RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI AnnoVI. - N. 8. Abbonamento postale Roma30 Maggio1900. Simme~Uca la lezio~ellceose ? I nostri lettori rammenteranno gli articoli che abbiamo consacrato alla l_ezi?ne delle cose (31 gennaio e 15 marzo 190\)). In essi c1 rallegravamo vivamente della trasformazione che gradatamente si andava maturando in sen~ al_partito socialista italiano per opera sopratutto d1_F1hppo _Turati. Oggi dobbiamo far manHesto il ramm~rico ~he e! ha procurato l'ultimo numero della Critica sociale. V1abbiamo letto due eccellenti articoli di Romeo Soldi e di Giuseppe Renzi, che collimano interamente ~on ci? che da anni abbiamo sostenuto; ma in pari tempo m altri due, che portano la firma del direttore, (La fine ' il dissenso suo dalla grande maggioranza: dell' Estrema, palesato energicamente nelle ultime riunioni della Sala Rossa, contraddicendo nella sostanza a quei criteri direttivi che aveva sostenuto precedentemente, e che noi avevamo esposto e commentato con sincero compiacimento nei due citati articoli. . . . . Questa è la verità che ci addolora : Fihppo Turati s1 è schierato addirittura tra gli afficionados delle corride e vi ha preso posto lasciandosi alla destra Il Mattino di Scarfoglio ed alla sinistra gli amici del!' ltalia nuova di Roma e di qualche altro giornale. settimana!€: repubblicano della provincia: - del Mattino messosi m contra~- dizione improvvisa colla bella e vigorosa campagna m pro dell' ostruzionismo sostenuta dal suo corrispondente Cantalupi, e dell' Italia nuova; giornali che llttendevano e speravano dall'Estrema atti più gravi e più traL'eroismo della consorteria milanese. (1) I \ i ~ f 11 Sempre prepotente e malvagia dietro le bawnette .. ,., ...non trova un pupazzo qualunque da opporre ai socialisti nelle elezioni. (Uomo di pietra di Milano). (i) La vittoria del nostro carissimo amico e collaboratore Ettore Ciccotti (nel collegio di Milano non farà rinsavire quella consorteria. N. d. R. del Parlamento, Le ultime giornate - note parlamentari) si scor,sono evidenti lé tracce di questo fenomeno doloroso: della dimenticanza della lezione delle cose. Anche Filippo Turati, mente lucida e penetrante, sembra in essi affetto da daltonismo intellettuale e da amnesia - carattere patologico essenzialmente italiano - che vogliamo augurarci transitori, di brevissima durata. Il nostro Barzilai nel precedente numero della Rivista p_opolare aveva constatato f'he ci erano gli a.fficionados delle corride ch'erano rimasti malcontenti dell'ultimo atto dell'ostruzionismo, eh' era riuscito a coninvolgere nella sua azione e nel suo metodo tutta la sinistra costituzionale e qualche membro della destra - risultato cotesto, insperabile qualche mese fa, e di una immensa portata politica ; ma non poteva, certo, immaginare che, a fatti compiuti, e quando c' era stato il tempo di apprezzarli al giusto, Filippo Turati avrebbe reso pubblico g1c1,che non sia stato l'abbandono dell'auletta il giorno 3 aprile. Se le recriminazioni e i rimpianti, avessero soltanto un valore critico e retrospettivo noi non li rileveremmo; ma sentiamo il dovere di fermare su di essi la nostra attenzione e quella dei nostri lettori, perché quelle recriminazioni e quei rimpianti, a brevissima scadenza, possono esercitare la loro influenza sull'attitudine che l'Estrema potrà prendere alla riapeetura della Camera. Come si può scorgere non discutiamo per amore di polemica, ma per interesse vivissimo di una questione di palpitante attualità. * "" Filippo Turati per riuscire alle sue conclusioni pessimiste, e risalire alla indicazione VHga dei propositi che si avrebbero dovuto adottare il giorno 3 aprile, e che si
'1UP'IS1A PO'POL.dREDI POL111C.A LB1 TERE E SCIENZE S(JC L4.Ll potrebbero riprendere il 15 maggio, cade in una doppia esagerazione: nega da un lato qualsiasi valore al ritiro del Decreto-legge sui provoedimenti poL tici, e ne accorda uno immenso alla riforma del Regolamento interno della Camera. Egli attribuisce ai nostri avversari una premeditazione diabolica, e lascia intendere che un anno di lotta attorno ai provoedimenti politici sia stato consumato per arrivare .... alla riforma del regolamento ! Francamente questo sosp~tlo ch'esce fuori dalle sue amare parole non é degno della sua alla intelligenza. Può essere grandissima, infi11ita la malvagità dei nostri avversari; ma nou é lecito di creder-li tanto scemi da non accorgersi che il risultato ultimo - la riforma ,del regolamento - se avesse tutLa la portala, che le viene. assegnata, l'avrebbero potuto otleuere più rapidamenle, più pacificamente, senza passare attraverso alla discussione dei provoedimenti politici con tutta la serie degli episodi, che hanno discreditato ed esautorato governo e maggioranza, ed hanno invece ingigantito i partiti popolari, cementandone l'alleanza, che sembt·ava irrealizzabile pel passato. Abbiamo deLio che alla rifornia del regolamento - dato che essa fosse stata l'obbiettivo essenziale della reazione - si poteva venire pacUìcamente. Di sicuro: in tutti c'era la convinzione che il Regolamento della Camera dovesse essere modificalo, e se alla riforma si fosse venuti in un momenlo, in cui non c'erano in discussione i proovedimenti polltici, ed essa non fosse stata preceduta da tutti gli episodi che la controdìstinsero, all'Estrema Sinistra sarebbe mancato qualunque pretesto decente e qualunque legittimo .rrfotivo dì opporvisi in modo energico. Con ciò non s'intende negare menomamente l'.importanza del fatto stesso, che scaturisce dalle co'ndizioni speciali della vita pubblica italiana. Le quali fanno sì che, in mancariza delle altre libertà, diviene esiziale qualunque restrizione della libertà della tribuna padamentare: la sola che ci era rimasta intera e maggiore di quella delle altre assemblee legislative. Però non bisogna uscire dalla realtà riducE>ndoa zero la vittoria ottenuta dalla Estrema col ritiro del Decretolegge, per concludere che siamo arrivati alla jine del Parlamento colla riforma del Regolamento. A questa, Governo e Maggioranza vennero, per avere qualche compenso apparente delle sconfitte toccate in un anno di lotte, vera men te epiche e gloriose per l'Estrema : fu una fiche de consolation, che vollero proc~rarsi : ecco tutto. « Ma colla riforma del Regolamento, si dice, faranno passare qualur,que legge reazionaria, compresa la restrizione del suffragio elettorale ». Via! tutto questo non é serio : con o senza tale riforma, se Governo e Maggioranza volessero spingere la reazione agli estremi Yi riuscirebberù in ugual modo, se il paese lo volesse o almeno lo subisse con rassegnazione. Il paese : ecco il pernio vero dì tutte le quistioni, che attualmente si agitano in Italia. . . • È sul paese che Filippo Turati, immemore delle non lontane ed esatte constatazioni sue di una vo!La, s' inganna. Quale esso sia realmente abbiamo detto cento volte; e· ciò che abbiamo scritto riassumeremo nel numero prossimo, nel momento in cui si riaprirà la Camera. Filippo Turati, datosi in preda ad una strana illusione, scrive: « Il governo tiene l'esercito come sul pie~e d~ gue~ra : v~et,a ogni adunanza 1 , sequ_est~a ogni scritto in cui suom 1accento della ver1ta, sc10glte persino un banchetto privato che gli elettori di Mantova offrono al loro deputato. Il Governo sa rnpra quali braci procede ; sa che La rivoluzione che sta_ ora compie11;do 1 pu6 approdare solo ad un patto : che tLpopolo continui a non averne ff; sospetto fìnche essa non sia consumata.»