RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Anno ~I. - N. 9. Abbonamento postale Roma 15 Maggio 1900. Col p1·os8i1rw 11,ru1nm•o la, Rl VIS:1 1.A POPOLARE si 8ta1nperà p'resso la TIPOGRAFIA ARTERO Piazza Montecitorio, N. 1.24. Mentre si riapre la Camera .... Nel numero precedente, deplorando che la lezione delle cose si sia dimenticata troppo presto da alcuni nostri amici carissimi e specialmente dal Turati (pel quale l'affetto nostro è pari soltanto all'amm:razione che nutriamo pel suo ingegno brillante), avevamo promesso di ripubblicare alcuni brani di precedenti articoli, che hanno visto la luce in que ste colonne, nell'intento di farli servire come memento.. I commenti che provocarono le nostre osservazioni ci hanno fatto mutare di avviso. lufatti, mentre qualche giornale forcaiolo in esse ha visto un appello alla rivoluzione, qualche intimo nostro in vece vi ha scorto un consiglio soverchiamente èfficace alla calma .... quasi all'acquiescenza verso tutto ciò che d'illegale e di liberticifa impone l'on. Sonnino ed eseguiscono gli on. Pelloux e Colombo. rilevare che non ci sembrava possibile che fossimo fraintesi sul valore dell'ultimo periodo dell'ostruzionismo, e sulla importanza dei risultati conseguiti coll'azione della Estrema. Per noi fu grandissima e non esitiamo a dichiarare che fu superiore alla nostra stessa aspettativa; e l'avere protestato contro la interpretazione pessimista data del Turati all'ultima fa. se della vita parlamentare italiana è prova lampante dell'apprezzamento nostro. Ed ora quale potrà essere, e quale sarà l'attitudine dell'Estrema alla riapertura della Camera? Non ci può es:3ere dubbio alcuno sulla medesima. ' Essa venne delineata dalla fiera protesta letta il giorno 3 aprile dall'on. Pantano in nome di tutti i colleghi •della hlontag11,a. Se l'Estrema uscì dall'aula, tra sci- ' nando con sè la Sinistra costituzionale per non assistere alle perpetrazione di un delitto - la riforma illegale, e perciò irrita e nulla, come la proclamò l'on. Zanardelli, del regolamento della Camera - essa non potrà contraddirsi in modo vergognoso, annullando in un istante di debolezza o d'incoscienza l'opera propria col riconoscere le conseguenze del delitto. L'Estrema perciò non può riconoscere ed accettare il nuovo regolamento, votato da servi anzichè da rappresentanti del popolo, buoni soltanto a sopprimere la libertà della Tribuna parlamentare - la sola che rimane. Se l'accettasse e lo riconoscesse, essa segnerebbe il proprio suicidio; e C1Jl proprio suicidio arrecherebbe un gran colpo all'avvenire • politico ed economico del paese. I nostri lettori non giudichino esagerato questo giudizio e non si la1:,cinotrarre in inganno sul valore e sul significato della riforNon curiamo le malevole insinuazioni dei forcaioli, che, mostrano rammarico per la vita della Rivista, ma ci addolorano i commenti degli amici, i quali ci convincono che la cura ricostituente della verità non ma del Regolamento della Quella femmina finirà per condurlo ..•. alla perd~zione: Camera. All'on. Campi, che (Asuio di Roma) inopportunamente ricordò i viene abbastanza apprezzata nemmeno da coloro che dovrebbero maggiormente tenerla in pregio In tempi normali i loro rimproveri, che riteniamo ingiusti, non varrebben a distorci dall'adempimento di quello che noi crediamo un sacro duvere; ma nel momento grave che attra ve1siamo recediamo dal proposito precedentemente manifestato, perchè non vogliamo ingenerare equivcci, e molto meno assumerci la responsabilità di avere contribuito comecchesia ad infievolire le forze tra i combattenti della valor0sa falange del1' Estrema. La stessa ragione c'induce a rimandare a migliore momento ogni polemica amichevole col nostro Barzilai sulle osservazioni che ci mosse nel suo e~- ccllente discorso pr~nunziato il giorno 6 maggio innanzi ai suoi eletto, i di Roma. A lui ed a quanti altri ci hanno potuto fraintendere, intanto, facciamo precedenti inglesi rispose immediatamente l'on. Colajanni nella. Tribuna del 4 aprile dimostrando che manca qualunque. possibilità di comparazione tra c'ò che si tentò a Montecitorio e ciò che si praticò nel Parlamento inglese senza ·che la libertà ne avesse ricevuto nocumento. La limitazione alla libertà di parola entro l'aula di "\Vestminter al dì là della Manica, dove tutte le altre libertà - di stampa, di riunione, di associazione ecc. - sono ampie, e i fllimitatameute ese· citate da un popolo cosciente, educato a vita pubblica e che fa sentire in mille modi la propria voce e sa farla ubbidire a tempo debito, fu cosa di lieve momeJ:lto, che non esercitò alcuna sinistra influenza sulle condizioni della vita politica del paese. Ma può dirsi lo stesso dell'Italia, dove solo a Mon-
162 RIVISTA POPOL..A'R..E DI POLITICA LETTERE E SCIE'N.,ZE SOCIALI tecitorio la sbirraglia jgnorante ed audacissima - perchè sempre impaurita - non era riuscita sinora a sopprimere ogni accenno di fiera e libera protesta contro la sua nefasta onrupotenza? Nè faccia sorpresa alcuna il fatto che noi abbiamo detto che l'accettazione del nuovo Regolamento arrecherebbe un grave colpo all'avvenire politico ed economico del nostro paese. Noi crediamo, infatti, che i nuovi metodi spicciativi - troppo spicciativi - adottati dalla Camera più che la fine clel Parlamento temuta dall'on Turati, indichino il proponimento di impedire nel futuro qualunque seria resistenza all'adc-zione di ca,rrozzoni economici, che segneranno la rovina della Nazione. Quando il capitalismo e l'affarismo vorranno continuate le convenzioni ferroviarie, ad esempio, come potrà combattere l' Est1·ema cui sara stato messo il bavaglio? Noi crediamo, quindi, che si debba insistere energicamente sulle conseguenze economiche del nuovo Regolamento; il nostro popolo, che non s'interessa molto alle questioni politiche e che non attacca - per sua vergogna - molta importanza alle violazioni del diritto, apprezzera più al giusto l'atto consumato dalla servile maggioranza, che ubbidisce ai cenni delle triade Pelloux - Sonnino - Colombo, quando avrà acquistata la convinzione che gliene verrà grave danno materiale. Epperò alla Est?