Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 8 - 30 maggio 1900

RIVIST .A BOPOLARE DI POLITIC..A LETTERE E SCIENZE SOCIALI - ma si dimentica che non poche sono le controversie terminate in grazia delle nuoYe correnti pacifiche che pochi anni or sono avrebbero trovato la loro soluzione nella guerra. Se le nuove correnti corrispondono ali' idea di giustizia, se questa non è scompagnata dalla utilità, se colla pace si possono conseguire gli stessi benefici risulta ti che altra volta si ottenevano colla guerra, quanti hanno mente e cuore elevati - e Maffeo Pantaleoni li ha elevatissimi - devono rinvigorire le nuove correnti colla loro azione, e preparare un ambiente 5ociale in cui i criteri immorali o amorali di una volta vengano eliminati e sostituiti da quelli morali, che si sono già delineati sull'orizzonte. *** Lasciamo da parte la giustizia che all'inizio del secolo XX pare debba essere buttata tra i ferrivecchi, e veniamo. alle utilità generale e a quella particolare del1' Italia. Che cosa può temere il nostro paese dalla sconfitta, o sperare dalla vittoria inglesef Il Frassati nella Riforma sociale - cui rispose a suo tempo la Rfoista Pop_olare (1) - un anonimo nella Rivista polit:ca e letteraria (Marzo i900), il Catellani nella Vita internazionale, e.altri, altrove, ripetono la stessa antifona: la sconfitta inglese lascerebbe l'Italia isolata nel Mediterraneo; e, subordinatamente, arresterebbe o impedirebbe qualunque espansione coloniale nostra. Non m'intrattengo sulla portata della vittoria dei Boeri dal _punto di vista della potenza in$lese. Si potrebbe ricordare che alla fine del secolo scorso nella proclamata indif>endenza degli Stati Uniti si vide il .finis Angliae; e si sa che i profeti fallirono. . . Perché oggi la proclamazione della indipendenza del1' Africa australe dovrebbe avere per l' Inghilterra maggiori e più disastrose conseguenze che non abbia avuto un secolo fa un avvenimento tanto analogo a q1'ello temuto oggi f Dalla fine del secolo scorso non è forse enormemente aumentata la potenza e la ricchezza della Gran Brettagna? Come mai, questa, se battuta dai Boeri, potrebbe perdere ogni influenza nel Mediterraneo, In un caso solo questa ipotesi si potrebbe verificare: quel caso in cui la guerra si prolungasse tanto da dar luogo a complicazioni europee e ddestasse lo spirito di ribellione in Egitto e nell' India. Ma sta precisamente nelle mani dell'Inghilterra evitare questa catastrofe venendo ad una pace onorevole col valoroso popolo Boero e riacquistando con ciò tutte le simpatie, che va rapidamente perdendo nel mondo civile. Purtroppo l'evento non pare probabile: il jingoismo inglese è tanto folle e svergognato quanto lo chauvinisme francese! Forse si chiarisce peggiore in quest'ora grigia, che attraversa la grande nazione di oltre Manica. In Inghilterra popolo e governo proclamano concordi ed alto, che la guerra non dovrà aver fine se non colla sottomissione incondizionata delle due repubbliche, e qualche giornale arriva a desiderare l'esterminio dei Boeri, anche a costo di far versare torrenti di sangue. Del resto, la pace, ristabilita comunque nell'Africa Australe, non farebbe che procrastinare la catastrofe. Che un popolo di quaranta milioni possa perpetuamente dominare su circa quattrocento milioni di uomini sparsi in Africa, in Asia, in America e in Australia, è proprio cosa inverosimile. Dove più vasto è il dominio - nel1' India - e dov'è più recente - in Egitto - i segni di una non ·troppo lontana riscossa sono numerosi e gravi; la vittoria o la sconfitta nell'Africa Australe non potrebbero che ritardare o accelerare l' esplosione alla quale dovremo essere sempre preparati. E l'Italia deve subordinare la propria esistenza a quella della grandezza altrui? E in queste condizioni di subordinazione perpetua, la nostra sarebbe una vita vissuta nella indipendenza f Non ci pare I D'altronde conosciamo alla prova che cosa valga il dominio dell'Inghilterra sul Mediterraneo. Esso non ha impedito Tunisi, come domani non impedirebbe l'inYasione francese della Tripolitania, se la perfida Albione vi trovasse il proprio tornaconto. Si esalta l'arrivo della flotta inglese in Genova quando Crispi inventò la spedizione francese ... alla Spezia. (1) Il momento di osare o cli rtnsaoire? (RitJistapopolare 15 (}enp.aio 1900), Ma gl' inglesi avranno riso di gran cuore della nostra imbecillità, che fece loro attribuire il merito di un salvataggio contro un nemico immaginario. Se il