Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 13 - 15 luglio 1900

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTER/.1 . ' F. SCIENZE SOCIALI nudo da Luis Blanc, Cabet, Pecqueur, Considérant, e dal Manifesto dei Comunisti, è la legge suprema, e anche la grande divoratrice dell'umanita. Potente e vivificante lezione delle cose d'un vigore impareggiabile! llt. - Si è domandato se non fosse pericoloso pei paesi m possesso di un macchinario perfezionato, di una inv:enzione nuova, cli far conoscere anche agli altri i loro progressi, e dare cosi ai loro concorrenti delle armi efficaci. La questione era presentata leggermente. I on v'è esempio che un esercito o una marina, a dispetto di tutte le precauzioni preso, di tutte le misuro restritth·o adottato, a.bbiano potuto lungamente nascondere allo straniero i mezzi di guerra fino allora sconosciuti di cui si erano provvisti. A più forte ragione, sarebbe più difficile celare delle macchine speciali, dei processi più efficaci di fabbri-• cazione. Qui lo spionaggio è multiplo, o, siccome non è represso dallo leggi esso si esercita con una forza sempre maggioro. Tutti i paesi hanno dunque una tendenza a livel- . !arsi, salvo, s'intende, lo dovute eccezioni, o le loro condizioni di sviluppo economico. Sotto questo rapporto può esser permesso di dire che l'umanila forma un tutto continuo. Ma poichè tutto doYo sapersi inevitabilmente, è molto meglio che nello Esposizioni internazionali, le potenze si comunichino scambievolmente i progressi realizzati: e di fatti sono sempr~ queste foste del Lavoro, qualunque sia il loro carattere, che siano locali, nazionali o universali, che realizzaf!O questo scambio di servizi tra popolo e popolo a traverso le !'ronticrc. A Parigi, gl' Italiani studieranno quanto vogliano le macchine americane o tedesche, e i Russi i tessuti cliFrancia e d'Inghilterra. E siccome questa è una affermazione di soliclaricta piu. o meno cosciente che regna tra tutti gli uomini, e siccome vi è rociprocita di buoni servigi, e· ciascuno trova sempre da imparare dal suo vicino, l'Esposizione presenta cosi un interesse che non è punto contestabile. IV. - Ma è principalmente per la classe operaia ch'essa offre un'importanza notevole, e che non si potrebbe mai troppo rilevare. L'organizzazione del lavoro - dopo che si è costituita da sessanta o settanta anni - sì é sempre più affermata, a traverso il secolo, sempre più favorevole all'educazione generale, alla cultura collettiva del proletariato. Te]suo celebre lavoro Contradizioni economiche o Filosofia della miseria, pubblicato nel 1846, Proudhon ha mostrato, con una ammirabile penetrazione, lo spostamento che la divisione infinita del lavoro ha introclotto nella classe lavoratrice. L'operaio di prima sapeva fabbricare un oggetto particolare; l'operaio d'oggi, che non è d'altronde, seguendo la parola di Marx, che un'appcnclice delle macchine , non confeziona più che una parte, talora infinitesima di un oggetto. Adamo Smith, con un esempio ben scelto, segnala la straordinaria suddivisione di parti che l'industria reclamava già alla fine dell'ultimo secolo. Quanti altri esempi, oltre quelli dello spillo, e quante altre caratteristiche si potrebbero indicare oggi! Ora il proletario che per foggiare un prodotto di un minimo valore e dell'uso il più hanale, ha bisogno del concorso di decine di altri proletari, si trova forzatamente clinanzi un orizzonte più limitato: astretto ad un !a,·oro uniforme e monotono, egli non ha alcuna occasione di istruirsi, di allargare le sue conoscenze anche tecniche. Vi sono nel mondo milioni e milioni d'uomini, che sono ipnotizzati dal lavoro elementarissimo di ogni giorno, e di cui la sorte, intellettualmente parlando, clifferisce poco da quella dello scoiattolo che gira nella sua (l'abbia. Quale rivoluzione mentale per tutti questi profetari vedendo le meraviglie