·ema (quale che possa essere l'atteggiamento della Sinisl?'a costituzjonale che, a giudicare dai moniti della Stampa di Torino, pare pentita del dovere compiuto) (1) s'impone assolutamente jn nome della propria coerenza, in nome degli interéssi supremi della Nazione, di non riconoscere il nuovo Regolamento. Certamente quello che essa intende di fare lo dimostrerà sin dalla prima seduta, anzi sin dal presentarsi alla Camera del Presidente che l'ha tra-dita e data in mano alla reazione. Ohe ne succederà? In Italia le previsioni non sono possibili: regna l'imprevisto; e non può che regnare l'imprevisto dove i governanti mancano di un programma e vivono miseramente giorno per :~iorno. Nessuno può escludere a priori che l'on. Pelloux all'ultima ora metta giudizio e v nga ad onesti propositi, se saprà sottrarsi all'impero che su di lui esercita l' on. Sonnino. Non ritirò forse i prov1.:eclimentipolitici, che aveva dichiarato indispensab li per la salvezza del paese e delle istituzioni? E non si è contraddetto tante altre volte come dimostrammo nel T1·ionfo cldla follia (N. 6 del 31 Marzo 1900)? _ Alla resiviscenza egli potrebbe venire confortato dal precedente significante ricorda•o dall'on. Maggiorino Ferrari:; (Nuova 'Antologia. J 6 Aprile: P,rogramma politico e programma economico). Guglielmo Gladstone non si riputò disonorato ritornando sopra una deliberazione, che era stata presa contro le norme del regolamento. Ma Pelloux avrà il coraggio e il tatto politico d'imitarlo? Se l'avesse, ad un periodo di agitazioni ne seguireb- _beuno di lavoro fecondo e si avrebbe la vera pacificazione degli animi. Probabilmente non avrà il coraggio di ribellarsi all'interessato suo protettore e mancherà dell'intuito necessario ad un vero uomo politico. Se si verificasse questo caso malaugurato possiamo essere certi, che il tumulto rinascerà nella Camera, e che le elezioni saranno indette a breve scadenza. La democrazia si deve preparare. LA RIVISTA (l) Siamo lieti che cosi non la pensi l'on. Zanardelli che in interviste pubblicate nei iriornali di Palermo, dove, al momento che • Fcriviamo, si trova, confermò recisamente che alla Camera si sarebbe opposto fino al! \1ltimo alle applicazioni che si volessero fare ùe_llerif?rme del _regolamento appr_ovato dalla sola m_ag~ioranza mm,slerwle « Noi saremmo - egli ha detto - uo,n1,ni nulli, « sen_:;railcuna sel'ietà se non facessimo di tutto per dimostrare « che siamo coerenti a noi stessi, che non accetteremo mai un « regolamento che abbiamo sconfessato ». N. d. R. Perlapresensiteuazipoonleitica ,Tra il pessimismoe l'ottìm;smo) Alla vigilia dell'apertura della Camera tornano di nuovo a galla gli oroscopi, le ipotesi, le divinazioni. Che cosa si farà? Che cosa non si farà? Vi è intanto piu voglia che non possibilità di profezie. L'Italia è il regno del contingente: le energie nc,rmali, organiche, persistenti, che determinano un sicuro indirizzo della vita sociale, sono ancora lontane dall'avere acquistata tutta la loro forza di coesione e la loro direzione certa; e, in questo stato di disgregazione, i ghiribizzi e le debolezze personali, i fattori che altrove rimarrebbero secondari, sono capaci di variare l'aspetto almeno e le fasi, se non la sostanza della situazione. Sicchè, se dovunque l'ufficio di profeta non è sempre accreditato, da noi1 spesso, spesso, diventa quasi impossibile. Una sola cosa mi sembra si possa dire con ragione, ed è che, se non bisogna abbandonarsi in braccio al più confidente ottimismo, non bisogna neppure lasciarsi vincere dal più sconfortante pessimismo. Nè Eraclito che piange, nè Democrito che ride: nè le lenti azzurre di Candido, nè gli occhiali neri del pessimista per proposito. Guardiamo con occhi scevri di preoccupazione pertur:: batrice alla realtà delle cose, e senza perdere di vista la mèta e gli scopi finali1 tutto l'insieme, risolviamo le difficoltà caso per caso, lontaru dall'opportunismo, ma tenendo conto dell'opportunità. L'ottimismo e il pesgimismo, o che si presentino come espressione di un temperamento individuale o che sieno unilaterale e manchevole corruzione della vita, non rispondano nè in teoria, nè in pratica alla realtà delle cose. Tutto quel nesso di contrasti e di resistenze, che smentisce senza replica l'ottimismo sistematico non batte meno in breccia il sistematico pessimismo e si converte in un ingranaggio, che, se rallenta il moto della vita e il cammino di certe tendenze, attesta anche che non riesce a impedire il movimento. Io non vorrei nè saprei consigliare ad alcuno di adagiarsi in una noncuranza lazzarona; anzi dico che dobbiamo spiegare tutte le nostre energie; ma trovo estremamente esagerato cedere a un pessimismo, che va a confondersi ne' suoi effetti con una impressione di terrore, credendo che la ragione abbia finalmente trovata il suo Colombo - sia detto senza allusione al Presidente ononimo che ha scoperto solo la mamera di perdere il secondo collegio di Milano -- nel funereo Shylock toscano che nella nazione vede un capitale da collocare ad usura. Non mi accordo con quelli che si sentirebbero disposti ad accogliere col sorriso del benvenuto la reazione che sovrasta, traendone auspizio di un più rapido cammino; amo meglio i progressi. misurati ma continui, anzichè questo procedere a singhiozzi, per colpj di sentiment:,. Ma l'esperienza di tutti. i tempi mi dice che in via definitiva, la reazione non ha mai raggiunto l'c,bbiettivo, e tanto meno può raggiungerlo questa reazione italiana fatta di piccoli calcoli affaristici, di piccole ambizioru, digare municipale deluse, tutti elementi che non tarderanno a venire in lotta fra loro e a menomare il presente comune accordo reazionario. La Critica sociale rilevava molto perspicacemente il caratterè della nuova reazione lenta, occhiuta, insidiosa; senonchè la reazione, come un processo essenzialmente antititico dello sviluppo naturale della società, per potersi reggere ha da essere per eccellenza rapida e violenta, come tutto ciò che è artificioso. Una reazione lenta trova anche meno modo di resistere al naturale processo evolutivo della società che opera continuamente. Una reazione lenta ed-oculata implicherebbe anche una continuità di governo e d'indirizzo affatto ignoto in Italia, e che - quando vi attecchisse - por-
1{.IP7STA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 16; terebbe anche un'azione più continua e più violenta dell'indirizzo opposto. D'altra parte questo movimento reazionario, benchè a rilento, porta un certo risveglio della coscienza del ·paese, e deve essere nostro <10mpitoe nostra cura fa. vorire il suo ridestarsi; tenendoci in contatto sempre più vivo e continuo col paese. Ieri appena il movimento anti-reazionario, così studiosamente soffocato quà e là con mezzi di polizia, trovava una voce più forte, più suggestiva_. più emozionante - chi l'avrebbe detto? - nel Congresso contro la tubercolosi. Allarghiamo la cerchia della nostra azione; facciamoci organo di una sfera sempre maggiore di legittimi e vitali interessi, in modo che il popolo vegga anche più visibilmente congiunti in noi, come sono nelle realtà, i suoi interessi pin immediati e le difese della sua libertà. Attacchiamoci a due mani a suscitare le energie economiche del paese, cui tengono dietro sempre le energie morali, e scuotiamo anche per questa via il torpore di chi non avverte ora ancora certi bit-;ogni e certi stimoli di società più progredite. Non ci sgomentiamo, non ci abl:attiamo, non ci sgominiamo ; e, senza perderci ad almanaccare cli proposito colpi di testa, andiamo vigili eri operosi incontro agli eventi. L<iboremus