Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 8 - 30 maggio 1900

'1UP'IS1A PO'POL.dREDI POL111C.A LB1 TERE E SCIENZE S(JC L4.Ll potrebbero riprendere il 15 maggio, cade in una doppia esagerazione: nega da un lato qualsiasi valore al ritiro del Decreto-legge sui provoedimenti poL tici, e ne accorda uno immenso alla riforma del Regolamento interno della Camera. Egli attribuisce ai nostri avversari una premeditazione diabolica, e lascia intendere che un anno di lotta attorno ai provoedimenti politici sia stato consumato per arrivare .... alla riforma del regolamento ! Francamente questo sosp~tlo ch'esce fuori dalle sue amare parole non é degno della sua alla intelligenza. Può essere grandissima, infi11ita la malvagità dei nostri avversari; ma nou é lecito di creder-li tanto scemi da non accorgersi che il risultato ultimo - la riforma ,del regolamento - se avesse tutLa la portala, che le viene. assegnata, l'avrebbero potuto otleuere più rapidamenle, più pacificamente, senza passare attraverso alla discussione dei provoedimenti politici con tutta la serie degli episodi, che hanno discreditato ed esautorato governo e maggioranza, ed hanno invece ingigantito i partiti popolari, cementandone l'alleanza, che sembt·ava irrealizzabile pel passato. Abbiamo deLio che alla rifornia del regolamento - dato che essa fosse stata l'obbiettivo essenziale della reazione - si poteva venire pacUìcamente. Di sicuro: in tutti c'era la convinzione che il Regolamento della Camera dovesse essere modificalo, e se alla riforma si fosse venuti in un momenlo, in cui non c'erano in discussione i proovedimenti polltici, ed essa non fosse stata preceduta da tutti gli episodi che la controdìstinsero, all'Estrema Sinistra sarebbe mancato qualunque pretesto decente e qualunque legittimo .rrfotivo dì opporvisi in modo energico. Con ciò non s'intende negare menomamente l'.importanza del fatto stesso, che scaturisce dalle co'ndizioni speciali della vita pubblica italiana. Le quali fanno sì che, in mancariza delle altre libertà, diviene esiziale qualunque restrizione della libertà della tribuna padamentare: la sola che ci era rimasta intera e maggiore di quella delle altre assemblee legislative. Però non bisogna uscire dalla realtà riducE>ndoa zero la vittoria ottenuta dalla Estrema col ritiro del Decretolegge, per concludere che siamo arrivati alla jine del Parlamento colla riforma del Regolamento. A questa, Governo e Maggioranza vennero, per avere qualche compenso apparente delle sconfitte toccate in un anno di lotte, vera men te epiche e gloriose per l'Estrema : fu una fiche de consolation, che vollero proc~rarsi : ecco tutto. « Ma colla riforma del Regolamento, si dice, faranno passare qualur,que legge reazionaria, compresa la restrizione del suffragio elettorale ». Via! tutto questo non é serio : con o senza tale riforma, se Governo e Maggioranza volessero spingere la reazione agli estremi Yi riuscirebberù in ugual modo, se il paese lo volesse o almeno lo subisse con rassegnazione. Il paese : ecco il pernio vero dì tutte le quistioni, che attualmente si agitano in Italia. . . • È sul paese che Filippo Turati, immemore delle non lontane ed esatte constatazioni sue di una vo!La, s' inganna. Quale esso sia realmente abbiamo detto cento volte; e· ciò che abbiamo scritto riassumeremo nel numero prossimo, nel momento in cui si riaprirà la Camera. Filippo Turati, datosi in preda ad una strana illusione, scrive: « Il governo tiene l'esercito come sul pie~e d~ gue~ra : v~et,a ogni adunanza 1 , sequ_est~a ogni scritto in cui suom 1accento della ver1ta, sc10glte persino un banchetto privato che gli elettori di Mantova offrono al loro deputato. Il Governo sa rnpra quali braci procede ; sa che La rivoluzione che sta_ ora compie11;do 1 pu6 approdare solo ad un patto : che tLpopolo continui a non averne ff; sospetto fìnche essa non sia consumata.»