· « Il paese conforta d' istintive simpatie l'Estrema». cc Il paese tollera il bavaglio : non reagisce alle guardie, non assalta le prefetture, non mette l' incendio ai palazzi dei Ministeri. E ben vero, o agenti provocatori; é questa, è questa sola, la vostra forza I « Ma è insieme, forse, la vostra debolezza. Il paese ha molto imparato. Esso ha imparato sopratutto la misura e la forma nella protesta. E una cosa è in lui formidabile: i suoi occhi sono aperti; glieli avete spalancati voi stessi. Si, questo paese addormentato non sarà mai grato abbastanza ai suoi governanti da cinque anm in qua. Essi lo hanno destato a forza. Ora commcia a capire ; presto capirà ogni cosa. » Vorremmo essere convinti che il paese abbia cominciato a capire ed abbia aperto gli occhi; ma purtroppo siamo persuasi che questa operazione di cataratta sia appena iniziata in grandissima parte d'Italia, e riuscita soltanto in qualche zona della Lombardia e delle limitrofe regioni. Il paese non ama la situazione presente, odia gli uomini che dominano e qualche altra cosa ancora; ma esso è in tali condizioni di energia morale e di coltura, che non sa quello che vuole; e dove e quando lo sa, non si vuol dare la menoma pena dì ottenerlo col benché menomo sforzo, col più lieve sac,rifizio I Del resto, che questa sia la realtà s' intravvede dalle parole dello stesso Turati, che pur riguardano la parte più v'iva e più sana del paese: « Le gazzette democratiche e socialiste, egli scrive, riprodus~ero il manifesto dell'Estrema Sinistra, ma non parve che dello spirito suo esse si siano penetrate ...:.... La lotta contro il governo è condotta avanti col solito stile, colla solita allegra fioritura di « plausi » all'Estrema eletta cui azione sembra che La sola parte coreografica abbia interessato il gran pubblico : colla solita parolaia prodigalità di frizzi contro il < compagno » Pelloux e dì proteste contro i deputati «forcaiuoli >>. Ma un lavoro organico, intenso, effkace di volgarizzazione e di apostolato - al quale il Manifesto dell'Estrema forniva la traccia - inteso a rendere conscio il paese del pericolo che corre, dell'abisso sul cui orlo si trova, non fu ancora iniziato, 11ési vede segno nell'aria che debba iniziarsi.» E Romeo Soldi, nel combattere la opportunità di un Congresso socialista, rincalza colla critica dell'azione del partito, le cui energie vede dirette allajabbrica dei candidati e non al lavoro sostanziale dell'educazione della massa. Turati gli dà ragione é lo loda delle dure verità enunziate. Ma Romeo Soldi non si contenta delle staffilate date ai suoi amici, e incidentalmente fa sua la differenza che nella Rivista venne rilevala tra l'ostruzionismo austriaco ed italiano e conclude: « Così si arriva fino al momento nel quale Filippo Tllrali deve lamentarsi che, mentre alla Camera i deputati combattono colle unghie e coi rostri, nel paese .... si applaude. Qual differenza da Vienna, dove il giorno successivo a quello nel qua le il Daszynski pigliava a schiaffi il Presidente della Camera, centomila uomini stavano davanti al Parlamento, ed altre centinaia di migliaia si riunivano in tutte Le cittèi per dimostrare col fatto che quegli schiaffi non erano stati dati da un deputato, ma da tutto un popolo! » Tutta la differenza, in ultimo, tra quello che sono e quello che dovrebbero essere il paese e il Pal'lamento in Italia, si potrà avvertire chiaramente da ciò che Giuseppe Renzi scrive sul Par-lamento e sul paese del secolo XVII in Inghilterra. (Nel campo dello Storia). Il Parlamento inglese,. nota l'amico nostro, sostenne una lotta vigorosa contro Carlo. I e contro i suoi ministri, Conte di Bukingham e Duca di Strafford. Il Parlamento inglese riuscì a far cadere dal patibolo la lesta di Strafford, come preludio alla decapitazione del Re. Il Parlamento inglese rifiutò l'autorizzazione a _procedere contro Hampden, Pym, Holiis, Strode e Hasler1g benché il Re fosse andato in persona a. domandarne l'arresto. Il Presidente Senthall si 1·ifiutò dì dire al Re se essi erano nell'aula. Che cosa avviene nel Parlamento italiano? La sua maggioranza - e non piccola - decreta ripetutamente la propria diminuzione, inghiotte serpenti vivi, come disse Irnbriaui. Il Parlamento italiano non ha bisogno che il Re in persona s'incari(:hi a chiedef'gli l'arresto dai deputati; basta che la domanda venga da un usciere, e viene subito accordata - o meglio viene legalizzato l'arresto già avvE>nuto.In Italia al posto di Senthall abbiamo il Presidente Colonibo, che pur di fare cosa grata al PresideuLe'·del Consiglio ed alla maggioranza, indosserebbe l'uniforme di birro. Ma questa differenza tra i due Parlamenti ha la sua base fondamentale nella differenza tra i due popoli. Il popolo inglese fu sempre col Parlamento nella lotta contro Carlo 1° e contro i suoi ministri. I cinque deputati;
'JtIVISTA POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 14; di cui il Re voleva l'arresto, •fuggiti momentaneamente dalla Camera, poco dopo tornarono a Westminster in trionfo e scortati dal popolo armato, che voleoa ad ogni costo safoare le proprie liberta e quelle del suo Parlamento... Ebbene : una parte del popolo in Italia vorrebbe soppresso il Parlamento; in quanto ad armarsi per difenderlo, c'è da sbellicarsi dalle risa al pensarlo; quello di Roma poi non preparerebbe ai suoi membri che trionfi rallegrati colla musica che delizia Piazza Navona la sera della Befana I ... * Concludiamo. Di fronte all'ultimo atto dell'ostruzionismo che si compì il giorno 3 aprile si comprendono l'indignazione e il disappunto di Scarfoglio pel mancato spettacolo di estrema violenza condita di sangue. Senza malignare sulle sue recondite intenzioni, senza supporre che a tale estremo desiderasse che si venisse nella speranza di vedere materialmente schiacciata l'Estrema, verso la quale non ha alcuna simpatia, si spiegano, ripetiamo, le sue predilezioni per uno spettacolo tragico - e la tragedia, si sa, ha sempre un lato comico - colle idee estetiche, alla D'Annunzio, ch'egli porta nella politica. Ci riesce invece primo tra tutti Filippo Turali - a farsi belli della calma predicata, raccomandata, inculcata; furono essi a gettare acqua ghiacciata e non olio o pece, sul fuoco che quà e là accennò a divampare .... E quando si sono lasciate sfuggire - e non ce ne rammarichiamo, del resto, per ragioni che abbiamo più \TOiteesposte - in un solo decennio tre grandi occasioni per fare o tentare cose serie, tragiche e risolutive, si rimpiange che queste non siano state iniziale entro l'auletta di Montecitoriof Via I Ciò non è serio. -Lungi da noi il maligno sospetto che entro !'Auletta si avesse voluto rappresentare addirittura una parte scenica per passare da eroi - e sappiamo che nell'Estrema ci sono dei leoni autentici, che l'avrebbero rappresentata per davvero ~ con poco pericolo e con poca sofferenza ; ma è certo che guesti ajfi.cionados dello spettacolo violento che militano nei partiti popolari si mostrano in questa occasiorre affetti da daltomsmo nella percezione della reali à. Perché il tentativo entro l'auletta ave,-se avuto con sé la logica e la serietà sarebbe, slalo necessario che il· grido di protesta contro un governo stollo ed abbietto avesse trovata una eco quslsiasi, anche