Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 9 - 15 magggio 1900

RIVISTA 'POPOLAREDl POLJ'flCA LETTERE E SCIENZE SOClALl 177 magini, le sue strofe, i suoi concetti, tutto il s110 stile risente della sua decadenza; che monta f Egli é il Palizzolo della letteratura, e perciò é il primo roela italiaEo. La maffia in Italia é sola disperisiera d1 caLLedre e di glor a. Per essa diviene grande scrit·ore un quitibet che abu:a nel suo stato di servzio almeno una campagna contro la verità e l'onestà; diventa poeta umoristico chi auhia il fegato di cantare le glorie d1 Giufà e presteda all'amministrazione dell'istruz one pubblica; diventa poeta naturalista il figlio di un ministro perpetuo, e poeta di vino .... Giovanni Pascoli. Per essa quasi tutte le Università e gl'Istituti superiori, quasi tutti i l}cei sono illustrati da grandi ... letlerati. Il fenomeno D'Annunzio, di cui la ps:chiaLria attribuisce la causa a una quasi generale degenerazione del gusto artistico, anche esso, secondo me, si deve in gran parte attribuire alla maffia settentrionale (1). Le grandi verità testé scritle nella Nuova Antologia dal Panzacchi, a proposito del Fuoco, erano stale delle con maggiore competenza dal nostro Cesareo e da alt1·i, assai prima ancora che la letteratura conLemporanea si fosse arricchita del nuovo capolaooro. Tutto il teatro tragico dannunziano (i famosi Sogni delle stagioni, la Città morta, la Gioconda, la Gloria) era sostenuto soltanLo dalla maffia; la quale doveva aspettare, che il D'Annunzi~, d_aacrobata squi];brato, saltasse all estremo setLore d1 smistra. per cantargli in viso ~a verità. La ~affia l~tle1:aria è una delle più bruLte piaghe che affliggono l Itaha presente, pérché ha un'influenza perniciosa sull'educazione artistica e morale della g:oventù. Poiché, da un canto è cagione d'un sensibile pervertimento dei sentimenti estetici, onde gli stu-. diosi vengo"n deviati dall'arte vera. e _spinti a seo-uire le orme dei grandi impostori e degenerali; d'altro0 canto s'insegna ai giovani l'arte facile di adulare e di mentire per conseguir queg-li on()ri e quelle cattedre che la maffia sola dispensa. Onde non sarebbe inutile che le forze migliori del paese, settentrionali e meridionali, si unissero finalmente per combatterla e soggiogarla. (Palingenesi, 1 Maggio). Angelo Conti : La reginadel mondo. Nel suo discorso p~r _l'apert~ra dell'esposizione universale di Parigi. il mimstro M1llerand ha detto che « la macchina é divenuta la regina del mondo ». l lavoratori, tutti coloro che ancora eser?itano la f?rza e l'ingegno per foggiare con le loro mam la materia, domani saranno liberati dalla loro rude fatica, saranno i semplici « ausiliari» <leinuovi « organismi di ferro e di acciaio ». li loro lavoro si limiterà a girare de~ manometri e ad aprire e a chiudere delle valvole, poiché le macchine sostituiranno i loro sforzi 1:1at~riali e I.i_supereranno mille volte per potenz~, rapid1ta !:l I?rec1s10n~, potendo compiere in poche ore ciò che oggi si fa con intere giornate: di faticare avr·anno così anche il modo di' istrufrsi bene d'essere ele. ganti, di dedi~arsi allo sport e d'andare 'al teatro. Con l'aiuto delle mac~hine, l'umai:ità_ liberata, per mezzo della « luce elettrica, dalla schiavitù della notte » potrà ascendere « verso quella regione luminosa e serena dove un giorno diventerà reale la sospirata e perfett~ armonia della poEenza, della giustiz:a e della bontà>> Con queste ultime parole, il ministro Millerand ha chiuso il suo discorso in lode della regina del mondo. Ed ora un breve commento a_quest'inno privo non solamente d'ingegno ma anche d1 senso comune. Le macchine sono una C?sa tragica. 1:-,'uomole ha inventate, affinché la· sua vita fosse p ù mtensa nell'ora fugace, affinché i suoi godimenti potessero divenire innumerevoli ; ma non si é accorto che egli diveni va un più facile bersaglio al dolore e alla sventura, e più s'avvicinava alla morte. Coloro i quali, pensano che, abolite le distanze, si affretti l'ora della umana beatitudine, non sanno che le conquiste materiali non possono were alcuna relazione con la felicità degli uomini. Non pensano i lettori alla condizione fortunata dei piccoli paesi che nc,:i ancora hanno la ferrovia ? Ben allro occorre all'umana allegrezza e all'umana pace. Volete che il pane lavorato col sudore della fronte, diventi un ricordo biblico? E che cosa avrete raggiunto f I contadini che lottano con la terra e con gli elementi eran forti e ignoranti e buoni , i futuri lavoratori delle campagne saranno isti-uiti, delicati (1) Sentiamo il dovere di avvertire che il D'Annunzio è