industriali riunite in questo momento a Parigi! Subito l'operaio s'accorge che nell'economia generale egli non è che una ruota e che la struttura sociale che pesa su lui è il prodotto anche dell'evoluzione industriale della umanita. Il suo pensiero s'ingrandisce, si alza, ahbraccia l'insieme dei fenomeni: da parcellare si fa globale. Egli è un altro uomo, poiché è un aspetto sconosciuto della cosa che lo afferra tuLto ad un tratto. Educato al disotto di sè stesso egli comprendo subito che tutto un regime schiaccia il suo intelletto, ch'egli non si sotLrarra alla sua depressione mentale che con una trasformazione complessa della società. Il solo spettacolo delle gallerie che concretizzano i progressi dell'umanita é per lui un fermento rivoluzionario, forse tanto potente quanto qualsiasi altro strumento di sovversione. L'uomo che ha veduto nettamente il suo posto nel mondo è pronto a tutti gli sforzi. . Ed ceco porchè l'Esposizione avrebbe un'importanza vera se in luogo di iouristes sazi clipiaceri, le suo porte ricevessero dei proletari, avidi di spezzare, sia pure per un giorno, il cerchio ri. tretto della loro vita, e di penetrare il senso profondo dell'evoluzione economica, base dell'evoluzione politica o sociale. Che si ricordi in seguito a quali avvenimenti sorse l'Interna:.ionale nel 1862-64. Era il giorno dopo dell'Esposizione di Londra, dove la Francia aveva mandata una delegazione operaia. Se i sindacati - non cliciamo i governi, perché essi non trovano il danaro per l'educazione proletaria - se i sindacati s'imponessero - in· Inghillcrra, in Italia, in Germania, dappertutto nel mondo - uno sforzo per mandare a Parigi alcuni dei loro membri, si avrebbero forse dei risultati straordinari. Ma non è soltanto perchò essi vi troveranno una veduta generale dell'industria contemporanea che i proletari dovrebbero, nella mi ura del possibile, venire a Parigi. Altri insegnamenti ancora vengono dall'Esposizione. Ve n'è uno tra gli altri che ci sembra capitale; ed è c1uelloche si trac in modo naturalissimo da un paragone tra il Palazzo dell'esercito e della marina e il Padiglione dell'Economia sociale. Che cliffcrenza d'estensione, cli situazione, cliricchezza nell'architettura, di splendore nei dettagli! Sembra che il palazzo della Guerra abbia occupato un posto colossale nella mente preoccupata degli organizzatori, ed é perciò che gli hanno dato il primo posto. La guerra non è essa la semi-ossessione -cli tutti i popoli? Dopo l'edificio inalzato alJa gloria della guerra, il Padiglione dell'Economia politica fa una ben meschina figura. E come sarebbe altrimenti ? Forse che le istituzioni sociali, i servizi di assistenza e di assicurazione, l'igiene dei poveri, hanno una si larga parte nei calcoli dei governanti, perché essi debbano riunirli in un palazzo sontuoso? Quale lezione cli cose ancora qtLi, e quale colpo mortale per il regime che su tutti i continenti estende la sua formidabile e mortale organizzazione ! V. - Da un altro punto di vista l'Esposizione ha ancora un valore internazionale. Essa ha garantito la pace al mondo per alcuni anni, e ora, riunendo degli uomini che appartengono alle nazionalita più diverse, costituisce un punto d'unione tra tutte le raz,;e e t11ttii popoli. In generale ogni solennita _c~e avvicina dei popoli deve essere salutata con g101a Riunendosi a Parigi, inglesi e russi, francesi e t~- deschi, italiani e belgi, comprenderanno che al _di: sopra delle rivalita clinastìche, al clisopra dei conflitti che i governi aspettano per risolvere brutalmente, o aggiornare per le loro difficolta interne, vi è una solidarieta umana. Per alcuni mesi l'attenzione del mondo si portera un poco meno verso le atrocita delle battagl)e e i preparativi della guerra, e un poco più verso 11 mt;- raviglioso progresso delle arti industriali e liberali •.

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