RIVISTA POPOLARE DI POLITiCA LETTERE E SCIENZE SOCIALI del genio, che dunque, anche per ciò, è da ritenersi effetto di evoluzione progressiva. E son limiti fisiologici quelli dati dai numeri di Haoeloà Etlis, quantunque la statistica di questo autorè cada nell'e1·rore di mettere di fronte valori assoluti, riguardanti fatti che devono essere presi in tutta la loro relatività. Una statura bassa può avere il significato fisiologico di una grande e viceve:-sa, a seconda dell'ambiente da cui deriva, data anche la stessa nazionalità. L'autore mette assieme serie di genì non omogenee riguardo alla statura, serie di italiani, di francesi di tedeschi, di inglesi, etc., a. cui, per condizioni varie d'ambiente, spetta una statura media (fisiologica) assai diversa. Un sardo (media m 1,61) dell'altezza per esempio di 1,70 deve considerarsi non un uomo medio, ma un gigante rispetto ad un medio nord americano (rn. 1,77) o patagone (1,803) più grandi di esso. Ora con i criteri as,oluti del critico, dovremo mettere ail'estremo delle piccole stature nella curva binomiale il sardo gì·ande ed in mezzo il medio nord americano li il patagone, mentre il significato di quel 1,70 del sardo è tale da doversi collocare anzi all'estremo opposto (grandi stature) della curva medesima, giacchè in via relativa il significato di m. 1,803 del patagone è quello di una grandezza inferiore all'altra rappresentata d_a m. 1,70 del sardo che normalmente è in media di m. 1,6L A. Quételet, il celebre matematico e statista belga fu il primo che, nel terzo decennio del nostro secolo, propose il problema dell'uomo medio. Per lui, come sintetizza Ranke, una grande popolazion~ non è una mescolanza ca'luale di singoli individui, ma un organismo sociale chiuso in sè stesso e governato da una legge naturale che può venire espressa esattamente con formula matematica. I fenomeni fisici, fra cui considera la grandezza del corpo, ed in parte anche p;;ichici, che si manifestano in questo organismo sociale, non sono punto del tutto incalcolabili (calcolo delle probabilità) ed irregolari. Così se determiniamo la grandezza del corpo di un numero abbastanza grande d'individui del medesimo sesso e della medesima età, non risulta una distribuzione irregolare, ma, intorno al .valore medio della grandezza del corpo che presentasi con la massima frequenza, si dispongono con mirabile regolarità tutti i valori ottenuti in tal modo che le maggiori deviazioni da queste grandezze medie sono molto più rare che le deviazioni minori, tanto in più, quanto in meno. Con regolare progressione, incominciando da individui nani affatto isolati, il valore della grandezza del corpo cresce avvicinandosi sempre più al valore medio, il quale presenta la mas-ima frequenza; da qui in poi diminuisce nuovamente il numero degli individui che superano la grandezza media, così che alla fine della serie si trovano figure gigantesche pure affatto isolate. Anzitutto osservo, lasciando i nani ed i giganti, che tutto questo non yuol dire che certe altezze piccole o grandi, rispetto alla rigida media, non siano fisiologiche come le medie altezze. Ne consegue poi come, per costruire la linea binomiale di un dato fenomeno, non sia da ritenersi veridica una statistica fatta prendendo, per la comparazione, elementi non omogenei; così, nel caso speciale, prendendo le altezze di geni diversi per età, per razza, per nazione, ma sopratutto per ambiente. La statistica è la scienza delle scienze positive; ma è altrettanto fallace e causa di errori grossolani quando non sia guidata da sano criterio di relatività. Le cifre in via assoluta non dicono nulla, perchè sotto questa cappa di cielo tutto è relativo. ~E dice bene Ranke quando, descrivendo la linea binomiale secondo Quételet, ove sono indicate graficamente le grandezze