Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 13 - 15 luglio 1900

R VISTA POPOLARR DI POLTT!CA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 255 dirigenti, per correre anche essi rn seno al gran mare del!' Associazione, non vi sarà più questione di giudizi incerti ; la villo1·ia Locche1·à alle classi lavoratrici. E' pertanto presso a finire il periodo della concessione; e dati questi termini di fatto ~la per apparire l'ora dell'assalto ... Deve essere quindi uftìcio delle classi dirigenti, se vogliono risparmiare all'uma,1ilà le convulsioni d'una terribile e lunga rivoluzione, quello cli capacitarsi che contro la corrente del 1wogresso, ogni ,•esistenza non vale; e che perciò (]Uanlo essi qualitìcano come cosa d'impossibile realizzazione è proprio in (]LICI momento stesso che s'apparecchia a realizzarsi, e spesso anzi si realizza propriamente allora. Esempio è cli ciò il ministro Guizot, impenitente anche di fronte a quel profetico disco,·so del Tocqueville pronunziato il 'L 7 gennaio 184,8, un mese p1·ima che scoppiasse la rivoluzione di febbrnio e nel qt1ale si trovano que'ile parole: Non è forse vero che. il sen- « timenlo dell'instabilità, questo sentin-iento precursore (< delle rivoluzioni, e che spesso le annuncia, che « qualche volta le fa nascere, che questo sentimento ,, e,iste in un grado altissimo nel paese? Non vi ha « forse nell'aria un vento di riv?luzione? questo « vento non si sa dove nasca, d'onde venga, ma ere· « detelo, esso trasporla ... All'ora in cui siamo avete « voi la certezza dell'indomani ? Sapete voi che << cosa può arrivare in Francia di qui ad un anno, « ad un mese, ad un giorno, forse? Voi l'ignorate, ma « ciò che voi sapete è che la tempesta è all'orizzonte « e che essa marcia sopra di voi ; vi lascerete prev1- « nire da essa ? ». Mi rivolgo alle classi dirigenti e ripeto loro le ultime parole del Tocqueville surriferite « vi lasce - rete prevenire dalla tempesta ? ». li povero e glorioso amico mio, Antonio Fratti, mi sollecitava a scrivere per la sua Rivista popolare che poi diventò quella dell'amico Colaianni. degli studi sulla Rivoluzione di febbraio che egli ripeteva essere gloriosissima fra le rivoluzioni umane. Og~i ho il rimorso di non averlo accontentalo, tanto più che egli prevedeva i tempi e capiva come s'avvicinasse il giorno in cui le classi dirigenti, avrebbero dovuto trarre da essa il grande insegnamento, che in quella Rivoluzione le classi lavoratrici si presentarono alla Storia percM risolvesse il grave problemci della rivendicazione sociale dei loro diritti, e che poterono allora le classi dirigenti, con la rea,ione ecl il Cesar smo ritardarne la solu-::ione; ma che oggi il p,·oblema è più scientificamente ed umanamente presentato, e eh-e la Scienn ed il Doto,,e hanno maturalo gli eventi ed omai non è più q1~es. 1ione di tempo, ma pih solo dell'opportunità dell'insorgere. Ciò che non f'eci allora, faccio oggi, scriYendo questo studio sulla Rivoluzione ciel febbrnio 18',8 che potl'ebbe essere seguilo dagli altri già da tempo da me apparecchiati, pubblicandoli con lo speciale intento di stabilire con I esperimento della sto1·ia, come ciò che le clas;;i dirigenti chiamano sempre, quando apparisce, un·utopia, le classi lavoraL1·ici invece, chiama:110 « ideale ». E poichè per esse l'ideale, alt1·0 non è che il vero visto in lontananza, divorano lo spazio intermedio, e si slanciano verso il punto cli arrirn dove l'« Utopia » che prima si trasformò ,in ldealo, indi rifulse come Vero, finalmente diYenta << realtà ». Aver rivolto questo studio alle classi dirigenti, non \'Oglio che possa se1·vire, anche per il governo che fa propria la Resislen1a di