fidenter; ecco . . Perlagiustiezipaerlautilità (A proposito della guerra anglo-boera) (Continuazione, vedi num. 8) Ma il Pantaleoni non vede soltanto il lato negativo della sconfitta degli inglesi ed esamina pure quello positivo della 101'0vittoria nei rispelli degli interessi italiani. « Se l'Africa incivilisce per opera inglese, egli_dice, e se la penisola balcanica incivilisce, noi ci ritroveremo in un grande centro di movimento commerciale e intellettuale e torneremo ad avere la r,osizione che si ebbe ai bei tempi di Venezia. Una ferrovia dal Capo ad Alessandria, sebbene fatta dagli inglesi, sarebbe anche falla per noi. E così dicasi di ogni altra opera loro in Egitto. » Lasciamo stare da parte l'incivilimento della penisola balcanica ; dopo la solenne denunzia della barbarie turca in Bulgaria fatta dal Gladstone, della pe1,isola balcanica gl' inglesi si curarono poco; del suo incivilimento - per modo di dire - si curarono maggiormente i russi. In quanto alla ferrovia dal Capo ad Alessandria è cosa molto di là da venire, e che verrà indubbiamente, con o senza la vittoria degli inglesi, se la ragione economica e la possibilità tecnica la consiglieranno. Il grande avvenimento ridarà la ricchezza, la grandezza a Venezia e per essa all' Italia f Se il fatto dovrà essere il risultato della nostra un'insegna che non è nè ottimista, nè pessimista, che non rsi risolve nella spensieratezza lazzarona e nemmeno nell'umor nero del disilluso l -r: ' .... ., . l[i ~ ~ , • ( 12 Maggio 1900 .PROF. ETTORE C1ccoTTI Deputato al Parlamento Le leziocnoimunali 11\1FRANCIA ·~~~ ~ ' ' /.,/.·~__...... 4.-i' ~r I ~ < Il risultato delle elezioni comunali in Francia non costituisce tale trionfo pei nemici della repubblica da giustificare la gioia che non hanno saputo nascondere i reazionari italiani, immemori dei pericoli, che vorrebposizione geografica c'è da dubitarne molto: Nauplia, Salonicchio si troveranno più vicini ad Alessandria, in più diretta comunicazione coll'Europa centrale e settentrionale. Già si parla di far deviare da Brindisi a Nauplia la famosa valigia delle Indie, che del resto in tanti anni ci ha dato abbastanza fumo e pochissimo arrosto. Gl' Inglesi stanno già in Egitto da circa 18 anni ~e vi hanno compiuto una splendida opera di risorgimento finanziario ; ma Venezia e l'Italia non ne hanno risentito che scarsissimo, per non dire nessuno vantaggio, l' unico a giovarsene è stato il Com. Morana, che in premio E cosi, caro Cecco Beppo, che ne dici del nostro mestiere i dei servizi resi a Depretis Non ci si può lamentare; ma l'andava meglio una volta. I ed al trasformismo, venne popoli erano molto meno furbi. chiamato a far parte della (l 'U d' p· t d' M'l .1 Commissione amministrativa Otno i w ra 1 1 ano; dei fondi pel debito pubbero al nostro paese dall'avvento in Francia dell'orleanimo o dal bonopartisno; ma sarebbe cecità, però, il negarne l' importanza. Esse indicano che a Parigi soprattutto clericalismo e militarismo costituiscono il pericolo immanente per la repubblica. Noi ci dispensiamo dai commenti perchè abbiamo pregato un eminente se rittore francese di mandarci un articolo in proposito. Avvertiamo semplicemente che, lettori della Rivista che ricordavano l'importantissimo articolo da G. Sorel sullo Spirito r,ubblico in Francia (Riv. Popolare. 15 Dicembre 189)) non saranno rimasti sorpresi del risultat0. Il nostro illustre collaboratore, con sincerità rara, aveva mostrato qual'era la vera situazione e quale tara si dovesse fare alle illusioni dei Socialisti e degli altri partiti avanzati. I fatti sono venuti a dargli ragione più presto di quello che si potesse immaginare. Serva ciò di am• monimento agli Italiani ! "" ~~ ( D.r NAPOLEONE COLAJANNI L'ITALIA NEL 1898 (Tumulti e reazione). Lire UNA blico egiziano ! Da che gl' inglesi stanno in Egitto l' in. fluenza politica economica e linguistiea dell' Italia vi é in riba$SO o non si svolge nelle dovute proporzioni. Questo è l' ins2gnamento della storia e della statistica. Le quali ci dicono altresi che le cause della prosperità economica e della potenza politica vanno cercate e promosse all'interno. Valga un esempio: il commercio di Massaua non è una gran cosa; quale che esso sia, in prevalenza dovrebbe essere nelle nostre mani. Invece ci predominano Trieste e gli Austriaci, perché a noi difettano le condizioni intime - capitali, coltura tecnica, iniziativa - che dovrebbero assicurarcene il monopolio <li fatto. Epperò il grande avvenimento della ferrovi·a transafricana, quando verrà, aprendo ai commerci il contitinente nero, all'Italia gioverà nella misu1·a in cui il suo sviluppo interno le potrà consentire; e nella stessa misura in cui si giova dell'apertura dell'Africa settentrionale, per opera dei francesi. Probabilmente, come è avvenuto a Tunisi e in Algeria, l'Italia vi manderà lavoratori, di cui è grande ed inesauribile produttrice. * ,. ,. Nella tesi del Pantaleoni. c'è un lato più generale di quello italiano; lato che assume quasi parvenza sentimentale nel Catellani. Che sarebbe della civiltà, della libertà del mondo colla diminuzione dell'influenza inglese? Ed ali' Inghilterra specialmente il Catellani accorda benemerenze e missioni o insussistenti o esagerate. « Nel nuovo secolo, scrive Pantaleoni, o avremo il
'RJYlST .A POPOLA.REVl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOC1.AL1 dominio tede.,co, o quello rus,o o quello americano, o quello inglese. ll russo è poco probabile a così corla scadenza. Probabilissimo, quasi cer~to, quello germanico. . Non può paralizzar-lo la Francia. E facile che con la Russia si accordi. E eosì con l'America. Non v'ha che l'Inghilterra che possa porre un freno alla dominazione tedesca. Ora se. venisse baltu~a in Africa, sarebbe finita. » Ho esaminato l'ipotesi delle conseguenze della scon-. fitta inglese in Africa: non dovrebbero essere così tristi come si assicura, se la guerra finirà prima che sorgano più gravi complicazioni europee. Vengo ai freni del dominio tedesco. L'amico Pantaleoni mi pare che abbia innanzi agli occhi quello che il Medley chiamò Tlie German Bo,ljey, lo spauracchio tedesco. Con ciò arriva quasi a rendere responsabile dell'attuale resistenza boera il famoso tele 6 ramma di Guglielmo II a Krliger all'epoca del raid Jameson. Ma l'esodo eroico dei boeri dal Capo e àal Nata! verso l'Orange e verso il Transvaal ebbe forae bisogno d' incoraggiamenti tedeschi per verificarsi"? E la resistenza armata del 1881, a difesa della libertà e dell'indipendenza, che conduase a Majuba Hill, forse fu determinata da Guglielmo II che non era ancora imperatore"? Ritornando al timore del dominio tedes ~o, come pregiudiziale osservo che nel secolo XX non mi sembrano più possibili e pensabili i dominii universali. Il loro tempo è finito. Fallirono, tenendo• conto della durata, Cesare e Carlomagno; fallirono Carlo V e