208 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LEITERE. E SCIENZE SOCIALI ferrata« Transaharienne » la quale, quando sarà fatta, · la metterà al livello dell' Inghilterra, nel Nord e nel Centro, per i suoi interessi, del Continente Nero: ed essa farebbe molto meglio a costruirla subito, che spendere tanti milioni, e legarsi le braccia con la sua esposizione universale. La Gran Brettagna si vanta di avere condotto bene quel1a guerra in un paese tanto lontano dalla sua base di operazione ; ma dimentica che, essa ha potuto fare così, soltanto perché non ha trovato opposizione di pessuna spE-cie da parte dell-Europa o degli Stati Uniti; e perché, in conclusione, essa, dopo sei mesi, ha schiacciato con il peso delle sue ricchezze, un popolo rurale e r.overo che era lasciato solo dal mondo prudente. :J;; la tigre che ha mangiato un piccolo cane: clico « tigre » perché in questa guerra l'Inghilterra non è stata certo un leone. Se fosse stata fatta un 'pochino di opposizione dalle altre potenze, la tigre non avrebbe finito cosi facilmente il piccolo cane. Se alla prima minaccia cliChamberlain a Kruger, l'Europa unita avesse eletto all'Inghilterra semplicemente : « Indietro ! »; sarebbe bastato. Ma, allo stato presente, quando il cannone si è fatto sentire non c'è più da parlare d'intervento. Secondo me l'Europa, è stat% cieca nei suoi più intimi interessi: disgraziatamente, non c'è un solo uomo di Stato nel momento attuale. · Io credo, caro Colajanni, che Lei e tutta la sua scuola metta l'Inghilterra troppo in alto 12). Per Lei è una stella polare, che guida con infallibile precisione la povera umanità sperduta nelle tenebre della notte sociale. Perché Londra lasciava Mazzini a patire di farne in una delle sue cameruccie, e lo lasciava scrivere articoli per le sue Riviste, che poi non erano pagati, od almeno non pagati che dopo mesi e mesi di angoscia per il fiero e sensitivo organismo del Grande Esule, l'Italia ha sempre creduto di dovere una grandissima gratitudine a]l'Jnghilterra. Ahimè ! Legga, lecrga, caro Colajanni, le lettere che Mazzini scriveva da Londra, e vedrà che la famosa gratitudine si pagherebbe con pochissima cosa. Ma è vero, verissimo, che l'Inghilterra palpitava con tenerezza, addirittura con passione, per Garibaldi, e che poco mancò lo soffocasse sotto il peso della sua folla, quando egli andava come ospite a St~_fford-House. Tutto questo è vero, verissimo, e io godo che gli Italiani se ne ricordino così fedelmente. Ma molti anni sono ora passati; tutta, quasi, quella generazione è morta; ed è morto con loro lo spirito che l'animava, come è morto Garibaldi stesso, e Cairoli; Gladstone e Tennyson; Lamartine e Victor Hugo. È morta: e un'altra generazione è venuta dopo quella; e gli Inglesi dell'anno corrente, somigliano quasi in nulla agli Inglesi che con un'entusiasmo generoso assalivano i cancelli di Stafford-House per vedere l'Eroe dei Mille di Marsala. Gl'Inglesi dell'oggi non li somigliano in nulla; sono soltanto dei commercianti. tanto e tanto commercian!i, caro Colajanni, che, un commerciante arricchito come Charnberlain diventa il loro Dio. Da Giuseppe Garibaldi a Giuseppe Chamberlaiù che salto! E di quale cambiamento nazionale è quel salto il simbolo! Che abisso tra una nazione che vibrava con una simpatia nobile e generosa per il movimento liberatore d'Italia, e quella che impiega fotte le sue forze, tutta la sua ferocia, tutta la sua ricchezza per gettare a terra, uccidere, e derubare un altro popolo piccolo, ed impotente a resistere, perché lasciato s:e'o-zaappoggio di fronte al suo assassino! ,i·y~\farçli, caro Colajanni, e prenda la misura della .D'Ull D<lf•c &fm d?, s!f'J. (1) Amo l'Inghilterrn democratica,; ma· 110n ho mai t!Bit,p,t,ei/µ,iir1iisjf~1!