Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 12 - 30 giugno 1900

RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 231 Infatti quale é il solo aro-omento italiano che occupa la stampa teutonica~ L'esercito, la marina - « Non è disprezzabile la marina italiana» - diceva ipocritamente un giornale, che pochi giorni innanzi rafforzava gli argomenti agrari. (l{leine Journal - Bo,·sen-Courier\ . Orbene: io non voglio far comi: io non voglio discutere se la Triplice ci abbia aiutato in Africa, se ci abbia sostenuto nel Mediterraneo, costringe'ndoci ad una convenzione segreta con l'In~hilterra (1', se .abbia salvato dalla rovina l'e nostre banch6. Rassegniamoci pure a guardar le pecore del vicino, che -si allontana maestoso pel mare jmmenso: sospiriamo, sulla riva, vedendolo allontanare, fortunato. Ma, vivaddio! chiediamo, a voce alta, quel che ci tornavo a Berlino, col direttore della fabbrica visitata, un uomo la cui tenacia nel lavoro, la cui abilità nella iniziativa coraggiosa, non si svelaYa certo nell'occhio senza lampi, nella faccia serena e senza espressione. Da una mezz'ora mi parlava - credendo cli solleticar il mio sentimento nazionalé - della beJlezza, dell'arte italiana. Lo ascoltavo distratto, guardando i ponti numerosi sui quali il treno correva, guardando la Sprea solcata da numerosi vaporetti, guardando i fumaiuoli delle fabbriche colossali e numerose. Udivo l'allegra e seria conversazione cli tutti quegli operai. E ricordavo, che una volta nell'Italia tocca! oi non vogliamo impedir per nulla il cammino della Gerlnaugurazionedella Camera. meridionale, avevo viaggiato in un treno, carico cli contadini, che andavano a Napoli, per essere ammucchia ti, come bestie, su un transatlantico: allora, non risate, non al Iegro chiacchierio, u cliv o l)CI compartimento di prima ·classe, ma il suono cri un organetto che parea narrasse tutta la miseria di quegli infelici, tutta la miseria di qudle terre, tutta la miseria nostra. mania (cosi sapessirrio imitarla!) - ma non possiamo sopportare che il nostro venga impedito. Ora c'è un trattato. Domani, forse, me- ~lio rassicurata, la ·Germania non lo rinnoverà, e ci lascerà, continuando , trionfante, dietro, senza _guardarci. Ora, però, c'è un trattato. « I trattati, diceva « Bismarck, sono un « pezzo di carta: tut- « to dipcmle dal modo « di farli valere. An- ·« che una arma buo- « nissima, in mani i- « nespcrtc può essere « piu di danno, che di •« vantaggio ». All'orecchio giungevano le parole elci mio interlocutore: il Vesuvio, Posillipo, San Pietro, Taormina, Siracusa. La solita litania, la solita canzone, che mi son sentita ripetere fin dal Come e quanto hanno fatto valere, i no- ·stri ultimi governanti, codesto trattato ? Per da. giorno, in cui ho varcata la frontiera ! P, perchè 9nche i ministri non sono in bedina? Oh, loro, ci sono .. tutlo l'anno! \Giorno di Roma). - r o, gli gridai con le lacrime agli occhi. No. noi non ab- Io so che essi chiedono ora il giudizio . ·al paese. Se il popolo italiano approvasse la politica di simili uomini, mostrerebbe di non aver la coscienza di un popolo moderno, libero e conscio dei suoi diritti, ,dei suoi doveri. ,. * * Io tornavo, or s.ono pochi giorni, da un paesetto, ,nei clintorni di Berlino: avevo visitata una fabbrica grandiosa, una di quelle fabbriche, che, in pochi anni, invadono i mercati, si impongono, con magico potere, nel mondo. . Il treno era pieno zeppo di operai : acl ogni sta- ·z10ne era un fiume di lavoratori, che salivano nei ,compartimenti cli terza classe, quieti tranquilli. Ed in un compartimento di terza classe, anche io :Jo affor~a - ritengono ~ecessaria la Triplice per la •Germania. Questa è la umca questione che accomuna ,tutti i partiti nel Parlamento dell'Impero. (1) Secondo ministero Crispi. Durerà ancorn codesta -convellzione_ 'l Pare di no : poi eh è da poco è seguita l'altra convenzione per l'Hinterland tripolino tra la F'ran- -cia e 1 :1ngh~l~rra : oggi _e ieri i giornali tedeschi parlano d1 poss1b1le occupaz10ne francese della Tripolitania. .E la, Triplice f biamo solo il Vesuvio, Posillipo, Pompei, e Taormina. Anche noi abbiamo energie da impiegare, tesori da svelare, opere da compiere, terreni da dissoJare, industrie da intrapren.:.. dere! - li tedesco, apriva gli occhi, e mi guardava, meravigliato, confuso. G. P AH,A TOlrn. Berlino, 22 Jl1aggio 1900. NOTA. - Le mie affermazioni .vengono rafforzate dalle seguenti parole. che il Prof. Hans Delbruck, !"illustre storico della Università di Berlino, scrive nei P;·eussische Jahrbiicher: « Ma dunque la diplomazia. tedesca ha qualche grande scopo « da raggiungere, che a noi resti segi·eto1 Perchè tanto appa- « rato allora? per.:hè codesta pompa di principi, in ocèasione « della maggiore età del nostro Kronprinz? Le nostre rela- « zioni con la Russia sono buone, dalla Francia nulla te « miamo; il nostro buono acéordo · con rlnghilterra sussiste « sempr.,. A che dunque codesto rinascimento, questa nuova « affermazione della Triplice? Desidei-i e bisogni dell'Austria, « dell'Jtq]ia? Necessità della politic'l. interna di questi due « Stati? 11. Ovvero deve la Germania raggiungere mete tali, per cui « le è necessario aver secure le spalle? L'avvenire lo saprà! " - La parola delrillustre scrittore e la serietà della Ria vista mi dispensano rla ogni commento. » Così non ripeto i ti-isti commenti della stampa tedesca (in

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