Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 13 - 15 luglio 1900

,, RIVISTPOAPOLAR DI POLI1'ICALETTERE SCIENZESOCIALI AnnoVI. - N. 13 Abbonamento postale Roma15 Luglio1900 Contro 1 guerrafondai Il discorso pronunziato da mc alla Camera dei deputati il giorno G _corrente, :om_e t~1ttigli _al_tri che ho avuto l'onore d1 pronunziarvi, rispecchiava, con quella sincerità <licui vado orgoglioso e che nessuno ha mai osato mettere in dubbio, le mie convinzioni ferme ed incrollabili. Rispm1deva a tutto quell'ordine di fatti coordinati e illudella stampa per richiamare alla decenza quei resocontisti che l'avevano dimenticata. Chi. siano _co:5toro è no~o : sono i guerrafondai, sono I forca10l1 che non si cornmosscro quando si massacrarono gl'italiapi in Italia. Non contenti di avere disturbato la sçduta dclia Camera, hanno con_tinu3:to_la loro opera contro di mc: 1° con resoconti falsi e rnintcllirribili · 2° notando com" provenienti .dai. deputati gli u;;Ìi e i rumori che essi stessi avevano emesstrati da me nel volume sulla Politica coloniale. Le idc~ che esposi, nella occasione del briganta&gio collettivo esercitato ctall'Europa nc!l' h'stremo 0riènte, le avevo esposte nel 18!)1 quando denunziai le infamie commesse da Li- ".raghi nell'Eritrea, e invocai la nomina ili una Commissione d'inchiesta parlamentare - proposta accettata ed eseguita a scartamento ridotto dal primo ministero Di Rudinì. Allora come ora si sollevarono proteste nella Camera e nel paese, ma i miei colleghi, nella grandissima maggioranza, non solo mi prestarono una grandissima attemionc, ma mi onorarono - e di ciò li ringrazio di cuore - della loro massima deferenza e bene Yolenza. L'avveniredella Germania. si ; 3° tacendo scrupolosamente sulle replicate minacce di far sgombrare la Tribuna della stampa, fatte dal Presiclentc della Camera. Contro il tentativo di falsare la pubblicn opinione reagisco, intanto. riproducendo quasi integralmente il mio discorso, e con ciò rispondo anche ad un clcsicleriomanifestatomi da moltissimi abbonati con affettuose parole. E giudichino i lettori: Discorso. Sanno certamente i lettori della Rivista, che attorno alla questione coloniale si sono creati degli interessi. e che si agitano anche delle passioni ardenti e sincere. Degli uni e delle altre si vollero rendere intcrpetri alcuni giornalisti, i quali, mentre parlavo il giorno 6, emisero urla bestiali nella Yana speranza, che. mi M1cHELE: C'è nulla da mangiare? Io non mi reggo più in Questo mio discorso fu preannunziato all'indomani delle cosi dette comunicazioni governative. :--:on vi sorprenda la frase « cosi cl· dette cumunicazioni governative, » imperocchè tutti qui speravamo, al presentarsi del nuovo Ministero, di apprendere qualche cosa sul!e sue int,enzioni, sn quello che era avvenuto du• rante la crisi, e sulle cause della c1·isi stessa. In vece, per quanto bene disposti, per quanto benevoli verso il nuovo 1\finistero, a pochi di noi potè riuscire di t.ruvare nelle sue Comunicazioni. quello che si potesse accettare come un programma piedi dalla fame !... LA lIOGLlE: Marito mio, quei giuocattoli hanno mangiato tutto il pane. . chP potes-e servire di guida per la guena ci nell'avvenire. Non nascondo che, allor-· quando mi proposi di parlare su queste Comunica- (Der Wahre Iacob di Stutlgart). sarei lasciato imporre ed avrei sacrificato il mio diritto cli rappresentante del popolo, e le profonde e sincere convinzioni che sono il prodotto •di lunga esperienza e di studi indefessi. 11 loro contegno fu tale che da Sinistra e dalla Estrema si protestò vivamente,· e l'on. Presidente della Camera per ben due Yoltc minacciò di fare sgombrare la Trii una della stampa. Se ciò non avvenne si fu pcrchè pregai io stesso l'on. Villa cli non ricorrere ad un espediente che avrebbe colpito tanti giornalisti che non erano solidali con gli a1tri. E questa mancanza di solidarietà apertamente fu fatta manifesta da diversi di essi al questore Sola, che in uomo della Presidenza della Camera sali alla Tribuna zioni del Governo, avessi in animo di scendere ad una analisi delle persone che erano state chiamate a farne parte. Però, volendo parlare delle persone non intendevo certo offendere menomarnente gli individui che stavano al banco dei ministl'i, perchè quelle persone, considerate nei loro precedenti, mi dovevano servire soltanto come indici delle cose che esse, in appresso, av1·ebbero detto e sostenuto. Quando noi apprendemmo che entravano a far parte del 1\finistero l'onorevole Gallo e l'onorevole Chimirri, un certo senso c~imeraviglia fu in tutti noi; poichi! tutti ci domandammo se questi non fossero veramente due individ'ui che stavano agli antipodi nella grave questione del Regolame.nto: 11uestione oggi riso] uta; questione, pe1· così dire, sepolta; questione la quale .ci ha dato agio d'ammirare il grande p:,triottismo di coloro che, ieri ferocissimi nel volere strozzare la libertà della u·ibuna parlamentare, poi, convinti, trascinati

lUVlSTA POPOLARE Dl POLTTICA LETTElìE E SCIENZE SOCIALI dalla fatalità delle cose, si sono sobbarcati al sacrificio di ristabilire in questo Parlamento la libertà della tribuna parlame1,tare . .!Ila le persone rimangono; e rimangono altre ptJrsone, come in:lici di altre cose, e non di secondario valore. Per esempio fra la finanza democratica dell'onorevole Carmine, ed i concetti tributari clell',.norevole Rubini, l'uccorclo non credo che possa es,ere perfetto, anzi creèo che debba essere scarsissimo. Quando vedo sullo stesso banco dei mi11istri ronorevole Saracco e ronorevole Chimirri, io ricordo che il Saracco è un degno rappresentante deU-antica sinistra del Parlamento subalpino, le mille miglia lontano, in fatto di politica inter.1a dalle idee dell'onorevo'e Bruno Chimirri. il quale, sia detto a suo onore, non ha nascosto m,.i i propositi suoi, completamente antagonistici a quelli cli questa parte della Carnera Ma ·11,i sono di conforto gli onorevoli Saracco e Morin: e il perchè, consentitemi che ve lo dica in ultimo, non pour la bonn~ òottche, ma perchè fordine del mio discorso a questo mi conduce. h iassurnendo: le persone che siedono su quei banchi rappresentano per me, e forse per molti fra voi, l'incertezza e la contradi,ione nella finanza, come rappresentano un'incognita nella legislazione sociale e nella politica estera, la quale, nel momento attuale è il perno essenziale di ogni discussione politica italiana. Date le incertezze delle prime Comunicazioni del Governo, noi speravamo di sentire qualche cosa di più dalle dichiarazioni successil'e; ma ci fu una interrogazione dell'onorevole Bovio, che voleva dire molte cose ed aspettava molte risposte: ma il ministro dell'interno, astuto, come sempre, sfuggì invece dall'entrare nel nodo della risposta : e nulla -potemmo apprendere al di Jr\ di quello che già sapevamo. QÙalche c sa si seppe, ma rapprendemmo sol tani o dalla bocca dell'onorel'ole Sonni, o; il