso. Il personaggio cli A. Altieri è tutto nell'ultime scene del terzo atto. (Siamo nel!' osteria). ANTONIO- ............... . Sono il delatore di me stesso; il ladro di Guido Salviati sono io. TUTTI - (di swtto, si libano colpit·i dnl terrore e cfolfo nwrat"iglia. :ii odono sim.nltmil}amentc le loro esclama- -~ioni): - Che! - Tu! - Tu! - Voi! (B resta.no tutti allibiti, rittoniti,. ANT. - Vi sembra di sognare, eh? Vi faccio ribrezzo? ... C'è forse in questo momento qualcuno. fra voi, che mi stringerebbe la mano? (Slendé la destra). · ANT. - No, lo vedete; non c'é !... Antonio Altieri colui che predicava la lealtà, l'amore l'emancipa~ zione garantita dalla.fratellanza, l'uorn'o che proclamava la necessita elci benessere individuale a condizione di non ledere i giusti interessi altrui, l'uomo che non ammetteva altro potere che quello naturale e sano del proprio cervello, dei propri muscoli, della p~opria forza, del proprio laYoro, si è coperto d1 fango! IIa dato la caccia al denaro deo-Ji altri, si è introdotto audacemente di notte c~n chiave falsa nella casa di un ricco e, profittando del segreto ùclla cassa forte ch'egli stesso aveva ~ostruit~, quasi avesse prepar3:to da lungo tempo 11su_o piano, ha rubato tranquillamente ciò che gli serviva ed é venuto a battersi il petto dopo d'aver n:esso in salvo il bottino (Jeroee:) Sputatco-li sul viso! ( G01itrae le linee del volto q1ta,si se lo ~c11tiRse cfovcero colpito rlnllo spnto). G1Aco,10- (J[ite, con deferenza, con pietà:) Ma no, Antonio, noi non ci permettiamo di giudicarti. ANT. - (.Altero, tornando:) E fate male! - Perché non volete giudicarmi? Ah! voi ignorate come io sia st3:to vinto. Voi non mi conoscete più, ora? Avete dimenticato che a dodici anni io lavoravo come un adulto con molti di voi nell'officina di Guido Salviati, e che mio padre si privò anche del pane per coltivare in mc ciò che alla sua ingenuità pareva poco meno che il seme del genio? Avete dimenticato che dopo lunghi anni di studio e clistenti, qualche cosa di esclusivamente mio germogliò difatti qui dentro (toccandosi lafronte )e che quando presentai a Guido Salviati i progetti completi delle mie invenzioni egli mc ne offrì un prezzo ridicolo esigendo per giunta la proprietà assoluta delle mie idee? Voi avete dimenticato che allora sentii il bi ogno impellente dell'indipendenza per me e per voi e riuscii a compiere il miracolo di una propizia combinazione finanziaria e vi chiamai, vi invitai a lavorare, a lottare insieme con me per innalzare un edificio che diventasse tutto nostro e prepararci una vita di benessere senza superbia e senza umiltà, senza padroni e senza schiavi? E' inesatto, é falso, é fantastico, é una menzogna tutto questo? G1Aco:v1-0 E' verissimo ! A;-;T. - E chi fu - dite - che comperando da una parte i crediti dei nostri creditori già divenuti diffidenti e dall'altra sforzando la sua produzione e riducendo i suoi prezzi, soffocò la nostra impresa fra la sua crudeltà di creditore unico e la concorrenza ch'egli stesso faceva?

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