minuscola, in piazza di Montecitorio. Ai deputati pronti a farsi ammazzare pel proprio dovere TRE PROOESSJ .... R()NTG-EN PROCESSO NOTARBARTOLO PROCESSO ACCIARITO PROCESSO DI VITERBO • Dove i raggi Rontgen mostrano l' interno di una caserma, con carabinieri che lavano i corpi di reato per farvi scomparire le traccie di sangue. Dove si vede l' interno di un reclusorio, nonché il direttore che ubbriaca i detenuti per far loro inventare complotti. Interno di un ufficio di Procuratore del re che obbliga un teste a deporre il falso con promessa di impunità. assolutamente incomprensibile il malumore di un uomo come Turati e degli amici dell'Italia nuova. L'uno e gli altri dovrebbero rammentare che se qualche cosa di più serio, di più tragico, di più risolutivo potevasi tentare lo si avrebbe dovuto nel 1893-94 quaudo la Sicilia pareva in fiamme; nel 1896 quando dopo Abba Garima tutte le forze e tutte le istituzioni, che s'impongono e si sovrappongono al paese, erano nel momento della massima debolezza e del massimo discredito; nel t898 quando il tumulto per fame materiale e per malcontento morale e politico da Bari, att1·averso Firenze ed alla mite Tescana si propagava sino in Lombardia e faceva sentire la voce del cannone in Milano. Ebbene: nel 1893-94 tutta Italia si scagliava conti·o la Sicilia, cui si attribuivano abilmente tendenze separatiste; e nel biasimo erano della partita anche i progressisti, mentre i socialisti nicchiavano o compiangevano o quasi sconfessavano i Fasci; nel 1896i socialisti pensavano ancora che la repubblica non valeva la pena di fare una rivoluzione e, quasi canzonando, dicevano ai repubblicani che questa doveva essere affare eslusivamente loro, mentre essi volevano guardare dalla finestra, riserbandosi, se la frittata fosse riuscita ben cotta, di assaggiarla o di prendersela tutta qu&nLalasciando a bocca asciutta i cuochi - i repubblicani - che l' avrebbero cucinata; nel 1898, infine, furono proprio i socialisti - (Asino di Roma). entro l' auletta dovevano fare riscontro i popolani che sent.ivano ed agivano ali' unisono fuori. Ma purtroppo quando entro l'Aula di Montecitorio con entusiasmo vero e con una solennità che ricordava i momenti più belli di assemblee alla vigilia di una rivoluziune o in piena rivoluzione, si levava il grido di Viva la Costituente! nella piazza, non solo mancavano i centomila cittadini, che a Vienna sottolineavano gli schiaffi da Daszynski dati al Presidente, ma man0avano anche le guardie di pubblica sicurezza .... in borghese. C'era soltanto qualche elettore che aspettava il proprio deputato per chiederg!i con la stessa indifferenza e colla stessa insistenza: un atto di giustizia, un favore, una porcheria .... Agli amici dell'Italia raccomandiamo infine di esaminare, prima di chiedere ai deputali dell'Estrema atti più energici di quelli compiuti smora, se la capitale sia ambiente adatto per inspirarli ed incoraggiarli, se la Roma del 1900 sia al~uanto diversa e migliore di quella Roma del 1870 che Giosuè Carducci ha fotografato con tanto sorprendente ed artistico realismo in una pagina che riassume tutto un grande periodo storico che spiega meglio di un grande trattato di filosofia politica tutta la vita grama e miserevole della Roma contemporanea. LA RIVISTA.
RIPISTA POPOLAREDI POLITICA LETTERE B SCIENZE SOCIALI GIOVANNI BOVIO Pietro Ma_z~ini 1:ella Hu_manite Noiwelle (Ap1·ile), l'interessante r1v1sta rnlernaz10nale direlLa dal noslro collaboratore Hamon, consacra un luno-o studio a Giovanni Bovio; di cui riproduce un rassomio-Jianlissimo rilrallo. L'esame dell'opera politica e scientifica del nostro illustre e caro amico é completo e condotto con finezza di analisi: in ogni pagina si s~nte l'affetto e l'entusiasmo che il filosofo napoletano ha saputo suscitare nello scrittore. Siamo lietissirni che L'Humanité Nouocllc faccia meg_li? conos,!ere all'~stcro_ l'auto:·e di Uomini e Tempi, del ~rtsto alla.festa di Pw·!m e d1 tante altre opere filoso- ~cl!~ ~ p~h~1che, e_cogliamo quesla occasione per fare 1_p1uferY1d1_auguri per l_asua pronta completa guarigione. che gh cons_enLa d1 par-~ec1pare, corn'egli solo sa .e puo, alle pros$1me battaglie parlamentari in difesa della libertà. Per lagiustizia eperlautilità (A proposito della guerra anglo-boera) La mancanza di spazio che ha tiranneggiato la Rivista e la lotta dell'ostruzionismo che ha assorbito me•sino ad o;a m'hann~ im_pedito di tenere _l'a~sunto impe~~o di rispon~ de:e all amico_ e C?llega canss1~0A Maffeo Panta leoni, la cm lettera, smtet1ca e suggestiva, ha avuto il meritato onore_ di richiamar l' allenzione della stampa europea. P_ur ~1spond~ndo alquanto tardivamente, né l' prgomento si é mvecch1ato, né ha perduto affatto di attualità: dura ancora la guerra con alterne vicende e dureranno ancora per molto tempo le ragioni d'unafiscussione viva sulle _ sue cause_ e sul\e sue conseguenz : L'indugio poi mi dà anche ag10 a rispondere ad altri, che per vari motivi • stanno per gl'inglesi contro i boeri. Non é possibile trattare questa: interessante· quistione s_en_z~a_cce_nnare ad un punto di vista che alcuni sociah_st11ta_hame tedeschi hanno esposto manifestando le loro s1mpat1e per gl' inglesi. In Inghil te1·ra, anzi non solo i s~cialisli Partito indipendente del Lavoro e' della Federazwne democratil)a socialista, ma anche le Trade Unious si sono dichiarali contro la guerra scellerata. Vi a~cenno separ~tamente perché non è quello del Pantaleom; lo tocco d~ volo perché, fortunatamente, non é quello della magg10ranza del partito socialista e molto me11:9quello dei socialisti inglesi. . Dicono, adunque, questi dissidenti del socialismo che b~~ogn~ augurarsi. il trionfo dell' Inghilterra per vedere pm rapidamente sviluppare il sistema capitalistico o per n~n _ve~erne, almeno, 11 temporaneo arresto. Quali le rag10m d1 queste _tener~~ze per lo sviluppo del capitalismo é ~oto: n~ vogliono 1mcremento rapido per poterlo soppr1~ner:e più presto, _e vorreb~ero anzi che tutti i capitalisti s1 to:idesserci m uno per poterlo abbattere di un colpo,. tagliando una sol? testa invece di cento. Essi parlano _mnome del m~rx1smo _mum_mi~cato, che aspetta la mas~1ma .concen~raz10ne d_e1?aJ?1lah e la massima proletar1zzaz10ne dei non-cap1tahst1 per vederne sbocciare spontaneamente e fatalmente il colleUivismo. A .costoro ha risposto chi non può essere sospettato df eresia nel social~smo mar·xista, Kar\ Kautsky (1). Non e è da tem~re, eg:h osserva, c~e l_adisfatta dell' Ins-hilterra arres~1 lo sviluppo del capitalismo; nell'Africa mdipendente s1 svolgerà nello stesso modo che nell'Africa mglese. Del resto se la indipendenza dell'Africa dovesse arrestare la marcia del capitalismo, ali' avvenimento bisognerebbe_ prepararsi perché le colonie che raggiungono un ~lto sviluppo economico si distaccano dalla madre patna. L' Am~rica indipendente, soggiungo io, insegna come le colome separatesi dalla metropoli inglese possano progredire in senso capitalistico. * * * E passo all'amico Paotaleoni. Due sono i punti principali che emergono dalla lettera sua e che concordano colle idee da lui stesso manifestate nel Secolo e con quelle sostenute dal Pareto, dal (i) Militarismo e socialismo in Inghilterra. ·(Nella Neue Zeit del 3 Febbraio.) De Vili de Marco e da altri economisti· l O che nel conflitto ai:igl_o-b?