160 RIYI.sT.A.POPOLA.REDI POLI'flC~ LETTERE B SCIBNZB SOCI.4.Ll politica di violenza e di brigantaggio internazionale non può confidare nel si~tema militare attuale; non può continuare nel sistema degli arruohmenti dei mercenari, specialmente se dovrà misurarsi non con nemici barbari, ma con popoli civili. La fine di Cartagine non potrebbe mancarle. Ma la istituzione di un esercito permanente e della coscrizione militare segnerebbero il principio di una trasformazione politica profonda. L'Inghilterra perderebbe il carattere essenziale- - l'assenza di vero militarismo - che le ha permesso dal 1688 in poi una pacifica e continua evoluzione in senso democratico, e che della sua monarchia nominale ha fatto una repubblica vera - quale la considerarono Disraeli, Bagehot e tanti altri: coll'esercito permanente e colla coscrizione militare obbligatoria commcerebbe l'agonia della libertà. Indubbiamente, osserva Jean de Bloch nella Contemporar.t/ Review (Marzo), l'Inghilterra deve la presente prosperità politica ed economica alla mancanza di coscrizione obbligatoria. La trasformazione è appena iniziata, se ne scorge appena l'~rnbrione ideale, e nellò spirito pubblico intanto si scorgono due segni delle conseguenze degenerative del Militarismo: l'intolleranza e il jionpoismo. L intolleranza è divenuta furibonda. Si sono licenziati i redattori del Daily Chronicle, Massingham, Spender e Nash, e Crook direttore dell'Echo perché contrari alla guerra dei milionari; si costrinse il conservatore Clarke a dare le dimissioni da deputato solo perché non posseduto dalla generale follìa ; s'insultano e si maltratlano coloro che osano manifestare un pensiero discorde dell' Imperialismo. Lo Stead ha enumerato una lunga serie di c,>mizi sciolti o impediti colla violenza del popolo, perché i promotori erano avversari della guerra; le violenze arrivarono al furore contro il comizio di Scarboroug. Perciò il valoroso pubblicista! che della stampa ha fatto un vero apostolato, più che <lai sacrifizi materiali che impone la presente guerra, si preoccupa dei maggiori sacrifizi in materia di libertà di parola, di discussione, di pensiero. «L'Inghilterra, egli esclama, è passata sotto il regno det terroris_mo. E stato soppresso il diritto dei pubblici ,neeting.s... E cominciato un terrorismo uguale a quello che Balfour denunziò come esercitato in altri tempi della Land League in Irlanda. Con questa differenza in peggio: il terrorismo della Land Lcague veniva esescitato in opposizione al governo; quello degli imperialisti si esercita col beneplacito del governo e di Balfour .... E Balfour tiene un linguaggio che fa concludere corruptio optimi pessimi» (1). Che dire del jingoismo f Gl' inglesi derisero sempre i francesi pel loro funesto chauvinismc; ma l'entusiasmo morboso nazionalista in Francia, nemmeno sotto il 2° impero, che poté vantare le vittorie di Crimea, Magenta e Solferino, arrivò al fanatismo che ha raggiunto in Inghilterra e in alcune sue colonie. L'odioso e il ridicolo si sono dati la mano ed hanno fatto perdere ogni serietà al popolo inglese. Esso ha visto degli eroi nei suoi generali, che si sono mostrati degni di figurare accanto al Generale Boum in una operetta di Offenbach; si é esaltato sino al parossismo per vittorie che si sono tramutate in sanguinose sconfitte o che sono state conseguiLe umoristicamente senza morti e senza feriti, mentre - di che si sono allarmati quanti non hanno perduto la ragione - molw vittorie reali dei Boeri sono riuscite poco iìanguinose, perché interi reggimenti di mercenari inglesi si sono arresi ai primi colpi dando prova di qualche cosa che gli allri prosaicamente chiamano viltà; a Montreal (Canadà) la notizia che otto - dico otto - canadesi er,mo caduti a Koodoosberg sollevò « una tremenda ondata di entusiasmo delirante da Oceano ad Oceano - scrisse l'imperialista Times - da far temere che l'intero paese stia incamminandosi .sulla strada :della follia I» Ora questa follia jingoista è tanto più spregevole - si adoperi la dura parola - in quanto che le reali o immaginarie vittorie degli inglesi dovrebbero fare ar- (i) ReDiew of RcDiews (Aprile i900). Quando la Guerra era appena allo inizio - in Ottobre - lo Spectator, pur e~sendo imperialista, deplorò