Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 7 - 15 aprile 1900

134 "1UYIS1A.'POPOLAREDI POLI'flCA. LBTTERBE SCIENZB SOCIA.LI vano troppo agli sfruttatori del potere, perché questi non si adoperino a conservarli, facendo buon viso a coloro che, sia per amore del ,-iroprio interesse, sia per disdegno dei novelli studi sociologici, si ostinano a puntellarli ancora con disperati e, spesso, mirabili sforzi dialettici. Che se trionfasse nelle scuole e nell'opinione pubblica l'onesta dottrina sociologica istituente la chiara e posi-: tiva distinzione fra Stato e popolo, e quindi fra interessi dello Stato e interessi pubblici, la commedia sconcia che da troppo tempo si perpetua, ~arebue fi_nita, e. si _potre?- be pensare a risolvere molte 1mpellent1 quesl10m pratiche, invece di fare tanle inutili accademie. L' egregio Presutti pone assai bene i termini del problema gravissimo, quando accenna alla fondamentale contrapposizione del ceto dei governati al ceto dei governanti, ed afferma che quest'ultm10 esplica l'azione dello Stato: azione- che t1·ova i suoi limiti insuperabili nella coscienza dei pubblici bisogni ed interessi, manifestata dall'opinione pubblica eh' é la voce dei governati. Ma egli dice poi uno sproposito grosso, quando ~ssevera che i governanli esplicando l'azione dello Stato, esercitano di fatto la sovranità. Esplicare l'azione dello Stato significa esercitare il potere, cercando di sfruttarlo in pro' degli interessi del ceto governante; ma la funzione della sovranità é ben diversa cosa. Essa consiste nella designazione, espr~ssa o tacita, delle persone cui deve il potere affidarsi, e si esplica in tutte le manifestazioni di quella pubblica opinione, moderatrice e sindacatrice suprema e incontrollabile dei governanti, che costituisce l'ultima ratio, la supreniità vera e propria e indeclinabile di tutta quanta la vita politica. Investiti del poterJ sono i governanti, che costituiscono lo Stato, e necessariamflnte concepiscono come interessi pubblici gli interessi proprii .. Investito della sovranità é soltanto il popolo, che, s'olo, può in ultima analisi proclamare i veri pubblici interessi, e può, quando i governanti non ne prendono cura così come esso reputa dover esigere, disfarsi di quelli, e sostituirli con altri, anche a costo di travolgere, ove occorra, insieme alle persone, le istituzioni medesime in cui lo Stato attualmente si concreta. Codeste sono le sacl'osante verità positive che la vera ed onesta scienza -politica proclama, a dispetto delle persecuzioni e sopraffazioni quotidianamente sofferte dai paladini intransigenti della scienza ufficiale retriva; e solo tenendo sempre presenti codeste verità, si possono con scientifica sicurezza affrontare le molteplici questioni che la vita politica senza posa affaccia. Nella questione degli impiegati, osserva giustamente il Presutti che bisogna tener conto di due ordini d'interessi: l'interesse personale dell'impiegato, e l'interesse pubblico (da non confondersi, come lo confonde il Presutti, coll'interesse dello Stato, che è poi quello dei governanti). La tutela del primo, importa la costituzione Cilinorme convenienti e saggie concernenti gli stipendii, le promozioni, le misure disciplinari e il modo di applicarle, ecc.; ed in questo campo di regolamentazione si ha un ricco sviluppo di esperienze fatte, che porge guida ottima e quasi sicura per scegliere le vie migliori. La tutela del secondo, importa invece in primo luogo la determinazione precisa delle responsabilità, e la esalta e severa disciplina delle sanzioni; ed in secondo luogo l'organizzazione di un sistema rigoroso e sicuro per guarentire la affermazione, in ogni singolo caso, delle responsabilità medesime; ed in q·uesto campo siffattamente importante per il pubblico be1,essere, bisogna purtroppo convenire che poco o· male finora si é fatto, e che, a voler conseguire l'intento supremo del bene pubblico, é necessario rifarsi da capo. Ottimamente afferma il Presutti che la respon~abilità deve circolare insieme alla libertà per tutte le arterie del gran corpo dello Stato, e insieme alla libertà portare in ogni punto di esso valido nutrimeuto. E non meno bene osserva egli ancora che mentre l'interesse pubblico é interesse di tutti, ed a mille a mille dovrebbero sorgere i suoi difensori, frattanto esso, disgraziatamente, _nellamagg~or p~rte dei _casi, più <:heessere ~entito come rnteresse d1 tull1, è sentito come rnteresse d1 nessuno, o almeno non di qualcuno che abbia in fallo, e non solo in diritto, la forza di farlo valere. Or bene: quest'ultimo Lriste fenomeno si verifica, a chi ben guardi, appunto perché si è avvezzato il popolo a non far differenza fra interesse pubblico e interesse dello Stato; e gli si è dato ad intendere che lo Stato, non