~ro s} dev~_astrarre _da qualunque preconcetto d1gmst1Z1a;_2 che l mteresse italiano in particolare ~ q1:1ellodella civiltà in generale devono fare auo-urare 11trionfo dell'Inghilterra e l'esterminio dei Boeri. Attorno a questi due punti altri se ne affacciano che hanno se- ?on1a1:ia importanza e che servono piuttosto a lumeggiaro 1 pr1m1. * "" Maffeo ~a11:tale~ni_anzilut_to dub_it~ che la giustizia - quella degh_ idealifjtt e d~gh utop1sl1 della pace - stia dal lato dei Boeri. Ora 11dubbio su questo punto non dovrebbe più essere possibile. Se Kr·uger si preparava _d?L qualc~e tempo alla guerra, se Kruger anche la prec1p1_,ò, ~gh è, che il Presidente del Transwaal non é un mrnclnone e non volle fare il comodo ~i Chamb_erlain_e di_Cecil. Rhodes, lche avrebbero des1_derato d1 cogliere 1 Boen_ alla sprovvista, per accopparli come hanno accoppato gh Zulù i Cafri ed altri popoli indigeni dell' Africa Australe. ' Kruger si preparò alla guerra, eh' era divenuta inevitabile dopo il br-igantesco raid di Jameson. Se non vi si fosse preparalo sarebbe stato un imbecille che avrebbe las~iat~ prendere _in lr~ppola_ un picco~o _popolo di eroi, C?rne s~ farebbe d1 tanh sorci. Se prec1p1tò la dichiaraz10r_1ed,1gueri~a, agi da sag?ce politico, che v~sto inevitabile I a·,vemmento, prefer1 prendere l'offensiva mentre gl' ~ng!e.si erano deboli, e non voli~ aspettare che la super10nta enorme del numero degh avversari avesse pesato nella bilancia sin dal primo momenlo. L'~SC!-]rsio;1:eJ all?e~on riyelò a tutti quali erano le intenz1om dell imperialismo mglese· e le trattative luno-be ed insid~ose ~i çha~~erlai1~ _con 'Kruger, accompagn~te dal ~ontm1:10If!-VI?d1 r_1~forz_1rnglesi al C1-1pod, istruggono og:1~tra_ccia d1 smcen~a e d1 buona fede nel primo. La ston:i d1 quelle trattative fatta dallo Stead nella Review oj Review, e da tanti altri, prova luminosamente che esse nascondevano una volgare insidia e che si aspettava per. romperle, ?~e gl'inglesi _fossero fbrti al Capo, e eh~ la s1tuaz10ne m1ht~r~ fosse divenuta disastrosa pei Boeri. , In 0uesta stona 11punto nero, la macchia nera, per ! Ingbi!terra o meglio pel suo governo, sta sempre nella mcurs1one J ameson. Se questa fosse avvenuta per semplice_ inizia liva di un qualsiasi filibustiere non avi ebbe ~mphc~to la menoma responsabilità del governo inglese· m ogm_mo~o dato il n1:1merodegli ouitlanders e la po~ tenza d1Ceci! Rhodes, rimaneva in Kruger non il diritto ma il dovere ?i premunir~i contro la ripetizione del di~ sones~o tentati:~· Se non s1 fo~se premunito sarebbe stato o ~n mE:tto politico (! un traditore del propI"io paese. Ma la indecente larva d1 processo fatto al Jameson in Londra mostrò chiaramente che i governanti inglesi non poteva1~0. essere giu_di_cid~l filibustiere, perché ne erano 1 comphc1. La comphc1tà diretta ed attiva con Ceci! Rhod~s, se non del Min_istero inglese, almeno del Chamberlam nelle preparazione del raid, venne dimostrata e commentata dallo stesso Stead nell' accennata rivista e in una apposita pubblicazione, e poi venne ripetuta s~lle col~n!le dell' Independance Belge con maggiore libertà. S1 può osservare a difesa del Chamberlain che la Camera. dE:i Comuni trovò infondate le accuse 'mosse con- ~ro cli 1~1.Accontentarsi di questo giudizio è davvero una rngenu~~à sorprendenl_e. Un ~or-po politico sente sempre - e pm c~e. altrove m Inghilterra.- le influenze della pubblica opm1one; la quale come la pensasse fece intendere colle entusiastiche accoglie!!ze di Londra a Cecil Rhodes ed a Jameson. L'imperialismo col jingoismo si erano impadroniti del popolo e del Parlamento; e dove e:itrano quelle due male bc:st.ie la giustizia imparziale viene scacciata come una intrusa inopportuna (1). Quello (_i~Ai nostri. lett~ri che l'avessero dimenticata ripetiamo la defimz10ne del Jmgoismo data da Stead prima che scoppiasse la presente guerra. « on vi è che una sola buona definizione del Jingoismo ed ~ questa: imperi~i.lisrri,oubbriaco, o se si preferisce il bisticcio: imper~alis,!W pi_a_gin, con una dose maggiore di gin che d'impero. E un 1mper1al1smo avventato, non trattenuto da alcun scusa di. responsab)lità. Un Jingo è gonfiato d'insolenza e di oro-oglio, e 11suo sentimento per la nazione rappresenta ciò che è J'? alcool è per gl'iodividui, e generalmente esso perisce delle conseo-uenze dei propri eccessi. » 0 Il J_ingoismo per Ionh, Morley poi, rappresenta la cupidio-ia del territorio altrui, il disprezzo dei diritti altrui del benessere interno, la violenza nei rapporti internazionali: il tutto sistematica, mente sviluppato ed al massimo grado applicato.
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.AL 14s che valgano i giudizt dei Parlamenti quando sono in giuoco loschi interessi e cieche passioni lo insegnarono gli ordini del giorno votati dalla Camera italiana sulla quistione morale. La giustizia, adunque, stava e resta coi Boeri dal punto di vista del diritto inLernazionale. E che il buon diritto stia dalla parte dei Boeri lo riconosce un illustre cultore del diritto iuternazionale, il Catellani, che non é un sentimentalista, e che dopo avere esaltato il piccolo popolo dell'Africa Australe, fa voti pel trionfo degli inglesi in nome dell'interesse italiano (1). Se i Boeri, poi, a parte il loro valore e il loro eroismo, siano meritevoli delle s1mpatie dei popoli civili e di quanti amano la libertà e la giustizia uguale per tuLLi fu dimostralo in risposta al Demolins qui stesso colle parole del massimo storico vivente dell'lnghillerra: il Froude (2). E lo stesso Calellani saviamente ha osservato che non si chiese mai conto alla Ruo;;sia e alle repubbliche americane dell'uso, che avevano fatto della loro indipendenza. Fa pena vedere, inollre, che s'insista ancora sulle crudeltà dei Boeri contro i Negri: essa è certa e deve condannarsi. Ma non si deve dimenticare che non c' é popolo europeo che sia senza peccato, e che abbia, quindi, il diritto di scagliara la prima pietra contro i peccatori; molto meno di tutti gl'ingles1, che nelle loro co11c1uistenell'Asia, nel!' Australia, nell'Africa e nell'America, dovunque, hanno_ mostrato una efferate1za, una scelleratezza senza pari. E lo stesso Froude che confessa che per ogni Negro ucciso dai Boeri nell'Africa Australe gl'inglesi ne l1anno uccisi dieci! Gl'inglesi proclamarono Villoria loro regina, la Pacifica,. nel Daily News, giornale imperialista, un suo corrispondente. Il linguaggio dei Boeri non è una posa, non é una ipocrisia, é la espressione sincera dei loro sentimenti riconoscrnta dagli inglesi; e basta a farne un popolo moral,nente superiore: superiorità splendidamente riconfermala col trattamento dei prigionieri inglesi.