Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 6 - 31 marzo 1900

RIPISTÀ POPOURB 'DI POLITICÀ LBT1ERB B SCIENZE SOClÀLl (15 di ordinare e assicurare il servizio delle ipoteche, o quello di Vagelsans che vuole la proibizione d1 gravare di debito la terra per ragioni diverse dalla compera o dalla successione ereditaria. Infine si cerca di lin1itare la facoltà di testare con vari mezzi, e specialmente col cosidetto Auerbenrecht diffuso nel Nord-ovest e nel Sud-est della Germania, mercé il quale viene chiamato fra i coeredi, uno destinato a ricevere il bene nella sua integrità, non spettando agli altri che indennità variabili secondo i paesi. In Prussia il regime dell'Asserbenrecht non è assoluto, ma colla legge del 2 Giugno 1874 s1 escogita il sistema intermedio degli Hoferollen, secondo il quale si fa la dichiarazione esplicita di voler fare entrare un bene nei registri dell' A uerbenrecht. Lo Stato sorveglia per mezzo di Commissioni generali tali operazioni, e le Rentenbanken assumono il servizio di pagare le rendite ai coeredi. Si stabilisce così colla limitazione alla divisione dei beni un fidecommes!:'o democratico, e si realizzano le vedute di Le Play; che nella Re/orme sociale en France vedeva la decadenza del suo paese nella divisione egualitaria dei beni ereditari tl'a i figli. Una protesta del TRAVET Il Travet, lo scrittore acuto ed elegante, protesta contro la denominazione d'intransigente data o-li nel nuRIVISTADELLERIVISTE La Educazione Politica : La malafedee la verità sulla frase « LO STATODI MILANO>> L'Italia è il paese degli analfabeti e delle.jrasi fatte. In un paese che leggesse di più la « frase ratta » non avrebbe più fortuna, perché appena fa tLa sarebbe disfa tla. La frase della « rivolta di Milano», per esempio, relativa ai fatti del maggio 1898, continua a far le spese degli articoli e de~li studi, anche di coloro che si c1·edono imparziali e uomini di scienza come il Villari, il Vidari ecc. Invano l'eloquente risultato di tutti i processi rifatti davanti ai ma.gistrat_i ordinari dovrebbe cancellare quella frase fatta. No. E cos'i comodo ripetere, senza incaricursi, quel che altri già disse! E non dicasi che oramai sarebbe fuori d'opportunità e fuori di tempo. Non udile il Pelloux e i suoi difensori, giustificare colle circostanze del tempo la soppressione di tutte le libertà e di tutte le procedure 01·- dinarie? Mn che parliamo di Pelloux, se perfino un deputato dell' Estrema, fon. Sacchi nel suo discorso diceva : « It governo ha il diritto di fare cer·ti atti per su- <.< preme necessità, di adoperare te armi e di sospendere « anche alcuni diritti dei cittadini: ma questi alti sono di « carattere transitorio e deve giudicar·li non il potere « giudiziario, ma il Parlamento I » Così tutti gli arbit1·i, commessi dal 1818 insino al HJ00, non sono più arbitl'i per l'on. Sacchi, la cui concezione della libertà è zana1·- mero precedente della Ri1Ji- • 0 sta nell'articolo : La lezione In fin di pranzo. (1) delle cose. dellcscamenle rimasta impigliata entro i sofismi del dottrinarismo costituzionale del regno di Luigi Filippo. Legittimi gli Stati d'assedio, legittimi i tribunali militari! Bravo Sacchi! E lo Statuto? Nessuno (?) che abbia dimostralo come s·ano appunto le illegalità del Gove1·no elio p1·ovocarono i tumulti e come solo colla le ~a lii à in paesi ltberi si evitano le pl'eLese « 11ecessità di adoperare le armi e di sospendere alcuni diritti dei cit.Ladini » a cui allude l'on. Sacchi. Nessuno che P.bbia - nel terreno dei falli (1) - 1-ichiamato la Camera a considerare corno Stati d'assedio, tribunali mar• ziali, condanne e provvedimenti abbiano 11vuto per p1'esupposto una spudorata