meridionale. (N. <l. R.) e fiacchi, e avranno figliuoli deboli e infelici. Perché pensate d'abolire le distanze f Se la natura ha creato la distanza, è segno che questa è necessaria alla vita. Cos·t é anche follìa pensare ad abolire la notte per mezzo della luce elettrica. La notte è necessaria come il sonno e come il cibo. E cosi è necessaria la vista del cielo sereno che voi avete affumicato con l'esagerato sviluppo d~l~eindustrie di modo che nell~ città ormai non è più poss1b1le vedere se non a scacchi a traverso la rete dei fili elettrici. Un'altra pazzia sarà la locomozione aerea. ,11 viaggiare per l'aria, è privilegio e felicità delle creature volan_ti che .voi ~mma~z~te eer diletto, vif:tando a voi stessi e agh altri la gioia d1 contemplare I loro voli e d'ascoltare i loro canti. Fortunatamente di qualcuna fra le mac~hine più celebrate l'uomo è già stanco. Chi non s'avvede infat~i eh~ facendo entrare in casa il « mago Telefono » 1101abbiamo aperto la porta ad un terribile seccatore? E Yi pare una assai bella cosa la carrozza ele_Lt_rica f E tu~to questo perehé? Forse per essere più fehc1? Intanto 11nostro secolp, nel quale la macchina, dovrebbe avere reso più intimi e più profondi i vincoli della fraternità umana, passerà alla storia con la strage di trecentomila armeni avvenuta sotto gli occhi indifferenti delle nazioni civili, e con la odierna carestia delle Indie, nella quale milioni di ~9mini 1;11uoi~n?senza soccorso. Abbiamo però l'Espos1z1one d1 Par1g1 Oh? certamente fra tutte le esposizioni mondiali, questa e la più importante e la più spettacolosa. Ma quale è il sehtimento che spinge tanta gente a Parigi f Per me la forza che ha mosso tanta gente ad andare a Parigi é principalmente di due specie : da una parte é quella stessa che popola la piazza della Signoria di Firenze nel giorno del mercato; e dall'altra è la curiosità. Le altre cause non meritano in questo momento d'essere prese in consMerazione. Un'ultima affermazione del ministro Millerand mi sembra meritare un commento. Egli ha detto che l'uomo é riuscito « à dominare e a disciplinare le forze della natura». « Dominare e disciplinare le forze della natura! » Ma finché la natura e le sue forze esisteranno, sarà lei che dominerà l'uomo. L'uomo può spingere la sua indagine sino a scoprire le leggi di molti fatti naturali, può far deviare una piccolissima corrente elettrica e farla passare per un parafulmine, può adoperare il vapore condensato d'una calda;a per far giràre le ruote d'una locomotiva; ma la natura rimarrà sempre libera e sarà sempre la vera regina del mondo. Altr·o che macchine! Le macchine sono belle e spesso meravigliose nei laboratori della scienza ; ma quando l'uomo le adopera per eliminare ed annullare la forza delle sue braccia, per alimentare la cupidigia dei guadagni e per rendere più torbida e ansiosa l'esistenza, nè io, né ~hiunque abbia un po' di senno potrà amarle mai. E sarebbe meglio che l'uomo la s!Ilettesse, rinnovellando l'antico vivere semplice e felice. In ogni modo se anche l'uomo dovrà per un'altro sPcolo rimanere schiavo della falsa regina del mondo, non si pensi e no11 si dica mai ch'egli ha, per mezzo delle macchine, dominato le forze della natura. Guai se domani avvenisse un ciclone, un terremoto, un'eruzione vulcanica ! Vedremmo allora se la regina del mondo, la domina-, trice degli uomini e delle cose. é la macchina o la santa, immortale ed onnipotente Natura. (Il Marzocco, 29 Aprile). C:go Tombesi: I probiviri In Italia. In Italia l'istituto dei probi-viri é quasi sconosciuto, e spiegare alla classe lavoratrice in che consista e come funzioni é appuuto lo scopo del libro di Antonio Maffi, La Guida dei Probi Viri. L'istituto dei Probi Viri risponde al bisogno socia'le di regolare la locazione d'opera la quale ha nel Codice Civile la garanzia assai meschina ed irrisoria degli art. 1627 e 1628; ma per quanto il bisogno di questa legge fosse vivamente sentito essa ancora non è penetrata, come avrebbe dovuto nelle classi operaie e intraprenditrici, e non funziona - per le molte difficoltà e le gravi lacune che contiene e per l'indifferenza e la diffidenza reciproca degli operai e degli intraprenditori - come sarebbe desiderabile. Dalla promulgazione della legge, 15 ap1·ile 1893, fino al 31 dicembre 1899 furono istituiti 86 collegi di Probi viri per le industrie già esistenti e 31 per quelle in via di istituzione. Gli operai, in grande maggioranza, hanno par·lecipato all'istituzione di questi Lr·ihunali di lavoro, ma i capitalisti, nei ~randi centri manifatturic1·i, non si sono

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