« La indole dell'uomo, dice il Catellani, si riconosce nell' ebbrezza del vino o nei trasporti dell'ira. L'indole di un popolo più manifesta apparisce fra gli orrori della guerra. Inilali già dalle insidie della spedizione Jameson, minacciati ora nella stessa loro esistenza di popolo libero, vilipesi dalla stampa britannica come barbari e fedifraghi, i Boeri hanno pur saputo frenare ogni barbara tendenza di rappresaglia, ed hanno co!ldotto la guerra così da poter dare, anziché riceverne, lezioni all'Europa. Mentre gl'inglesi son bastonati a Lipsia e a Heidclberg, e insulta~i per le vie di Bordeaux, quantunque lo stato di pace perduri fra la Gran Brettagna, la Germania e la repubblica francese, i privati ing'esi hanno continuato a vivere indisturbati a Pretoria ed a Bloemfontein dopo eh' era scoppiata la guerra. I prigionieri vi hanno trovato non solo un trattamento umano, ma una accoglienza cavalleresca; i feriti e i malati furono trattati secondo le regole della Convenzione di Ginevra rigorosamente applicate, e il tratto del generale Cronije, che fa passare ai feriti inglesi la parte migliore dei cibi preparati per le proprie truppe, fa sì che non si debba più lodare soltanto « la gran bontà dei cavalieri antichi ». Ma in questo amore per la pace si deve invece scorgere un caraltere che predestina i Boel'i all~ sconfitta e quando celebrarono il sessantesimo anno del suo regno. La storia, invece, dirà che mai tante guerre, tante conquiste e tante stragi furono compiute quante durante il suo reo-no. Epperò, se le imprese di uno Stato si possono impersonare in un individuo, con maggior ragione un giornale irlandese - l'Irishman, se non erro-rappresentò Vittoria la pacifica come una rapace megera che con una fa ~e in mano portava l'incendio e la devastazione sul mondo. Pelloux e il neo ministro della Guerra. alla scomparsaJ E l'avviso di Pan Laleoni: « il mondo non « é maturo per la pace. [ « pacifici saranno disL1·uttidai « non paci Bei », egli scrive. Pur troppo i sentimenti dei popoli civili verso i popoli inferiori rispondo110 ad ungenerale pervertimento morale; quali siano, però, i sentimenti dei Boel'Ì verso gli uomini - Converr.,bbe ch'io innaugurassi il mio ministero cosa di nu0vo ! Oh no l E innegabile. il progresso morale, sebbene non grande, anche nei rapporti internazionali. L'aggressione brutale dei pacijlct, senza occasione, senza ricercato ed artifizioso pretesto, da parte dei non-pacifici, non é più possibile. E quando i pacUi.ci colla libertà e colla prosperità, saranno forti e valorosi come i Boeri, toglieranno la voglia ai non-pacifici di acon qualche gire brigantescamente. Certo la Svizzera pacif ca non sarebbe facile preda dei non-pacifici vicini; e quando tutti - Insegna ai nostri soldati la mia nuova tattica : quando non si può anelar avanti, si torna indietro. (Successo cli Genova). nella stessa loro faso di civiltà si è potuto apprendere dal loro contegno nobile, generoso, umanilar10 verso i nemici del momento; contegno in contrasto spiccato colla durezza di cuore in molte occasioni dimostrata dai generali e dai soldati inglesi in <1uest.1stessa guerra. E senza tener conto della testimonianza di un ministro nord americano è bene si sappia cbe sono sLati proprio gl'inglesi che hanno reso giustizia ripetutamente ai Boeri con una lealtà, che li onora. Reginald F. Collins, cappellano del- !' esercito ingìese, ad esempio, trovatosi a contatto coi Boeri a Spions Kop, scrisse di loro con vero entusiasmo: « Essi non esultavano pel successo militare; parlavano con angoscia dei sol da Li inglesi caduti; sen Livano raccapriccio della vittoria; !Tialecticevano la guerra presente, eh' è la guerra dei milionari ed esclamava·no: Noi siamo uomini di pace e vogliamo ritornare ai nostri campi, ai nostri focolari (3). Ancora più entusiasticamente ha scritto (1) VUa Internazionclle 5 Aprile. (2) Il oalore sociale dei popoli. Rioisfa popolare Anno VI, N. 6. La Rioista Popolare ha consacrato molti a!Lri articoli ai Boeri, che non c'è bisogoo di ricordare. (3) I Boeri chiamano guerra dei milionari quella che si combatte sui loro campi. Più severi gl'inglesi, n0n ubbriacati dall'imperialismo, dissero tale guerra: guerra di brigcmti, prodotta da una politica omicida eJangosa. « Noi, scrisse il Re,rtnolcl's News paper, denunziamo la violenza contro il Tmoswaal come uno dei più odiosi delitti commessidal governo inglese nella lunga carriera di spogliazione contro i popoli deboli; ed ogni inglese che non protesta contro quesla politica da ladri e da assassini deve essere consideratocome complicee responsabile di ciò che si opera dagli uomini di Downing-StrP.et ». (N. 2557. Settembre 1899). Gl'inglesi, non accecali dal Jingoismo, giustamente consicleci saremo adoperati, nella misura delle nostre forze, a far sì che l'Italia e la Francia adoLLino tutte le istituzioni della vicina repubblica, i pacijici pur coltivando l'ideale di p;iustizia e di moralità internazionale saranno in grado di respingere le scellerate aggressioni dei non-pacifici, poiché il diritto si troverà armato della forza. E ciò si nota e si augura, astraendo da quelle considerazioni tecniche, economiche e psicologiche esposte dal De B'och, che dimostrano sempre più improbnbili le grandi guerr,e europee t1·a popoli civili. Questo é uno degli aspetLi della rruistione della giustizia nel conflitto anglo-boero. SLia essa op{)ur no dal !alo dei Boeri, in definitiva poco import& all'amico Pantaleoni; come poco importava se l'avessero dal lato loro i Romani e i Turchi, Serse o Alessandro, Cesare o Clodoveo, cruando vinsero e soggiogarono i loro nemici. • Il ragionamento rigidamente egoistico, che é comune alla scuola economica del Panlaleoni, e che coincide in ciò coi suoi avversari del rigido materialismo storico, ha un difello: rappresenta un anacronismo e nega tutto il progresso compiutosi nella evoluzione politica e morale. Si deride il Congresso dell'Aja, cui si contrappongono la guerra scoppiala all'indomani e la follia degli armamenti; rauo come fangosa questa guerra provocata e promossa dalla Charterecl Compan.'!, che ha fatto cattivi affari nella Rhodesia e che spera farli migliori - e le sue azioni sono salite vertiginosamenLecolle Yittorie di Lord Roberts! - annettendosi il Transwal. La Rhodesia fu tolta colla frode e colla violenza e Lnnugula re dei MaLabeli: gli stessi mezzi si adoperfl,rono per annettere il l\'Iasonaland. Lei Rioista Popolare fu la prima in Italia a demwziare che il Duca di Fife. genero della Regina, ed altri lord e deputati eran,>azionisti della Chartered Companu,
RIVIST .A BOPOLARE DI POLITIC..A LETTERE E SCIENZE SOCIALI - ma si dimentica che non poche sono le controversie terminate in grazia delle nuoYe correnti pacifiche che pochi anni or sono avrebbero trovato la loro soluzione nella guerra. Se le nuove correnti corrispondono ali' idea di giustizia, se questa non è scompagnata dalla utilità, se colla pace si possono conseguire gli stessi benefici risulta ti che altra volta si ottenevano colla guerra, quanti hanno mente e cuore elevati - e Maffeo Pantaleoni li ha elevatissimi - devono rinvigorire le nuove correnti colla loro azione, e preparare un ambiente 5ociale in cui i criteri immorali o amorali di una volta vengano eliminati e sostituiti da quelli morali, che si sono già delineati sull'orizzonte. *** Lasciamo da parte la giustizia che all'inizio del secolo XX pare debba essere buttata tra i ferrivecchi, e veniamo. alle utilità generale e a quella particolare del1' Italia. Che cosa può temere il nostro paese dalla sconfitta, o sperare dalla vittoria inglesef Il Frassati nella Riforma sociale - cui rispose a suo tempo la Rfoista Pop_olare (1) - un anonimo nella Rivista polit:ca e letteraria (Marzo i900), il Catellani nella Vita internazionale, e.altri, altrove, ripetono la stessa antifona: la sconfitta inglese lascerebbe l'Italia isolata nel Mediterraneo; e, subordinatamente, arresterebbe o impedirebbe qualunque espansione coloniale nostra. Non m'intrattengo sulla portata della vittoria dei Boeri dal _punto di vista della potenza in$lese. Si potrebbe ricordare che alla