menzogna. Non estranPa al titolo dell'articolo è questa divagl'lzio11e percioccltè le favole di un « molo separatista » e le gelosia e montature contl'O Milano furono gesuiticamente sfruttate dalNon pubblichiamo la sua lettera e preghiamo il nostro caro amico e collaboratore a -non volercene. Egli sa quanta stima abbiamo di lui; ma in questo momento alcune sue osservazioni ci sembra che potrebbero riuscire dannose alla causa della democrazia e della libertà. Siamo lieti di esserci ingannati sul suo conto, e che egli ci tenga a far sapere oh' è tanto poco intransigente da essere chiamato « l' iocaricalo ri affari del partilo repubbli< ano nel campo socialisl a ». Il Tra1Jet, insomma, vuole solo che la tattica delle alleanze non debba essere applicata nel senso che i socialisti debbano ciecamente buttar le braccia al collo al primo venuto, che si procla - mi repubblicano o democratico, perché in Italia sono parecchi quelli che non si vergognano di atteggiarsi a ''Utoria: Joè,r riportate pure via questo piatto. Ne bo abbastanza.per ogo-i. Dite ai m!ei_bravi soldati che io soffro pensando alle loro fatiche e alle loro privazioni !... (Le Bon Vivant di Parigi). (1) L'allusi"ne all'illustre mangiatrice e bevitrice è troppo trasparente percnè sieno necessarie delle altre delucidazioni. 1 . d. R. democratici, quando trovano la convenienza di farsi credere .... quello che non sono. Egli pensa che le alleanze f~a. i pal'titi popol_a1·isi debbano fare su programmi prec1s1 e su nomi d1 Eersone, le quali abbiano un passato veramente democratico. Siamo perfettamente di accordo in massima col nostro Travet; discutiamo soltanto sugli apprezzamenti delle persone che nomina nella lettera. Pare a noi che nel Mezzogiorno per qualche tempo ancora si debba essere un po' di manica larga, se non si vorrà perdere il pochissimo che vi si è guadagnato. li disseaso è parzialissimo e d'indole affatto transitoria, e non può intaccare menomamente i criteri direttivi della tattica delle alleanze quale la intende il nostro valoroso Travet e che fu da noi fraintesa. Gliene chiediamo scusa. LA REDAZIONE. Raccoinandiaino cal daID.en te agli abbonati che ancora non. si sono Inessi in regola coli' AID.Ill.ne a volerlo fare il più possibile solleci-taID.ente. la reazione per le sue bricconate. - E 1·isaliamo all'origine della.frase « Lo Stato di Milano». Si era al tempo in cui la quest~one ,norale traversava il suo periodo acuto, e in quell'epoca appunto cominciò la campagna dei cr-ispini contro l'Italiu. del Popolo che parlava più apertamenr,e di tutti e senza riguardo a nessuno. Il ritornello era precisamente il « federalismo » inte1 petrato come separatismo. E la Tribuna dava il là a codesta campagna, a base di loiolesche insinuazioni e di stupidità. Ora. qual'era il concetto vero, con cui quella frase era stata lanciata nel giornale. Precisamente questo : la restituzione in ogni regione del 901Jernodi casa sotto gli occhi degl' interessati, con uomini di fiducia scelti sul luogo, senza ingerenze di poteri centrali, i quali devono unicamente occuparsi degli affari genel'ali, cioè veramente nazionali. Era la t1·asformazione di tutto questo macchinismo accentratore sotto cui intristiva l' ILalia, non però col decentramento, ma « con un metodo di governo che sia l'au- « tonomia di ciascuna regione, e il coordinamento ad una « podestà centrale che rappresenti unicamente il principio << nazionale: l'unione invece dett'unitèt. » Dov'è in Luttociò il separatismo, l'Italia in pillole, la re Laurazione temporale del Papa f - (Educazione politica - 15 Ma1·zo). (1) Vedi ì'Wapoleone Colaja11ni: L'Italia nel 1898. N.d. R.

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