quale, presa occa sione da una dichiarazione nella discussione del regolamento, ci fece conoscere che il passato ~.linistero, visto il risultato delle ele ioni del 3 e '10 giugno, al'eva ere• duto di non poter disporre più in questa Camera di una maggio: ar za tale da consentirgli la vita. Jo non raccolgo l'autorevole informazione cli un autorevolissimo giornale di pa, te conservatrice, che da Milano ci annunziava che il Ministero passato era stato licenziato cla chi aveva il diritto e la facoltà di licenziarlo, ma io non posso acconciarmi a questa spiegazione Non si sarebbe attesa la elezione del presidente della Carnera nuo,·a, non si sarebbe impegnata una lotta, non fatto la nomina dei senatori, avvenuta come tutti sanno, se certamente non si al'esse avuta intenzione di affrontare le conseguenze ultime delle elezioni del 3 e del IO giugno. l\'essun raggio di luce dunque cla questa parte. lln raggio di luce c, fu in questa Camera, e venne dall'alto del seggio presidenziale, venne col discorso Villa: e fu raggio cli luce che c·infuse nuova vita, ci elette coscienza della nostra forza e incoraggiament9 a perseverare sulla via che abb'arno battuta sinora. (Commenti). * * Ho accennato a questa incertezza all'interno, ma non ~tiamo meglio in quento alle finanze: alle finanze che oggi sarebbero maggiormente in , iscussione trattandosi di dover accordare l'esercizio provvisorio per altri cin - que mes1. Certamente non è il caso di andare a discutere tutte le cifre cli questo ese1·cizio provvisorio, pel' quanto io possa a,·ere la ferma convinzione che quel pareggio, tanto decantato, quest'araba fenice non si sia ancora completamente e sicuramente raggiunto. Dico sicuramente raggiunto, poicbè il pareggio di un bilancio d'un miliardo e 700 rn lioni all'.incirca, quant'è il bi ancio de:Jo Stato italiano, non Io possiamo considerare mai come un bilancio veramente in pareggio definitivo e consolidato sino a quando è l'accidente di un solo anno. Pensate che vi è fra gli introiti principali dello Stato quel prodotto del da,.io dognnale sui cereali cui da un giorno all'altro voi potete essere costretti a rinunziare. E quando questo avl'ertimento vi viene da me non potete menomamente pigliarlo in so spetto, poiché io sono parti&'iano del dazio sui cereali per ragioni economiche, ed e questo uno dei dissensi che ho con molti amici di questa parte della Camera E' però innegabile che se si presentassero congiunture come quelle del 1898, gli uomini che sono nl Gorerno mancherebbero completa mente al loro doYere se non le sospendessero immediatamente. Ed allora' Allorn dove andrebbe il pareggio? E che pareggio e che assetto definitivo della :finanza vi può es ere lù dove u11 solo incidente atmosferico può mutare completamente le sorti della concliz;one finanziaria dello Stato"? L'esame delle condi1,ioni finanziarie nostre non dobbiamo disgiungerlo dallo esame delle condizioni economiche del vaese. Gnai a quel Parlamento, gnai a quei finanzieri, i quali si accontentino esclusivamente del così eletto pareggio ar;tmetico cl I bilancio! Questo pareggio ~ritmetico è certamente un fattore potente del buon assetto economico del paese e -fioanziario dello Stato. ma non è tutto; non bisogna mai prenderlo come u , elemento a sè. La necessità di riforme in fatto cli tributi s' mpone in modo straordinario. A me piace a questo proposito fare una dichiarazione: la parte democratica tt·oppo si il!ucle con certe pa,·ole. La parte democratica, quando sente parlare, per esempio, di imposta sul reddito, che è stata vagheggiata su questi banchi della sinistra, e in ispecie, se non sb~glio, clall'onorel'ole Giolitti, dovrebbe pensare che questa imposta sul reddito si ridurrebbe non ad una trasforma,ione tributaria ma ad una specie cli e ,uilibrio. Si direbbe: giacchè si soffre in basso, facciamo anche soffrire un po' in altol No, o signori, non è questa la trasformazione tribut.aria cli cui ha bisogno il paese!· I.a trasformazione vera sarebbe quella che climimd.,;se le al <j:1oteclelle imposte e facesse scomparire certe categorie cli piccoli contriòttenti. Qualunque altra riforma delle impC'ste nel momento attuale riuscirebbe assolutamente illuso1·ia: tirate Je somme, pagherebbero tanto i democratici quanto i cons ·rvatori: e il c ntribnente caclr ub, dalla padella nella brace. O_ra non è possi: ile parlare cli trasformazione di tributi senza volgere la mente alla diminuzione delle spese: ed è ql\esto il solo errore che io ho notato in diversi discorsi, perspicui e, davvero notel'oli, dell'onorevole Giolitti ll pttnctum saliens è uno so!o: diminuire le ~pes.i (lello St,1to. n Quali le CAtegorie di spese che possono essere suscettibili di diminuzione? Come ottenere questo intento? Ecco il punto che l'onore,·ole Giolitt.i non ha toccato; ecco il punto che, ne sono sicurissimo, non verrà toccato dagli attuali governanti. * * E vengo al punto climaggiore attualità, cioè a-~liesteri. Gli esteri rappresentano l'insidia ve.ra alla finan,a italiana. La politica ester.i nost a fino ed ora non è st ta che un impinguamento delle spese mii tari. La rinnovazione della triplice alleanza, ciò che ba I eso al paese, ciò che essa costa, sono cose a tntti note ed io non ho bisogno di ill,,strarle. E' bene però che gli italiani non s'illudano sul va· ]ore della triplice alleanza per il futuro E" fuori di dubbio, lo sappiamo da testimonianze di ogni genere, che la Germania che dovrebbe essere il fulcro della triplice, la mantiene per i coniodi suoi. n·ente altro che per i comodi suoi. 1-: cl, I resto non se ne lascia sfuggire occ"sione; parlo della Germania, non parlo dei rappresentanti legali della medesima, pe1·chè questi tro1·eranno sempre mod, cli indorare la pillola: ma Ja Germania del popolo è piena cli diffidenza, se non di cl'spreu.o ,erso l'Italia. Questa è la ve,·ità (.llformorio Rumori) che nessuno dovrebbe lasciarsi sfuggire . . . lo sento rumori: io raccomando a quelli egregi miei colleghi, i quali trovano occasione di protestare cont o questo mio giudizio, di leggere i principali giornali che si pubblicano in Germania. lo naturalmente non ,·og:lio farmi richiamare dal presidente della Camera, pe1·cbe è una cosa che non mi piace; ma, se non avessi questa paura. se non avessi l'intenzione di evitare il richiamo del presidente. potrei narrare degli episodi abbastan ·a caratteristici i quali potrebbero dimost.l'are ai c,,Jleghi che banno 1·urnoreggiato che io sono semplicement J nel vero. Che cosa ci ha dato la triplice nel pnssato? Nessuno potrà dire che ci ha dato requilibrio del ì\Iecliterrnneo; noi non v'abbiamo assicurato finorn che Ja preponderanza e il predominio t'elringhiltena; : oi abbiamo anzi per:foto qua'che cosa specialmente nell'Adria•