Napoleone I, e non pare che possa e debba essere più fortunato Guglielmo II e qualunque suo altro successore. • Se i Ledeschi possono fo1·mare un impero con 80 milioni d'abitanti, possono costituire una conf@derazione di altri 80 milioni i Ialini; ai quali necessariam~te si unirebbero e i Boemi e gli Ungheresi a sud-est, e la Scandinavia al Nord e la Svizzera al Sud-Ovest. • Oh! dei freni non mancherebbero; sarebbe irilpolente la Francia isolata; sarebbe fòrtissima, e assai più adatta dell'Inghilterra, potenza esclusivamente marittima, se unita ai latini ed agli altri popoli che hanno già ragione di odiare la Germania o dovrebbero temerla onnipotente. L'accordo della Germania colla Russia è tra i meno probab:Ji avvenimenti: Tolstoi in Guerra e Pace rappresentò meglio di qualunque filosofo della storia la psicologia del loro antagonismo, che da molti anni in qua si è andato svo1gendo e consolidando. Ma se all'accordo venissero, e per soprassello ad entrambi si unisse l'America, è chiaro che l'Inghilterra alla sua yolta sarebbe impotente da sola, avrebbe bisogno di alleati e nell'interesse attuale della civiltà potl'ebbe e dovrebbe trovarli tra i latini, come li trovò nella guerra di Crimea contro il colosso russo. Li troverebbe sicuramenle, se .rinunziasse anch'essa alla pretesa di dominazione universale e facesse il dovuto posto nel Mediterraneo ai Ialini, che vi stanno di casa. Oh! questa davvero sarebbe l'alleanza più logica e più naturale nel!' interesse della civiltà e della libertà; ed a questa si verrebbe se Ft·ancia ed Inghilterra, che attualmente corrono il palio per il primato nella prepotenza, non fossero possedute entrambi dal demone maledello del!' imperialismo, e del militarismo, che col primo fa tutt'uno I Eccomi in ultimo al Catellani, il cui scritto, rappresenta la perorazione alquanto sentimentale in difesa del1'Ingl1ilterra. Per. l'illustre professore padovano una indicazione del posto da prendere vien data dalla qualità di coloro che simpatizzano pei Boeri. « La reazione in Germania, in Russia, in Francia, sta per le due repubbliche Sud-africane; dunque bisogna, nell'interesse della libertà e della civiltà far voti per l'Inghilterra». Su per giù è questo -pure l' avviso di Max Muller. Il dotto professore di Oxfo1·d nella Deutsche retJue (1°.Aprile), quasi anticipata risposta alla requisitoria anglofoba di Mornmsen, ha sosterwto che i Boeri e Kriiger non hanno diritto ad alcuna simpatia. Egli non vede in colo~o che li difendono che degli avvocati pagali e ignor ant1. Quì è evidente la confusione e la generalizzazione. Anzitutto in Germania anche la massa dei socialisti sta pei Boeri; in Italia tu1le le g1·adazioni delia democrazia, e non i soli clericali, stanno pei Boeri, e della causa dei transwaaliani ha fatto una vigorosa difesa il Lombroso (NuotJa Antologia 16 Aprile); in Francia i lottatori meravigliosi contro lo Stato maggiore, contro il militarismo, contro il gesuitismo - da Jaurés a De Pressensé - stanno pei Boeri; negli Stat1jpniti, dove le cause speciali di antagonismo che agiscono in Germania e in Francia non esistono, un!i grande corrente in favore dei Boeri si è determinata; e, che più"? gli stessi socialisti e democratici inglesi, qualche conservatore come Clarke, i migliori del partilo liberale - e Stead, Harrison, Channing, Maddison, Morley, Harcourt, ecc. ecc. e il più grande dei filosofi viventi, HeLert Spencer, e le Trades Unions stanno pei Bùeri. Questo solo si potrebbe concludere dall'eaame dei fatti: la condotta dell'Inghilterra nell'Africa australe ha avuto il meri lo di confondere nella medesirna avversione contro .di essa i clericali e i progressisti, i reazionari e i democratici! Be! risultato davvero per una nazione, che dovrebbe passare per anlesignana della democrazia e della libertà! Ma il Catellani rincalza rimprover~ndo alla Germania la prepotenza a danno dei polacchi, dei danesi e dei francesi dell'Alsazia-Lorena; alla Russia le deportazioni in Siberia e nell'isola di Sakaline; alla Francia la malafede e la violenza nel Madagascar, l' ajfaire Dreyfus, la preparazione di una nuova Sainte Barthelemy contro gli ebrei e contro i protestanti .... Meno male che nulla può rimproverare ai democratici italiani ! • Tulti questi rimproveri sono ben fondati e ben meritati. Ma le scelleratezze e il brigant11ggio collettivo esercitato dalle altre nazioni assolvono forse l'Inghilterra dalle scelleratezze e dal brigantaggio da essa esercitalo in tutte le parti del mondo r La storia delle sue conquiste coloniali è conosciutissima. Quella dell'India l'ha scritta in un libro famoso un inglese, Hyndmann, e l'ha riassunta ora nella vVestminste,· Ga.sette; e disonora l'Inghilterra. Mommsen -è un tedesco, ma nessuno vorrà disprezzare il suo giudizio - assicura che la guerra col Transwaal vale, in infamia, parecchi ajfaires Dreyfus. E lord Clive e vVarren Hastings, que.,li grandi ladroni senza coscienza e senza pudore, se non isbaglio erano inglesi .... E sotto la più iniqua tirannide dell'Inghilterra per tre secoli circa è vissuta l'Isola Verde, che dalla diaumana e spietata Sua Signora è divisa dal canale di San Giorgio, e. ne costituisce, geograficamente, un appendice. Ivi ad una volta l'Inghilterra nel modo più completo e più armonico - sinistra armonia ! - ha esercitato la tirannia politica e religiosa ed economica ..... Certamente le condizioni dell' Irland~ oggi sono assai migliorale - sopratutto per opera di quel Gladstoue che voleva veder trionfare lo spirito di giustizia nei rapporti coi Boeri - ; e lo ricorda, compiacendosene, il Catellani. Ma egli stesso se vuole porre innanzi all'Inghilterra un pericolo ed un disonore, consigliandole di mostrarsi generosa e di venire ad una pace onorevole pei Boeri, ricorda ciò che altre riviste inglesi e lo storico Froude hanno già rammentato:« Una nuova Irlandaformatasi ai suoi danni nell'Africa « del Sud, sarebbe per lei oggi un trionfo apparente e « nel futuro una grave minaccia . .. » L'Anglofi.lia, infine, deve trovare alimento e giustifica- · zione in un motivo sentimentale, che ha la sua efficienza materiRle, economica e che ha per me un grandissimo valore. « Se l'Jnghilterra, aggiunge il Catellani, venisse sconfitta mancherebbe in Europa la preponderanza di un paese ch'è stato la culla delle libertà politiche, che dopo 11 1815 ha frenato gli eccessi reaziopari della Santa Alleanza; che ha favorito l'emancipazione della Grecia e quella del!' Italia; che dalla lotta per l'abolizione della schiavitù, a quella contro· l'intolleranza di razza e di fede, fu acclamata come maestra da tutti i fautori della libertà ». Chiunque conosce la storia contemporanea non può sentire che vi va ammirazione per quello che ha fatto l' Inghilterra in prò della libertà e della nazionalità oppresse; ma l'ammirazione deve trovare i suoi limiti nella realtà. Le glorie e le benemerenze sono frammischiate colle pagine vituperevoli e coi demeriti e, nel libro del dare e dell'avere non si possono strappare le une per lasciare risplendere le altre; il passato non può cancellare il presente, e se mai il primo deve servire di richiamo a più retta attitudine. Se il passato valesse a cancellare il presente, né in Italia, né altrove avrebbe potuto movers1 rimprovero acerbo e metilato alla Fran-