fine del secolo scorso nella proclamata indif>endenza degli Stati Uniti si vide il .finis Angliae; e si sa che i profeti fallirono. . . Perché oggi la proclamazione della indipendenza del1' Africa australe dovrebbe avere per l' Inghilterra maggiori e più disastrose conseguenze che non abbia avuto un secolo fa un avvenimento tanto analogo a q1'ello temuto oggi f Dalla fine del secolo scorso non è forse enormemente aumentata la potenza e la ricchezza della Gran Brettagna? Come mai, questa, se battuta dai Boeri, potrebbe perdere ogni influenza nel Mediterraneo, In un caso solo questa ipotesi si potrebbe verificare: quel caso in cui la guerra si prolungasse tanto da dar luogo a complicazioni europee e ddestasse lo spirito di ribellione in Egitto e nell' India. Ma sta precisamente nelle mani dell'Inghilterra evitare questa catastrofe venendo ad una pace onorevole col valoroso popolo Boero e riacquistando con ciò tutte le simpatie, che va rapidamente perdendo nel mondo civile. Purtroppo l'evento non pare probabile: il jingoismo inglese è tanto folle e svergognato quanto lo chauvinisme francese! Forse si chiarisce peggiore in quest'ora grigia, che attraversa la grande nazione di oltre Manica. In Inghilterra popolo e governo proclamano concordi ed alto, che la guerra non dovrà aver fine se non colla sottomissione incondizionata delle due repubbliche, e qualche giornale arriva a desiderare l'esterminio dei Boeri, anche a costo di far versare torrenti di sangue. Del resto, la pace, ristabilita comunque nell'Africa Australe, non farebbe che procrastinare la catastrofe. Che un popolo di quaranta milioni possa perpetuamente dominare su circa quattrocento milioni di uomini sparsi in Africa, in Asia, in America e in Australia, è proprio cosa inverosimile. Dove più vasto è il dominio - nel1' India - e dov'è più recente - in Egitto - i segni di una non ·troppo lontana riscossa sono numerosi e gravi; la vittoria o la sconfitta nell'Africa Australe non potrebbero che ritardare o accelerare l' esplosione alla quale dovremo essere sempre preparati. E l'Italia deve subordinare la propria esistenza a quella della grandezza altrui? E in queste condizioni di subordinazione perpetua, la nostra sarebbe una vita vissuta nella indipendenza f Non ci pare I D'altronde conosciamo alla prova che cosa valga il dominio dell'Inghilterra sul Mediterraneo. Esso non ha impedito Tunisi, come domani non impedirebbe l'inYasione francese della Tripolitania, se la perfida Albione vi trovasse il proprio tornaconto. Si esalta l'arrivo della flotta inglese in Genova quando Crispi inventò la spedizione francese ... alla Spezia. (1) Il momento di osare o cli rtnsaoire? (RitJistapopolare 15 (}enp.aio 1900), Ma gl' inglesi avranno riso di gran cuore della nostra imbecillità, che fece loro attribuire il merito di un salvataggio contro un nemico immaginario. Se il nemico fosse stato reale, e reale il pericolo per l'Italia, è più che probabile - e il passato autorizza il sospetto - che il gabinetto di San Giacomo si sarebbe inteso col nostro avversario per avere dei compensi, per ottenere la sua ~uona fetta nella ipotetica apartizione del Regno d'Italia. E certo poi che Francesco Crispi, antico e convinto partigiano dell'alleanza inglese, esaltato forse dalla facilità cavalleresca colla quale da Londra si ordinò alla flotta la gita a Genova per impedire lo sbarco francese ... alla Spezia, volle risolutamente tradurre in fatto le proprie aspirazioni e propose formalmente ali' Inghilterra un'azione comune in Tunisia. L'Inghilterra si strinse nelle spalle e rispose: « picche ! ». La politica préconizzata da Pantaleoni, da Catellani, da Frassati, come si vede, non è nuova; ma quando dal dominio inglese nel Mediterraneo, un uomo che voleva trarne i frutti a beneficio dell'Italia tentò di realizzarli, andò incontro ad un fiasco diplomatico colossale per opera e volontà... del1' Inghilterra. Con ragione, perciò, Ouida - un'inglese che ama l'Italia - ammonisce gl' italiani di nulla sperare dall'Inghilterra (Nuova Antologia, 1° Dicembre 1899) e gl' italiani alla realtà sono stati richiamati dalla brutahlà del Chamberlain, che vuole soppressa la lingua nostra in Malta a beneficio della lingua inglesr. Meglio ancora si può scorgere quale e quanta benevolenza abbia l'Inghilterra potente e onnipotente verso l'Italia nella politica coloniale nostra. Non parliamo di San Mun; è certo che se la noslra sospirata alleata avesse mostrato soltanto i denli, la spedizione nostra nella Baia non sarebbe riuscita cosi indecente e così umiliante; tanto indecente e tanto umiliante che soltanto gli italiani possono tollerare il governo che li ha in tal modo disonorati e resi ridicoli .... C'è di meglio,· ossia di peggio, per apprezzare la benevolenza del!' Inghilterra verso d1 noi. Essa ci cacciò nel Mare Rosso, perché cosi le riusciva comodo; ma quando ci trovammo impelagati nella sciagurata impresa africana, non solo l' Inghilterra ci lasciò soli, egoisticamente, negli imbarazzi, ma ci avversò recisamente. La concessione del passaggio per Zeila avrebbe potuto decidere diversamente delle sorti della campagna che termmo ad Adua, eppure ci rifiutò quella concessione, dopo avercela fatta sperare. Delle sue buone intenzioni poi, avevamo avuto prove indubbie alcuni anni prima quando si trattò della delimitazione dell'hinterland o della sfera d'influenza rispettiva. L'Inghilterra trattò l'Italia da nemica, da concorrente coloniale, senza che nemmeno in quella occasione ci sia stato il pretesto delle manovre e delle proteste francesi, come pel passaggio da Zeila. Soltanto questo aggregato di smemorati e d'incoscienti che . si chiama popolo italiano, sui rapporti possibili con l' Inghilterra si può illudere dimenticando i fatti denunziati e le osservazioni di Edoardo Scarfoglio, e l'opuscolo schiacciante contro l'indegna condotta del governo inglese in Africa, del generale Gandolfi, che de visu, quale governatore dell'Eritrea, ebbe occasione di conoscerla e di sperimentarla. (1) L'amico Pantaleoni, che di politica coloniale a base di conquista non vuol saperne, vede altrove il danno che dalla sconfitta inglese verrebbe ali' Italia. Egli teme che alla morte di Francesco Giuseppe gli ottanta milioni di tedeschi li vedremo nel Tirolo ·e a Trieste. A Trieste e nel Tirolo i tedeschi ci stanno già; oggi vi stanno sotto la divisa austriaca, e domani porteranno quella prussiana, un poco fiù caporalesca: ecco la differenza. Sotto il regime deg1i Hohenzollern e con un impero di 80 milioni, forse, a Trieste e nella Dalmazia sarebbe posto un freno più energico all'invasione slava, che, attualmente è peggiore della tedesca, perché fatta da gente più incivile, più fanatica e più intollerante. Comunque, il cambiare di padrone per Trieste e pel Tirolo non sarà una delizia; e l'una e l'altra probabilmente preferirebbero divenire italiani o essere costituiti in zona neutra, quasi a continuazione della Svizzera sino (i) Il Generale Gandolfi narrò le gesta degli inglesi a nostro danno nell'opuscolo: La nostra politica africana. Timori e speranze di un ex funzionario Eritreo. (Imola, 1895). - Ed Scarfoglio trattò l'ars-omento nell' opuscolo: Le nostre cose in Africa e in una serie di brillanti articoli nel Mattino (1895). Lo carfo~lio è africanista e francofol>Q,