RlVlST1l POPOLARE DI POLTTICA LETTl!,'Rll F SC!ENZ!t SOC/JlLI 243 tico, ove per l'appunto ci siamo indeboliti sensibilmente. La triplice alleanza è uno di quei fenomeni politici che sono costati forse dei miliardi all'Italia nostra, ma che è destinato a tramontare o prest_o o tardi. l'.\Ia c'è la questione cli attualità, per qmmto anche l'altra lo diventerà quanto prima : la questione d'attualità è orn la China. lo qui invoco tutta ht benevolenza dei m1e1 colleghi, perché sarò costretto forse ad annunziare dei proponimenti che da molti non verranno divisi e molto meno approvat,; io invoco la loro benevolenza affinché sentano una parola schietta. Io lo dico francamente, non è la parola dei miei elettori, poichè se io dichiarassi alla Camera che io vengo a parlare qui rispecchiando i Joro ~entimenti, direi una bugia, e le bugie non mi piacciono. (lnterrnsioni). Qui si è fatta mo! a rettorica. Per gli italiani veramente don-ebbe essere un titolo cl'ono1·e parlare della Cina con maggior rispetto della verità storica. « E' troppo vecchio il nome cli Marco Polo, e forse « dimenticato il « nome cli Carlo « Cattaneo, ed e- « gual sorte pro- L'imbroglio « babilmen te sa- « rà toccata a « quel10 clell'il- « lustré Gin- « seppe Ferrari « che per parec- « chi anni se- « elette nel Par- « lamento i ta- « liano. Da loro « si ebbe sempre « l'apologia più <1. splendida della « cina, ma pur « troppo i tra- « passati non « hanno diritto « cl i mtervenire « nelle questioni « presenti. Ma « che cosa mi « direte quando « vi citerò il no Credeva la monelleria eul'Opea di obbligare il padrone di casa a far quello che voleva lei. ... « me cli lord "Beresclorf, e quando vi citerò il nome cli un italiano « che la geografia la conosce meglio cli qualcun altro, « cioè del professore Cora. . (Ooh I - Commen'.i nella « tribuna clella sta • pa). « Egregi colleghi, lasciate che io, me lo' permetta op- " pur no il quarto potere (Si ride), vi ricordi anche il « nome cli un illustre italiano contemporaneo che è tor- " nato proprio ieri dalla Cina, il professore Giulio Fano; « lasciate che io vi ricordi con quanta ammirazione egli << parla ,]ella Cina che ha visitato pochi mesi or sono. « Qui si dirà: l\Ia che anelate raccontando cli :\Iarco << Polo, cli Cattaneo, di Ferrari, di lord Beresrlorf e cli << .Fano di fronte alle stragi e alle scelleratezze odierne? « Ecco il punto su cui invoco la vostra attenzione e la « vostra benevolenza. << Avete voi riflettuto per un momento alla storia con• « temporanea,, a quello che è avvenuto clovunqu" c'è stata « una popolazione ubriaca che. pur trovandosi in condi- ,, zioni intellettuali e morali migliori di quelle dei Cinesi, « e con contatti col resto del mondo civile, ha commesso « eccessi eguali a quelli che attualmente si hanno in Cina? « Noi abbiamo visto pochi giorni or sono il popo'o cli « Londra, a cui tutti dobbiamo far cli cappello perchè è « il pop lo superiore per eccellenza. minacciare cli strage « i pochi individui che osarono protestare contro la guerra « del Transvaal; la libert:\. di riunione, quella cli assoo: ciazione. tutto scomparve clall'lnghilterra, poiché non << era consentito a chicchessia ùi discutere le questioni « relative alla guerra Sud Africana. « l!d io, per amor di patria, non ricordo avvenimenti « e fatti recenti che riguardano l'Italia e che dimostrano « come le plebaglie inferocite non siano più dominate « da sentimenti umani, ma solo da quelle furie che le . « trascinano a qualunque cosa disonesta, a qualunque « cosa inumana o violenta. (Oooh I - Rumori). « I vostri rumori e i vostri cortesi comme.,ti non ser- « vono che come sale per condire meglio la pietanza che « mi industrio cli imbandirvi. « Guardiamo un tantino alle cause di questi avveni- <I menti cinesi. Pensando a queste cause, non mi darete <r forse ragione oggi, ma tomanclo a . casa converrete « più tardi che qualche cosa tl1 vero il collega Colaccjanni aveva eletto. . . « I missionari! Ma non sono ,o che vorro condannare « l'opera veramente cli pace apostol_ica: è_stato lord Sa- « lisbury il quale nel Parlament'l mglese, hi. eletto che « la loro condotta era oltremodo imprudente. Ma volete « o-iuclicare i chinesi? Ebbene pensate quello che fareste « ~oi se venissero domani degli apostoli confuc:ani a « predicare in mezzo alle plebi .. ( Oooh I - Rumori_\. « \.)uesta è la voritit. « Yolele voi vedere come l'ipotesi della pr0pa~anda « confuciana fra noi solleverebbe altro che la r1volu- « zione? -Io rosso ci tara avvenimenti recentissimi: in « molti paesi d'Italia non è permesso nell'.1:ml'no_cli ven_- « dere la Bibbia: la popolazione in diversi ·post1 s1 e r1- « bellata ed ha « cercato di masChinese. ma il padrone di casa, con una scrollatina, manda i monelli a gambe all'aria. (L'Uomo di pietra di Milano). « sacrare coloro « che vendevano « delle Bibbie. « (Ritmori).Qne- « sta è la verità « che nessuno « potr:ì.!smenti- « re, nemµieno « quelli che pro- « tesiano. Vi cli- «' rò, di più, che « la questura di « Palermo, pt·o- < prio in questi « giorni, bi, cer- « cato cli punire « un povero di- « sgraziato che « anelava ven- « denclo delle « Bibbie: un ven- « ditore che e- < ser')itava que- « s to mestiere ,r come avrebbe · <I potuto eserci- « tarne un altro per vivere. « l\Ia non basta, in China abbiamo avuto qualche cosa « cli peggio e di grave. Egregi colleghi credete che sia « lecito venire in Italia alla tale o tal'~ltra potenza a « dire: mi fa comodo il porto di Messina e me lo « prendo; e poi domani ad un'altra potenza dire: mi « piace il porto di Napoli, la bella Partenope, e me la « piglio . . 1 Oooh I - Rumori) Questa è la verità. E « poi da un'altra poteuza anco1·a ..• « Monti-(:hlarnieri. Questa è l'apoteosi del ea1rniba- « lis•110! « Cola.la.imi. Io non parlo dei malfattori e noEl. faccio « l'apoteosi di chicchessia: spiego gli avvenimenti e non « li approvo, e sopratutto non faccio l'apologia degli « imbecilli! « Ora è avvenuto precisamente questo: che senza om- « bra di ragione la Germania un bel giorno ha voluto « un per.zo della China ed ha preso Kiao-Ciao (ltaritcì); « poi è venuta la Russia ed ha voluto porto .A.rthur; « poi e venuta .l'Inghilterra ed ha voluto anche essa un <r pezzo della China; poi siamo venuti noi, siamo anelati « a San Mun ... m·1 sia'llo rit rnati come tutti sapete. « Signori, è inutile, tutti ne siamo convinti per q1llaEl.t0 « si cerchi cli dimostrare il contrario: in Chib1a le po- « tenze uropee in nome cl&lla civilt?l, sono andate ad « esercitare quello, clhe io nella amera, circa 10 amili0r « ~on \ chiamai il hrigantaggio collettivo. Ora, ditemi, non « e lecito pensare che per un ?:rande popolo, un po11ol0 « cli 400 milioni, eccitato dal fanatismo religioso 1 tor- « mentato dalla crisi economica, provocata continuamente « da questi assalti cli questi così detti civilizzatori, arrivi « il momento in cui p"rda la pazienza, si ribe'li e dica: « in nome della mia. dignità e clella mia proprietà: basta'!? « Ecco quello che hanno eletto i Cinesi; ecco quello « che nessuno di noi avrà il diritto e il coraggio di negare.

