~IVIST A POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI pel possesso delle migliori colonie, fu tra la fine del seC?lo XVIII e il principio del ;,..IX. Da tutte due le parli s1 era tornati al divielo più rigoroso all'importazione e al mercantilismo commerciale, e cos·1 tenaçementc, dhe alcune leggi superarono di gran lunga quanto si era falto. dai ministri mercanlilisti del secolo XVIII, con maggior durezza e danno, poi, a causa. delle mulate condizioni internazionali. I successi dell'Inghilterra e la conquista delle colonie furono i fondamenti della sua egemonin commerciale. L'esporlazione che nel I770 era stata di 15.9 milioni di slerline, salì nel 1815 a 60.9 J:1ilioni, menlre la Spagna perdeva 15.8 milioni di sl.erlme; la Francia 10.1; il Portogallo 6.2 ; l'Olanda 4.4. - Un concelto più ideale e più umano della lolla economica ad oltranza fra nazioni si manifestò dal 1726 al 1860 concetto contrario al precedente, forse troppo unitale~ raie, ma ulite come reazione. Vinse così la teoria che si dovesse tener lon '.ana Ia lotta delle po lenze politiche dalla vita economica e dalla ripartizione internazionale del lavoro: e nel periodo di pace che va dal ·1885al 1860 e al 1870, sembrò che ogni invidia commerciale fra nazioni fosse scomparaa. La dottrina del libero scambio trionfava dal 1852 al 1870 in Inghilterra con Peel, Gladstone e Palmerslon; Napoleone II[ dava alla Francia il più largo sistema doganale; l'Austria, la Germania l'Italia, da poco formata, venivano senza riserve al ~uovo sistema, e, persino la Russia modificava le sue tariffe. Col vapore, i piroscafi, le ferrovie, sembravano un anac~·oni mo le ~arriere doganali, e Gladstone. disegnò p.3rsmo _le co]ome co~e u~ p~sante fardello di cui bisognava disfarsi. Ma le illus10m non tardal'ono a svanire e gli entusiasmi per liberi rapporti economici dell'Uma'nità si tramutarono in gravi disgusti. La statistica dimostrò che i~ libero commerc}o •er_a stato as~ai più utile alle grandi potenze come 1Inghilterra, ant1chè alle piccole. La concorrenza frumentaria d'oltremare, l'aumenlo della pop?lazio?e ~ dei_prosressi t~cnici fece sorgere ~appertutto il_des1der1? d1. a_ssicurare Il proprio mercato mterno. Russia e Stati Umt1 vollero creare subito una grande industria interna e chiusero ermeticamente le porte; le colonie inglesi fecero altrettanto : il Canadà nel 1878-87, l'Australia nel 1878-92. La Francia dovelte cedere, e la Germania, l'Austria, l'ltalia tornarono agli alti dazi d'importazione, mitigati dalla legge 1892-93 ma sempre fedeli, in fondo, al doppio principio del proteziomsmo agrario e industriale. L'Inghilterra restò ferma nella politica liberistica, ma imponendosi col monopolio dei cavi transatlantici, con le stazioni carbonifere e col gigantesco accrescimento della marina da guerra ed estendendo il suo dominio da 12.6 milioni di chifometri quadrati ~el 1866 a _278 milioni di chilometri quadrati del 1875, 11che eqmvale a 30 volte la grandezza dell'impero tedesco. La politica in~lese imperialistica tende a procurarsi il regno del mondo escludendo o soffocando gli Stati Uniti e la Russia. I progressi della tecnica e del commercio hanno ciò reso necessario, ma con que- ~t~ riparlizioI?e del mondo sorge un nuovo sistema poht1co eC'onom1co.Occorre che Germania, Francia e Italia facciano senno perché le tre grandi potenze minacciano annientare le minori. Chamberlain stesso l'ha detto ?h~ i g!·andi Stali ~~b~ono _diventare sempre più grandi e 1 p1ccoh sempre pm p1ccoh. Il dovere della Germania dell'Austria e dell'Italia è di armare una grande flotta~ di unirsi, se è possibile, alla Francia per impedire il processo di assorbimento che porterebbe come finale conchiusone, alla distruzione di queste nazioni. (Jarbuch fur Gesetzgebung Verwaltung und Votkswerthschaft). Albert Bonnard: Giornalei giornalisti. Il ~iornale è divent~to alla. fine del XIX secolo il più attivo veicolo del pensiero scr1Lto, perché esso é il più leggero, il più ra - pido, _il più econo~ico. ~l. libr~ non pu? procurll.!'e al pubbh'?o le medes~me g101e e 1_medes1m1 profitti rnlellettuah, perché pm costoso e più lungo a leggere più difficile a comprendere, perché necessita uno sforz~ che il passante non ha né il gusto, né il coraggio, né talvolta la facoltà di tentare. li giornalista è stato paragonato al. venditore al minu.Lo.La diffusion_e del giornale generalizza tutte le conoscenze, le volgarizza ; ma anche ciò ha gener~to molti inconvenienti. Gli spiriti pigri abbandonano già ogni lettura lunga e prolungata, e già ci i;i arresta dinanzi ad un articolo che sorpassi le 3 colonne, e se non è spezzato, poi, da segni tipografici visibili e da frequenti capoversi, si mette da parte. Il giornalismo è onnisciente, onnivedente, onnipotente: migliaia d'uomini relativamente colti hanno avuto da esso tutlo i 1 loro bagaglio intelleltuale. La responsabili Là quindi dei giornalisli è straordin:lria, e la loro educazione intellettuale, morale, estetica, letteraria costituisce uno dei più g:andi interessi ~ociali. In Inghilterra la stampa ha ragg1unlo_U1f~spans1?