86 'J.lirIS'lA POPOLARE'DI POLI'!ICA LETTEREE SCIENZESOCIALI « socialista ~; da considerare, con molta im_pertin~~te ir• reverenza 11 LiebknechL come un vecchto Josstltzzato nelle idee' antiche. E ciò a proposito - nientemeno ! - dell'appoggio che i socialisti navaresi nelle elezioni avevano dato al Centro Cattolico: appoggio stigmatizzato dal vecchio .fossiliz.zato. (Critica s?ciale 1,6 Dicembre 189~)_. Da queste premesse sca t_ur1sce ali ev1_de~za.che Filippo Turati, come un qualsiasi volgare So~taltstoide, do_veva riuscire alla tattica delle alleanze. Se c1 venne l Egli, con un coraggio ed una precisione _degnissimi ~i lode, _a:1eva già auspicato la costitu~ione e 1l ~overn~ ~1 ~~a sinistra: sinceramente proo-ress1sta ; ma 111 term1111 prn gene1·al1 e più espliciLi soggiunse: « L~ tatti?a. delle allean_ze c,ggi « trionfa. La vecchia Germama, la r1g1da Germauia, dove « l'incontaminata purezza del pal'Lito socialista. p~reva ,< fin qui impedirgli ogni contatt_o con_ altre ~raz10111po- « litiche ha suo-c,ellato nella dehberaz1one d1 Hannover « la tattica delfe0 alleanze ..... La tattica delle alleanze è « un prodotto dei regimi rappresenLa!ivi.. ... La tattica_ « delle alleanze scambio di essere un jatto na;;wnale dt « breve durata, diventa una esigen.:a inevitabile deU'a;;io- « ne socialista. » ( Critica, 16 D1cem~r_e '189~)- . Ma c'è di più: « L'unione Lra parl1t1 affini - e tl'a gh « affini c'è la sinistra monarchica! - non dev' esser~ « soltanto lo spediente di una allegra vendetta contro 1 « moderati di Milano conL1·0 i moderati di Firenze. Non « si tratta soltanto di spazzare una consorteria, di vin- « cere il pallio di una elez~one; si tratta sopratu~to d'1: « niziare nel paese un regune davvero _de11rnc!·at1co; d~ « restituire l'impero della legge, ~c~el'lnta, vd1p~sa,. ~r11 « suoi stessi desio•nati custodi; d1 l'lsanare la g1ust1zia, « che infracidisce"' in attesa d1 rend~rla libera davvel'o, « nella sola guisa' possibile, _ossia. cr~ando il magist1·ato « elettivo e sempre revocabile ; d1 r1vend1care ~ conso- « lidare le elementari libertà, che sono la fierezza del « cittadino e il pane del lavoraLore; di ridurr~ le spese « di cannoni corazzate dudindane, con relative colos- « sali senserie· di abba'ndonare la velleità di conquiste « coloniali, arm'ate e lontane; di rintuz_za:e I~ prepote:1za « militaresca e poliziotta, rendendo a1 ltben comum. la « loro polizia, sciogliendo e distruggend_o qu~lle associa- « zioni patentate di malfattor!, che a1:mda1~s1 dentro le «Questure;_ di strappare le_nforme _tributarie, eh~ _sgra- « vano le piccole borse e i modesti co:1sum1; _d rntl'o- « durre una seria ed efficace leg1slaz10ne sociale, che « cominci a sbarazzarci dalla vera e propria schiavitù, « e a fare che le nosti•e donne non sieno 'bestie da soma « e i bimbi l'arne da macello. Si tratta di democratizzare « le amministrazioni comunali, sollecite del bene della « g1·ande maggioranza dei c_iLtadini_;s~le_1·tiad effettuare "opere di risanamento e d1 pubhl1ca 1g1~ne, co_me c~se « operHie, fognature, acqua potabile, bagm che _et salvmo « dal tifo dal luridume dalla tave1·11a co1·rutt1·1ce; alace1 « nel cur~re l'educazion'e popolare, offrendo ai cervelli ed « ai ventricoli uo-ualmente anemizzati l'abbici con una « mano e il pani~o gravi~o coll'al~1·a, ist!tuendo scuo)e, « biblioteche, musei, teatri popola~,; ~'ogh~se 11 orgam~- ~ zare i pubbli.ci servizi - tramv1e, i~lu_mmaz1one, pam- « ficazione comunale ecc. - a benefizio della massa; « propense e preparate a tutte quel_le riforme che d\ « tanti Municipi americani ed inglesi hanno fatto dei « modelli di amministra~ioni popolari moderne. Si tratta « insomma di creare l'ambiente - nello SLato e nel Co- « mune - 'nel quale i partit~ oopol_ari_p~ssa:10 nascere, « vivere, respirare, svolgers1? ~entirsi s~cur1. Senza un ~ tale a,nbiente Lo stesso socialismo sara scuola, setta, « critica tende~za, filosojia - non sarà partito, non di- « verrà popolo, ed 'esaurirà nell'onanismo infe~ondo dei « propri circolet~i mandam~ntali {e forze ~es~inate, a_Lla « grande rivoluzione presagita d<;i,i,n~tgnanunt pr_ojeti. » Con ciò Filippo Turati non rrnunz1a al collettivismo; ma tutto ciò vuole perché_ « vu_ol~ a_lP?tere la den:io~l'a.