t-04 '1(.IYJSTAPOPOLARE 'Dl POUTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI petersi e l'nllnl'gn1·si dei Lumu!Li.Con una ceciLà ve1·a- ·menle sLraordinaria le savie proposte della Estrema sulla sospensione o sul!' abolizione del dazio sui cereali vennero respinte dal governo e dalla maggioranza servile, che da tanti anni appoggia incondizionatamente qualunque ministero ha il COf'aggio di. minacciarla e di comandarla. . Ciò che era prevedibile ed era st11toprevisto avvenne: la bufera si sca Lenò sull' ILalia. Il governo, che non aveva sapuLo vedere e prevedere, era il solo vern responsabile 'dei tumu!Li; ma esso della propria responsabilità si scaricò scelleratamente sui cos·1 detti soooersioi ch'erano sLali i soli che avevano veduLo e preveduto. . L'ordine venne ristabilito col massacro dei lavoratori affamati; lo stato di assedio e i Tribunali di guerra in- 'fierironci contro le vittime designate dalla polizia, e migliaia di anni di galera, con modi in supera t1dai Borboni e dagli austriaci, vennero distribuiti contro i sooversioi colpevoli - e fo vera colpa f - di non aver tentato di trasformare i tumulti in rivoluzione .... (1). Le cause dei tumulti erano d'indole economica e morale; la qual cosa venne riconosciuta con singolare concordia dai g10rnali monarchici di ogni colore, dalle riviste più autorevoli e dagli uomini più onesti e temperati del partito moderato - dal senatore Bonfadini al senatore Villari, al Prof. Vidari ecc. ecc. - duranLe le giornate di maggio; e dopo. Data l'esattezza della genesi dei tumulti era naturale, che si fosse pensato a prevenirne la ripetizione con provvedimenti economici e morali. Il Ministero Di Rudinì, invece, ancora dominato dalla paura che gli avevano fatto i telegrammi falsi dei suoi amici della Vandea lombarda e toscana, non seppi far di meglio che escogitare una serie di provvedimenti politici intesi a ·consolidare e legalizzare la furiosa reazione 1el maggio. Esso cadde; e non meritava davvero di 'sopravvivere alle colpe ed agli errori commessi. * ,. ,. Il m,inistero Pelloux. lt ritiro e la ripresentazione dei proovedimenti politici. All'on. Di Rudinì successe nella direzione della cosa pubblica il Generale Pelloux. Per quali titoli accolse la successione non lo sappiamo; se lo sapessimo non ci sarebbe consentito di dirlo. Comunque, il nuovo Presidente del Consiglio non ostante alcuni errOl'i commessi - e non piccoli - comincia con un sapiente alto politico: ritira i provvedimenti presentati dal suo predecessore, perché riconosce, che non ce n'era bisogno ! Questo ritiro era tanto più notevole e da ritenersi determinato da sincera e profonda convinzione, in quanto che il gene,·ale Pelloux, cne lo compiva, trovandosi a Bari, colla facoltà di proclamarvi lo Stato di assedio durante il periodo dei tumulti, non volle ricorrervi, ritenendo che a ristabilire l'ordine bastassero i mezzi ordinari e l'impero eletta legge comune. Era trascorso più di anno dalle sanguinose $iornate di inaggio, e dal ritiro dei provvedimenti politici presentati dall'on. Di Rudinì. L'ordine era completamente rislabilito, la tranquillilà pubblica non era stata mai così grande, e si avevano i primi accenni di un certo risveglio economico. Il paese mostrava l'ardente desiderio di lavorare, e invocava l'oblio del passato dolo1·oso e del ricordo delle dissenzioni civili. L'amnistia s'imponeva; ma il ministro Pelloux non ,·olle darla, e invece ripresentò una edizione corretla e riveduta di provvedimenti politici. Il fatto destò la sorpresa negli uni, l'indignazione negli altri. Verme giudicato impolit;co e ingiustificabile perché mancava, non diciamo qualunque ragione, ma anche qualunque ridicolo pretesto. . Chi consigliò, cbi impose al ~enerale Pelloux l'atto veramente insano? Tutta la ver1Là su questo riguardo fo1·se non la conosciamo; dobbiamo contentarci, perciò, di quella che ci appàre tale e che mira a riversare la responsabilità sugli on. Sonnino e PrineLti. I quali, colla (1) Ciò è dimostrato con una evidenza schiacciante nel libro dell'on. Colajanni: L'Italia nel 1898. Nessuno sinora ha osato confutarlo ! Il Corriere della Sera, la Perseveranza, L'Idea liberale, La Na:z:ione,Il Corriere di Napoli, e quanti altri giornali e riviste sono ai servizi della reazione, che avrebbero avuto il diritto e il dovere di rimettere le cose a posto, se qualcuna ce n"era da correggere : non hanno saputo far di meglio che tacere. Questo silenzio rappresenta l'alcaloide della