244 RIVISTA POPOLAR/i: DI POLITICA LJ?TTERE R SC!ENZI~ SOCIALI <l. :Ma, guar.:ate, o signori, che l'Europa e il mondo ci- « vile hanno commesso ben altro I La China, che si deve <1 vedere occupata, nei modi che conoscete, con la vio- <l. ifmza e coi cannoni, ha visto i suoi figli espulsi dagli « Stati Uniti d'America, clall' Austra 1ia e cla qualunque il Stato c;vile d'Eur ..pa. Noi1 vi pare una bella pretesa « quella cli coloro che vogliono andare a civilizzare ecl in « nome della civiltà s'impongono con quei mezzi, che voi <r tutti conoscete, e poi non accettano che i lavoratori di <l. quel paese vadano a procacciarsi pane e lavoro in altre <l. parti ' Qu· sto è certamente un siste 1,a a dopp o trat- <l. tamento c1-.esarà equamente e onestamente apprezzato « dalla storia. l'vla quale è la meta italiana in Cina? « Ecco il punto ancora più scabroso: pLrnto scabroso, « che da me non sarebbe affrontato, se alt,ra volta io non « lo avessi esposto con ugual chiarezza. L'amico Turati « ha toccato di volo l'argomento ed altri meglio di me, « forse, oggi stesso, lo toccheranno. A me consentite <r brevi considerazioni. Che cosa vogliamo noi andare a CI fare in China, Se in China vogli mo andare solamente « per proteggere i nostri conna.ionali, se ce ne sono, per « difendere i nostri interessi, certamente la nostra aaione « è perfettamente legittima. Io riconosco che a questo « .<i deve arriv.ire, ma non al cli là di questo; e noi no??, • potremo consentire mai nè la nostre: approvazione nè i ,, nostri vnti, e molto meno, vorrei dire, i nostri uomini « ed;i'nostri quattrini <l Signori, non c'illudiamo: in China non si può andare Cl per portare quello che è la merce nostra vera. Noi <l siamo grandi produttori cli uomini, noi siamo grandi G: esportatori di uomini, ma questi uomini per l'appunto, <r che noi trasportiamo dappertutto, sapete come sono cr chiamati'? I cbinesi d'Europa! •· cr Ora voi volevate prendere una delle provi11cie della <l. China, il cui nome non pronunz o, perchè non lo so <r pronunziare e provocherei' la vostra grande ilarità: e <r voi sapete che quella grande regione ba 212 abitanti « per chilometro quacl· ato, il doppio di quello che ha <r l'Italia. Yi lascio pensare che cosa potrebbero andare <r a fare i nostri poveri emigranti nella China, in quella cr zona d'influenza che ci volevamo assicurare col pos• « sesso della baia di San l\fun. J> * * . L'onorevole Fortis, il quale è la sirena incantatrice, che vorrebbe· trascinare il Ministero a quella politica, ha detto sempre di esser,i partigiano di una politicaattiva,<liuna politica così eletta di espansione. « Fspansinne! Ecco la grande parola . .!\fa, onorevole Fo1·- " tis, ditemelo voi: che cosa volete anelare a<lespandere in " Cina1 (Viva ilarità). « Dunque noi non abbiamo pro<lo:ti da potere impor• « tare in Cina, e noi certamente non anJremrno colà, « che per importard quei quattrini che strappiamo sem- " plicemente ai contribuenti, che sono arrivati all'estremo « delle loro fo1ze. Non faremmo altro che questo. " Onorevoli colleghi, ieri al Caffè Gmnbrinus che ;., il « punto più ceatrale di Napoli, io p3:rlavo _dell__apolitica « cinese e preannunzta,·o a parecchi am1ct mtet quello « che avrei eletto alla Camera, e mentre parlavo, una dte- « cina cli gamins, di ragazzi. facevano capriole intorno a « noi .. ma erano in tale abbigliamento che io vi assicuro « che ho sentito vergogna di essere italiano. « Mazza. Ha ragione! ha ragione I « Colajanui. Vedendo quei ragazzi predestinati alla ca- " morra ecl al delitto, coperti semplicemente cli un cencio " che è molto meno della famosa foglia <li fico, dissi: « oh, questa è una vera indegnità, che si pensi ad an- « dal'e ad espandersi in Cina, quando noi abbiamo cla ci- « vilizzare tanta gente in Italia I t Commrnti animati - « Approvci.ioni all'estrema sinistra) . (< Onorevoli colleghi. lasciatemi finire e poi in ultimo cc riservate tutti i YOStri rumori, urli e disapprovazioni. <( So che _mi volete bene, e !'bo visto parecchie volte alla « Camera, e quindi non me ne avrò a male. • « Tocco 01·a una questione ancora pii1 grave che racco• « mando all'attenzione dell'amico Fortis, benchè egli mi « risponderà che altri grandi economisti cli questa que- « stione non si sono preoccupati. Pensi egli che laggiù « il lavoro costa la decima. 1iarte di quello che costa in lta- « lia Quando noi ~aremo riusciti ad importare le nostre <r industrie ed i nost i capitali nell'Estremo Oriente, noi <r non avremo fatto che questo solo : ottenere d i pro- « <lot i 1lel i•alore di una decima pa·rte cli quello eh·· val- « gono <lanoi, e provocare la più grmdc e terribile cri,i « economica cli cui abbia riconlo la storia. Questa è la <r verit'1 che disgraziatamente vedremo quanto prima. <r Noi già abbiamo visto che il Giappone appena entrato cr ne l'orbita della nostra civiltà ci fa ir1 molti prodotti « una tale concorrenza. che noi non abbiamo assolutaCI mente alcun mod, cli poter vincere. <C E voi mi direte: la China è preda da essere conqui <r stata._ ( Il <leputato Portis _fa se{!no col cnvo). Ha un « bel dire ecl un bel fare det segni col capo, leonino e <l tranquillo nello stesso tempo, l'onorevole .Fortis, qua-i <r per negare: ma se non è conquista l'occupazione dei <r singoli p~rti della China. che cosa è 'I-Pe, chè i Tede- « schi sono andati a pigliarne un pezzo? PercJ1e i Russi <r ne presero un altro pezzo ? Perchè l'hanno preso i « Francesi e gli Ingles: ~ Niente alt,ro che c"nquist.a, co .- « quista e conquista: non facile conquista, disastrosa con- « quista, che si 1·idurrà ad uua vera grande catastrofe, <r perchè non si va impunementd a stuzzi are un popolo <1 di 400 milioni cli uomiui, un popolo che clisprez a la a: morte, un popolo che ba dimostrato. anche colle , ivo- <l 11zioni, specialmente con quella dei tai l)ing, di sapere <r o v:incere o morire a tempo debito in difesa di quelli <r che esso crede i propri diritti od i propri ideali. * k <r Onorevoli colleghi, a questo punto tutti diranno, se <r non l'hanno detto a voce alta, ,·oi volete dunque ri- <r durre l'I alia ad una grande Svizzera I Ecco la frase ad . <l. effetto che continuamente s nt,o ripetere da questi si- « gnori. Essi credono quasi quasi di fare così un insulto « a coloro cbu sostengono le nostre idee, dicendoci che « vogliamo l'Italia ridotta ad una grai1de Svizzera. No, o signori, io v1 Jico che mi reputerei fortunato s, l'Italia potesse addivenire u11a grande Sviz era; e non creJiate che mi reputerei fort.unato perchè la Svizzera ò 1·etta a sistema repubblicano! Oh no! io accetterei la grande Svizzera an be sotto la forma monarch:ca; per· cbè, sapete che cosa vorrebbe dire la grande Svizzera'? L~ grande Svizzeri vorrebbe dir· la scomparsa del pauperismo, la srnmpar5a clell'analfahetismo e la sc0mparsa di quel fenomeno grave che si chiama la criminalità. * * Io dissi sin dal principio del mio discorso che mi riservavo di rivolgermi in ultimo agli onorernli .l\:[orin e Saracco, ed ora precisamente io li chiamo nella discussion~. I loro precedenti mi farebbero sperare che in fatto di spese militari può affidarci la loro presenza nel Gabinetto, come mi dà affidamento di polifca prudente la presenza dell'onorevole Visconti Venosta. Un ex-deputato eh! !'on. l\forin certamente conosce, poichè credo che sta precisame11'e lui stesso, un ex- cle· putato, il 15 ottobre 1,98, pubblicava un ma·rnifico artico o nell.1 Nuova Antologia, intitolato Jt'inan;;ci e Marina. L'onorevole Morin conchiudeva il suo articolo : « Desideriamo ardentemente che si fornisca110 alla marina . col minore ritardo i più larghi mezzi possibili. ma con eguale ardore facciamo voti perchè i provvedimenti ai quali si ricorrerà per procurarsi questi mezzi, vengano informati a"Jla più oculata e seYera previdenza e sianu tali cla non generare nel futuro una situazione finanziaria falsa e grave come quella che è stata l'unica causa cli quella defìcienla dei servizi della marina a cui si de- . vono riaccordare > Io credo che l'onorevole Morin, il cui articolo era informato unicamente al criterio di contemperare le spese militari alle condizioni economiche de11a naz· one, non vorrà sme.,tire quello che scrisse altra volta. Ancora più esplicito è l'onorevole Saracco. I,'onorevolJ Saracco del 18::i-! ,Gonimenti) esplicita~ mente domandava il restauro delle finanze dalla diminuzione immecliata delle forza militari della nazione . .!\fa il 18~4 è un periodo molto remoto. Trentatre anni dopo lo stesso onorevole Saracco conchiudeva nel 15 dicembre 1897 un brillante articolo con queste parole: <r Nun possiamo sopratutto e non dobbiamo dimenticare questJ vero, cbe qu,tlunque svolgimento di militare potenza che un Governo intende fare per il mante111mento della sua preponderanza politica affincbè non risulti precaria ed artificiale, deve essere in armonia con le forze economiche della nazione ».