la cecità di coloro che nel comizio di Trafalgar quare nella violenza e nella leggerezza imitarono i francesi che nel i870 gridavano : à, Berlin, ! à Berlin I rossire di vergogna coloro che le avrebbero ottenute; poiché non si può che arrossire della supremazia che un popolo di 40 milioni - oltre le centinaia di milioni di sudditi delle colonie - ottiene contro una microscopica tribù di quattrocentomila uomini I Perciò, he. fatto le spese di tutLi i giornali di caricatura del mondo la gioia degli inglesi, che hanno proclamato vendicata Majuba - dove 200 Boeri batterono 550 Inglesi - colla resa di Cronije che è rimasto prigioniero, coi suoi quattromila eroi, di lord Roberts, che ne comandava quarantamila! E se ne sono vergognati i pochi giornali e le poche riviste che non hanno ancora perduto la ragione - Reoiew of Re,.,iews, Morning Leader, Westminster Ga-::ette,Raynolds'.s News papcr. * . . Ed ora mi sembra che si possa continuare a far voti per la vittoria finale dei Boeri con secura coscienza : es~a sarebbe la vittoria del diritto e della libertà, della giustizia e della utilità nel mondo civile. Bisogna augurare la vittoria ai Boeri in nome di ciò che tutti abbiamo ammira lo ed esaltato nella storia della stessa Inghilterra, e augurarla anche oggi che sembra impossibile. Nella sconfitta il popolo inglese potrebbe trovare la spinta a rinsavire; ed un grande popolo non inoltrato ancora nella via della degenerazione è sempre in tempo per rinsavire mettendo alla gogna coloro che colla bandiera dell'Imperialismo militarista e jingoista lo hanno incamminato sulla via della perdizione. Ma se l'augurio fervido per il popolo inglese, che viene da chi dell'Inghilterra civile e democratica rimane sempre un sincero ammiratore, dovesse andare perduto, dovremmo per questo disperare dell'avvenire f Non vi sono missiom perpetue per alcun popolo e per alcuna razza. Tutti i popoli e tutte le razze hanno avuto la loro ora di splendore e di decadenza ; e quando la missione incivilitrice di un popolo è terminala, un altro ne ha raccolto la successione. Decaddero Atene e Roma, e il mondo continuò a progredire; si spense la luce brillante delle repubbliche medioevali italiane e fiamminghe, e l'arte e la scienza e i commerci continuarono a fiorire; impallidì il faro della grande rivoluzione francese, e non uno dei suoi raggi che avevano illuminato l'Europa andò perduto; potrà perdere la grandezza e il predominio attuale l'Inghilterra contemporanea, e l'umanità continuerà a progredirè in ricchezza, in libertà, in civiltà. Cos·1 è stato; cos't sarà. Perché cos·1 non fosse, si dovrebbe ammettere che l'Inghilterra e gli nuglo-sassoni rappresentino una nazione ed una razza p1·edestinata alla superiorità, non si sa da quale Dio misterioso. E questa sarebbe una ipotesi, che fa il paio con quella del Nietzsciano superuomo, e che bisogna lasciare ai pazzi ed ai romanzieri decadenti e decaduti. DoLt. Napoleone Colajanni. Deputato al Parlamento. Il " Socialismo ,, diNapoleCoonleajanni Gustavo Rouanet, il valoroso ed eloquente deputato socialista francese, che· mise alla gogna i panamisti nelle riviste e in un libro bellissimo, nell'ultimo numero della Revue Socialiste (Febbraio) consacra un lungo e interessante artico!o-recensione alla traduzione francese drl Socialismo dell'on. Colajanni. Ne rjassume con fedeltà e chiarezza i singoli capitoli, e il riassunto fa precedere da queste parole, che riproduciamo con vivo compiacimento: 11 meglio è troppo spesso nemico del bene. Or sono diciotto mesi, quando comparve la seconda edizione italiana del libro di Colajanm, ~romisi a me stesso di fare uno studio profondo di quest opera importante. Ma ero lontano dei miei libri e non avevo sottomano alcune delle opere di Colajanni, che avrei voluto consultare per precisare alcune particolarità interessanti. .... in breve, per far meglio, a$~iornai. E il Socialismo ha potuto essere tradotto e pubblicato in francese, prima che io avessi dato ai lettori di questa rivista l'analisi e il 1·esoconto che io lorn doveva. Ne chiedo scusa e mi affretto a dai·e una rapida analisi di quest'opera importante. Una parola sulla storia di quest'opera.
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