Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 11 - 15 giugno 1900

lVVISTA PQPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI possibile, nella società contemporanea, l'esercizio della democrazia pura e del governo diretto. Scondendo ai casi concreti e recenti, il Racca osa afferfermare che il popolo spagnuolo non voleva Ja guerra cogli Stati Uniti e dovette stibirne le tristi conseguenze per colpa· del Parlamento. Forse il popolo non voleva la guerra; ma non voleva neppure abbandonare Cuba, che la guerra rendeya inevitabile. L'onestà politica impone di ricordare, poi. che tutti i partiti - ad esclusione Jell"in- :fima minoranza socialista e di qua!che repubblicano - volevano mantenere la ricca colonia di sfruttamento, e che il disastro della guerra colpì meritatamente la penisola iberica, che lo aveva preparato con lun~hi anni di malgovexno, e provocato colla impotenza dimostrata nella guerra civile, che devastò la perla delle Antille ( 11• Ciò che avvenne in Italia serve di controprova. La politica coloniale del nostro paese, venne iniziata senza il parere del Parlamento, ed a co e fatte l'entusiamo per: la ricerca delle chiavi del Mediterraneo fu più nel paese che a Montecitorio. Quando il paese - anzi appena una minoranza di esso - dopo Abba Carima risolutameate disse: Bastai avvenne una remora nella esplicazione delJa infausta politica di avventure, che ebbe ed ha i suoi più validi e irresponsabili propugnatori ne!le correnti extra-parlamentari. La folle impresa chinese, del pari, venne cominciata all'insaputa del Parlamento, e se di peggio non ci toccò nella baia di San ~inn lo si deve al Parlamento che còstrinse il generale Pelloux, a buttare in mare, come capro espiatore, l'umoristico ammiraglio Canevaro. . Con grande leggerezza lo ~tesso Racca accetta per buona la magra scusa accampata da lord Salisbui-y a giustificazione propria. Questo riversò sul Par-lamento la responsabilità della impreparazione fenomenale dé-1 governo inglese nella guerra sud-africana. In Inghilterra il primo ministro non trovò credito neppure tra gli amici politici suoi ; avrebbe potuto e dovuto trovarlo, qualora avesse dimostrato che il ministero aveva chiesto alla Carnera gli opportuni provvedimenti per la guerra, e che essa li aveva respinti. E- come avrebbe f'Otuti chiederli, se la intenzione della guerra non fu mai manifestata e non era i10anche confessabile da un cinico clella forza di e ·hamberlain all'indomani del raid Jameson ·t E meno male che in questo caso non si afferma che la guerra sia stata voluta dal Parlamento e non dal popolo! Nella voluttà cli denigtare il parlarnentar;smo, trova modo di lodare il ministero \Valdeck-,,ousseau per colpire l'assemblea legislativa. Ma l'uno non è l'. spressione dell'altra t e chi lo sorreggerebbe se gli mancasse l'appoggio deJla seconda? l.n .Francia, benchè Ja repubblica non sia sana, non ci sono poteri misteriosi che colla loro azione possano artificiosamente creare e mantenere i ministeri e modificare le correnti parlamentari. E sempre per vimperare il Parlamento, interpetra capricciosamente le ultime elezioni municipali di Parigi, delle quali con tanto coraggio e con tanta rettitudine si occupa qui stesso il Sorel. -1\Ia che c'entra il Parlamento cogli elettori parigini l Ma se il movimento nazionalista, di cui le elezioni parigine sono l'espressione, è precisamente diretto, contro il Parlamento! Se mai, la presente situa,.ione proverebbe che la follìa nazionalista è nel paese. Ma non è nel Parlamento ; se in Parlamento prevalesse si dovrebbe concluderne che disgraziatamente per la Francia e per l'umanità .c è armonia e 11911 antagonismo, tra rappresentanti e rappresentati. Il Boulangismo prima, ed ora il nazionalismo, espressione diretta e sincera del militarismo e della reazione, che dettero _il turpe affairc Dreyfus con protagonisti quali Henry, Boiscleff, e, 1 sterazy, Mercie1· - rappresentanti il falso, il tradimento, la calunnia - fu rono e sono ancora nel paese. ::Sehann'l trovato un freno, prima sotto la guida di Floquet ed ora di Walcleck-Rousseau, lo si deve al Parlamento. Questa è la verità. .Nèpiù fondate sono gli ar,1;omenti, che traggonsi contro il regime rappresentativo dalla situazione presente del Belgio. I, i c'è un conflitto tra i reazi·on:i.ri che sono da tanti anni al potere e buona parte della nazione, che anela ad un governo onesto e liberale .. Tutti gli sforai della parte sana e democratica, mirano ad ottenere la sincerità eletrale e la giusta 1·appresentanza dei partiti, proprio per (I) Un libro recentissimo di Lurs MOROl'E - un combattent" di Cuba contro gli americani - di cui si occuperà la Rivista, dimostra ehe la disfatta fu voluta, e meritata (La moral de la derota .. Madrid 1900). BibliotecaGino Bianco riuscire