nemico fosse stato reale, e reale il pericolo per l'Italia, è più che probabile - e il passato autorizza il sospetto - che il gabinetto di San Giacomo si sarebbe inteso col nostro avversario per avere dei compensi, per ottenere la sua ~uona fetta nella ipotetica apartizione del Regno d'Italia. E certo poi che Francesco Crispi, antico e convinto partigiano dell'alleanza inglese, esaltato forse dalla facilità cavalleresca colla quale da Londra si ordinò alla flotta la gita a Genova per impedire lo sbarco francese ... alla Spezia, volle risolutamente tradurre in fatto le proprie aspirazioni e propose formalmente ali' Inghilterra un'azione comune in Tunisia. L'Inghilterra si strinse nelle spalle e rispose: « picche ! ». La politica préconizzata da Pantaleoni, da Catellani, da Frassati, come si vede, non è nuova; ma quando dal dominio inglese nel Mediterraneo, un uomo che voleva trarne i frutti a beneficio dell'Italia tentò di realizzarli, andò incontro ad un fiasco diplomatico colossale per opera e volontà... del1' Inghilterra. Con ragione, perciò, Ouida - un'inglese che ama l'Italia - ammonisce gl' italiani di nulla sperare dall'Inghilterra (Nuova Antologia, 1° Dicembre 1899) e gl' italiani alla realtà sono stati richiamati dalla brutahlà del Chamberlain, che vuole soppressa la lingua nostra in Malta a beneficio della lingua inglesr. Meglio ancora si può scorgere quale e quanta benevolenza abbia l'Inghilterra potente e onnipotente verso l'Italia nella politica coloniale nostra. Non parliamo di San Mun; è certo che se la noslra sospirata alleata avesse mostrato soltanto i denli, la spedizione nostra nella Baia non sarebbe riuscita cosi indecente e così umiliante; tanto indecente e tanto umiliante che soltanto gli italiani possono tollerare il governo che li ha in tal modo disonorati e resi ridicoli .... C'è di meglio,· ossia di peggio, per apprezzare la benevolenza del!' Inghilterra verso d1 noi. Essa ci cacciò nel Mare Rosso, perché cosi le riusciva comodo; ma quando ci trovammo impelagati nella sciagurata impresa africana, non solo l' Inghilterra ci lasciò soli, egoisticamente, negli imbarazzi, ma ci avversò recisamente. La concessione del passaggio per Zeila avrebbe potuto decidere diversamente delle sorti della campagna che termmo ad Adua, eppure ci rifiutò quella concessione, dopo avercela fatta sperare. Delle sue buone intenzioni poi, avevamo avuto prove indubbie alcuni anni prima quando si trattò della delimitazione dell'hinterland o della sfera d'influenza rispettiva. L'Inghilterra trattò l'Italia da nemica, da concorrente coloniale, senza che nemmeno in quella occasione ci sia stato il pretesto delle manovre e delle proteste francesi, come pel passaggio da Zeila. Soltanto questo aggregato di smemorati e d'incoscienti che . si chiama popolo italiano, sui rapporti possibili con l' Inghilterra si può illudere dimenticando i fatti denunziati e le osservazioni di Edoardo Scarfoglio, e l'opuscolo schiacciante contro l'indegna condotta del governo inglese in Africa, del generale Gandolfi, che de visu, quale governatore dell'Eritrea, ebbe occasione di conoscerla e di sperimentarla. (1) L'amico Pantaleoni, che di politica coloniale a base di conquista non vuol saperne, vede altrove il danno che dalla sconfitta inglese verrebbe ali' Italia. Egli teme che alla morte di Francesco Giuseppe gli ottanta milioni di tedeschi li vedremo nel Tirolo ·e a Trieste. A Trieste e nel Tirolo i tedeschi ci stanno già; oggi vi stanno sotto la divisa austriaca, e domani porteranno quella prussiana, un poco fiù caporalesca: ecco la differenza. Sotto il regime deg1i Hohenzollern e con un impero di 80 milioni, forse, a Trieste e nella Dalmazia sarebbe posto un freno più energico all'invasione slava, che, attualmente è peggiore della tedesca, perché fatta da gente più incivile, più fanatica e più intollerante. Comunque, il cambiare di padrone per Trieste e pel Tirolo non sarà una delizia; e l'una e l'altra probabilmente preferirebbero divenire italiani o essere costituiti in zona neutra, quasi a continuazione della Svizzera sino (i) Il Generale Gandolfi narrò le gesta degli inglesi a nostro danno nell'opuscolo: La nostra politica africana. Timori e speranze di un ex funzionario Eritreo. (Imola, 1895). - Ed Scarfoglio trattò l'ars-omento nell' opuscolo: Le nostre cose in Africa e in una serie di brillanti articoli nel Mattino (1895). Lo carfo~lio è africanista e francofol>Q,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==