,.. JUV!ST1t POPOLARE DI POLTI'ICA LJ,;TTHRI~ R SCIENZE SOCULI L'armonia! Ecco il punto essenziale I Ma egregi colleghi, l"armonia che voleva I·onorevole ::ìaracc ,, sapete co,ne andava intesa? Andava int· sa ,:on solamente con J"int.ero contesto dell'articolo pubblicato d,.Jla ,Vuova Antologici, ma col titolo delJ'artic. lo medesimo, il quale cosi s'intitolava: <I Siamo poveri o non siamo? » La risposta rlell'onorevole Saracco era esplicita: siamo poveri, e noi abbiamo il dovere di proporzionare la nostra politica 11ilitare con le condizioni tr;stissime del paese. Quando arrivano i momenti supremi, qnando il paese è tato esaurito nelle spese inutili precedenti, al!ora esso non trova alcuna energia, alcuna forza di resistenza contro I, stra•,iero. (Approva.ioni a sinistui. <I Onorevoli colleghi, non c·è forza militare. per quanto II bene organiZlata, la quale possa avere tutta la sua o: efficienza, quando la forza morale e !"energia manca u nel popolo che di quella II forza n,ilitare dovrebbe " Onorernle Saracco, se questo avete scritto nel 97, « quando nessun generai<' Pelloux(sia resa grazia alla sua « immensa azione' benefica verso cli noi\ (Ilarità) quando « nessun general Pelloux aveva ancora posto nel Collegio <I Romano il famoso dilemma: o io o le istitu,ioni (Com- « menti in vario senso); lascio consi'.lerare a voi quale debba essere !"ammaestramento delle elezioni ciel 1900 ! « (Bravo! Bene! - Vive approva;;ioni all'estl"ema sini- ,, stra - Congratiila;;i•mi) >.'. Ed ora che ali amici della Rivista hanno letto ciò che dissi alla Camera mi consentano pochi altri commenti. . L'impressione fatta nella Camera fu tanto dissimile da quella che i resocontisti guerrafondai descrissero, che l'on. Saracco ebbe parole lusinghiere verso cli me e verso l'on. Ferri « essere il sostegno prin- « ci pale. Ora voi credete di « aYerla e cli averla creata La barbaalla _China. nella sua risposta; non una sola cliprotesta contro il leso-patriottismo o la lesà-umanità. Non ne ebbero nemmeno né !'on. Fortis, che immediatamente rispose a me, né l'on. Prinetti, né alcun altro degli oratori che presero parte alla discussione ; e non sarebbero mancate se fossi venuto meno ai sentimenti d'italiano e cli uomo. « questa foru,. 11 orale nella « com pagine del popolo ita- « liano? l\Ia, o signor', se « ,·oi lo credete, io vi dirò <I che per lo meno siete cie- « chi, che non vedete asso - « lutame ,te il Paese nel « quale vivete! (Mormorio « - Approva.ioni all" e- « strema sinistra) li fondo delle idee da me svolte il giorno 6 è quello stesso che ho replicatamente esposto in una decina di discorsi alla Camera, in molte riviste e nel libro sulla Politica coloniale. Io credo che ci sia i I dove,·e cli agire e non di gunrclare con le mani incroci;,.te, aspettando che il cielo , i Sia generoso; e che ritalia continui ad esse,·e se, pre gniclata dalla famosa stella, la quale eia qualche tempo però semb1·a che non possa più 'ucere e, isplencleres .Jle cose nostre. Io domando e consiglio diminuzione d"impost0, sa,·ia legislazione sociale, scuola veramente istruttiva, protez,one ,'ei no• stri emi.~ranti e sviluppo cli quella nuova I ta I i a che nelle lontane Americhe certamente s'no da ora, per quanto pi ·cina, povera ed abbandonata. contribuisce a risonare e i-im,irginare le piaghe e le ferite cli questa grande patria sua: che cli IL Russo (alle grandi pot~nze): Lasciatemi fare, voialtri; essa si è completamente cli- ora che l'avete insaponato (l'impero chinese) a fargli la ba1·ba Le mie idee sulla politica coloniale, a base di violenza e cli conquista, sono divise da uomini di ogni parte politica, e tra i più eminenti. Le h&,riassunte nel Giorno (9 luglio) Cesare Lombroso, il cu·, articolo rincalza quello dell'amico Pantaleoni nel n.o precedente della Rivista, che ha ottenuto cosi legittimo successo. rn, nticata. E v'invito a stu- ci penso io. cliare il problema vero della difesa militare, ed io vorrei ( Lustige Bliittei- di Berlbo) Nel caso speciale é necessario vedere se l'assegnazione della responsabilità negli avvenimenti c:- che !"amico colonnello JUaraz,.i conservasse 1·ener.~ia d'una volta .... ( nternuioni). Una voce. Non l'ha più. 1Si ride). Colaj't1111i. N<,n l'ha più? Mi dispiace per lui. lo credo che questo risultato s può ottenere. solamente con una organizzaziflne della difesa militare dello Stato in base ad una organizzazione popolarti, in base del cosi dettv siste • a del reclut,mento territoriale . cli cui l'onor2vole l\Iarazzi era un antesignano. * * Onorernli coll ·ghi, io mi sono intrattenuto due volte del ministro Saracco, ma ciel min'stro Saracco io sento il bisogno di intrattenermi ancora, per cliiuclere con altre sue parole. L'onorevole Saracco alluclenclo alle elezioni del !:J7\baciate! alle elezioni del 97) scriveva .. Sancco, presidente llel Consiglio. Le più fatali per l'lta·ia. (Commenti). Col ,ja11ui ... s'riveva: « Significato delle ultime elez·oni (non vale tacerlo) è uno solo; è quello di avae rilevata una conclizi ,ne di animo nelle nost1· · popolazioni, che sono malcontente e disgustate cli un reiime che le condanna ad una vita di privazioni e cli stenti che possono talvolta appari1·e insopportabili! > nesi da me fatta, sia corrispondente al vero, o sia un prodotto della mia fantasia e dei miei pregiudizi. Che io sia nel vero potrei dimostrarlo coll'autorità stessa della Tribuna di Roma, che ha pubblicato alcuni articoli di un Pechinese .... d'Italia, che mi danno ragione. Su cli un punto importante proprio nel numero del 6 luglio il Pechinese scrisse molto più severamente che io non abbia eletto, coll'autorità cli.... LorèSalisbury ! Se~nalando l'influenza nefasta esercitata dai missionari nell'eccitare la sollevazione dei cinesi, il Pechinese della Tribuna osserva che i convertiti sono fior cli canaglie che discreditano la religione cristiana, e che si chiariscono indegni della religione umanitaria ùi Budda o del filosofico confucianismo, e che i missionari hanno la grave colpa cli avere assunto la difesa cli ogni delinquente che si dica cristiano. Con ciò, egli conclude, i missionari e i cristiani cinesi hanno eccitato contro cli sé il disprezzo -e l'odio della popolazione; disprezzo ed odio, che sono parte non piccola nella presente· esplosione. Quale e quanta sia stata la responsabilità delle

