RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALl u7 seau Millerand, i « fondi del potere» della Borghesia, preparanti nuove imboscate contro il proletariato. Una riforma che venisse da parte di questi ministri non poteva essere che sospetta., e Vaillant al Comitato generale del ;I>artito socialista ha lanciato la parola che caratterizza tutta questa ragazzata: « i vantaggi in- « scritti nella legge del lavoro che racchiude la legge « del 1892 non sono fatti che per carez~are la classe «operaia~. Si capisce che i fatti e il buon senso degli operai hanno finito col trionfare di queste stupidità, e ch'essi ormai mettano da una parte questa teoria utopistica, malgrado l'apparecchio scientifico di cui si piace spesso di ornarla. Per dare un'idea del modo col quale la classe operaia apprezza la cooperazione, e quindi tiene un conto mediocre delle dichiarazioni rivoluzionarie, basti dfre che dopo 5 mesi del Congresso, quattro coop~rative di produzione (orologeria a Baderel nel Doubs, conserve alimentari a Guegnon in Saone e Loyre, metallurgica al Creuzot nel medesimo dipartimento, e infine una cooperativa ag icola a Belfort) sono in via di costituzione. Se saranno esse fortunate come la vetreria operaia di Albi o di quelle diamantifere del Jura, per non citare che quelle che hanno dato nas~ita a dei gruppi socialisti, ciò non lo si sa denti (Federazione dei lavoratori socialisti di Francia) e dagli allemanisti (Partito operaio socialista rivoluzionario). Va da sè che, al di fuori di queste organizzazioni socialiste, l'insieme dei sindacati e delle cooperative operaie ha applaudito alla sua entrata nel ministero. Essi erano, infatti, direttamente interessati, e la q1-1estione sta tutta nel sapere se non sono essi che segnano in questo momento il punto estremo del movimento operaio, se essi non traducono il massimo di coscienza e di potenza della <:lasse operaia, s' essi non formano la materia concreta del movimento socialista. Le frazioni socialiste non sembrano comprenderlo; esse prendono un'att,itudine, più o meno giusta, di fronte alle leggi operaie, ed esse non si curano troppo di domandare il parere del mondo sindacale e coopera tiv J, prima di proclamare il loro. Essa hanno anche trovato il modo sin oggi di fare le loro discussioni, di lasciare segreti i motivi delle deliberazioni sulle questioni di legislazione operaia, decisioni ch'esse avrebbero poi la pretesa di rendere obbligatorie. Si sono già da tutte le parti elevate delle pretese, e se queste discussioni non saranno rese pubbliche, servendo co3Ì come elemento di argomentazione ai sindacati ed ai gruppi socialisti, è certo che saranno tenute per nulle dall'insieme della ancora. E questa una questione di fatto che bisogna saper risolvere, e il proletariato, preoccupandosene sempre più, avrà una più grande coscienza della situazione economica e politica che deve far servire ai suoi benefici per la propaganda socialista e cooperativa. L'attentato a] Principe di Galles. classe operaia. Sono anche le stesse associazioni guesdiste e blanquiste che s'oppongono a questa pubblicità, che rifiutano di rischiarare la via ove esse vogliono me~tere il partito socialista. E vero che si tratta di discussione su di una legge riformata da Mille, rand, e queste organizzazioni, che hanno fatto il silenzio nelle riforme precedenti di Millerand, e hanno prote• stato contro la legge operaia quale il ministro del commercio proponeva di rifondere, non vogliono offrire alla classe operaia che le sole violenze di linguaggio che hanno :finora spacciate. I concetti degli operai socialisti si allontanano sempre più daU'utopia, e in mancanza dei fucili e di una situazione economica favorevole alla società colletti vista, si preoccupano di fortificare e di migliorare la loro condizione politica ed economica. Ciò è, d'altronde, tanto più urgente, perchè la situazione del ministero attuale è troppo rivoluzionaria, perchè si possa con- - Che ragazzaccio ! Prendersela col Principe di Galles, - i\Ia ! Forse credeva che il 1ì1lio dell'Imperatrice dovesse essere il pili formidabile guerriero inglese che combattesse contro i Boeri! (Pasquino di Torino). ,!: tare su di una scadenza soltanto un po' lontana, e che, invece, di avere a fare con una rivoluzione socialista, si possa aspettarsi in Francia una nuova lotta feroce, benchè gesuitica, degli elementi reazionari che hanno compreso tutto quel che potrebbero sperare dalla piccola massa borghese. Le elP,zioni senatoriali, come abbiamo detto, hanno ancora messo in luce questo pericolo, e noi ci avviciniamo in questo momento e a delle elezioni municipali, e poi alle elezioni legislative. Il disordine nel quale si trova la frazi,one socialista non può che favorire questo pericolo. E dunque sulla base, sul movimento operaio, che bisogna fondarsi. E su quello ci si basa sbarazzando il terreno dai propagandisti piccoli borghesi che i centri parigini della organizzazi$ne mandano in rrovincia. Si organizzi e si utilizzi l' aiuto che si può trovare nella frazione democratica della borghesia e dallo Stato attuale che è la sua espressione, e che ha, per la prima volta, riconosciuta la classe operaia come una classe avente i suoi sindacati, eome organi distinti che devono concorrere alla vita della nazione, e che, inoltre, nella persona di Millerand, ha riconosciuto il partito socialista con:ie un fattore politico. E così che Millerand è entrato nel ministero, rispondendo a questa necessità repubblicana ed operaia. Quest'atto è stato approvato dai socialisti indipen- *.* Ma vediamo ora gli atti ministeriali di Millerand perchè la loro semplice esposizione sarà sufficiente-mente eloquente. Noi abbiamo veduto quali condizioni éccezzionali avevano portato al potere il ministero Waldeck Rousseau-Millerand. Si tratta ora di conoscere gli atti di Millerand. Questi formano, lo si può dire, una serie logica, e riguardano l' insieme delle condizioni delle classi operaie. Si possono considerare tre ordini di atti. I primi riguardano la messa in esecuzione delle leggi operaie attuali e alla loro reale sorveglianza con gli ordini esistenti. Questa serie di atti non ha solo un carattere passivo. Millerand, a questo riguardo, tende, al contrario, a trarne tutte le possibili conseguenze e ad orientare gli organi amministrativi ( prefetto, ispettore del lavoro etc) verso un nuovo senso giuridico. Ciò si rileva particolarmente dal suo commento alle leggi sugli accidenti del lavoro contenuto nella sua circolare ai prefetti del 24 agosto 1890. Per la prima volta, benchè questa legge dati dal 7 aprile 1898, il ministro del commercio, appena salito al potere, indicava ai prefetti il carattere nuovo che essa imprimeva, creando un « diritto operaio » , come ormai si può chiamare. Egli non si contenta di dare la procedura di questa legge, d'indicare il campo di applicazione; Millerand spiega che si è compiuto con
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