244 RIVISTA POPOLAR/i: DI POLITICA LJ?TTERE R SC!ENZI~ SOCIALI <l. :Ma, guar.:ate, o signori, che l'Europa e il mondo ci- « vile hanno commesso ben altro I La China, che si deve <1 vedere occupata, nei modi che conoscete, con la vio- <l. ifmza e coi cannoni, ha visto i suoi figli espulsi dagli « Stati Uniti d'America, clall' Austra 1ia e cla qualunque il Stato c;vile d'Eur ..pa. Noi1 vi pare una bella pretesa « quella cli coloro che vogliono andare a civilizzare ecl in « nome della civiltà s'impongono con quei mezzi, che voi <r tutti conoscete, e poi non accettano che i lavoratori di <l. quel paese vadano a procacciarsi pane e lavoro in altre <l. parti ' Qu· sto è certamente un siste 1,a a dopp o trat- <l. tamento c1-.esarà equamente e onestamente apprezzato « dalla storia. l'vla quale è la meta italiana in Cina? « Ecco il punto ancora più scabroso: pLrnto scabroso, « che da me non sarebbe affrontato, se alt,ra volta io non « lo avessi esposto con ugual chiarezza. L'amico Turati « ha toccato di volo l'argomento ed altri meglio di me, « forse, oggi stesso, lo toccheranno. A me consentite <r brevi considerazioni. Che cosa vogliamo noi andare a CI fare in China, Se in China vogli mo andare solamente « per proteggere i nostri conna.ionali, se ce ne sono, per « difendere i nostri interessi, certamente la nostra aaione « è perfettamente legittima. Io riconosco che a questo « .<i deve arriv.ire, ma non al cli là di questo; e noi no??, • potremo consentire mai nè la nostre: approvazione nè i ,, nostri vnti, e molto meno, vorrei dire, i nostri uomini « ed;i'nostri quattrini <l Signori, non c'illudiamo: in China non si può andare Cl per portare quello che è la merce nostra vera. Noi <l siamo grandi produttori cli uomini, noi siamo grandi G: esportatori di uomini, ma questi uomini per l'appunto, <r che noi trasportiamo dappertutto, sapete come sono cr chiamati'? I cbinesi d'Europa! •· cr Ora voi volevate prendere una delle provi11cie della <l. China, il cui nome non pronunz o, perchè non lo so <r pronunziare e provocherei' la vostra grande ilarità: e <r voi sapete che quella grande regione ba 212 abitanti « per chilometro quacl· ato, il doppio di quello che ha <r l'Italia. Yi lascio pensare che cosa potrebbero andare <r a fare i nostri poveri emigranti nella China, in quella cr zona d'influenza che ci volevamo assicurare col pos• « sesso della baia di San l\fun. J> * * . L'onorevole Fortis, il quale è la sirena incantatrice, che vorrebbe· trascinare il Ministero a quella politica, ha detto sempre di esser,i partigiano di una politicaattiva,<liuna politica così eletta di espansione. « Fspansinne! Ecco la grande parola . .!\fa, onorevole Fo1·- " tis, ditemelo voi: che cosa volete anelare a<lespandere in " Cina1 (Viva ilarità). « Dunque noi non abbiamo pro<lo:ti da potere impor• « tare in Cina, e noi certamente non anJremrno colà, « che per importard quei quattrini che strappiamo sem- " plicemente ai contribuenti, che sono arrivati all'estremo « delle loro fo1ze. Non faremmo altro che questo. " Onorevoli colleghi, ieri al Caffè Gmnbrinus che ;., il « punto più ceatrale di Napoli, io p3:rlavo _dell__apolitica « cinese e preannunzta,·o a parecchi am1ct mtet quello « che avrei eletto alla Camera, e mentre parlavo, una dte- « cina cli gamins, di ragazzi. facevano capriole intorno a « noi .. ma erano in tale abbigliamento che io vi assicuro « che ho sentito vergogna di essere italiano. « Mazza. Ha ragione! ha ragione I « Colajanui. Vedendo quei ragazzi predestinati alla ca- " morra ecl al delitto, coperti semplicemente cli un cencio " che è molto meno della famosa foglia <li fico, dissi: « oh, questa è una vera indegnità, che si pensi ad an- « dal'e ad espandersi in Cina, quando noi abbiamo cla ci- « vilizzare tanta gente in Italia I t Commrnti animati - « Approvci.ioni all'estrema sinistra) . (< Onorevoli colleghi. lasciatemi finire e poi in ultimo cc riservate tutti i YOStri rumori, urli e disapprovazioni. <( So che _mi volete bene, e !'bo visto parecchie volte alla « Camera, e quindi non me ne avrò a male. • « Tocco 01·a una questione ancora pii1 grave che racco• « mando all'attenzione dell'amico Fortis, benchè egli mi « risponderà che altri grandi economisti cli questa que- « stione non si sono preoccupati. Pensi egli che laggiù « il lavoro costa la decima. 