viltà e della disoneatà politica. ripresentazione di quei provvedimenti, intendevano sopratutto di distaccare l'on. Pelloux dai suoi attachès, dagli on. Giolitti e Zanal'delli, e condurlo in g1•embo della destra e del ceniro onde poterlo strozzare, quando sarebbe suonata l'ora di strozzarlo, ed i raccoglierne l'eredità. Quali che siano stati i promotori e i faLLori di questa prima e inconcepibile contraddizione del generale Pello ux certo é che essa apparve a tutti: come un tentalivo di pe,-turbamento della pace pubblica, come un guado di sfida lanciato alla democrazia, come un programma completo di reazione. * L'Estrema sinistra accetta la sjicla. L' ostruzionisnio. Venuti in discussione gl' in fausti provvedi men li politici, la democrazia parlamentare prende risolutamenle il suo posto di battaglia. Spera an~ora, però, che 'luanti nella Camera si dicevano amici del regime rappresentativo, a destra ed a sinistra, avessero pensato a seppellirli subilo con un voto netto e reciso. S\ngannò; poichè anche gli amici degli on. Zanardelli e Giolitti incautamente votarono il passaggio alla seconda lettura. Gli oppositori di parte costituzionale che commisero tale errore fecero delle riserve; ma queste furono ridotte a nulla dalle dichiarazioni franche e precise del Presidente del Consiglio, che assegnò il giusto significato da darsi al voto pel passaggio alla seconda lettura. L'Estrema sin.-stra, ammaestrala dalla dura lezione dei fatLi, si convinse che ad impedire l'attentalo contro le magre libertà slalutarie non poteva contare che su sè sola; non poteva sperare di trovare amici ed allenti nelle fila costituzionali, dalle quali avrebbe dovuto partire il grido della riscossa in difesa delle istituzioni. L'Estrema scarsa di numero, ma ricca di energia morale e intellettuale, ed animata dal fuoco 3acro della libertà si decise alla lotta con tutti i mezzi e colle armi che le rimanevano. Decise l'ostruirionismo. La parola era nuova in Italia ; ma non la cosa. Erano state lunghissime alcune discussioni - legge universitaria, concessioni ferroviarie, perequazione fondiaria ecc.;- a centinaia erano stati i discorsi e gli ordini del giorno presentali in tali occasioni; a difesa di semplici interessi di partito o di meschinissimi interessi locali gli stessi on. Sonnino, Prinetti ed altri avevano domandato dei ripetuti appelli nominali con relativi squagliamenti per non far fare il numero legale; lo stesso onorando Duca di Sermoneta, dal suo banco di estrema destra, aveva dato l'esempio dei rumori con mezzi meccanici !... La indignazione, che ostentarono gli apostoli della reazione quando venne annunziato l'ostruzionismo, quindi, non poté rappresentare che la menzogna e l' ipocrisia. L'Estrema sinistra, ad ogni modo, non venne ai ferri corti senza aver fallo l'ultimo tentativo di allontanare il governo dalla via della perdizione, e per bocca degli on. Colajanni e Pantano propose che si discutessero prima i b~lanci. e le. l~ggi d" indole economica e J?OSc~a 1 l?rovved1menti politici; o che, per lo meno, questi ult1m1 venissero rimandati alle sedute antimeridiane, riserbando le pomeridiane alle quistioni, che maggiormente interessavano il paese. Invano. La reazione aveva fretta di ottenere il suo Codice nuovissimo. L'ostruzionismo apparve come una necessità suprema, e cominciò, pacifico e legale. come si era praticato in Italia, in Inghilterra e nel Belgio - senza ricorrere mai alle violenze cui si era abbandonato nel Reichstag austriaco. Ma governo e maggioranza - più la maggioranza capitanata dall'on. Sonnino che il governo - avevano fretta di arrivare, e quando meno si credeva venne chiusa la Camera e nello stesso giorno 22 Giugno 1899 venne presentato il famoso Decreto-legge, che rimarrà a perenne memoria dell'insipienza del governo, del senilismo della maggioranza, della libidine di 1·eazione dell'uno e dell'altra. Riaperta. la Camera il 28 Giugno ricomincia la discussione; la indignazione pel mostruoso attenta lo contro lo Statuto, dalla Estrema Sinistra si propaga alla destra ed alla sinistra costituzionale. La democrazia _comprende che urge anzitutto <l' impedire il male, e rinunziando ai suoi metodi, lascia l'iniziativa della nuova lotta ai costituzionali, per togliere ogni preleslo a malignazioni sui suoi fini agli staffieri del ministero ed ai pusilli della maggioranza. Perciò l' Estrema sinistra il 28 Giugno tace; il suo si!enzio é religioso,
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