~ll~l1< rilevarne le brntture. . Qnest,o mi preme far conoscere all'ill11stre s~.ri1tdce inglese. N. C. BibliotecaGino Bianco immensa distanza che separa l'Inghilterra cli oggidì dall'Inghilterra d'allora! L'Inghilterra che distrugge le due Repubbliche è l'Inghilterra che baciava i piedi cliCrispi, che chiamava Cavallotti un demagogo, che applaudiva il macello di Ivlilano, e che batteva le mani al DecretoLegge. Lei sa meglio di me se quella Inghilterra meriti, la considerazione e l'appoggio dell'Italia libe-, raie. E quell'Ing;hilterra là che spingeva l'Itaua nella via disastrosa dell'Eritrea ; e che, se l'Italia l'ascoltasse·, la trascinerebbe dietro di lei nell'avvenire per spingerla di nuovo sulla terra micidiale dell'Africa. 7 Giugno 1900. OumA. La Rivista Popolare presso la TIPOGRAFIA Piazza l\'lontecitoriq, 1~4. si stampa ARTERO Leelezionimunic_ipaaPliarigi ( Oontin-iicizionee fine Y. N.0 prececlente). Durante le elezioni vi è stato spesso discussione · sull'affare Dreyfus; ed è questo che ha dato la parola d'ordine per la costituzione di un partito nazionalista. Se i 1·epubblicani moderati si fosse1·0 presentati, sarebbero stati ben spesso s'eguiti; ma essi non osano quasi avventurarsi nelle riuuioni pubbliche; invece i na,:ionalisti sono delle persone violenti, come erano stati i bulangisti, e si si sono presentati là ove gli altri credevano la lotta impossibile, ed hanno raccollo i voti dei malcontenti. Là ove certi consiglieri uscenti parevano fortissimi vi sono staLi dei nazionalisti stravaganti, come Dubuc, che hanno impegnata la lotta, e la loro audacia è stata coronata dal successo. Molti socialisti credono che l'affare Dreyf'us sia stato fatale allo sviluppo normale del loro partito. Essi s'ingannano, e non si rendono conto di ciò che nascondono le statistiche elettorali. I progre.ssi del socialismo erano stati, spesso, il frutto di equivoci e il resultato di uno scettici;;;mo generale, che permetteva a molte persone di votare per un socialista, senza occuparsi più che tanto di ciò che questo lorn voto significava. Nell'affare Dreyfus bisogna distinguere due parli che invece si confondono continuamente: vi è ciò che è stato fatto per ottenere la revisione del processo, e ciò che è stato fatto a proposito del processo, contro il prestigio deU' esercito. Questa seconda parte è stata molto più importante ·della prima, e Dreyf'us è stato vittima della campagna antirnilitarista. Vi è stato un momento in cui quasi tutti gli ufficiali e quasi tutte le famiglie che avevano degli attac-hés militari, hanno considernto cl~ la liberazione di Dt·eyfus sarebbe stata un colpo terribile portato al prestigio dell'esercito, colpo c.:he avrebbe compromessa l'autorità dei suoi capi. Molti dicevano: (< Perchè si devono mettere in pericolo le nostre istituzioni militari per un uomo solo! Quando pme fosse innocente, la salute del paese innanzi tutto! » 1,iuesto pensiern non è t1·oppo eroico, ma l'esperienza prova che i pensieri bas_si,dettati dalla pnura. sono i più potenf.i ,,ulle masse. E appunto agitando sempre· lo spettro clkl pericolo tedesco, che i giornali naziònalisti hanno finito col rendere la grande maggioranza del paese ostile a Dreyfus. Alcuni teorici socialisti hanno detto: (< Fate pme dell'antimilitarismo, ma non v'impegnate nell'affare Drnyfus. Si può, però, declamare per degli anni sugli orrori delle guerre, sulla psicologia del militare professionista, sulla soppressione degli eserciti permanenti senza fare avanzare di un passo la ques\iooe. Tutte queste astrazioni non );anno alcuna efficacia,
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