· « Il paese conforta d' istintive simpatie l'Estrema». cc Il paese tollera il bavaglio : non reagisce alle guardie, non assalta le prefetture, non mette l' incendio ai palazzi dei Ministeri. E ben vero, o agenti provocatori; é questa, è questa sola, la vostra forza I « Ma è insieme, forse, la vostra debolezza. Il paese ha molto imparato. Esso ha imparato sopratutto la misura e la forma nella protesta. E una cosa è in lui formidabile: i suoi occhi sono aperti; glieli avete spalancati voi stessi. Si, questo paese addormentato non sarà mai grato abbastanza ai suoi governanti da cinque anm in qua. Essi lo hanno destato a forza. Ora commcia a capire ; presto capirà ogni cosa. » Vorremmo essere convinti che il paese abbia cominciato a capire ed abbia aperto gli occhi; ma purtroppo siamo persuasi che questa operazione di cataratta sia appena iniziata in grandissima parte d'Italia, e riuscita soltanto in qualche zona della Lombardia e delle limitrofe regioni. Il paese non ama la situazione presente, odia gli uomini che dominano e qualche altra cosa ancora; ma esso è in tali condizioni di energia morale e di coltura, che non sa quello che vuole; e dove e quando lo sa, non si vuol dare la menoma pena dì ottenerlo col benché menomo sforzo, col più lieve sac,rifizio I Del resto, che questa sia la realtà s' intravvede dalle parole dello stesso Turati, che pur riguardano la parte più v'iva e più sana del paese: « Le gazzette democratiche e socialiste, egli scrive, riprodus~ero il manifesto dell'Estrema Sinistra, ma non parve che dello spirito suo esse si siano penetrate ...:.... La lotta contro il governo è condotta avanti col solito stile, colla solita allegra fioritura di « plausi » all'Estrema eletta cui azione sembra che La sola parte coreografica abbia interessato il gran pubblico : colla solita parolaia prodigalità di frizzi contro il < compagno » Pelloux e dì proteste contro i deputati «forcaiuoli >>. Ma un lavoro organico, intenso, effkace di volgarizzazione e di apostolato - al quale il Manifesto dell'Estrema forniva la traccia - inteso a rendere conscio il paese del pericolo che corre, dell'abisso sul cui orlo si trova, non fu ancora iniziato, 11ési vede segno nell'aria che debba iniziarsi.» E Romeo Soldi, nel combattere la opportunità di un Congresso socialista, rincalza colla critica dell'azione del partito, le cui energie vede dirette allajabbrica dei candidati e non al lavoro sostanziale dell'educazione della massa. Turati gli dà ragione é lo loda delle dure verità enunziate. Ma Romeo Soldi non si contenta delle staffilate date ai suoi amici, e incidentalmente fa sua la differenza che nella Rivista venne rilevala tra l'ostruzionismo austriaco ed italiano e conclude: « Così si arriva fino al momento nel quale Filippo Tllrali deve lamentarsi che, mentre alla Camera i deputati combattono colle unghie e coi rostri, nel paese .... si applaude. Qual differenza da Vienna, dove il giorno successivo a quello nel qua le il Daszynski pigliava a schiaffi il Presidente della Camera, centomila uomini stavano davanti al Parlamento, ed altre centinaia di migliaia si riunivano in tutte Le cittèi per dimostrare col fatto che quegli schiaffi non erano stati dati da un deputato, ma da tutto un popolo! » Tutta la differenza, in ultimo, tra quello che sono e quello che dovrebbero essere il paese e il Pal'lamento in Italia, si potrà avvertire chiaramente da ciò che Giuseppe Renzi scrive sul Par-lamento e sul paese del secolo XVII in Inghilterra. (Nel campo dello Storia). Il Parlamento inglese,. nota l'amico nostro, sostenne una lotta vigorosa contro Carlo. I e contro i suoi ministri, Conte di Bukingham e Duca di Strafford. Il Parlamento inglese riuscì a far cadere dal patibolo la lesta di Strafford, come preludio alla decapitazione del Re. Il Parlamento inglese rifiutò l'autorizzazione a _procedere contro Hampden, Pym, Holiis, Strode e Hasler1g benché il Re fosse andato in persona a. domandarne l'arresto. Il Presidente Senthall si 1·ifiutò dì dire al Re se essi erano nell'aula. Che cosa avviene nel Parlamento italiano? La sua maggioranza - e non piccola - decreta ripetutamente la propria diminuzione, inghiotte serpenti vivi, come disse Irnbriaui. Il Parlamento italiano non ha bisogno che il Re in persona s'incari(:hi a chiedef'gli l'arresto dai deputati; basta che la domanda venga da un usciere, e viene subito accordata - o meglio viene legalizzato l'arresto già avvE>nuto.In Italia al posto di Senthall abbiamo il Presidente Colonibo, che pur di fare cosa grata al PresideuLe'·del Consiglio ed alla maggioranza, indosserebbe l'uniforme di birro. Ma questa differenza tra i due Parlamenti ha la sua base fondamentale nella differenza tra i due popoli. Il popolo inglese fu sempre col Parlamento nella lotta contro Carlo 1° e contro i suoi ministri. I cinque deputati;

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