Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 11 - 15 giugno 1900

216 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E _SCIENZE SOCIALI cm s1 intestano i nostri atti; non vi è discorso reale d'apertura delle sessioni parlamentari, dove ·implicitamente non venga riconosciuto .. Oggi gli imperialisti lo pongono a fondamento della loro risurrezione. 11 suffragio universale I Ero ·giovanis,imo quando trascrissi in certi miei quaderni di studio, que ,te parole del Guizot: « Non vi ha mai tempo (Il n'y a pas des jours) per il suffragio universale, per questo ststema assurdo che ammette tutte le creature viventi all'esercizio dei diritti politici >i. Pochi mesi dopo, avea appunto luog9 la Rivoluzione di febbraio, indi il 2 dicembre; indi il secondo impero, indi un infinità di eventi storici maravigliosi ed il Suffragio univer;;ale come origine del vero potere democratico è ornai una proposizione che non atterrisce più nessuno. Delle responsabilità dei ministri che non si disse, c):ie non si scrisse? Della responsabilità del capo di stato in rèpubblica, che non si disse ·e si scrisse? Grevy che si dimette da presidente, innanzi all'esigenze della pubblica opinione, non è forse il principio stesso della revocabilità del capo dello stato che si fa stradù. 1 Che le funzioni pubbliche non siano privilegi, che tutti vi possano concorrere, chi ne dubita ancora ? E che esse, come il mandato parlamentare sieno retribuite per renderle accettabili a tutti non è forse cosa non solo indiscw,sa, ma su cui quasi non vi è più dissenso 1 Il diritto alla censura delle leggi, che ha pér correlativo Ja libertà della stampa, chi lo mette ancora in dubbio 1 Ma, dice il programma, essere la libertà di stampa necessaria, quale « garanzia contro gli errJri p1litici delle ma[Jgioranze i> Parole di·· valore imme - diato, parole viventi oggi anc'l"a ! Gli errori delle maggioranze ! Che cosa _è tutto quef:to disordine parlamentare presente che finì all'ostruzionismo dell'estrema -sinistra ed all·a chiusura della sessione. se non una conseguenza degli errori d'una maggioranza 1 Al pre sente, i resistenti al progresso, non si chiamano pil'.1 soltanto papi, imperatori, re, principi, si chiamano anche « maggioranze parlameQ,tari >J/ Onde se fut·ono necessarie l'Enciclopedia ed il Contratto sociale di Rosseaux per illuminare il terzo stato nella sua conquista del potere politico, oggi che il libro, ha esaurita quasi la- sua fumione militante, popolare, è tanto più necessaria la libertà di stampa per combattere gli errori delle maggioranze: tanto più gravi e funesti in quanto sono folle ignoranti o dominate dalla paura, le quali· hanno relazione d'interesse con una infinità di consorterie; e queste hanno il loro tornaconto a sostenerle nella loro resistenza ad ogni agitarsi dello spirito di progresso ! Oggi la Rivista, moltiplicatasi, che s'avanza, aggressiva come un battaglione di soldati alla baionetta. ed il giornale quo0 tidiano, nelle sue spiccatissime forme di . grn11de o piccolo pro,;petto di notizie, hanno preso il posto del libro e sono i pionieri dell'idee, sono l' espressione vivente dello spirito del progresso. Si cerchi di re stringere il campo di queste libertà, e si vedrà che persino gran parte dei moderati (il nucleo· meno cieco delle classi dirigenti), tituberà di fronte alla reazione applicata alla· libertà di stampa. E precisamente è contro la libe1·tà di stampa che dopo il ~ dicembre provvedeva con leggi restrittive il secondo impero ; ma l'Utopia di allora diventa la realtà d'oggi e, cedono come al soffio di vento impetuoso in Francia, i ministri, le ma$gioranze che osasse1·0 arrestarla. E I.remano in Italia i ministri e, maggioranze che vi attentano e non sanno che ricorrere alla violenza del numero ciecamente votante per aver