RlPISTA POPOLARB'DI POLITICÀLBT"fBRBB SCJBNZBSOCJ.4Ll eia per l' o.ff.aire Dreyfus, poiché all' attivo stanno e lo aiuto dato alle co!onie Nord-Americane contro l'Inghilterra e le glorie dell' 89. e, per l'Italia in ispecie, Magenta e Solferino che nella bilancia devono pesare di più della platonica simpatia e del contributo negativo che la Gran Brettagna prestò al nostro risorgimento nazionale (1). Vere e grandi sono le benemerenze dell'Inghilterra; ma non cancellano le brutture della guerra colle colonie del Nord-America; ed il presente è tanto brutto, che lo Stead rileva che proprio agli Americani la politica di Chamberlain ha ricordato che Giorgio III non è morto! Bella fu la campagna per l'abolizione della schiavitù condotta da Wilberforce e coronata dal successo; ma fu l'Inghilterra che manifestò le sue non platoniche simpatie per gli schiavisti nella guerra di Secessione e che li procurò l'onta e il danno dell'arbitrato per l'Alabama. Si ammiri pure il risveglio inglese contro la Santa AlJeanza; ma lord Castlereagh n'era stato uno dei fattori principali, e si deve al pazzo Giorgio lll, che per disgrazia dell'umanità regnò per oltre quarant'anni, la guerra spietata alla rivoluzione francese, eh' ebbe tanti tristi conseguenze - non u!Lima la Santa A tleanza. Gli italiani specialmente non devono e non possono dimenticare in quest'ora di sdilinquimenti anglofili che Nelson e la sua Emma Lyona rinnovarono nel golfo di Napoli le gesta neroniane a sostegno della efferata tirannide e libidine della coppia borbonica; che per bassa gelosia iniquamente, violando i patti conclusi dal Cardinale Rutfo e contro la volontà di quest'ultimo, si prncurarono la voluttà d'impiccare ad un antenna l'ammiraglio Caracciolo. sottrarsi agli artigli mortali del militarismo. Ma è dovere di quelli stessi., che l'amano e l'ammirano, levare alta la voce per richiamarla alle sue nobili e antiche tradizioni nel, momento in cui si è messa sulla china fatale del!' Imperialismo e del Militarismo, con una ripercussione fatale e disastrosa della politica aggressiva sua sulla politica degli altri Stati e sopratutto sulla sua politica interna (t). L'Imperialismo conduce per la mano il Militarismo, e questo, trionfando, definitivamente, preparerà rapidamente la degenerazione delle istituzioni e della vita politica del!' Inghilterra. Il concatenamento fatale tra siffatti avvenimenti è stato da anni dimostrato da Spencer, il grande filosofo inglese, che melanconicamente constatò e descrisse i primi accenni della trasformazione, e profetizzò, se fosse continuato il cammino sulla via disonesta e violenta del Militarismo, la morte della libertà (2). A che punto si sia arrivati sulla via disastrosa della degenerazione militarista si scorgerà da c1uesti tratti. Non tenendo conto del!e spese militari attuali, il cui enorme aumento si può considerare come un bisogno eccezionale, ciò che deve allarmare maggiormente è il commino che ha fatto l'idea della coscrizione forzala e della ne~essità di una trasformazione e di un considerevole sviluppo dell'esercito permanente. Sintomi eloquenti di questa nuova tendenza sono: la grande popolarità del rinnegato Chamberlain a scapito dello stesso Salisbury - il quale quantunque conservatore non si mostra abba~.tanza entusiasta deli' Imperialismo - il malconlenlo nelle fila dei conservatori, di cui è indice la dimissione di lord Durham dalla PresiLa marcia trionfale per Pretoria • lW•,.~f\ ~ ~='------/ Cecit Rhodes: Sempre avanti I La costanza conduce allo scopo. Tutti ricordano lord Byron co_mbattent~: per la Grecia e Gladstone che riunisce le isole Jomch~ alla gran madre EIlenia; ma l'Inghilterra ha sulla_cos~rnn_zaParga e la guerra di Crimea per_ conse~vare ~n vita 11 grr:,nde ammalato a danno di tanti popoh, rer isventura dei poveri armeni massacrati e tormentali barb?-ramente. E s~ essa abbandonò le isole Joniche prese Cipro e non s1 sa se restituirà Creta. ,~. ~I;,._. . Questa la verità intera, che non p_uò esse_r~ smentita e distrutta da alcuna calorosa, convinta e d1smteressata apologia. E la storia vera insegna che l' Ingh:lterra fu volta a volta umanitaria e scellerata, generosa e rapace, maestra di libertà e puntello di tirannide. Si di_reb))e se si volesse malignare, che quando essa fu umamtaria, lo fu per tornaconto.... . . . Gloria eterna ali' Inghilterra che ha dato asilo a1 profughi del mondo intero e che coi:serva anc_ora un culto per il grande che riposa a Slaghe~o ; gloria ~terna a~- 1' Inghilterra, che procedette ~era _a,le graduali ~onq111ste della libertà, e che d lla l1berta ha saputo assicurare i benefizi anche agli anarchici messi al bando dall' Europa; gloria imperitura, sopratutto a. quel!' Inghilterra che poté essere liberale e democratica perché seppe (1) Roberto Mirabelli con sobrietà e precisione mise le cose a yosto sull'azione esercitata dall'Inghilterra in prò dell'Italia ne 1860. (Neue Gluhlichter di Vienna) d~nz_ade!la No,~th C~nuitry).Unionist,t. 1Association';perchè giudica . 1mpr_ev11ent1e_ poco energici nel condurre la gue~ra ~ m101str1 att~ah_; l'accessione di lord Roseberry - 1antico lea~er dt:1 wig_lis - ~el degenere figlio di. Gl~dston~ e_d1 molti altr:1 membri del oartito Jibera'le, al! Imperialismo. E Swmburne, l'amico di Mazzini dà l_amano a Rudyard Kipling, il poeta del militaris~o I E_ stato lor? Roseberry, infine, il più insistente ed energico ~el gri_dare che l'adozione della coscrizione obblig?toria ~ divenuta per I' Inghillerr:i : una quistione di vita o dt morte I Egli ha ragione. Se l'Inghilterra deve continuare nella (2) vV:illiam Slead mette in. rapporto all'epis0dio-fdi Fashoda la co~truz1one di 178 nuove navi d1 guerra votata dalla Francia. (Reotew o/ Reo(ews, Marzo 19_00).E gli armamenti della Francia provocano quelli della Germama e dell'Italia. Il C?nte. Bulow raccomandò e giustificò l'aumento della flotta tedesca m vista della nuova politica imperialista inglese. (2)_Il !Jilancio ~avale inglese pel 1900 è di sterline 27,522,600. che ~mte ali<; s~erlme 61,000,000 per la guerra fa arrivare alla spesa militare d1 circa 89,000,000 di sterline ; cioè <li due miliardi, duecento settantm::inque milioni di lire ! Per istabilire la supre~'.1zia sui Boeri, osserva Stead, si faranno pagare ai contribuen_ti mgl.esi i miliardi; per i milioni cli sudditi dell' India, che muo10no d1 fame bastano le 100,000 sterline sottoscritte a MansionHouse ad iniziativa del lord Mayor !