esse, e vi imprime opra il uggello della legalilà, dimenticando cosi che al presente - lo Stato non può esistere se è posto al cli fuori dcll'uftìcio etico e giuridico che· gli assegna la ociologia. _\ l{oma, la te1Ta della Reazione che data dal Concilio di Trento e doveva fini1·e il 20 settembre 1870; a Roma, dico, dissuona l'attuale reazionaria ténden·za governativa. Roma è l'alta e sublime immagine dollu. storia. Essa ha visto invecchiare il suo biondo e glorioso Tevere e le rovine del mondo antico rima• nere alterrnte, mentre ella risorge per virlù semprè di nuovi e non mai in Lerrotti ideali. Tr11gitlarsi dll. questa a quell'ldealità, superando 01· questa or qUèlla reazione è Lut.ta l'ondosità dc)lla s'.oria di Roma nel gran corso dei secoli. Per la qual cosa, la Reazione d'oggi, è uno dei consueti ricorsi della storia di Homa nelle ore piccine della sua fama tessuta di secoli infiniti; 01 gifi l'i11calza, il 1·isorgere di un'idealità nuov11: difend0rè in Roma la libertà clell'ltalia unila, in 11orne dellà sua Lradi;:ione storica che f'u se1r1p1·e irtn,tnzi lui.Lo lolla di libertà per il dirillo, indi loLla di libertà per la giustizia. Biella, 21 luglio 1899. A vv. Lu Jl GcELPA Brutalità umana o Bestialità sociale ? Una delle .tragedie più feroci cui la beslia umano. può dare svolgimento l~a avuto il suo s;)aventevole epilogo il giomo 23 giugno qui ia :'\apoli in una casa a via Satriano. L'opinione pubhlica fu fortemente impressionala, quasi terl'orizzata dal fallo truce, lutti i giornali locali han dedicato lunghe colo.me a quella che in gergo si direbbe una bella notizia giorna.listica, come Lale telegr., fata e riprodolla da tutti i giornali della penisola. Per i lettori che la ignorassero, eccola nella sua sintesi: li tenente Santoro e la signora Costa erano sposi da oltre quattro anni, e per incompatibilità di carattern e per alt1·0, non andavano di accordo. Ultimamente la moglie, pe1' sottrarsi alle violenze del marito, si era rif'ugiata con le due bambine in casa del padre. li mari Lo mal soffriva la lontananza di lei e delle figlie e mandò l'attendente a richiamare l'una e le altre. Furono mandate le bambine, ma la moglie non \'Olle ritornare. li Santoro, dopo aver comandato inutilmente alla consorte di raggiu11ge1·lo, buttò le due creature da una finestra dc la sua abitazione, sita al 4° piano, in un sollostante chiassuo!o e poi si suicidò sparandosi alle tempie! Non per agi Lare agli occhi dei lettori lo spettacolo Lerribilo, slrn.zianle de le due creaturine ammazzate barbaramente dal loro genitore, nè per scuotere ancora il cadavere di questi, nè per scendel'e nei segreti domestici di quanti furono e sono più o meno interessali al triste dramma, mi occupo del fallo. I.a sciamo i morti alla pace del sepolcro, i s11perstili al loro dolore, l'uno e l'altro sacri a la pietà umana! ~fa guardiamo un po' se dietro la apparente bestialità, se dietro la follia subitanea 11011si nasconda la calli va organiaa;:ione sociale e la falsità dei suoi istituti più idolatrati. Vediomo se dal Ll'iste fallo di cronaca non ci sia da trarre alcuna considerazione utile ai vi vi. Anzitutto, quali le cause determinanti del fattaccio triste? no voluto ·sfogliare tutti i giornali di ì\"apoli per rilt•rn1·e da le varie clilioni del fatto, dai varii pa1·Licolari e dai precedenti le cause, che lo han potuto determinare. Tutti sono concordi nel riferire la eccessiva incompatibili Là cli cai·atlere fra i coniugi Sa·1toro•Costa, incompatibilità determinala, da le poche attilnclini casalinghe cle la moglie e dal caral/ere iracondo, impetuoso, feroce clel marito. li JVlattino, •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==