1iarte di quello che costa in lta- « lia Quando noi ~aremo riusciti ad importare le nostre <r industrie ed i nost i capitali nell'Estremo Oriente, noi <r non avremo fatto che questo solo : ottenere d i pro- « <lot i 1lel i•alore di una decima pa·rte cli quello eh·· val- « gono <lanoi, e provocare la più grmdc e terribile cri,i « economica cli cui abbia riconlo la storia. Questa è la <r verit'1 che disgraziatamente vedremo quanto prima. <r Noi già abbiamo visto che il Giappone appena entrato cr ne l'orbita della nostra civiltà ci fa ir1 molti prodotti « una tale concorrenza. che noi non abbiamo assolutaCI mente alcun mod, cli poter vincere. <C E voi mi direte: la China è preda da essere conqui <r stata._ ( Il <leputato Portis _fa se{!no col cnvo). Ha un « bel dire ecl un bel fare det segni col capo, leonino e <l tranquillo nello stesso tempo, l'onorevole .Fortis, qua-i <r per negare: ma se non è conquista l'occupazione dei <r singoli p~rti della China. che cosa è 'I-Pe, chè i Tede- « schi sono andati a pigliarne un pezzo? PercJ1e i Russi <r ne presero un altro pezzo ? Perchè l'hanno preso i « Francesi e gli Ingles: ~ Niente alt,ro che c"nquist.a, co .- « quista e conquista: non facile conquista, disastrosa con- « quista, che si 1·idurrà ad uua vera grande catastrofe, <r perchè non si va impunementd a stuzzi are un popolo <1 di 400 milioni cli uomiui, un popolo che clisprez a la a: morte, un popolo che ba dimostrato. anche colle , ivo- <l 11zioni, specialmente con quella dei tai l)ing, di sapere <r o v:incere o morire a tempo debito in difesa di quelli <r che esso crede i propri diritti od i propri ideali. * k <r Onorevoli colleghi, a questo punto tutti diranno, se <r non l'hanno detto a voce alta, ,·oi volete dunque ri- <r durre l'I alia ad una grande Svizzera I Ecco la frase ad . <l. effetto che continuamente s nt,o ripetere da questi si- « gnori. Essi credono quasi quasi di fare così un insulto « a coloro cbu sostengono le nostre idee, dicendoci che « vogliamo l'Italia ridotta ad una grai1de Svizzera. No, o signori, io v1 Jico che mi reputerei fortunato s, l'Italia potesse addivenire u11a grande Sviz era; e non creJiate che mi reputerei fort.unato perchè la Svizzera ò 1·etta a sistema repubblicano! Oh no! io accetterei la grande Svizzera an be sotto la forma monarch:ca; per· cbè, sapete che cosa vorrebbe dire la grande Svizzera'? L~ grande Svizzeri vorrebbe dir· la scomparsa del pauperismo, la srnmpar5a clell'analfahetismo e la sc0mparsa di quel fenomeno grave che si chiama la criminalità. * * Io dissi sin dal principio del mio discorso che mi riservavo di rivolgermi in ultimo agli onorernli .l\:[orin e Saracco, ed ora precisamente io li chiamo nella discussion~. I loro precedenti mi farebbero sperare che in fatto di spese militari può affidarci la loro presenza nel Gabinetto, come mi dà affidamento di polifca prudente la presenza dell'onorevole Visconti Venosta. Un ex-deputato eh! !'on. l\forin certamente conosce, poichè credo che sta precisame11'e lui stesso, un ex- cle· putato, il 15 ottobre 1,98, pubblicava un ma·rnifico artico o nell.1 Nuova Antologia, intitolato Jt'inan;;ci e Marina. L'onorevole Morin conchiudeva il suo articolo : « Desideriamo ardentemente che si fornisca110 alla marina . col minore ritardo i più larghi mezzi possibili. ma con eguale ardore facciamo voti perchè i provvedimenti ai quali si ricorrerà per procurarsi questi mezzi, vengano informati a"Jla più oculata e seYera previdenza e sianu tali cla non generare nel futuro una situazione finanziaria falsa e grave come quella che è stata l'unica causa cli quella defìcienla dei servizi della marina a cui si de- . vono riaccordare > Io credo che l'onorevole Morin, il cui articolo era informato unicamente al criterio di contemperare le spese militari alle condizioni economiche de11a naz· one, non vorrà sme.,tire quello che scrisse altra volta. Ancora più esplicito è l'onorevole Saracco. I,'onorevolJ Saracco del 18::i-! ,Gonimenti) esplicita~ mente domandava il restauro delle finanze dalla diminuzione immecliata delle forza militari della nazione . .!\fa il 18~4 è un periodo molto remoto. Trentatre anni dopo lo stesso onorevole Saracco conchiudeva nel 15 dicembre 1897 un brillante articolo con queste parole: <r Nun possiamo sopratutto e non dobbiamo dimenticare questJ vero, cbe qu,tlunque svolgimento di militare potenza che un Governo intende fare per il mante111mento della sua preponderanza politica affincbè non risulti precaria ed artificiale, deve essere in armonia con le forze economiche della nazione ».
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