- « zia onde sia concesso ai sociahst1 d1 essere socialisti, « di a~ire come socialisti; di smetter!a, una buona volta, « di d~ver vivere ed agire come democratici. » (Ci·itica sociale 1 ° Gennaio 1900). Noi abbiamo ripor·tato questo lungo brano dell'articolo del Turati che contiene quasi intero il programma minimo - ch'è il programma di tutti gl'intaoen:::ionisti repubblicani o monarchici - per-ché dimosLra quale possa e debba essere la durata dell'alleanza, dell'Unione dei socialisti cogli affini: non una, ma parecchie generazioni occorrono per tradurlo in pratica! . C'è da rallegrarsi assai scorgendo quale passo abbia fatto il più acuto dei socialisti italiani sulla via della ragionevolezza; ma. il compiacimento viene inevitabilmente attenualo da certi ricordi. Oggi si vuole una democrazia - e non è solo il Turali a volerla; ma quanto non dissero, non scrissero, non fecero i socialisti per discreditare ed ammazzare la democrazia I Non è solo il Turati, abbiamo detto, nel volere un vero regime democratico e nel desiderare una unione sincera coi partiti affini. Infatti Tasca e Colnago a Palermo, Merlino, Ivanhoe Bonomi, Gatti, Arturo Labriola e cento altri sono dello stesso avviso. Non mancano gl' intransigenti; ma né le proteste di Sambucco, né quelle del Pessimista-Travet e di qualche altro potranno prevalere. Si commetteranno ancora degli errori, ma la Lezione delle cose finirà coll'imporsi a tutti; e ci auguriamo che prevalga anche nell'Avanti I diretto dal Bissolati, eh' è troppo colto e troppo intelligente per non mostrarsi sperimentalista seguendo la lezione delle cose. Alcuni dei nostt·i lettori probabilmente rico1·deranno i p1·imi vagiti del socialismo marxista italiano; e ricorderanno, perciò, il supremo disprezzo cbe i suoi rappresentanti ostentavano per la politica e per le forme di governo. Per la politica in genere parafrasavano la famosa esclamazione di De Musset: Lapolitique I voilà notre misere. In quanto a forma di governo, con un dog- ~ matismo ult,·a cattolico, sentenziavano che la monarchia vale la repubblica.' Tutlo ciò essi derivavano dalla monosillabica interp1·etazione di u11 rnatedalisrno storico formulato e plasmato per loro uso e consumo. Tra i più fanatici anLi-polilfri c'era anche Filippo Turati. La propagauda del socialismo italiano della p1·ima maniera 1·ese simpatici i socialisti ai monarchici - anche ai forcaioli: lo dimostrò il nostro Socialistoide nell'articolo: L'ingratitudine dei monarchici (1). E i monarchici aYevano ragione da vender-e nell'accarezzare i socialisti indifferenti alle forme di governo. E come no'? « La re- (< pubblica messa ogui giorno alla gogna dai socialisti - « pensavano i monarchici - può essere il pericolo reale « di domani; il collettivismo è il pe1·icolo s0lamente pos_- « sibile di qui ad un secolo ! >) Fu il periodo della fioritura dd 80cialismo monarchico, presentato sollo veste mezzo seria e mezzo allegra dal simpatico Gandotin. . Poi venne il congresso di Genova; dove fu necessar10 distinguersi e separar~i dagli anarchici. E i socialisti rimisero in onore la signora politica, e predicarono la conquista dei pubblici poteri. Poi venne la lettera di Engels, irata e villana contro Bovio, perché quest'ultimo aveva calunniato il partito socialista tedesco supponendolo non repubblicano. Il Mosè del socialismo scientifico aveva parlato, e non era più possibile continuare per la vecchia strada : i socialisti italiani, mogi mogi, cominciar?no a rimangiare le accuse e le ingiurie contro la repubbhca. Chi tra loro prese e conserva gli atteggiamenti ~i un superuomo nietzschiano, però, non disarmò: egli s1 ~egnò di proclamarsi antimonarchico; la parola repubblica gli riusciva semprE" ostica, e si mantenne ancora altezzoso verso la forma più democratica di governo, anc~e mentre scatenavasi la tormenta reazionaria del Magg10 1898, in un articolo della Revue socialiste del 15 Maggio in risposta ad altro di Napoleone Colajanni pubblicato in Aprile e nel quale si preannunziava ciò che dopo quindici giorni di venne triste realtà. Ora - finalmente! - il mutamento è avvenuto; e completo. S'inneggia alla repubblica anche dai social\sti più or-todossi; si fa l'apc>logia del regime democratico dell'Australia, e Turati sente il dovere di pubblicare le lettere private che sul medesimo gli vengono indirizzate. (Critica Sociale 16 Dicembre. 1~99) ;_si dife:1de la stessa repubblica borghese e ~al~ticcia d~ Francia, e nes?uno - tranne Ferri - osa b1as1mare M1llerand, che a difesa della medesima era entrato in un ministero di cui faceva parte il Generale Gallifet, il vincitore della Comune. E Arturo Labriola manda da Parigi, e la Critica (1° Luglio 1899) pubblic~, un v~ro inn.o alla_ !'.'epubbli<?a ! E la Svizzera'? Oh! chi non ricorda 1 sorrisi beffardi contro i piccoli s1Jizzeri; le accuse stolte e calunniose contro questa repubblica egoista e borghese, che sola, e micr~- i-copica, a difesa del tale o tal'a!Lro rifugiato, non ar~1va sfidare i colossi monarchici e imperiali - Germani~, Austria, Italia - che la circondano'? Ma sopraggiu!lse 11 Maggio 1898, e la Lezione delle cose fu terribile c.... sa- (i) Rioista Popolare Anno IV N. 4.
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