RIPJST..4POPOL.A.RBDI POLITlCA lBfTERB B SCIENZB SOCl.tfLl 147 all'Adriaticp. Ed a me questa sembrerebbe la soluzione preferibile. Ma si può credere sul serio - dato l'aYvento di un Impero Germanico comprendente la parte tedesca dell'attuale impero austriaco - che l' Inghilterra si prenderebbe la briga di movergli guerra per arrestarne la marcia su Trieste~ Siamo nel campo delle ipotesi e tutte le ipotesi sono sostenibili; però, giudicando dal passato, alla domanda si dovrebbe dare risposta assolutamente negativa. La zia e il nipote, Vittoria e Guglielmo, si metterebbero di accordo facilmente in base al sistema utilitario dei compensi a spese allrui. Così hanno fatto altrove ed altra volla. Se questo passaggio di dominio di Trieste dall'Austria alla Germania è un avvenimento pauroso, di sicuro esso non potrebbe essere impedito dall'Inghilterra, ma da una politica ~he, facendo uscire l'Italia dall'asservimento della Triplice, creasse un serio ostacolo alla prepotenza tedesca contro di essa aggruppando tutti i sentimenti e tuLti gl' interessi, che fermentano - e non sono pochi - ad Orient 0 , al Nord ed all'Ovest della Germania. Di questa politica in Italia non si vedono gli albori; invece dolorosamente dobbiamo constatare che il governo nostro, all'estero e dall'interno, segue un indi1·izzo tale da doverci mettere in pensiero non solo per la discesa dei prussiani a Trieste, ma anche, e più, per la conservazione della Sardegna e della Sicilia. A conservare queste Isole, più che nell'aiuto e nella protezione altrui, si deve confidare nei cittadini, as- 'sicurando loro quella libertà e q1,1elbenessere materiale che danno l'energil} morale che non ci fece difetto in altri tempi, .e di cui oggi ci offrano splendido esempio i Boeri. Per mandare a gambe in aria l' Italia non occorre l' azione di Guglielmo II; bastano i governanti italiani, i quali sono riusciti a creare un pericolo clericale, quale mai per lo passato era esistito. Questa è la verità, che non dobbiamo mai perdere di vista e che invano da parte mia da anni vado predicando. Dr.N. CoLAJAlÌINI. Marx aveva paragonato gli Slavi d'Austria ai Gallesi d'Inghilterra, ai Baschi della Spagna, ai Bassi Bretoni di Francia; egli aveva predetto la loro prossima sparizione, e s'era burlato dei panslavisti che non potevano giungere ad intendersi •che in tedesco. Egli si era assai ingannato sull'importanza e solidi Là del movimento; ma i suoi discepoli non possono ammeltere un ~rrore di fatto, che sarebbe frallanto mollo scusabile per un tedesco di Treves, che aveva vissuto molto più fuori della Germania che in Germania, e che non conosceva l'Austria che per delle pubblicazioni di spirito germanico. Kautsky sostiene che Marx aveva perfettamente apprezzate le forze slave del 1848.Marx avrebbe commesso soltanto un errore in questo: eh' egli credeva al ritorno molto prossimo d'una crisi rivoluzionaria risultante da una crisi commerciale. Kautsky non ha difficoltà di riconoscere questo errore di Mar·x, perché Engels ha detto che il suo amico e lui s'erano fatte delle illusioni su questo punto. Non si può essere più realisti del re e più marxisti di Engels.; ma bisogna sia ben inteso che è il solo errore notevole commesso dal maestro del socialismo scientifico dopo la scoperta del materialismo storico. . S~ la rivoluzione, avesse ricominciata la germanizzazione degli Ciechi, era, dice Ka utsky, certa per « la sola forza degli sviluppali rapporti « commerciali e la forza « della moderna èultura « arrecata dai Tedeschi ~- Si può, anche, sostenere il contrario, ma siccome si è nel dominio delle ipotesi, nessuno può dimostrare niente. (La fine at prossimo numero). Dov'è Pretoria Y La rivoluzione non ha avuto luogo .(benché vi) sieno state molte crisi commerciali dopo il 1848; la borghesia liberale ha rinunziato ad esser una classe rivoluzionaria, e i rivoluzionari trionfatori della rivoluzione del 1848 hanno seguito le tradizioni di quella. Ecco molte cose che Marx non prevede va, e che sembrano sfuggire al determinismo della storia. Kautsky sembra credere frattanto che tutto ciò derivi da una ragione immanente o da qualche principio _superiore: « i trionfatori del- « la rivoluzione vennero « spinti dalla logica dei « fatti a diventare essi Alcupnreevisioni storicdhiMe arx Gli ortodossi della democrazia sociale dicono che le crisi della storia sono perfettamente determinate, e che Marx ha trovato il mezzo di definire questo determinismo in modo scientifico. E impossibile dare una pruova qualunque in favore di questa audace affermazione, quando ci si limiti a studiare 11passato; ma se si trovasse cho delle pr,-wisioni storiche, numerose e precise, avessero potuto essere formulate seguendo una data regola, e che l'esperienza fosse stata conforme a q1,1este previsioni, vi. s~rebbero delle forti presunzioni in favore del determrn1smo. Nel 1852 Marx aveva emesso sul destino delle nazionalità slave d'Austria, delle idee che parrebbero, oggi, un poco singolari; nonostante che pubblicando una traduzione tedesca dei suoi articoli sulla rivoluzione del 1848 in Germania, si abbia creduto dover fornire degli schiarimenti sulle cause dell'errore commesso da Marx. Le spiegazioni di Kautsky sono slate riprodotte in appendice dopo la traduzione-italiana, ed esse paiono poco soddisfacenti. (Puck di New York). « stessi rivolu:r.ionari ... Per tener lontana dalla Francia « la rivoluzione, Napo leone III fu costretto a sconvolgere « la· vecchia Russia e ad obbligare l'autocrate· ad abolire « la servitù della gleba; fu costretto a far una Italia e « a scuotere l'assolutismo austriaco ». Se ci mettessimo a spiegare la storia contemporanea con simili processi, noi potremmo tutto dimostrare. Giammai nessuno avrebbe nemmeno immaginato che Napoleone avesse fatta la guerl'a alla Russia e all'Austria per tenere la rivoluzione lontana dalla Francia. E questa della pura fantasia! Io voglio però ammettere che gli avvenimenti abbiano avuto un certo concatenamento ìogico: ma la personalità di Napoleone gli ha fatto una parte proponderante; un altro sovrano francese, che non avesse avuto come lui coi rivoluzionari italiani delle relazioni antiche, non avrebbe fatta la guerra del 1859. Il determinismo è qui completamente deficiente. • La rottura della Confederazione germanica ha, forse, avuto una grande influenza sul destino degli Slavi; r:na questa rottura era del numero delle cose che si potevano prevedere come possibili (e anche come probabili) nel 1852. Marx ci apprende che fin dal 1840 il programma di Gotha, elaborato costituzionalista, includeva l'esclusione dell'Austria; nel 1849i liberali lo proposero al Parlamento. Andler ritiene che era perfettamente realizzabile. « Sarà