RIVIST1l POPOLAR{.; DI POL/TfCA LfZTTERI•: 1:: SCIENZ/i SOCIALI mag~iori potenze di Eurepa nella politica clibrigantaggio esercitata verso la Cina, solo perché si riten: nero vili i cinesi, non vi è chi non lo riconosca. Avevo appena terminato il mio discorso, il giorno 6, quando venn~ a stringermi la mano il generale Luchino Dal Verme - il cui giudizio mi è cli grande conforto - confermandomi che riteneva esattissimo il mio apprezzamento sulle conseguenze prodotte dal primo atto cli brigantaagio - si capisce che la frase è mia- consumato clafi'Imperatore Guglielmo II. (Occupazione cli Kiao-ceu 15 novembre 18!J7; cui segui immediatamente quella cli Porto Arthur per parte della Russia il 18 dicembre 1897; quella cli Weihai-vVei da parte dcli' In°hilterra; e che, infine, incoraggiò l'Italia alla ri~icola spedizione di San Mun). Il Dal Verme - e ciò fa onore al suo spirito di preveggenza - non attese gli avvenimenti per ~iuclicare arrischiato il passo del brutale Tarlarùi della Sprea; ma tale lo dichiarò nella Nuova A,dologia, immediatamente dopo, nel 1898. Forse il sentimentalismo italiano indusse entrambi a mostrarci severi contro gli illustri briganti, che andavano a prendere la cosa altrui? Ebbene: anche i superiori della razza anglo-sassone non pensano diversamente. Ecco qua The 1iVestminster Gazette del 4 luglio, arrivata in Roma all'indomani del mio discorso. Nel leader articolo dal titolo suggestivo: Three years after (tre anni dbpo) rammenta a Guglielmo II, con sanguinosa ironia, che l'assassinio dell'ambasciatore di Germania è la consQguenza diretta della donchisciottesca intrapresa compiuta dal principe Enrico. Nè si espressero diversamente, prima e dopo del mio discorso, molte altre riviste e gio.rnali inglesi ed americani. Fu severissimo il The !lew York Herald (7 luglio). Esso scrisse: · « Pochi negheranno che i cinesi siano stati tormen- « lati sino a tanto che la sollevazione non sia divenuta « inevitabile; sino a tanto che non divenne più a lungo « intollerabile il tormento. li territorio è stato usurpato « da una nazione dopo l'altra. Le ferrovie sono state « costruite attraverso ai sepolcreti guardati con ri- « verenza dagli indigeni ... » Poscia l'autorevole giornale nord-americano, quasi ripetesse ciò che dissi io relativamente all'indignazio_ne che susciterebbe un prepotente che venisse ad usurpare i punti più belli dell'Ilalia, si domanda: « Subirebbero gli Stati Unili un lrallamenlo simile « se 9lielo volessero infliggere le polen..e straniere? « Quale risposta si darebbe ad un invasore usw1Jatore, « che Cf sangue J reddo volesse prendere un porlo colle « specwse preteste di volere una sfera cl' influenza? « Come sarebbe ricevuta una compa9nia che volesse << costruire una ferrovia allraverso ad 11n camposonio << americano ? » E conchiudeva: « L'EUROPA 11A s1;,11NATO 1L VENTO, <( ESSA ADESSO RACCOGLIE LA TE\TPESTA .•• » E ~lcll'altro avrò da aggiungere in risposta ai vituperi, alle calunnie, alle indignazioni a fredllo eleo-li avanzi della banda guerra-fondaia la quale ,·orrcbYic continuare la disonesta speculazione che condusse l'Italia ad Abba-Carima. Ma per ora basta. Ritornerò sul!' argomento. DO'l'T. KAi-OLEONJo: COL.\,J.,HDII Deputato al Pai-lnmento. H.imancliamo al prossimo nunH'ro Ja pubblicazione di un adicolo rlel no::;tro Direttore sull'Imporla::ioni eclesporta::ioni e quC'lli già anuun" ziati di Salemi-Pace GinoTrespioli. • Gli abbonati che i1wieranno lire Una e cinquantaalla nostraArnministmzione riceveranno: POLITICA COLONIALE dell'on. dott. Napoleone Colajanni. · Per dare un'idea dell"importanza e dell'intc1'c::;sedella pubblicazione diamo il ::;ornmario dei rapitoli : Parte prima : Cap. 1. Il contagio psichico - 2. I responsabili. - :3. EJ'(l preparala l'Italia olla politica coloniale? - 4. Lo scopo cioilc della nostra impresa africana. - 5. Storia. - 6. Eco- ,w,nia, Giusti::iae Aniministra:;ione. - 7. La nostra missione di civiltà. - 8. La concli;:;ioncelell'Erilrea . ....:... 9 Pa lori~:iae agricoltura. - 10. Neccs ità cli sbocchi alla popola:;ioneitaliana. - 11. Necessità di sbocchi ai p1'oclottiitaliani. - 12. Le colonie miste. - 13. L'El'itrea è colonia cli sfruttamento? - 1-1. La politica cli raccoglinw,ito. Parte seconda: Cap. 1. Annos post qnaclmr;inta elicun riuoiscit. - 2. Diritto, civiltà e colonie. - 3. Il brigantaggio collettivo. - 4. Carattel'i genel'ali della Politica Coloniale. - 5. Il rerlclittocliretto. - 6. Colonie e commercio. - 7. Emigtadone, Qaeslio;w Sociale e Colonie. - 8. L'indicazione causale. - 9. La colonizzazione scientifica. Laranvrosontanza ronorzionalo Io so1_10antico propugnatore della rappresentanza proporzionale. · Ricordo che nella Lega del Mario cd in una monografia del 1881 esam111ai largamente questo problema fondamrntalc di libertà. Fin da allora definii giusta la rappresentanza proporzionale: e, nel Pro Patria del 1882, intitolando uno scritto dall'antico responso del aiureconsulto romano, sostenni l'unicui9ue suwn nella rappresentanza. Poi, ne' discorsi elettorali del 188G, 1890 e 18!)5 - in questa Rivista istessa, anche il 1885, e testò nella polemica con !'on. Torraca - ho sempre detto e dimostrato che il prohkma moderno dell'elettorato politico deve, con una norma giusta di rappresentanza sicura, riverberare nell'assemblea legislativa le grandi voci del Paese - tutti i bisogni, le ·opinioni e le aspirazioni, che si cnntcndono il dominio delle società umane. Ricordo q11c.;;tiprcccilcnti - pcrcbè le mie parole su la rappresentanza proporzionale ap()aiano oggi, non il ri!fos:·o della recente esperienza belga; ma il frutto maturo di una convinzione antica e profonda. Dichiaro che l'esperienza belga ha una grande importànza per i seguaci della rappresentanza proporzionale e per i destini futuri della civiltà politica nel mo_ndo contemporaneo. . E la prima volta che il gran principio della giustizia nella rappresentanza entra trionfalmente nella scena politica di uno Stato, che nella storia moderna ha cospicue tradizioni costituzionali: e la esperienza belga dimostra che, non 0stante i difrlti inerenti al ·islc111aD'lio!ldt, sL1cL1ila rifor,na è fo11uata, e 1~