ra• gione del manipolo che la difende 1 Taccio dell'obbligarietà dell'istruzione, perchè ornai è cosa sulla quale non vi è più discussione. Mfl il programma della Re/orme va più innanzi e tocca Biblioteca ino Bianco più specialmente dell'educazione dei cittadini, quale obbligo dello Stato. Ora, oggi, chi non sente che il problarna educativo è più· importante ancora di quello dell'istruzione obbligatoria e maggiormente utili sono i cittadini educati? Qual'è la forza vera delle classi dirigenti oggi ? È forse un ideale 1 La resistenza è il loro ideale, ma questo è incompatibile cogli impulsi generosi della coscienza umana. Essa è l'ultimo frutto del loro egoismo individuale. Adunque la forza loro è un misto di militarismo adattando l'esercito alle repressioni all'interno, e di corruzione, speculando sul!' ignoranza delle masse; le quali, in maggioranza oggi ancora, non ostante il duplice apostolato educativo repubblicano e socialista, si lasciano sedurre dall'utile passeggiero della mancia elettorale e cedono, per una minestra di ceci, il prezioso loro diritto di primogenitura ideale. Allora quel problema di « educa~ione na:.ionale » severa che una volta si qualificava esagerazione di uomini sovversivi, ora lo si discute nei congressi pedagogici i quali si aprono e si chiudono genimtlmente in nome del Re I e: La na:.ione armata » che nel 1843 pareva disegno da pazzi, ora si discute come una delle probabilità più prossime del Secolo XX. Il congresso dell' Aya che pone in discussione molti dogmi del Militarismo è il preludio ufficiale a questa che sarà soluzione di popolo. IV. Ma il punto capitale del mio lavoro non sta tanto nell'enumerare le conquiste politiche e civili del nostro secolo, state disegnate come possibili nel programma delle Heforme e tacciate -di utopia dai saggi conservatori di allora, quanto nel mettere in rilievo le con- . quiste economico-sociali. · Nel programma della Re/orme, non vi è parola del1' Imposta progressiva. Pure lo spavento della sua applicazione per parte della repubblica del febbraio, non è una delle minori cause della reazione che la distrusse. Ebbene oggi l'imposta progressiva, è persino accettata dai più onesti ed. intelligenti conservatori, come il migliore dei rimedi per riparare alle presenti ingiustizie in materie d'imposta! « Appartiene allo stato di prendere · l' inùiativa delle rifurme industriali· adatte a condurre ad una organi:.zaiione del lavoro che innalzi il lavoratore dalla condizione di salat·iato a quella di associato •. Ecco uno dei verdetti del vangelo socialista della rivoluzione di febbraio, che maggiormente fu causa della caduta della reoubblica. Lo Stato industriale ! che non si disse, chè non si fece contro questa cosidetta Utopia! Il Bastiat in quel suo scritto; « Ciò che si vede e ciò che non si vede >J, ossia l'economia politica in una lezione, fa un'osservazione curio3a, a proposito di questa tesi, che era stata tradotta nel seguente articolo della costituzione « la società favorisce ed incorag 7ia lo sviluppo del lavoro per me.uo dello stabilimento per parte dello stato, dei dipartim1nti e delle comunità, di lavori pubbliei propT'i a dar lavoro ai disoccupati >i. Ma quel verdetto del Programma della Re/orme, il giomo 25 febbraio 1848, cioè il giorno appresso a quello della rivoluzione, fu tradotto nel seguente de· creto del Governo provvisorio, redatto da Luigi Blanc socialista, ma firmato pnre da Alfonso Lamartine che dal legittimismo era passato fino al punto di esse!'e Presidente della repubblica del 1848, e che in quel giorno si trovava affollato dalle classi lavoratrici, in tumulto. e< Il governo provvisorio della Repubblica francese: « Si impegna di garantire l'esistenza all'operaio per mezzo del lavoro;

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