essendo altro che il popolo stesso, politicamente organizzato, sia rer ciò appunto il migliore e l'unico legittimo tutore de benessere di tulti. E da ciò deriva, per necessaria conseguenza, che mentre esiste ed é fatta valere, spesso a1·bitrariamenle e capricciosamente, una eccessiva responsabilità degli impiegali verso i governanti, che impedi$Cono loro di esercitare i diritti di liberi cittadini, e sovente ne sfrullano l'opera a beneficio d'interessi particolari e non conféssabili, viceversa poi non esiste o non è fatta punto valere la responsabilità, tanto più rilevante ed essenziale, degli impiegati verso il pubblico : sicché i veri interessi del popolo sono abbandona ~i, senza normale e sicura difesa, ai capricci del caso. E divenuta, oggi, una Lesi di moda quella di esaltare i beneficii del governo costituzionale puro di fronte al governo parlamentare propriamente dello; e quantunque il Presutti, occupandosi coscienziosamente di questa tesi, non cada affaltu nelle esagerazioni dei reazionarii i quali reclamano quel certo r,torno allo Statuto di cui si è fatto paladino famoso l'on. Sonnino, pure anch'egli rileva la grande superiorità che nell'esplicazione della funzione di controllo si verifica, nel regime costituzionale puro, grazie alla esplicita e costante contrapposizione istituzionale del Parlamento al governo. E il fatlo, in gran parte, è vero; quantunque non convenga esagerarne troppo la portata, perché, al poslutto, anche.nel regime costituzionale sono possibili e si verificano, in fatto, le collusioni fra certi gruppi parlamentari e il governo: rinunciando codesti gruppi alla naturale loro funzione di sorveglian• za e di controllo, mercé il corrispettivo di favori e privilegi, di cui - data la maggiore estensione dei poteri attribuiti al monarca - è spesso impossibile, o almeno difficilissimo, impedire ed anche soltanto far constatare la concessione. Ma ad ogni modo, il fatto in genere, come espressione di tendenza, fuor di dubbio sussiste; senonché a rimediarvi efficacemente, a ristabilire nella sua interena quella funzione di tutela de' pubblici interessi contro gli abusi del governo, che nel sistema parlamentare ·è di necessità più fiacca, data la naturale collusione fra il governo stesso e la maggioranza del Parlamento, non giova riaccostarsi, direttamente o indirettamenta, al sistema costituzionale puro, ch'è una fase ormai superata del pensiero e àella stessa vita politica; ma conviene risuscitare dall'intimo fondo delle energie sociali-politiche odierne, quella contrapp•>sizione essenziale e benefica fra governati e governanti che nel sistema parlamentare, basato sull'armonia fra maggioranza e governo, è venuta fatalmente attenuandosi. Il sistema parlamentare, come benissimo nota il Presutti, riei;;ce - meglio assai che non il costituzionale - a costringere lo Stato ad orientare la propria azione verso il soddisfacimento de' più impellenti bisogni, de'. più vivaci desiderii del popolo. Viceversa però, esso, assai meno che non il costituzionale, corrisponde all'esigenza indeclinabile di guarentire i diritti del popolo, ed anche dei singoli, contro gli abusi, sempre fatalmente ricorrenti, del potere esecutivo. Conviene pertanto escogitare il modo migliore di ovviare a questo grave difetto, senza punto menomare l'altro grandissimo vantaggio. E ciò non potrà conseguirsi, a parer nostro, se non sostituendo alla con tra pposizione fra Parlamento e governo (quasi eliminata dal fatto che la maggioranza stessa del Parlamento costituisce, nel sistema parlamentare, il governo), l'altra più naturale e più intimamente sociale co_ntrapposizione ff'a governo e ~overnati, fra oonsociati e governo, fra pooolo e Stato. J:Sisogna dissipare l'errore fatale, purtroppo dominante ancora nella dottrina, asservita - spesso inconsciamente - alle voglie dei detentori del potere, e nella coscienza d'una gran parte del volgo ignorante, che consiste nell'attribuzione della Sovranità allo Stato. Lo Stato (e ben lo riconosce lo stesso Presutti, richiamando opportunamente l'autorità del sommo Romagnosi che i nost1·i professoroni odierni hanno con sottile accortezza posto nel dimenticatoio per abbeverarsi alle impure fonti della reazionaria dottrina germanica) non può dispiegare la propria azione se non uniformandosi alle esigenze della coscienza popolare. Non solo esso non può, con durevole successo, porre in essere provvedimenti conlrarii all'interesse del popolo; ma anche quando esso, con onesta convinzione, reputi conforme al detto interesse un dato provvedimento, non può per ciò solo attuarlo, ma deve prima sincerarsi se la s~a convinzione è condivisa dal popolo; e se ciò non é (sia pure per ignoranza o pel' errore) deve aspettare che CO•

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