RIV!STA POPOL.4.Rt~· Df POLITICA LETTERI!.' E SCIENZE SOClALf 247 ln,iidic do' partili politici, di mezzo a cui è sorta, la coscienza politica del paese non è slata mai. C'ìmc nelle ultinie elezioni cli maggio, mc~lio rispecchiala. o. n1ai, come con ruHi111a parola Ciel paese, hanno clcttor'aln1ontc lr]onfalo il principio della libertà e la catlsa del pi-ol0tarialo bolga. Jn non posso qui notar,} tutti i difetti clolla riforma li,,•lg-a. 1 ni'• le insitli(•. che coslrin-,cro perfino i socialisti. irà ctli ,1nn pochi, come il Vandorvol,lc, strenui p-ropugnatori di ràJJJlrl'~nntanza proporzionale, a con1hrttt.. ·rla. il Jiicoolo collegio.· il volo plu1•a!e e lo scr11tinio di li,;ta - che la r'iforma. su lo tracce cfol ;,i:-Jtcma cli D'llondi. non ha ca,~ddlt~io dalla ll'gislazionc clctloÌ'tll,1 helga - deturpano la fi•mnomia pura e genuina della ra1,)Jre,;enlanza proporzionale. Basta cennare che alcune proYincc sono sucltli\'ise in !) o G circoscrizioni elettorali con .l, ~; 3 o -I deputati: in altro, \'i sono circoscrizioni di G,8, 1l deputati : Bruxol!cs ne 11<11nina IR Como lo in-Jirlio del gabinetto ili Van den Peerclioom - che costituitosi per comhaLterc la rapprcs1111tanza proporzionale. doYCltc rassegnarsi, come dico H.òwnonL a. proporla, per conservare le po:,iizioni · illegiUi111amcnto aCqLti$ite, sdtto ·11anticd regime maggioritario, do! sc~t•oto disegno di organizzare Jatat)• J:trelsontanzà delle m111oran• io soltan lò nollo drancli è:rcosèr1zion1 c!ctt0rJli, ()Vo il partito cattolico aveva.. 1;erclulq l'ifluenza - e le tricheries del nuovo gabi- ~ '~..li:!'!'l?-"'l-~-..,- ~ H. Dumont attendeva, in gennaio, i risultali bcloi avec pleine conflcnee - e· la sua confidenza non "'è staia smentita. :-.ra migliori e maggiori sarebbero stati - se il Parlamento avesse. aputo o potL1to schivare i difetti, inerenti al si.-tcma di D' IIonclt. della li.-ta libera, o libre concurl'enee des l[stes. li che accade, nel parer mio, fatalmente - quando il tipo schietto e genuino elci qu0zicntc non è rispettato_ ,. Anche in Italia, intenti prtna del 1882 a combattere il collegio piccolo, c' impigliammo nel sistema dello squiltinio per lista, e poi - giacché questo sistema era dav,·cro, come scrisse il Taine, une jon9lerie, e gli studiosi di diritto pubblico l'avevano, pria dell'esperimento, giudicato, condannando l'erronea sentenza del Rnyer-Collarcl - tornammo al vecchio Collegio: ora, ira lo squiltinio uninominale ed il voto per lista, stiamo per smarrire la diritta via. li Gcnala istesso, che cli certo si deve considerare, nella storia degli ordinamenti politici, come benemerito della rappresentanza proporzionale, ha, nel parer mio - ciò non ostante - contribuito a ritardarne il trionfo. Egli non doveva distrarre il Parlamento con la proposta del metodo suo semiproporzionale: non clovea, appoogiando il voto limitato, fasciar credere, erroneamente, che tale sistema ritraesse il principio della rappresentanza giusta. Questa non era la sua opinione. netto Dc Smct dc l\laeyor costrinsero l'opposizione é i socialisti a respingere una s0luzionc bastarda di rappresentanza politica - la quale riu 'cì a confondere, nel dibattito parlamentare, il De [."uisscaux. socialiJOHN HULI. (malùtconico dinanzi ai suoi nuovi acquisti): Ei, pe' moHi studi fatti sull'argomento, riteneva che al volo limitato fosse preferibile il voto cumulativo proposto dal Grey e nel 1867 strenuamente difeso ai Comuni dal Mili e dal Lowe. Ricordo altresì che all'uno c.ifall'altro anteponeva il Quanto tempo ancora ci vorrà prima di potei· ricavare qualcosa da queste due vacche (Transvaal e Orange)? sta. col \\·neste, ministro di Stato, inlransigenti,;sirno nella politica della ncgaziòne assoluta. dei rliritli delle minoranze. e determinò i socialisti. per disciplina del partito, che C()mlannò la rappresentanza proporzionale, disgiunta dal suffragio universale, a comhattcre una riforma. che. in sostanza. vivamente dcsillerav~no_: tanto che ils Jai~aicnt, c_omc dice il Du1nont. mdtrcctement tout cc c1cùlpouvatent pow· en as,mrer le succes. Onde il \\·neste accusò il Vamlcr- ,·ehlo di double je11:r,: /011/ en c-herelurnt, come disse nel Parlarncnlo il :31 ottobre, à jeler de la poudre a11,1;ueu,1;de Carmée socialiste. >lon ostante ciò - poiché il sistema di D' Hondt s'i111pcrnia nel concetto fondamentale elci quoziente - la prima e recente esperienza della riforma belga ha reso 0111aggio al principio della giustizia elettorale nella rappresrnlanza politica del Paese. Perchò - mentre, avanti le uJtimc elezioni, il Sena.o helga si componeva di 70 cattolici e 31 liberali - dopo. i catt0lici scesero a !'>8 e i liberali salirono a •t:3: e la Camera dc' Deputati - che contaYa 1l2 cattolici, 12 liberali e 28 socialisti - ora ha 85 cattolici, 1 socialista cristiano, !J-! liberali o 32 sociali,;ti. lo conclutlo che, se pur la riforma hclga non risponclc a tutte le civili esigenze suporiori della rap• pro. ·cn tan,m prop()rzionalc, è, di certo, dans son e,isemble., come dice IL Dumont, un qjforl considérable vcr la j11stù:eelcclorale - e l'esperienza. fatta in uno dei pa0si più costituzionalmente ortodossi di Europa, e1Sten lollt cns inldressrinle po111' foct, <:('((:.r: qui s'in· yctielent des in-tilulio1~s politiyucs et parlementaires. (Floh di Vienna'. voto unico, propugnato dal ~Iackay e dal Merchand: :comunque anche nel parere del Gcnala esso non applichi perfettamente la libertà e l'eguaglianza elettorale. Sistemi tutti, che possono favorire le mino- . ranzc, non ne dubito; - ma qui sla il punctwn saliens: che la. rapprc:-cntanza delle minoranze non è confondibile con la rappresentanza giusta o proporzionale. li voto limitato è aslrattò: le minoranze, o le favorisce troppo o troppo poco: è, sema dubbio, contrario al trionfo assoluto della maggioranza; - ma non ri trac il cri terio fondamentale dc)Ja proporzionali là. E qui aYeva ragione il Bovio, quando diceva al Ge1111.la: « Voi prestabilite le propor.ioni. » Non si può difatti negare che la minorilfJ clause sia aprioristica e non rispecchi le condizioni reali ed effettive della costitucnza elettorale. :-.Ia la rappresentanza proporzionale non st~ tuiia qui : non la effigia il voto li1nit.alo, e nemmeno 11 ".oto cumulatiYo, non il voto unico e il sistema della lista Jihcra o libre coneurrence des liste·, proposta nel_ 18-!6 dal Considcrant, propugnata nel 1862 dal Morm cd anche dal Bcllamy, p1)scia nel 18G6 dal Fischcr, e Yia via dall'Association Réformisle cli Ginevra, auspice il Navillc. La rapprcscnlan7.a proporzionale si rispecchia mirabilmente nel sistema del •dcbre giureconsulto Tommaso ITarc - ccl è il sistema del quoziente. * * La storia ,li qucst0 sistema è stata fatta : e tocca al duca cli Richmond il merito di averne per il primo, nel 1780, espressa l'idea fondamentale. Poi, nel•