~e enorme. Cerli gio1·na~i. sono dei yolum1. E 1mposs1b1le che un abbonato del Times trovi 11 tempo per leggerlo tutto. L'amministrazione è così importa_nLe e complicata come quella di una grande officina, 1 suoi redatto1·i sono cenlinaia, e il suo bilancio è di mili~ni. Il gio1:na)e.ingles':l tiene alle in/orma::ioni; il fatto domrn~ sul g1ud1z10.Se il_fatt? domma la stampa inglese, 11 documento ha 11primo pos· o nella stampa tedflsca. Su tutte le questioni essa dà il parere deo-li al. ~ri; ':' ~ res?cont! delle _as~~mbleesono quasi. dappe~tutto 1dent1c1 e duna imparzialtta note•·ole. Negli articoli si fanno i commenti. In Francia tutti que!li che tengono la penna in mano sono giornalisti. Si cerca, senza trovarlo un grande scrittore che sdegni di mettere la sua firm~ ad un articolo di un giornale, e i giornalisLi, poi, che sono scrittori, costituiscono una vera legione. Per fare un buon artico_lo n~n basta conoscere il soggetto, occorre del savotr fatre, quanto del sapere. Bisogna concepire nettamente ciò che si vuol dire, dirlo chiaramente, brevemente e con termini che facciano impressione. Chi si ferma ai preamboli, chi espone perché dirà la tal cosa o tacerà la tal altra, non è un giornalista : è inuLile far pnrte al lettore del proprio lavoro mentale. L'articolo deve ?altare a piè pari nel soggetlo e, subiLo, enunciare la tesi, l'apprezzamento, il fatto che intende sviluppare. 'Un buon articolo di polemica comincia così con la sua c~nclusione: il seguito sviluppa, spiega, amplifica, giu- ?hfica l'asserziorie del principio, strozza le obbiezioni e 1 contrf\dittori. E così che uomini capaci di scrivere un eccellente trattato sono impotenti a fare un articolo di due colonne. E il viceversa è ancora più vero. A forza ~i condensare,_ prcci,sare, semplificar.e, il giornalista perde 1arte ~elio sviluppo: n~a!1c8:dell'umo ne e dell'ampiezza che esigono le compos1z10m estese, trascura le Lran1::izioni, i passaggi. Per lo splendore della forma, il nervo e la precisione del pensiero, la stampa parigina è, 11el suo insieme, senza rivali, ed é triste pensare ,~he tanti c~pi d'_opera ~i spirito, di buon senso, di vigore e d'ind1gnaz1one, vivano dalla sera alla mattina. Io credo che le qualità dei giornalisti francesi derivino perché non sono anonimi. Dei giornali che combinassero le qualità della stampa inglese, tedesca e francese sarebbero molto vicini alla perfezione. Seguendo Clemenceau attraverso 1~ sua polemica quo~idiana lo _si vede proiettare su una v~~ t~nebrosa, da cm no!1 d~v1_a~ai, una luce sempre p1u viva. Perché f Perch egh rrnmsce eminentemente le qualità del sapere, dello spirito, dello slile e del metodo, troppo spesso sparse, che costituiscono un giornalista completo. (Bibtiotheque Universelle et Revue Suisse, 7 aprile). Samuel Cornut: Il tunneldel Sempione. In tutta l'intrapresa del traforo, più ancora del tunnel ciò che c' intere~sa _è l'op_e~aio_c~e vi lavor!l· I terra_zzieri, i muratori e 1 mmator1 1taham sono quelh che formscano la maggior parte della mano d'opera. A Naters, negli alloggi operai 5, 6, 10 do~mi_tori, da 4 o 5 let~i ciascuno, fanno cap~ ad un corr1do10 _coml!ne, ove s1 è trovato pure il posto per collocare ~e1 let~1 da ca~po. ~on ~n_ospazio è perdut?·. Le pare~1 spar1~c~no dietro 1 vestiti, le scarpe, •le vahg1e che gh operai v1 appendono, e che costitmscono tut~o _il lor? avere. L'a!logg10 co_sta a~l'operaio 20 centesimi al g10rno, ma ciascuno di essi deve dividere il !ett? CO?,un altro. Un pane costa 35 cent., il vino 10 cent. 11_bicchiere, le paste da 25 a 30 cent. la porzione, la mmestra a brodo 15 cent., la carne, 30, il caffè e latte 20, ossia, come spesa giornaliera, 2 lire e 35, di front~ ad un guadagno di L. .3,50 che raggiunge le 5 lire col lavor~ che ciascuno fa più del ,:ninimum obbligatorio. Gli operai sono ora 2000, e lavorano 8 ore al giorno, .divisi in due gruppi, uno dalle 2 alle 10 di sera, e l'altro. dalle 6 del mattino alle 2 dopo mezzogiorno. Prima di penetrare nel tunnell io gettai un colpo d'occhio alle diverse officine Delle potenti lampade elettriche inondano dappertutto la luce. Presso l'entrata v'è l'officina delle macchine. Nei primi mesi vi erano 3 enormi caldaie che generavano il vapore che faceva andare le pompe ma oggi sono state sostituite da 2 turbine che sarann~
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