"'-l'J'lSTAPOPOLARB'Dl POLITICALBTTBRBB SCIBNZBSOClALl « - disse - (1) l'eterna responsabilità dei consiglieri « preve1wti che si fecero ascoltare allora, d' avere « spinto il re di Prussia a rifiutare questa corona offerta « da mani borghesi; e Bismarck fu uno di questi con- « siglier\ ». Marx pon era troppo per questa riduzione del Vaterland; egli considerava il piano del 1849 come una diminuzione della Germania; egli aveva orrore dei liberali che dirigevano il parlamento di Francoforte, e non ebbe abbastanza canzonature per il loro cretinismo parlamentare; ciò ha forse una cerLa influenza sui suoi apprezzamenti. In tutti i casi il socialismo scientifico (2), il materialismo storico, il determinismo si trovano deficienti. Kautsky s'esagera forse l'influenza dell'espulsione dell'Austria dalla Confederazione Germanica; l'Austria avrebbe potuto restare, perfettamente, alla testa della Confederazione e favorire le tendenze slave; essa sarebbe stata fin dal 1848 una barriera quasi imprendibile tra il suo impero e la Germania; essa cercava di rialzare le lingue slave; nel 1818 la Dieta di Boemia non era stata aperta in tzeco 1 L'avvenire, delle nazionalità slave non dipendeva dalla k,ro debole importanza in rapporto alle masse di Tedeschi compresi nella Confederazione, ma, come oggi, delle opposizioni locali che si producono nell' interno dell' Austria. *** Il traduttore di questo opuscolo di Marx ha creduto rammentare che il maestro aveva faLto delle predizioni di una precisione persino stupefacehte; egli ci dà due esemfi abbastanza singolari. Ne 18.55,nei suoi articoli sulla guerra di Oriente, _Marx aveva detto che « se Napoleone Ili fosse and1ito alla « guerra di Crimea sarebbe scoppiala in Francia la quarta « e più grande rivoluzione, e che se fosse stato vinto « l'Impero era finito », Era un'opinione sostenibile in parte; era dubbioso però che la caduta dell'Impero avesse profittato al partito rivoluzionario; ma nelle questioni di questo genere tutte le ipotesi sono sostenibili. Il nostro traduttore vide in questo apprezzamento una previsione degli avvenimenti del 1870. « Vi andò nel 1870 e ritornò prigioniero e spodestato». Veramente bisogna avere una fede robusta per troval'e ammirevole che si abbia saputo prevedere che l'Impero non sopravviverebbe né alla disfatta né alla prigionia dell'Imperatore. Se Marx non ha fallo ehe scoperte di questo genere, la sua perspicacia era quella di tutti i giornalisti. Si sa che alla fine del 18 brumaio, Marx aveva scritto: « Il giorno in cui il manto impe- « ria le cadrà alfine dalle spalle di Luigi Bona parte, la « statua di bronzo di Napoleone precipiterà dall'alto della " colonna Vendome ». Qui, avrebbe predetto la Comune e la proclamazione della repubblica in Francia l Bisogna dunque che i testi di Marx abbiano precisamente come quello della Bibbia, parecchi sensi; un senso diretto e storico, un senso sacro e misterioso! Noi sapevamo benissimo, infatti, ciò che Marx aveva voluto dire scrivendo questa frase; ce lo ha appreso lui stesso, nella prefazione dell'edizione del 1869: egli credeva che la leggenda imperiale non sopravviverebbe alla ristaurazione ctell'Impero. Ancora in ciò, Marx s'ingannò; e non poteva che ingannarsi perché riceveva delle informa'zioni da letterati nemici del!' Impero. La campagna fatta contro la leggenda imperiale è stata viva, ma non ha avuto grandi conseguenze: essa ha avuto dei successi nel!' ambiente intellettuale, dispostissimo ajronder, desideroso di essere s~radito al governo. La borghesia è stata poco contenta d1 questa campagna, e, presentemente il napoleonismo è più fiorente che mai. Le trasformazioni che hanno subito le idee francesi tengono a molte contigenze storiche, in ogni caso esse non potevano esser prevedute a mezzo del materialismo storico: sicuramente esse non dipendono dal modo d produzione della vita materiale. (i) Le :princede Bismarck, pag. 256 voi. in i2 G. Bellais editore. Parigi 1899. (2) Si sa che per l' ortodossia marxista il socialismo scientifico ha dato proprie soluzioni in tutte le questioni : in filosofi.a,in storia naturale, in medicina anche (a quel che pare) vi è una scienza speciale ai democratici sociali. « Dov'è che il socialismo non vorrà mettere le mani » dice a proposito della medicina uno scrittore italiano. (Rioista internazionale cli scienze sociali e discipline ausiliarie - Novembre 1898 pag. 452). V'è nel 18 brumaio un' altra predizione che sarebbe bene meditare, avanti di parlare della perspicacità di Marx; egli dice che se Napoleone fosse stato trascinato a far la guerra fuori delle ,frontiere di Francia, la sua armata non avrebbe raccolto degli allori, ma delle bastonate. Io non credo che si voglia veder qui una profezia dei disastri fran,:esi del 1870; in ogni caso i disastri furono. gloriosi e non è positivamente a bastonate che i Tedeschi hanno avuto ragione della noslra armata a Woerth e a GraveloLte. Ma durante tutto il tempo del- !' Impero, forse che l'armata francese non ha raccolti alcuni allori f Forse che le guerre di Crimea e d' Ilalia sono state così ignominiose come quelle che Marx prevedeva f Non conoscendo la Francia che pei racconti che lt facevano dei proscritlti - ed essi stessi non conoscendò spesso che le salo di redazione dei giornali e dei clubs - Marx non poteva che ingannarsi nel modo più grossolano, sull'avvenire del nostro paese. I,suoi errori sono scusabili; ma non bisogna nasconderli. E rendere un ben cattivo servizio· a uno scriltore, per grande che possa essere stato, di trattarlo come .un profeta : c'è il rischio di farlo passare per un Nostradamus! G. SOREL. Il Problema del Catasto (Continua.iione, Ved. num. 5) I celerofili, che alla legge di catasto 1 Marzo !886, desumendo dal titolo per verità inesatto di Perequazione Fondiaria, attribuivano un solo fine quello tributario e quello di ridurre ad alcune provincie, che si pretendevano gravate, l'imposta fondiaria, strepitavano contro questa agitazione e non esitavano a dichiarare la medesima non avere altro scopo che di continuare ad alcune regioni il privilegio di non pagare imposta fondiaria. Nè si acquetavano i probatoristi ricordando il primo disposto della legge, stabilente di dare l'accertamento della proprietà, cosa che nulla aveva a che vedere col1' imposta, e rispingevano come insulsa la fola che vi fossero regioni, le quali non pagassero l'imposta fondiaria dopo la legge del conguaglio del 1864. Ammettevano la spereq_uaz'ionedell'imposta fondiaria non già tra compartimento e compartimento catastale, ma sibbene tra provincia e provincia, tra circondario e circondario, tra fondo e fondo. Negarono che le provincie più aggravate si dovessero trovare fra quelle, che ave• vano chiesto l'acceleramento, ricordando che quelle di Avellino, Caserta, Benevento, pure più 'aggravate di Milano, Cremona, Treviso, Cuneo non avevano chiesto l'acceleramento. Nel 1891 il Comitato pel Catasto Probatorio, prendendo occasione dalla pubblicazione d'una conferenza dell' Ing. Garbarino sul catasto probatorio, vi premetteva un breve cenno sul problema del catasto, nel quale fra altro questo dicevasi : « Il Comitato è vivamente impensierito dell' indirizzo dato ai lavori catastali_oontrario agli interessi deUaterra, giacchè con questi 12,vori non si potrà, mai giungere ad ottenere l' accertamento giuridico catastale, promesso dalla legge 1 Marzo 1886 e contrario a quelli dell'erario, perchè coi rilevamenti per coltura, che oggidì si fanno, si spenderanno molti milioni, ma. non si otterranno i risultati attesi, defraudando le speranze dal Paese concepite .. « Spetta ad ogni cittadino curare che l'avvertito danno, che a nulla siano per servire gli iniziati lavori, venga risparmiato ». Queste parole, che sonarono ben aspre ed ai celerofili ed ai difensori della Giunta Superiore del Catasto non rimasero senza eco, ed il 20 Giugno 1891, nell'Economista d'Italia N. 25, ricordato che nella relazione Messedaglia la spesa preventivata era dai cinquanta ai sessanta milioni 1 di cui già oltre il terzo erasi speso
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