160 RIYI.sT.A.POPOLA.REDI POLI'flC~ LETTERE B SCIBNZB SOCI.4.Ll politica di violenza e di brigantaggio internazionale non può confidare nel si~tema militare attuale; non può continuare nel sistema degli arruohmenti dei mercenari, specialmente se dovrà misurarsi non con nemici barbari, ma con popoli civili. La fine di Cartagine non potrebbe mancarle. Ma la istituzione di un esercito permanente e della coscrizione militare segnerebbero il principio di una trasformazione politica profonda. L'Inghilterra perderebbe il carattere essenziale- - l'assenza di vero militarismo - che le ha permesso dal 1688 in poi una pacifica e continua evoluzione in senso democratico, e che della sua monarchia nominale ha fatto una repubblica vera - quale la considerarono Disraeli, Bagehot e tanti altri: coll'esercito permanente e colla coscrizione militare obbligatoria commcerebbe l'agonia della libertà. Indubbiamente, osserva Jean de Bloch nella Contemporar.t/ Review (Marzo), l'Inghilterra deve la presente prosperità politica ed economica alla mancanza di coscrizione obbligatoria. La trasformazione è appena iniziata, se ne scorge appena l'~rnbrione ideale, e nellò spirito pubblico intanto si scorgono due segni delle conseguenze degenerative del Militarismo: l'intolleranza e il jionpoismo. L intolleranza è divenuta furibonda. Si sono licenziati i redattori del Daily Chronicle, Massingham, Spender e Nash, e Crook direttore dell'Echo perché contrari alla guerra dei milionari; si costrinse il conservatore Clarke a dare le dimissioni da deputato solo perché non posseduto dalla generale follìa ; s'insultano e si maltratlano coloro che osano manifestare un pensiero discorde dell' Imperialismo. Lo Stead ha enumerato una lunga serie di c,>mizi sciolti o impediti colla violenza del popolo, perché i promotori erano avversari della guerra; le violenze arrivarono al furore contro il comizio di Scarboroug. Perciò il valoroso pubblicista! che della stampa ha fatto un vero apostolato, più che <lai sacrifizi materiali che impone la presente guerra, si preoccupa dei maggiori sacrifizi in materia di libertà di parola, di discussione, di pensiero. «L'Inghilterra, egli esclama, è passata sotto il regno det terroris_mo. E stato soppresso il diritto dei pubblici ,neeting.s... E cominciato un terrorismo uguale a quello che Balfour denunziò come esercitato in altri tempi della Land League in Irlanda. Con questa differenza in peggio: il terrorismo della Land Lcague veniva esescitato in opposizione al governo; quello degli imperialisti si esercita col beneplacito del governo e di Balfour .... E Balfour tiene un linguaggio che fa concludere corruptio optimi pessimi» (1). Che dire del jingoismo f Gl' inglesi derisero sempre i francesi pel loro funesto chauvinismc; ma l'entusiasmo morboso nazionalista in Francia, nemmeno sotto il 2° impero, che poté vantare le vittorie di Crimea, Magenta e Solferino, arrivò al fanatismo che ha raggiunto in Inghilterra e in alcune sue colonie. L'odioso e il ridicolo si sono dati la mano ed hanno fatto perdere ogni serietà al popolo inglese. Esso ha visto degli eroi nei suoi generali, che si sono mostrati degni di figurare accanto al Generale Boum in una operetta di Offenbach; si é esaltato sino al parossismo per vittorie che si sono tramutate in sanguinose sconfitte o che sono state conseguiLe umoristicamente senza morti e senza feriti, mentre - di che si sono allarmati quanti non hanno perduto la ragione - molw vittorie reali dei Boeri sono riuscite poco iìanguinose, perché interi reggimenti di mercenari inglesi si sono arresi ai primi colpi dando prova di qualche cosa che gli allri prosaicamente chiamano viltà; a Montreal (Canadà) la notizia che otto - dico otto - canadesi er,mo caduti a Koodoosberg sollevò « una tremenda ondata di entusiasmo delirante da Oceano ad Oceano - scrisse l'imperialista Times - da far temere che l'intero paese stia incamminandosi .sulla strada :della follia I» Ora questa follia jingoista è tanto più spregevole - si adoperi la dura parola - in quanto che le reali o immaginarie vittorie degli inglesi dovrebbero fare ar- (i) ReDiew of RcDiews (Aprile i900). Quando la Guerra era appena allo inizio - in Ottobre - lo Spectator, pur e~sendo imperialista, deplorò la cecità di coloro che nel comizio di Trafalgar quare nella violenza e nella leggerezza imitarono i francesi che nel i870 gridavano : à, Berlin, ! à Berlin I rossire di vergogna coloro che le avrebbero ottenute; poiché non si può che arrossire della supremazia che un popolo di 40 milioni - oltre le centinaia di milioni di sudditi delle colonie - ottiene contro una microscopica tribù di quattrocentomila uomini I Perciò, he. fatto le spese di tutLi i giornali di caricatura del mondo la gioia degli inglesi, che hanno proclamato vendicata Majuba - dove 200 Boeri batterono 550 Inglesi - colla resa di Cronije che è rimasto prigioniero, coi suoi quattromila eroi, di lord Roberts, che ne comandava quarantamila! E se ne sono vergognati i pochi giornali e le poche riviste che non hanno ancora perduto la ragione - Reoiew of Re,.,iews, Morning Leader, Westminster Ga-::ette,Raynolds'.s News papcr. * . . Ed ora mi sembra che si possa continuare a far voti per la vittoria finale dei Boeri con secura coscienza : es~a sarebbe la vittoria del diritto e della libertà, della giustizia e della utilità nel mondo civile. Bisogna augurare la vittoria ai Boeri in nome di ciò che tutti abbiamo ammira lo ed esaltato nella storia della stessa Inghilterra, e augurarla anche oggi che sembra impossibile. Nella sconfitta il popolo inglese potrebbe trovare la spinta a rinsavire; ed un grande popolo non inoltrato ancora nella via della degenerazione è sempre in tempo per rinsavire mettendo alla gogna coloro che colla bandiera dell'Imperialismo militarista e jingoista lo hanno incamminato sulla via della perdizione. Ma se l'augurio fervido per il popolo inglese, che viene da chi dell'Inghilterra civile e democratica rimane sempre un sincero ammiratore, dovesse andare perduto, dovremmo per questo disperare dell'avvenire f Non vi sono missiom perpetue per alcun popolo e per alcuna razza. Tutti i popoli e tutte le razze hanno avuto la loro ora di splendore e di decadenza ; e quando la missione incivilitrice di un popolo è terminala, un altro ne ha raccolto la successione. Decaddero Atene e Roma, e il mondo continuò a progredire; si spense la luce brillante delle repubbliche medioevali italiane e fiamminghe, e l'arte e la scienza e i commerci continuarono a fiorire; impallidì il faro della grande rivoluzione francese, e non uno dei suoi raggi che avevano illuminato l'Europa andò perduto; potrà perdere la grandezza e il predominio attuale l'Inghilterra contemporanea, e l'umanità continuerà a progredirè in ricchezza, in libertà, in civiltà. Cos·1 è stato; cos't sarà. Perché cos·1 non fosse, si dovrebbe ammettere che l'Inghilterra e gli nuglo-sassoni rappresentino una nazione ed una razza p1·edestinata alla superiorità, non si sa da quale Dio misterioso. E questa sarebbe una ipotesi, che fa il paio con quella del Nietzsciano superuomo, e che bisogna lasciare ai pazzi ed ai romanzieri decadenti e decaduti. DoLt. Napoleone Colajanni. Deputato al Parlamento. Il " Socialismo ,, diNapoleCoonleajanni Gustavo Rouanet, il valoroso ed eloquente deputato socialista francese, che· mise alla gogna i panamisti nelle riviste e in un libro bellissimo, nell'ultimo numero della Revue Socialiste (Febbraio) consacra un lungo e interessante artico!o-recensione alla traduzione francese drl Socialismo dell'on. Colajanni. Ne rjassume con fedeltà e chiarezza i singoli capitoli, e il riassunto fa precedere da queste parole, che riproduciamo con vivo compiacimento: 11 meglio è troppo spesso nemico del bene. Or sono diciotto mesi, quando comparve la seconda edizione italiana del libro di Colajanm, ~romisi a me stesso di fare uno studio profondo di quest opera importante. Ma ero lontano dei miei libri e non avevo sottomano alcune delle opere di Colajanni, che avrei voluto consultare per precisare alcune particolarità interessanti. .... in breve, per far meglio, a$~iornai. E il Socialismo ha potuto essere tradotto e pubblicato in francese, prima che io avessi dato ai lettori di questa rivista l'analisi e il 1·esoconto che io lorn doveva. Ne chiedo scusa e mi affretto a dai·e una rapida analisi di quest'opera importante. Una parola sulla storia di quest'opera.