del corpo nella loro· frequenza, aggiunge: « S'intende da. sè che questa delimitazione matematica d.'una serie può esistere solo allorquando gli individui componenti la serie presentano perfetta omogeneità per razza, età, sesso e condizioni. Le ricerche di Quételet si basano sopra misura~ioni eseguite fra la popolazione belga. » E più a vanti padando delle medie: « Di queste non bisogna però fidarsi illimitatamente perchè, come abbiamo detto, queste medie hanno un valore evidentemente esatto soltanto nella supposizione della completa om Jgeneità degli individui e degli ogge-tLimisurati. Ma particolarmente nelle ricerche riguardanti l'uomo, grandi serie interamente omogenee, sebbene esistano, Luttavia sono molto rare». - Bisognava dunque nel caso di Haveloc.'c-Ellis stabilire il termine di confronto o di partenza, •rispetto all'ambiente, eguagliando le stature medie di tutti e dei singoli popoli a cui i genii considerati appartenevano, e poi rapportare ad esso i valori dei singoli. Anche la formula indicata da Quitetet per calco~lare la grandezza media del corpo umano per una data. età della vita (il termine di accrescimento è vario assai nei diversi popoli) dimostra quanto sia giusta la mia osservazione. Infatti essa: y W + X y + IUOO ( W-y) = a x + l + 4/ 3 x' in cui x ed y, indican) l'età e la grandezza corrispondente dell'individuo, contiene due costanti wc W, esprimenti la statura del bambino alla nascita e quella dell'individuo giunto al suo completo sviluppo, costanti relative àd una determinata popolazione e quindi variabili da popolo a popolo. Per Bruxelles e per il sesso maschile furono da lui trovati rispettivamente eguali a 0,500 e a_1,686; così il coefficiente a del primo termine del secondo membro dell'equazione, indicante l'accrescimento medio annuale a Bruxelles per il sesso maschile corrisponde a metri 0,0545. Dunque nella detta formula empirica, pur rimanendo sempre nel campo della fisiologia, devono essere sostituiti volta per volta, popolo per popolo, region~ perregione, i valori variabili di w, W ed a (fisiologici) perchè la sua applicazion'3 conduca a risultati attendibili. Ciò è una conferma di quanto innanzi ho sostenuto. Ma in ogni modo e ad onta di tutto ciò, ammettiamo pure conformi a verità le conclusioni statistiche del più volte citato autore inglese: Il maggior contingente alla celebrità sarebbe dato per lui da quelli uomini che oltrepassano m. 1,7i8 di altezza. Noto come eccezione l'altezza estrema di Pietro il Grande che saliva a m. 2,05. Ora è lecito parlare di degenerazione entro questi limiti 1 Noi abbiamo già prima e per via risposto, giacchè i fatti rapidamente passati in esame ci autodzzarono a sostenere l'inversa. Ho consultato anche qualche valente antropologo italiano e mio maestro e la risposta è totalmente favorevole alla mia opinione. Queste altezze, se hanno un significato, hanno quello della perfezione fisiologica, per cui il genio, anzi perciò, deve ritenersi fenomeno di evoluzione progressiva. Anche a voler considerare la taglìa del nostro paese, la cui media generale è di soli m. 1,645, le stature superiori ai m. 1,7'18non possono avere il -significato della degenerazione, perchè abbastanza frequenti. Gli uomini alti m. 1,70-1,80 e più sono tutt'altro che rari, specialmente in alcune provincie dell'alta Italia, della Toscana ecc. E poi, noi k> abbiamo veduto, esistono intere sottorazze di grande statura con una media di m. 1,85. Dai m. 1,70 ai m. 2,00 possiamo dire di trovarsi in perfetto campo fisiologico. Generalizzando e sintetizzando : La grandezza del corpo è un fatto complesso, risultante da cause molteplici di cui anche forti oscillazioni possono essere perfettamente fisiologiche. Se una relativa deficienza ,f.
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