Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 4 - 28 febbraio 1900

'R..IP'IST .APOPOLARE DI POLITICA LETTEREE SCIENZE SOCI.A.LI PER LA SICILIA Gli episodi e l'insieme dei processo Notarbartolo svoltosi alle Assise di Milano hanno prodotto in gran parte del pubblico italiano mia penosa impressione. Sullo sgabello degli accusati non stavano semplicemente degli individui: i presunti rei, di cui si occupavano l'accusa, la difesa, la parte civile passarono in seconda linea, e tutti videro invece, che i colpi degli avvocati, dei magistrati e dei testimoni andavano a ferire le istituzioni giudiziarie, politiche e amministrative, che sono state in vigore nella Sicilia e in gran parte del mezzogiorno in poi; colpivano a sangue, inoltre, un quid misterioso nella sua intima natura, e criminoso nelle sue manifestazioni, che si chiama mafia, e tutta una regione, che, se con essa non è direttamente solidale, ha, però, la grave responsabilità di nutrirla nel suo seno e di tollerarla. E i giudizi sulla Sicilia, per coloro che ignorano il processo genetico e la evoluzione della mafia e delle odierne condizioni delappello: dal pubblico e che condanna severamente magistrati, generali e prefetti, alta e bassa polizia) si espone la genesi dello spirito che costituisce la mafia, e se ne trovano le cause nella organizzazione politicosociale che mantenne, come una strana sopravvivenza, il fedualismo in pieno secolo decimonono nel centro del mediterraneo. L'eredità maledetta lasciata dai Borboni venne religiosamente rispettata sotto i Sabaudi; e nel Regno della Mafia passando in rassegna, dal 1860 al giorno d'oggi, gli atti compiuti dai governanti - dal generale Serpi al generale Govone ; dal generale Govone al generale Medici; dal generale Medici al generale Mirri; - si dimostra che il governo italiano ha messo dell' impegno ad accrescere 'la triste eredità, a diffondere e consolidare lo spirito della mafia colla vio lenza e colla corruzione. Vi si apprende che la magistratura vi fu fatta serva della polizia e del governo centrale - dal processo contro i pugnalatori di Palermo in cui figura come nobile protagonista il Procuratore generale Conte di Castellamonte, a quello contro la prima, perciò, sono stati 1iapertutto severi ... e ingiusti; ed è cresciuta l'antipatia dei settentrionali verso il mezzogiorno, verso la Sicilia ! A dimostrare con ampia documentazione storica che siffatti giudizi sono ingiusti, l'on. Colajanni ha pubblicato: Nel Regno della mafia (Dai barboni ai sabaudi). I lettori della Rivista forse crederanno di conoscere tale dimostrazione dall'articolo, che qui stesso fu pubblicato; ma essi se lo credessero s'ingannerebbero a partito. Sopraluogo ufficiale. il questore Albanese, che provoca le fiere dimissioni del procuratore generale Tajani, a quello Notarbartolo, nel quale, pur troppo, non si trova più alcun magistrato degno di stare accp,nto ai primi-; e vi si apprende, infine, che dove e quando il Governo lasciò libertà e rispettò l' indipendenza del magistrato la mafia fu de'--ellata e vinta. L'on. Colajanni ha ripreso e fuso e allargato in molti punti, aggiungendovi nuovi fatti e nuovi documenti, ciò - E bisognerà andar sotto molto per trovare quest"oro 1 Il Regno della mafia costituisce una tremenda requisitoria contro i criteri e i modi di governo adoperati in Sicilia e nel mezzogiorno, come in terre conquistate ed abitate da razze infeJriori dal 1860 in poi; requisitoria formidabile, perchè vi - Ah! si, quasi quasi converrebbe iniziare i lavori dall'altra parte del globo. (L' Uom,o cli Pietra di Milano). che altra volta ha pubblicato nella Delinquenza della Sicilia e le sue cause (Palermo 1885) (1), negli Avvenimenti della Sicilia (Palermo 1894) e in altri scritti minori per provare a luce meridiana quali sono state le cause vere, e non le fantastiche lombrosiane, che hanno prodotto lo stato anormale in cui si trova attualmente la Sicilia. Nel Regno della 1'1afia prendendosi le m' sse dal processo di Milano (dal quale un verdetto solenne venne emesso da un giuiiice, contro i cui responsi non c' è (1) In nome di tutta la redazione sentiamo il dovere di porgere i più vivi ringraziamenti a Gustavo Chiesi, che ba cominciato a riassumere nella Educazione Politica questo opuscolo, che vide la luce in un momento in cui non c'era alcun processo Notarbartolo alle viste e non c· erano difese da fare del buon nome della Sicilia. Lo ringraziamo non tanto per le parole ben~voli, che ba pel nostro Dirett.ore, quanto per l'intento nobilissimo eh' egli si è proposto, cioè, di difendere l'onore dell'isola mostrando, sulla scorta di quell'antica pubblicazione, quali furono i fattori politico-sociali, che generarono la mafia e la delinquenza della Sicilia. La Rerla7,ione. parlano esclusivamente i fatti- niente altro che i fatti. Noi raccomandiamo calorosamente ai nostri amici e lettori di diffondere questa pubblicazione; ciò facendo essi contribuiranno a rivendicare l'onore della Sicilia, ed a fare condannare il grande colpevole : il governo italiano. X>--<X~v-vvX>-~00:>---<::>00--<XX>--00<:>---<::>00--<X PRESSIOPRETEBSAIRBARI (i) L'Inghilterra pretende che sia stato suo dovere intervenire in nome della civiltà e dell'umanità nel conflitto che vi era tra i Boeri e certi Uitlanders; ma un rapido sguardo sulla situazione del Transwaal, prima della guerra, dimostrerà l'inanità delle sue affermazioni. Noi ci baseremo sui documenti ufficiali e faremo parlare i fatti e le cifre. (1) Riassumiamo largamente questo intere santissimo articolo dell'ottima ReoacclesReoues di Parigi, certi di far cosa grata ai nostri lettori. N. d. R.

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