RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI La fame in India (l) Lord Curzon, vice-re delle Indie, indirizza al Colonial Office, un appello di soccorso ur~ententissimo. Il denaro manca e la fame aumenta: utto milioni di persone sono colpite dal flagello, e soltanto 3,784,000 sono state potute impiegare ai lavori del governo, istituiti grazie al famine found (fondo per la fame). Un pugno di riso o di grano basta al nutrimento di un indiano. Quelli che, possono lavorare nelle famine camps (istituzioni di soccorso create col fondo per la fame) prendono da uno a quattro soldi al giorno, e con quelli devono spesso provvedere anche ai bisogni delle mogli e dei figli. Quante migliaia di esseri umani si farebbero vivere in India col prezzo di trasporto d'un soldato o d'un cavallo nell'Africa del Sud ! Oh quante migliaia d'Indiani si salverebbero la vita col prezzo di un solo colpo di cannone. L'appello di lord Curzon alla carità inglese non ha avuto una grande eco, e in India si é visto un fatto unico dal 1857 : degli indigeni si sono rivoltati nel Chota agpour. • I ribelli hanno preso d'assalto una Caserma e l'hanno saccheggiata. Chi conosce gl'inèliani cosi calmi, così sottomessi, così rassegnati alla volontà dei loro Dei, il fatto di questa rivolta, per minima che sia, indica più delle cifre, lo stato del paese. I bestia che mangiava fu sazia, la donna, tra la bava caduta dalle labbra dell'animale, si mise a raccogliere in fondo alla mangiatoia tra la polvere i resti del grano e a divorarli. Era qualcosa che spezzava il cuore. Siccome io mi avvicinai per interrogarla, essa, sospettando un rimpi::overo, colla sua andatura vacillante, così presto come poté, fuggì. Ciò avvenne nel 1897 a Cawnpore. La mattina stessa le autorità e i notabili della città mi avevano assicurato che la fame non vi era, e che la f amine-camp che io sapeva essere nei dintorni, non esisteva come non esisteva la fame stessa. Ma siccome questi scheletri ambulanti non erano stati messi sulla strada pel gusto di commuovermi, e avevano tutta l'aria di essere tutt'altro che casi isolati, io continuai la mia inchiesta e un grosso soldato scozzese al quale domandai, con la massima indifferenza, la strada per andare al famine-camp,. s'offri di farmi da guida. Al .famine-camp, presso Cawnpore, ritrovai gli stessi esseri miserabili, estenuati, adibiti a portare dei panieri, a scavare la terra ecc: circa 2000 esseri umani lavoranti sotto la sorveglianza dei babous, meticci fuori casta che, per tutta l'India, dirigono i lavori degli affamati e dispongono del denaro della carità pubblica. Quei poveri lavoratori sono pagati 2 o 3 eauris (delle conchiglie delle quali occorrono 190 per ·i,~ :'·\~t.·.· :9.·.'4..,._;,~ À ~ ... :: ·j!..J~~.... ~r-· ~"'!;:.,.. ' fare un soldo) per portare un paniere per lo spazio di 250 metri o per ·scavare un buco. Lavorando senza posa, sotto il sole e sotto i colpi dei sorveglianti e malgrado il dolore delle piaghe aperte, i più validi possono guadagnare quattro soldi al giorno; eppure il riso, il gram (specie di orzo) sono cari quanto in Europa. I vecchi, le donne, i fanciulli guadagnano una ventina di cauris, nemmeno un soldo al giorno I La fame nell'India è un fatto periodico. La popolazione é troppo densa e la grande coltura non vi esiste. Nelle vaste province del centro senza grandi fiumi, se le pioggie mancano, il raccolto climinuisce, la fame minaccia. L'indigeno vende tutto il superfluo e poi le porte, il tetto della casa, i chiodi, e finalmente il bestiame e il carro ; e quando non ha più da venUn Indiano che ha vissuto di radici delle piante da Finito il lavoro, percepiscono la loro paga, e il . babous cassiere preleva il 20 o 30 Oro per sé: alcuni di questi babous, durante l'ultima fame, hanno fatto pareechi mesi. (Da una fotografia sul luogo). dere ai bunniah8, quèsti sciacalli che speculano sulla fame, l'indiano abbandona la sua casa e va nelle provincie più favorite, ove, per nutrire sé e i suoi, offre le sue braccia al primo che capita. Io non dimenticherò mai l'orrore del mio primo incontro con gl'infelici affamati. Io tornava da visitare uno di quei palazzi da sogni, una visione di marmi bianchi e rosa sbocciata in mezzo a una foresta di rosai e di gelsomini, allorquando incontrai una carovana di esseri inverosimili : degli scheletri: la pelle color bronzo attaccata a.Ile ossa tutta coperta di piaghe, la membrana del ventre tesa su di una cavità limitata dalle vertebre, i bracci, le gambe ridotte alle grossezze dcli'osso, le giunture deformate, gli occhi affondati nelle orbite, terrorizzati dalla morte prossima, i denti fuori delle labbra che non si potevano richiudere. Per quanto vi dovessero essere dei giovani tra quelli affamati pareva che tutti avessero cent'anni. La sera di quello stesso giorno, nel giardino dell'albergo vidi una donna affamata stringente contro il suo petto esaurito un bambino appena nato. Essa attendeva in piedi presso uri cavallo. Allorquando la ( l) Riassumiamo largamente dall'ottima Revue des Revues questo &.l'ticolocornmoventissimo scritto dal Principe BoJIDOR KARAGEORGEVITH, dei patrimoni di 5 ~ 600.000 lire. In questa visita non ebbi la fortuna d'incontrare nemmeno un im. piegato del Civil-service, incaricato della sorveglianza; un impiegato di questa amministrazione che paga doppio stipendio ai suoi dipendenti durante il periodo della fame ! • ~ . * * Gli affamati che non possono più lavorare sono portati al poor house, all'ospedale che si trova sempre presso un f amine camp. Quattro muri fatti col loto e con paglia sminuzzata, questo spedale, col cielo per tetto, presenta l'aspetto di una visione di Dante. Degli scheletri attorcigliati, degli esseri, troppo deboli per tenersi in piedi, che si trascinano colle mani e coi piedi: su dei corpi disseccati delle piaghe vive di ulceri sanguinolenti; dei veri spettri, e vicino a loro le lordure che la dissenteria ha cacciato dal loro corpo. Un'aria di smarrimento, un infinito terrore in tutti gli occhi, e, talora, un fantasma ancora quasi umano: una madre, un figlio, un padre che urla •di dolore alla morte d'un essere amato. Non un medico nell'ospedale. Ai malati non si da altro che del riso in luogo della galletta di gram ! ~ * * Le varietà, delle malattie che genera •la f~rne
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