RIYlSTA POPOLARBDl 'POLITICA LBTTBRB B SCIBNZB SOCULl Un bambino morto Nella notte, le voci avevano una sonorità strana. L'eco le ripercuoteva, in lontananza, debolmente; quasi altre voci flebili, molto lontane, rispondessero cadenzatamente agli urli d'angoscia. - Io sono fug. ito - disse Pietro con la voce fioca - sono fuggito da casa mia, mentre mio figlio muore ! Non posso, non voglio vederlo morire ! L_a notte era serena, stellata. Da qualche casolare, tra il verde, si innalzavano fili bianchi di fumo. E la città lontana pareva soffusa di una nebbia bianca, dietro cui si intravedevano, illuminate dalla luna, le torri bianche della chi(-Sa e qualche comignolo an - nerito. -- M·o figlio muore! Mio figlio muore! - disse ancora Pietro, afferrando le mani dell'altro - ed io non ho che lui, nel mondo - Oh! È atroce ! Ripre.:;ero il cammino in silenzio. Pietro s·nghiozzava. - Nessuna speranza, più? -- interrogò l'al'ro; e la sua voce tremava. Nessuna. - Tua moglie ? - Mia moglie lo veglia da tre nott.i. È ~ffranta. Io non la riconosco più. Tu andrai a vederlo prima di morire? Prima che me lo pnrtiuo via ? Ci pensi tu, al momento in cui me lo p')rteranno via, p r sempre? Ci pensi tu? Io nori posso pensarlo, quel momento. Non posso. Pove, a la mia creatura ! Ah per Iddio ! Egli si ribellava, pur riconoscendo la sua impotenza, pure sapendo che egli non avrebbe potuto far nulla per strappare il figlio alla morte. - È atroce. Perché deve morire quel ragazzo? Perché? - Il destino - di:;se l'altro, con una grande melanconia nella voce. E ancora, ripresero il cammino, in silenzio - E ancora1 Pietro singhiozzava. L'l- strada lunga, bianca, desrrta, si perdeva in lontananza, tra le siepi altissime dtlle acacie, che frusciavano al vento della notte. E dal cielo stellato pioveva una luce bianca, dolcissima: una luce di sogno illuminante la vallata deserta, la città lontana, il mare lontano, nella quiete serena della notte d'aprile. E nell'aria passavano dei soffi tiepidi. E intorno le aiuole dei giardini rifiorivano, le rose sbocciavano silenziosamente: picco1e rosell,ne di primavera> bianche come le carni dei fanciulli, fragranti di un profumo tenue, quasi fiorenti in una alcova, nell'attesa di essere portate sul letto, disperse tra le coltri, tra i guanciali, sui tappeti. E Pietro, con dinanzi allo sguardo la visione della morte 1 passava, muto, livido, con gli occhi cerchiati di nero, le mani tremanti, il passo incerto di convalescente, tra la rifioritura enorme della campagna trionfante; e il simbolo della vita, il simbolo rinnovellato così soavemente, nella placida notte d'aprile, aveva per lui fascini dolorosi; e nell'animo sgomento irrompeva un'angoscia L uova, un dubbio strano, ineffabile, quasi egli sognasse, sperando, il miracolo di una rifioritura meravigli~sa per il figlio che moriva forse, lontano da lui, tra gli spasimi di un'agonia spaventosa. * •• Le don e circonda vano il lettuccio di ferro, dove il bimbo agonizza va. Alcune piangevano. La madre in atto tenero e so1ve, l,agnav.1 con una pezzuola bianca, sgualcita, le labbra livide del bambino, che rantolava, affannosamente, con gli occhi semichiusi, già odorante il lugubre profumo della morte. Nel silenzio, il rantolo riempiva la stanza. E il lettuccio scricchiolava ad ogni movimento dell'agonizzante. E la madre, curva sul povero corpicciuolo dimagrito, tremava come per febbre, e il suo respiro affannoso si udiva distintamente, interrotto, or si, or no, da colpi leggieri di tosse. Pietro, dov' é? - È uscito. - Perché? Perchè è uscito? Perchè mi ha lasciata sola qui ? Il mio bimbo muore! Muore, muore il mio povero bimbo, ed egli non lo vedrà forse morire! Oh Vergine Santa I Si rovesciò sulla sedia, lasciandosi sfuggire di mano la pezzuola. Uoa vecchia la rac0olse, e 1a sua mano rugosa, scarna, dove le vene mettevano dei rig nfiamenti violetti, continuò l'ufficio pieto:m, e le po vue, livide lab½ra dall'agonizzante furono bagnate ancora, dokissimamente. Anna Maria balbettava un lamento straziante. - Muore I Muore I Muore! Dovettero riempire di ghiaccio la vescichetta che il bimbo teneva sul cranio. In cinque minuti, il ghiaccio diveniva acqua. La febbre lo consumava cosi; e l'acqua, nella ves~ichetta, era tiepida. - Muore! Muore! Muore I E nella stanza non si udì più (gli altri tacevano, sgomenti) che quell'urlo d'a11goscia. Il bimbo non rantolava più. Pareva nolto da un sonno benefico, dopo il quale egli si sarebbe risve• gliato, convalescente. La sua testa affondava nei guanciali. Dalle ciglia semichiuse, compariva il bianco dell'orbita: un bianeo sporco dove la pupilla si effondeva,, mettendo una macchia oscura, sfumata ai contorni. Teneva egli le bracc;a distese, abbandonate sulle coltri: due braccia sottili, livide; e le unghie erano o.. scure, e le mani spiccavano, aperte, sul bianco delle lenzuola: due povere mani giallastre, affilate, quasi adunche. Da tre giorni il bimbo riposava in quella positura. ·Erano stati costretti a tagliare la camicia, per cambiarlo. Avevano anche dovuto raderlo alla nuca e alle tempie per potergli applicare il ghiaccio. Ma il dottore della Congregazi::--nedi Carità non sperava più. L'aveva detto anche a Pietro, per fare il ~mo dovere di uomo onesto, acconsentendo a lasciare la illusione suprema alla povera madre che da tre giorni, da tre notti, spiava sul povero corpicciuolo roso dalla febbre, il ritorno della vita.
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