RJY1STA POPOLARE DI TOLF11CA LETIERE E SCIENZE SOC1AL1 Se i giornaalimstiIceigge~o laRIVISTA POPOLARE. ..... ------------- Da qualche tempo andiamo constatando la ripetizione di un fenomeno, che ci amareggia. non poco. Eravamo a.vvezzi alla cospirazione del silenzio da parte di molti giornali di provin<'ia, che non disdegnavano di quando in quando di riJJrodurre i nostri articoli ... senza citarne la provenienza. Il vizio era tanto generale, che siamo venuti nella determinazione di sosµendere il cambio a molti degli antichi giornaletti repubblicani o socialisti settimanali, e di non accordarlo a quelli, che sorgono e ce lo chiedono. Nè questo solo abbiamo constatato. La Rivista, per _ mezzo dei suoi numerosi e diligenti collaboratori, ci tiene a segnalare articoli ed avvenimenti di una certa importanza che riguardano specialmente l'estero; e, lo diciamo con legittimo orgoglio, in questa opera modesta, ma utilissima per la educazione popolare, la Rivista nonostante la esiguità dei suoi mezzi e la ristrettezza dello spazio precéde giornali e riviste che vanno per la maggiore. Che accade, intanto? Gli articoli e gli: avvenimenti passano inosservati quando li segnaliamo noi, mentre si fa. attorno ad essi un grande rumore quando altri giornali ed altre riviste, col ritardo talora di uno o più mesi, se ne occupano. Così, ad esempio, siamo stati i primi ad oc~uparci - seguendo le notizie fornite dallo Stead - della dimostrata complicità di Chamberlain nell'affare - un brutto affare - J ameson, ed un poco anche dei loschi interessi del Duca di Fife e di altri pe1.zigrossi del capitalismo inglese nella guerra contro il Transwaal. Ma la stampa italiana se n'è data. per intesa dopo alcuni mesi che se n'è intrattenuta l' Indepertde?Ue Belge. Non abbiamo diritto di dolerci se la stampa a noi avversa - ls. quale spesso, dobbiamo riconoscerlo, ci si mostra cortese - ci trascura; ma sentiamo un vivo rammarico quando ci vediamo trascurati da giornali, cui ci lega intimamente la comunanza di gran parte dei principi e delle idee che sosteniamo. Citiamo due casi soli di ciò che ci capita non di raro. La Rivista Popolare fu la prima nel riassumere largamente lo splendido ed interessante articolo del De Bloch sulla impossibilità della guerra fittiira. I nostri buoni amici dell' Italia non se ne accorsero ; ma dopo parecchi mesi pubblicarono una lettera da Berlino destinata ad un magrissimo sunto di quell'articolo. La Rivista Popolare ha pubblicato integralmente nel N. del 31 Gennaio il brano di una lettera di Leone Tolstoi, in cui si esaminavano lP, responsabilità 'degli autori della guerra Sud-Africana. I nostri buoni amici dell'Avanti/ non se ne accorsero; ma dopo venti giorni pubblicarono una corrispondenza da Parigi in data del 15, in cui si riproducono le osservazioni del grande romanziere russo, e le si annunziano come pubblicate allora dai giornali parigini. Tutto questo abbiamo voluto rilevare per dare prova agli amici lettori della cura grandissima che mettiamo nella compilazione della Rivista, e per richiamare .l un poco più l' attenzione dei giornalisti amici sulla modesta opera nostra. Il momepnrteosendtelsocialismo Awei pc,tuto dire anche « cns1 del socialismo », se questa espressione non fosse s•ata resa antipatica e pericolosa dall'abuso che se n'è fatto e dagli equivoei a cui si è inspirata e a cui si è fatta servire. Se per crisi s'intende l'avviamento di una ·tenlenza e di un processo verso lo stad o risolutivo, moltis::1imi, credo, saranno disposti ad ammettere una crisi del soe ialismo; ina in tal modo si annette alla parola di crisi un significafo benevolo e benefico, un concetto, non già di deficienza e di degenerazione, bensi di pienezza di sviluppo, che cer Ja quindi il suo campo di applicazione attraverso vie e in forme pratiche e vicine. Che se invece, parlando di crisi, si vuole alludere a un fenomeno di dissoluzione, ora meno che mai è il caso di parlare di una crisi del socialismo. Il movimento: e ancor più le dottrine socialiste, sono sorti con carattere indefinito, quasi di vaga aspirazione e di protesta, che, fomentati e sorretti da corrispondenti bisogni e condizioni di vita, si sono andati sempre più trasformando in una previsione più concreta del futuro, ottenuta sperimentalmente per induzione, e in una resistenza organizzata a' mali del sistema capitalistico, di cui il socialismo si annunziava insieme come l'effetto e il rimedio. Tutto il movimento socialista si può dire che sinora sia consistito in due cose: nel persuadere, in base all'analisi. critica del presente ordinamento economico e ad appurate leggi della vita sociale, la verità - che per essere verità obbiettiva è anche necessità - della sua previsione; e nell' organi~zare il proletariato per la resistenza e la protezione contro gl' inconvenienti del sistema economico capitalistico. E l'una cosa e l'altra - tanto la propaganda, dalle sue manifestazioni di carattere altamente scientifico a quelle più popolari, quanto l'organiz7azione per la re: sistenza - procedevano di pari passo, completandosi e compenetrandosi, com~ due aspetti, teorico e pratico, di uno stesso bisogno e di uno stesso processo storico. Ma a misura che cresceva e si diffondeva la co- ' scienza della verità del socialismo, e, d'altro lato, l'organizzazione della resistenza aveva tutto lo sviluppo possibile e raggiungeva tutti gli effetti· di cui era c~- pace, si presentava all'orizzonte - più impellente e più distinto - il problema di una più profonda trasforma• ~ione sociale e del modo con cui praticamente verrebbe in atto l'ideale socialista. La insistente curiosità di vedere schematicamente prospettato lo Stato futuro era un naturaJe portato di questa condizione di spirito e di cose, mentre, d'altra parte, la cresceJJ.teripugnanza verso questi archetipi da •parte de' teorici del socialismo era una naturale conseguenza dell'esperienza storica, la quale dimostra come il futuro, ben prevedibile nelle linee generali e nelle sue tendenze, si attua nelle sue forme concrete, non già in base a schemi, bensl
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==