'R...IP'ISÀTPOPOLJ.RE'Dl POLITICÀ LETTEREE SCIENZESOCIÀLl La prima edizione italiana comparve nelle seguenti circostanze. Una polemica sull'influenza dei fattori sociali nella genesi e lo sviluppo delle criminalità si era iniziata tra Filippo Turati ed Enrico Ferri, che a quest'epoca non aveva ancora aderito al Socialismo ed era uno stretto discepolo di Lombroso. Alle dottrine lombroi'liane sulla inneità ereditaria del delitto, Turati opponeva la teoria dei fattori sociali. Ferri rispondeva, confutando la Lesi socièllista in nome della scienza positiva, che allora condannava, secondo lui, le teorie socialiste. Si sa che egli, dopo, ha abbandonato le conclusioni Lir;ate dalle scienze biologiche, e ch'egli è ora una dei rappresentanti più autorevoli del socialismo contemporaneo. Colajanni intervenne nella discussione tra Fcni e Turati, e, sotto questo titolo generale: Socialismo e Sociologia Criminale pubblicò un primo volume intitolato: Socialismo~ ch'era una confutazione serrata delle critiche scientifiche indirizzate al Socialismo. Più lardi pubblicò due voluini di Sociologia Criminale, completamente indipendenti dal primo, e in cui stabilì, incontestabilmente secondo me, il predominio dei fattori sociali sullo sviluppo della criminalità. Quest'opera considerevole tra tante altre, non è sta la tradotta in francese; e ciò è deplorevole. Nel 1898 egli scrisse una seconda edizione del Socialismo, messa al corrente delle ultime constatazioni francesi. L'opera, accresciuta almeno del doppio, benchè composta sul piano della prima, è un libro· interamente nuovo e noi godiamo che sia stato traàotto. » Terminata la rassegna brillante e sempre lusinghiera dei singoli capitoli del Socialismo, il Rouanet conchiude con queste parole: « Tale è lo sct1ema, la secca nomenclatura delle materie contenute in questo libro. E' meno una e8posizione didattica del Socialismo che un esame di tutte le obbiezioni, che in Lutto il campo . della SC!enza contemporanea si sono formulale contro di esso. Ciò che io non ho potuto indicare, anche di volo, è la massa d'idee, di teorie e di faLLmi aneggiala da Colajanni. Tutto ciò che si è seri tto per o contro (contro sopratutto) il socialism'.l, in francese, in italiano, in spagnuolo, in inglese, in tedesco Il Problema del Catasto (Continua.~ione,Ved. num. 8) II. Vennero inò.icati nel precedente articolo il motivo per cui altri sforzavasi di voler tenere celato come l'odierno indirizzo catastale conduca all'insuccesso, e quello, per cui, il Governo og, idi trovasi nella necessità di quE:sto ammettere. Pertanto ora si è deciso per evitare un cosi ingrato risultato di chiedere alla Camera immediati ritocchi alla legge 1 Marzo 1886. Locchè è chiaramente detto nella relazione ministeriale con queste parole: brevi osservazioni e poche cifre sm·anno sufficienti a dimostrare, come occorra sollecitamente mida1·e sistema e seguire una via diversa da quella percorsa sin qui. E più avanti scrivesi: al compimento dell'operazioni catastali, sarebbe stoltezza vole1·~giungere, senza pruvvedere, pe:rchè i difetti lamentati siano eliminati prontamente. Una più completa ammissione, che l'odierno indirizzo catastale, avrebbe condotto all'insuccesso non si avrebbe potuto avere neanche per avventura se, a reggere il dicastero delle finanze fossero stati chiamati o l'Ing. Garbarino, o l'ex Intendente di finanza Annaratone, o l'On Colajanni o l'On. Ottavi o uno qualsiasi altro di coloro, che sempre il catasto particellare estimativo oppugnarono, e prima e dopo che fossero incominciati gli attuali lavori. Veggansi ora i ritocchi proposti dal Ministro delle Finanze sulla lusinga di portare a compimento il lavoro. 1. Le operazioni di stima, di cui è attualmente incaricata una Giunta tecnica, nella quale ha larga parte l'elemento elettivo, verrebbero affidate ad irnpiegati governativi: 2. Ammettesi l'attivazione di un estimo provvisorio, il quale sarebbe sottoposto a revisione a partire dal 19i6, revisione, che però farebbesi non in base ai valori dei prodotti e delle spese o detrazioni del dodicennio 1874-1885, come stae in russo è volta a volla passato al cribro della sua terribile anaiisi, e della sua analisi formidabile per la varietà degli a;·gomenti <li fatto che l'autore può invo - care per o contro una tesi. Il cumulo dei maleriali e delle notizie che racchiude questo volume, sembrerà, sicuramen te, strano ai francesi che non sono al corrente dei metodi di discussione di Colaj annì: Ciò nonostante lo si legge facilmente: qualità apprezzabile pel pubblico del Lonhel - Come. Madama i siete ancora in n,egliçjé ? ' nostri invitati sono di là e voi bilisce la legge in vigore, L'Esposizione - Lasciateli entrare amico mio io non poi tanto male I ' ' ma bensì sovra quelli del sto dodicennio 1901-1912. nostro paese. « Sorel ha scritto una pt·efazione, che deve leggersi come tutto ciò che viene del nostro eminente confratello. Lo spazio e il tempo mi mancano per riassumerla. Indico. so_ltanto_le.critiche giustissime sull'uso deplorevole che 1discepoli d1Marx hanno fatto della dottrin11 astratta della lotta delle classi.« Essi hanno introdotto nel mondo delle forze magiche, che aggiungono con tanta astuzia quanto l'incosciente di Hartmann, e permettono di spiegare i fenomeni storici i più complessi senza la menoma d_ifficoltà. » Non si potrebbe dir meglio, sopratutto quando s1 vede, come osserva Sorel, alcuni socialisti t1·atlare Socra~e. da _politico profondo perchè egli negò lo morale 111d1v1dual1stadella borghesia come mezzo di mantenere l'ordine sociale. » ,.,,.... .,,.~......._,, ............_..,.,. ...._... ...__,__,.....__,_r-,_-.......,-...,,....,._,,,,,.~.,......~..-..../""-~....... i., Racco:rnandia:rno calda:rnente ag·li abbonati che ancora non si sono :messi in regola coli' A:rnm.ne a volerlo f"are il più possibile sollecitamente. (Floh di Vienna). 3. Vorrebbesi attivare il catasto appena ultimato in . ogni singolo Circolo Censuario ( secondo il progetto ogni Provincia si suddividerebbe in tanti Circoli Censuarii) ed eccezionalmente anche compiuti i lavori in un solo Comune. Con questi provvedimenti spererebbesi di eliminare molti ostacoli, che impediscono l'ultimazione dei lavori. Sono però idonei a raggiungere tale fine? Non credo. Però giova riconoscere che la proposta sola dei me• desimi reca questo grande beneficio di fare conoscere al Paese come l'odierno indirizzo catastale porti all' insuccesso. È equo il provvedimento, che sottrae ad un corpo in parte elettivo la formazione dell'estimo, poi0hè quanto accadde testè in alcune provincie accelerate, nella formazione dell'estimo giustifica la proposta; è equo pure quello, che ammette la revisione dell'estimo, poiché nulla havvi di meno stabile del valore dei prodotti della