ad un vero regime rappresentativo, anzicltè per eliminarlo. Alla desiderata soluzione - già bene avviata colle ultime elezioni - è sperabile che si pervenga pacificamente per mezzo cl ·l Parlamento. Senza il Parlamento saremmo a!la rivoluzione; e dove questa 1.:otrebbe condurre, e quali disastri potrebbe cagionne lo insegnarono anche ai ciechi gli episodi dell'année sai11glante (1886). Siamo nel B~lgio, dove testè si è fatto un primo esperimento dell'applicazione del)a 1·appresenta11:.aproporzio nale con risultati relativamente ottimi, sebbene la riforma ultima del regime elettorale non sia completa e genuina, e restiamoci per rilevare che il Racca per tagliarsi i ponti e venire alla sua conclusione ultrapessimista, nega ogni valore alla riforma proposta da tanti contro gl'inconvenienti del parlamentarismo. <I Colla rappresentanza proporzionale, egli dice, invece di un partito che si pasce al banchetto del governo, ce ne sono molti, dunque più appetiti da saziare! » Quì siamo nel campo del falso e della volgarità. L9 rappreseutanza, proporz:onale vera secondo i principi di Rare applicati da Andrae, sinora non si è sperimentata in politica che in Danimarca; e tutti se ne lodano. Non condusse al frazionamento dei part.ti; ma alla lor> disciplina, ed-alla ]ore>azione regolata espansiva ecl alla organizzazione di una opposiz:one tenace, ma non tumultuaria. Il voto limitato· applicato in Halia nelle elezioni del 1882, 1880 e 180 ', fu cosa diversa dalla vera rappresentanza proporzionale, la quale ha fatto un passo innanzi colla riforma ultima nel Belgio. lvi sebbene le viziose circoscrizioni e il voto plurimo che l'accompagnano, tendano a mantenere artificiosamente il potere nelle mani dei clericali, si vedrà tra non molto come funzionerà. Intanto è bene rilevare che conservatori intelligenti come il Goblet d'Alviel]a (Revue d,s Deux Moncles, 1° gennaio I !;OO) se ne ripromettono molti vantaggi; e i s~cialisti l'hanno accettata come un acconto verso il sincero ed integrale rtlgime rappresen' ativo. Il Hacca va oltre nella demolizio:;e della esplicazione di un regime democratico, e dopo avere condannata la rappre entanza proporzionale se la prende col suffragio allargato. « Il regime parla111entare, egli continua, andava molto meglio quando il suffragio era molto più ristretto. Ha una sto1·ia gloriosa in Inghilterra fìnchè restò in mano di una aristocrazia; funzion,i meno male che altrove in Germania perchè il suo potere è limitato, controbilanciato da quel gran politico eh "è l'imperatore! » La grande audacia di questa asserzione viene :fiaccata pre.::is ,mente dalla Storia. Non c'è dubbio che il Parlamento a suffragio ristretto, in Inghilterra ha de!], pagine gloriose. Ma alcuni parlamenti, sotto gli Stuard, ed anche sotto Cromwell furono spregevoli; i borghi putridi sono la stigmata dell'antico regime elettorale; a questo appartiene il lungo e vergognoso periodo di ìValpol ·, quand,, il parlamento cadde in un discredito incredibile; l'ultratorismo, colla sua politica estera, interna, ecclesiastica ed economica a benefizio dell'aristocrazia, e contro le masse popolari e coi suoi tumulti sanguinosi, e più tardi il decennale agitatissimo periodo del cartismo, furono ia conse !uenza malefica e diretta dal suffragio ristretto. Che dire · poi della lode tributata all"imperatore di Germania f li contrario è il vei·o. Se lJ Germania non è divenuta una va,ta caserma. se nelle Università non si commenta ormai la lex Heinze: in sostituizione delle I·andette, ciò si deve soltanto all'azione limitatrice del Parlamento. L'inversione delle parti è assolutamente incomprensibile I Al Parlamento addebita il Racca anche il ritorno al protezi.onismo. Non entro nel merito del dibattito, che mi condurrebbe a conclusioni non gradite al medesimo. Egli, però, non potrebbe dimenticare, e non lo dimentica, che il trionfo del liberismo avvenne r,er mezzo del Parlamen o, quando fu maturo nel paese colla instancabile propaganda di Coblen e di Bright; e che ora nella stessa Inghilterra c'è una forte corrente protezionista, cui oppone resistenza il Parlamento. Il protezionismo più esagerato, inolt· e, impera in Russia e non potrà farne car co al Parlamento .. che non c'è. Si dirà lo stesso dell'altra accusa che al Parlamento si muove come autore della tanto discussa progressione dei bilanci. « Il Parla1b•mto è venuto meno alla funzione per cui era sorto : la limitazione delle imposte e delle spese del g.}Verno >>Così il Racca, parafrasando l'accus~ che il Lecky rivolse alla democrazia Del fenomeno m1 sono occupato in altro scritto (ll problema finanziario italiano) per dimostrare ch'esso è il prodotto della evo■ luzione sociale, che ha creato nuovi bisogni collettivi ed

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