RIVISTA POPOLARE Df POL!T!Crt LETT!;;RE E SCll~NZE SOCULI l'Australia meridionale., Rowlancl Hill, ispirandosi al medesimo concetto, propose una legge che, secondo <'!iceTommaso Hare, venne nel 1839 stampata Lra gli Atti della Camera de' Comuni in Jnghiltena. Tra noi, nel 1848, il Ma1hiani parlò di rappresentanza delle minorità: e il Rosmini, di cui non clividiamo il concetto cardinale sull' clettoralo - pcrchè contrario ad oani progresso civile - intravide nullameno un lato ~cl disegno legislativo cli II are. Il Garlh Mars Hall nel 1853, scri,·enclo al Russe], delineò la fisonomia caratteristica del quoziente: e se è ritenuto, come è, propugnatore del voto. cumulaliYo, si spiega perchè, nel parer suo, il voto cumulativo non presenta le difficolta tecniche ch'ci scorge nel sistema del quoziente. Chi diede grande impulso a questa idea e se ne fece il vessillifero .ru nel 1855 T. lfare; ma ingiustizia grande sarebbe atlenuare la molla inltuenza che nel progresso del sistema hanno avuto presso i contemporanei l'Andrac, il Fawcctt e il :-liii. Una breve scrittura del FawccLt, uscila riel 1860. compendia i Lratti principali del sistema, così da renderlo intelligibile a tutti : e il Mili l'ha poi divulgato nel mondo civile, con quella sua chiarezza di esposizione e profondità di osservazioni, che niuno disconosce nell'eminente pubblicista inglese. * • Eccone, per sommi capi, il meccanismo. Il sistema, come dice la parola, consiste in una :semplice operazione aritmetica - si deve divi<lcrc il numero complessivo de' volanti con quello de' seao-i della Camera elettiva: il quoziente, che~ ne risufi~, determinera la somma dc' suffragi necessari per la elezione. Cosi, essendo 508 i seggi dell'Assemblea italiana, e_di votanti, nelle ullime elezioni, 1,:310,480,, il quoziente sarebbe stalo di 2579. Ebbene : coloro che in tutto lo Stato - come collegio unico -avessero raccolti 2579 voti, sarebbero stali proclamali rappresentanti del paese. Per lo che, come nota il Mili, l'unilà rappresentatiya - e cioè la quolità di elettori a,·enli diritto a un rappresentante - è determinata dal processo ordinario, onde si ottengono le medie. Ma, cosi soltanto, non si conseguirebbe la finalitù civile superiore della proporzionalità giusta. Si e· detto che un numero determinato di voti basta per la elezione del deputato. E se si tratta della • candidatura di personaggi autorevoli del partilo, popolari, illustri per coltura, per ingegno, per patriottismo? li quoziente sarebbe superato. Berlani nel 1882, raccolse più di 30 mila suffragi : il Turali ha avuto, in giugno, 5833 voli. Or tanta !'orza elettorale eccedente andrebbe perduta? E questo sistema, dunque, non saprebbe evitare il difetto precipuo del voto unico di Saint-J ust e cli Conclorcct, propugnalo poi strenuamente da Emilio di Girardin? Tommaso llare previde la giusta obiezione, e col quoziente elettorale propose il volo di pr(!feren:;a: cli cui Lubbck fece il puntello, nella celebre disputa del, 1884, alla Camera de' Comuni, per il suo sistema del single lrasjerable vote. L'elettore, se vuole, scrive su la sua scheda più nomi, in ordine decrescente o di preferenza - ma, se il primo nome ha già raggiunto il numero richiesto per l'elezione, la scheda sarà computala al nome seguente, e cosi via. In tal modo, la volontà dell'elettore è rispettata sempre, il suffragio non si perde mai: nel che consiste il gran secreto del quoziente. Ecco la linea fondamcn.ale del sistema di Ilare - che il Mili non esitò di collocare tra' più grandi progressi, che finora si siano fatti nella teorica e nella pratica del Governo: cosi che nell'ordine morale e legislativo ei lo paragonò alle ferrovie ccl ai tcJeo-rafi nell'ordine materiale. " li gran principio della cr111ivalcnza dc' suffragi, che dev'essere la base della democrazia moderna, trionfa mirahilmcntc col quoziente di IJare; - mentre esula col sistema vigente e con.lo squiUinio per lista. Un Yoto non è uguale all'altro: e cotesta è ingiustizia grande, immorale, che falsa la ragion d'essere, politica cd etica, del regime rappresenlalivo; - e, mentre combattiamo coloro che propugnano il volo plurale, pcrchè lcsiYo del principio di eguaglianza, noi as.·istiamo ogni giorno, senza sgomento, al trionfo co stante di questa ingiustizia, cito è intimamente connaturala al sistema elettorale italiano. Se diamo uno sguardo alla statistica del 1897, noi vediamo che i voti espressi allora sommarono a 1,H)!),575, e si ditribuirono cosi: agli eletti 80G.216; ai candidati non eletti 303,35!). Così, sopra 1,199,575 votanti, quasi un terzo non fu punto rappresentalo dai candidali che preferiva: e cioè 393,35!) voti, ollre il 30 010, rimasero senza effetto. F:d è questo giusto? Pcrchè questa ineguaglianza? Forse q11cgli elettori non erano una parlo Ilei paese? non avevano una volontà? non conlr-ibuirnno alle lasse ccl alle leve dello Slato? E avca. <lunqi1c, torlo re E1loardo I d'Inghilterra, quando diceva che la regola più equa si è che quelle cose, le q11ali interessano tutti, debbano essere approYate cla tutti? E se, nella costituzione delle grandi· uniU1, nazionali mo1lcrnc, non è possibile, come faceva il popol9 romano nel Campo :-farzio, governare sè stesso. non rimane soslanzialrncnte vero il principio (li Housseau che la volon'é genérale cloit partir de ious pour s·0;ppliq_uer à fm1s: e però necessario 211e Loulcs les 001:rsotenl compfées? li nostro sistema elettorale rappresenta un vero monopolio del diritto cli rappresentanza alla metà più uno della totalità elci votanti. Col sistema di Uarc non p_otrcbbc né lampoco aver luogo l'altra cnorrnczza: che, mcnlrc in un collegio ris111la eletto un deputato con pochi voti, altrove il candidato della minoranza rimane per terra con un numero quattro o cinque volte maggiore. Anche colcsta è offesa equivalenza dei suffragi. Scorrendo la tavola: cito contiene i rc.-ullati delle elezioni politiche del 18D7 per i singoli collegi, si scorge clic, men tre in ?\izza i\Ionferrato non bastarono al canclidato 3·28:3voli per essere eletto, un candidalo rilisci in un altro collegio con soli 511 voti. E il candidato non elcllodel collegio di ?\izza:VIonferrato avrebbe occupato, se fosse riuscito, il 10° posto, per numero di suffragi, fra gli eletti. Così, restarono per terra Del Buono in Livorno con 226G voti, Arconati in Varese con 2167 mli., etc. Disse ingegnosamente il Genala per l'elezione di Ozicri e di Subiaco nel 1876 - quando Umana fu sconfitto con voti G33, e Baccelli vinse con -voti 217 - cito Umana, sebbene non eletto, era virtualmen tc tre volte più deputato, cli Baccelli: pcrchè il gruppo cli Yotanli, il quale non riuscì ad eleggere il proprio clepulato in Ozicri, era più di tre volte superiore a quello dei YOlanti di Sul;iaco. Cosi ora non ò stato eletto .il Rocrna con 3??? voti; mentre nel collegio cliZogno il dcp1ttato eletto ha avuto 617 voti. Col quoziente ciò non è possibile: ogni gruppo di ·257!) Yoti - dato il quoziente elettorale cli 2579 - è certo che avrebbe avuto il rappresentante suo: né 100 YOLinella bilancia elettorale peserebbero più di 200. Badiamo : con la rappresentanza proporzionale per quoziente, i seggi nella Carnera elettiva dc' partiti polari - che hanno raccolto 345,59-1 voti - sarebbero s(ati non U3, ma t:3;:i,

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