168 '1{,IVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALl terra; è equo infine che si abbia ad attivare il catasto appena ultimato, altrimenti non si può conservare, ed in tal caso si è sprecato, nell'operazione fatta, tempo e denaro; ma tutte e tre queste proposte mirabilmente valgono a conferma.re ogni giuiiizio contrario ai principii sanciti nella legge 1 Marzo 188ò, ma non raggiungono lo scopo che il Ministro si propone di condurre a compimento il catasto, perchè non eliminano nè l'enorme spesa, nè il lungo periodo di tempo, richiesto dalla formazi0ne di un catasto estimativo particellare. Tempo e spesa richiestll da nn catasto estimativo particellare Un catasto particellare con imposta in base al reddito, come si è incominciato a fare in Italia, richiede un tempo non breve ed una spesa enorme. Abbiamo, anche senza uscire fuori d'Italia, recenti esempii comprovanti tali affermazioni. I lavori di ricensimento della bassa Lombardia, iniziati nel 1877, dovevano essere finiti nel quadriennio successivo, ed a tutt'oggi non sono ultimati. Nel compartimento Modenese i lavori furono iniziati nel 1880 e dovevano compiersi col 1884, e questi a tutt'oggi sono ben lontani dall'essere attivati. Gli stessi lavori iniziati nel 1888 nelle provincie accelerate dovevano essere ultimati nel settennio, ora questo è trascorso, maturato, e non havvi neppure ima sola mappa in tutto il Regno ultimata. Nelle prime relazioni presentate alla Camera, e nelle dichiarazioni fatte dal Ministro e dal Relatore si affermò che per la formazione del catasto occorrevano vent'anni. Questo tempo ormai, per concorde consenso, apparisce affatto insufficiente. Oggidi taluno crede che l'operazione durerà 40 anni, altri 60 anni I Per quanto riguarda la spesa che nella relazione ministeriale dal 83 si preventivava da 50 ai 60 milioni; nella relRzione MèssedagUa si accenna potersi dare debbasiandare alquanto più in là; ma durante la discussione alla Camera venne però fatta la cifra di 100 m,ilioni, quale quella, che segnava il limite massimo della previsione. . Orbene nel 1899 sono già stati spesi dal solo Stato (senza tenere conto dei danari anticipati dalle provincie accelerate, che si dovranno simborsare dallo Stato, nè di qu~lli spesi dai Comuni, dai Privati) 7'4 mi- ~ioni 1 per_ ri,1scire a questo di non avere una sola mappa m tutto 11Regno da prese:i.tare, come modello, ultimata, e, come si legge nella sovraccennata relazione ministeriale: in sostanza, oggi dopo 14 anni dalla siia approvazione, la legge. 1 Marzo 1886, è nella maggio1·e pa1·te del Regno, ancora lontana dalla sua applicazione. Rimangono piw sempre da 1·ilevarsi i 7 decimi della superficie del Regno. Dato che i lavori presentinsi in queste condi ioni appare nient'affatto inverosimile che il costo finale i;er tale operazione ammonti ai 600 milioni. Ora per davvero è da credere che nella situazi, ne della pubblica finanza italiana possa continuarsi in spesa siffatta per riescire fra 50 anni a questo soltanto di perequare un imposta di cento milioni! Stando così le cose, e la durata dell'operazioni ed il costo della spe3a impongono, esigono che si muti sistema. Il Governo che nella relazione afferma: essersi • deciso e portare nuovamente la questione del catasto davanti alla Camera per mettere in luce senza veli e reticenze tutta la verità sul grave problema, doveva prop0rre l'abbandono del catasto estimativo. Questo non fece, sebbene avesse affermato nella relazione come occorresse mutare sistema sollecitamente e seguir_euna via dive1·sada qttella percorsa fin qui. Fu distolto forse da malintesi riguardi parlamentari ma a ciò deve obbligare la forza della pubblica opi~ nione, illuminata sui veri termini, in cui si presenta il problema. Si accennò nella relazione cbe, cambiandosi sistema, i 74 milioni finora spesi pel catasto si dovrebbero considerare come perduti per l'erario, ma si affermò cosa non esatta. Se ciò fosse anche •vero non dovrebbe fare esitare di mutare sistema la tema di perdere i 74 milioni: giacchà proseguendosi nella via avviata i 74 milioni non rappresenterebbero che modesta parte della somma delle decine e decine di milioni, che un catasto particellare sarà per costare il Paese. La spesa oggidì si valuta, tenendo conto del costo dei lavori iniziati, alla bagatella di 600 milioni. Ma si tranquillizzino quelli, che, diventati d'improvviso così teneri per l'erario, non vogliano che si muti sistema per tema che i 74 milioni abbiano ad essere stati spesi inutilmente. Questo non accadrebbe giacchè nelle relazioni dei lavori eseguitisi rilevasi : 1. Che molta parte dei lavori consiste in operazioni trigonometriche e geodetiche, e le maggior parte in operazioni estimative. 2. Che in nessuna provincia è ancora compiuto il ciclo dei lavori catastali. Ciononostante buona parte delle operazicni, quelle cioè che sono necessarie per determinare la vera consistenza dei fondi (l'identificazione dell'oggetto), non sarebbero perdute ma utilizzabili. Ma se anche andassero tutti perduti i 74 milioni, molto meglio limitare a questi il danno che aumentarlo di parecchie altre decine di milioni. La riforma che oggi imponesi si è di abbandonare il sistema del catasto particellare e3timativo e di fare un catasto per proprietà. Tempo e spesa richiesta da un catasto per proprietà con imposta distribuita sul valore venale dei fondi. Il catasto per proprietà potrebbe essere ultimato ed attivato al massimo in un decennio in tutto lo Stato, poichè il rilevamento limitasi solo a 4 m,ilioni di proprietà e subito in ogni Comune appena ultimati i lavori. Mentrechè nel catasto particellare le particelle da rilevare eccedano i 70 milioni, secondo la relazione Messedaglia, in realtà sono in numero molto superiore, nè è dato attivare il catasto quando siano ultimati i lavori in ciascun Comune. Ma un altro grandissimo vantaggio ha il catasto per proprietà, Fimposta facendosi pag<i.re in base al valore venale del fondo, l'estimo si può accertare prontamente ed insieme con poca spesa.. Laddove nel catasto particellare l'imposta distribuendosi in base al reddit ), occorre fare la qualificazione, classificatione e tariffa dei terreni; ciò che richiede molto tempo e molta spesa. • L'imposta in base al valore capitale 1 come insegna il Pescatore, abbonda di documenti e di criterii, che questa ricerca indirizzano per vie piane e sicure al fine, che si propone; non così la ricerca del reddito effettivo, dove invece delle cifre servono di guida sol0 criterii individuali, non sempre spassionati ed impar ziali quanto le cifre. La norma del valore venale, quanto si dimostra più vera razionalmente, altrettanto in pratica riesce più utile e di più sicura e facile attivazione. Presenta ancora questo vantaggio di offrire anche un modo più facile, più carto, mene dispendioso per rendere possibile la revisione dell'estimo. Il catasto per proprietà ba infine il vantaggio di CO· stare assai meno, perchè, come si è visto, richiede meno lavoro, e perchè nella formazione di questo è possibile di servirsi d6ll'opera di liberi professionisti, lcompiutasi la triangolazione, portata magari fino al VI ordine di Ingegneri dello Stato, il rilevamento in ogni Comune può venire dato in appalto), i quali· 1avorano
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