Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 11 - 15 giugno 1900

RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LFTTERl!-' 1~·SCTENZH SOCTAU goli riimi della scienza; questa ignoranza sus idiata dalla malafe:le di alcuni riesce a dar corpo alle ombre, a dare una consistenza alle apparenz ', riversando sul Parlamento mali e responsabilità che ad esso non spettano, che sono nel paese e che rimarrebbero immutati anche se il Parlamento venisse soppresso, e cli sicuro sarebbero aggravati dalla mancanza di quel tanto di bene che innegabilmente dal medesimo scaturisce. Sul Parlamento. ultima ruota del vasto e complesso meccanismo politico-socia! ·, si scaraventano le accuse, le responsabilità e 1 · c lunnie, perchè nella sua impersonalità non consente la quotid'ana ed immediata difesa ed il calore che deriva dall'interesse personale. Esso poi nell ingranaggio politico-sociale rappresenta la parte p_iù visibile; sta nlla ribalta, mentre i suggeritori efficacissimi rimangono nascosti. E quanti e quali mali non dovrebbero essere assegnati ai ministri e l,,ro sostenitori che riesconc a scaraventarli sulle larghe spalle del Parlamento, specialmente là dove il regime rappresentativo è falsato nella sua 1-ssenza e bruttamente perturbato, nelle sue funzioni! Si dimentica, infine, che tutti i mali addossati al Parlamento sono nel paese, e là semplicemènte assumono Al MuseoArcheologico. Avanzo di tre ex-deputati di Milano offerti dagli elettori al Museo Archeologico per ammaestramento dei posteri. ' contoi·ni precisi e luminosi, che attirano su di loro l'attenzione, spostando l'attacco dalla causa all'effetto. I.a forma parlamentare, inoltre, come acutamente osservò il Cantalupi in un suo suggestivo articolo, 1~011 è che forma della sostanza cui si mira, e ch'è destinata ad attuare la volont:ì e le aspirazioni dei paesi. Non si tratta cli crisi del parlamentarismo, ma di dissidio fo::i.damentale fra il princip o dominante le Società democratiche m - clerne, che indusse i popoli a non voler essere governati che secondo i loro intere si più diffusi, e la resistenza degli avanzi delle antiche cla<;si, che pretenderebbero governarli sòJt.anto in vista degli interessi propri (11• Difendiamo, ad unque, il Parlamento; difendiamolo da!Je accuse ingiuste, e difendiamo lo strumento, il inezzo più opportuno pfl1•la evolu ione sociale pacifica; e nella difesa ci sia cliconforto il fatto che in quest'opera santa, onesta ecl utile, ci troviamo nella buona compagnia cli politici e cli scrittori cli ogni partito 12) Nella difesa de, Parlamento oggi non è il caso, nè il luogo cli una trattazione completa e sistematic,; basterà seguire passo a passo il Ra ·r·a nello esame dei fatti che egli espose qui stesso. La loro correzione o l'esatto apprezzamento serviranno a ristabilire la verità con qualche efficacia. (1) CANTALUPI: L'uno, i pochi e i molii. (Flegrea, 5 dicembre 1899). (2) Tra i più strenui difenso1·idel Pal'lamento mi piaceri- . codare Giustino Fortunato, Gaetano Mosca, Andrea Cantalupi, F. S. Merlino, Fabio Luzzatto, ecc. BibliotecaGino Bianco Uno degli argomenti più comunemente accampati contro il grande accusato, ch'è spesso un grande calunniato, si desume dal preteso contrasto tra il Parlamento e il paese. In via preliminare va osservato che se c'è antinomia reale tra !'uncr e l'altro, oiò può acca'lere temporaneamente per una quistione, che non era alle visti nel momento delle elezioni, e non fece parte della pia,taforma elettorale. Se il dissenso è duraturo, vuol dire chEi altre forze intervengono ed impediscono la sincera manifestazione della volontà popo]are; su quelle forze, quindi, che riescono all'adulterazione del regime rappresentativo,deve ricadere la responsabilità del male. Comunque, dove la compagine popolare è sana e forte, gli agenti cli perturbazion" presto o tardi vengono messi a posto e n !Utralizzati. Estremasinistravecchiae nuova. ;f / -.'.: ;.;,' il/ ~J . :, . i, il l ·'·· Se quattro noci fecero tanlo rumore nel sacco, quanto ne faranno ora che sono cento? ( Uomo di pietra) di Milano). Il contrasto, l'antinomia tra rappresentanti e rappresentati trovf'rebbe, a giudizio del Rac·:a la prova inefragabile nel fatto, che il popolo elvetico replicatamente ha respinto le leggi votate dal Parlamento e sottoposte al refcrenclurn, Il fatto è vero; ma dev'essere integrato e rettamente interpretato. Col refere>irlwn vengono spesso respinte 'delle. leggi votate dai deputati; e ciò avviene per diversi motivi. Il deputato, anche quando è eletto su cli un programma chiaro e preciso, è il risultato di molti fattori: qualità, simpatie e rapporti personali - interessi locali da fare prevalere e rappresent.are - insieme complesso d'idee e cli promesse indeterminate, che riescono ad una media cli condizioni, che lo fa no prescegliere; rnedi,.1, ch'è una vera astrazione, e che :riesce a tutti gl inconvenienti delle rnedie e delle astrazioni. Col referencl-um, invece. il popolo giudica su casi concreti, distaccati dalle condizioni che 1'ete1·minarono la scelta del deputato, e elle' spesso non erano previsti nel m: mento della elezione. Il deputato. inoltre, quasi sempre rappresenta l'élite di un dato ambiente sociale; precorre, è un utopista e si deve necessar:amente trovare in conflitto colla massa ch'è dappertutto un po' misoneista. E' queslo il caso per lo appunto che si ve1·ifica cli frequente in Isvizzera; dove avviene pure che una legge respinta una prima volta, colla continua ed opportuna propaganda, sottoposta cli nuovo al refe1·endurn, viene accettata. Nei risultati del referendurn perciò, più che un criterio per combattere il regime rapp1·e eutativo, affinchè il sovrano vero. il popolo, non venga esautorato ed espropriato, si deve scorgere un correttivo efficace dello stesso regime, che consente, nei limii i del

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