Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 4 - 28 febbraio 1900

'R..TrISTA'POPOURE DI 'POLCTICALETTERE E SCIENZE SOCIALl foco delle aspirazioni autono~iste; Dur:in y Bas, grande avvocato, professore di diritto civile ali' Università di Barcellona, è notissimo regionalista ed ha formato parte dell'attuale gabinetto fino a pochi mesi sono. Vedete dunque che il regionalismo ha stampa, tribuna, cattedra, che s'infiltra dapertutto, che non teme la discussione. Che più! Il generale Polavieja arrivò al Ministero della Guerra, nell'attuale Governo, coll'appoggio di tutti i regionalisti catalani coi quali, dice.si, aveva firmato un compromesso in cui assicurava di fare tutto il possibile per concedere loro la autonomia economica (concierto economico). Per sei mesi non si parlò d'altro che del regionalismo catalano e del concierto economico da esso chiesto. E quando la protesta arrivò dalle minaccie ai fatti, e i commercianti di Barcellona opposero resistenza passiva al pagamento delle imposte, e furono condotti in prigione i più influenti industriali e negozianti della città, scoppiò nel ministero una crisi, che più presto o più tardi doveva avvenire, e per cui lasciarono il potere il generale Polavieja prima, e il senatore Dura.o y Bas poi, rappresentanti genuini del regionalismo amministrativo. Ed anche il sindaco di Barce:lona J?ott. Rohert, autonomista appassionato, dovette dimettersi per non cedere agli ordini del Governo, che gli imf>oneva di cooperare con lui alla repressione dei contribuenti in sciopero. Quali sono le cause di questa esacerba:,;ione del reO'io- ,. o nalismo f Come mai ha potuto riaccendersi, mentre S<)no ancora fumanti le rovine della grande catastrofe coloniale~ La Spagna fino dal regno di Isabella e Fernando, passati alla storia col nome di Reyes Catolicos, si coslituì in Nazione vera e propria. Il sentimento unitario non mancò mai agli spagnoli, ma tutti gli antichi stati, che furono riuniti in un fascio nazionale con Isabella e Fernando, conservarono sempre tradizioni, usi, leggi speciali, che li differenziarono fra loro. Quest'insieme di leggi e di usi aventi forza di legge, che erano proprii, e che lo sono ancora, di ogni antico priucipato, conservarono nei secoli la loro fisonomia speciale e mantennero sempre viva una tradizione Castigliana, Gallega, Basca, Catalana, Aragonese, Valenciana etc., che pur riconoscendo la sovranità della Castiglia, non dimenticarono mai sé stesse e vollero conservarsi intatte. L'attuale Codice Civile 1889, che fu fatto per rendere uniforme la legislazione, non poté vincere le tendenze regionaliste, non poté abolire gli antichi fueros 1nunicipales, e dovrebbe anrestarsi da.vanti alla Vizcaya, alla Navarra, alla Catalogna, all'Aragon, a Maiorca dove sono ancora in vigore le leyes forales o fueros. Di questa tendenza antica ad una legislazione regionale, di questa tradizione autonomista seppero trarre vantaggio i repubblicani federalisti, fra i quali militò un giorno anche Castelar, e che oggi sono guidati dall'illustre Pi y Margall. Non è dunque una novità l'attuale regionalismo. Il malcontento esisteva da lungo tempo ; ma le regioni che davano più da pensare per le loro aspirazioni regionaliste, erano le più avanzate nell'industria nel commercio, le più ricche, le più civili, quelle che avevano meno bisogno della protezione e della guida del governo centrale. Esse avevano tutto da perdere e niente da guadagnare suscitando questioni gravi di politica interna, che potevano dar occasione alla insurrezione delle colonie, unico mercato: delle provincie industriali della Spagna. Ed indipendentemente da questo pericolo, era ben difficile, vivendo Canovas del Castillo, il· Ministro di Ferro della Monarchia Borbonica, intavolare discussioni che avessero potuto minimarr.ente intaccare l'unità nazionale. Dal 1895 al 1898, dur,mte la guerra a Cuba, alle Filippine, e sull'Oceano, nessuno, naturalmente, avrebbe osato. parlare di tali questioni, tanto più che' gl'industriali ed i commercianti inspiratori e complicj della politica Canovista •della guerra a fondo, fino a spendere l'ultimo soldo. ed a perdere l'ultimo soldato, era fatta ad esclusivo be~ neficio delle popolazioni oggi più entusiaste regionaliste~ Finì la guerra cogli Stati-Uniti: addio Eldorado di Cuba e Puerto Rico, addio mercato d'oro delle Filippine .. ~ I fabbricanti spagnoli videro davanti a sé l'abisso. Da ogni parte si predic11va la regeneracion, mentre la. bandiera spagnola sprofondava nelle onde del Mar delle Antille e nell'Oceano Pacifico, ed il sole cominciavà a tramontare sui dominii di S. M. Cattf)lica..... Da ogni parte si predicava la regeneracion; come poteva restareinerte la Catalogna e non prestare ascolto a tanti medici, e non prestar fede alle tante medicine, con cui si voleva salvare l'agonizzante Nazione f In Castiglia, in Andalusia, in Aragona il popolo mostrò di voler rinsavire, si sdegnò, protestò ... si sdegnò contro sé stesso, pro'• testò contro la sua poca coltura, contro la sua ignoranza, contro la sua mansuetudine, accusò deputati, sena-- tori, ministri, ma l'accusa era ingiusta perché il gran colpevole era lui, lui che aveva vissuto africanamente in, mezzo alla civiltà Europea. Fu una protesta lirica di di-- scorsi; di conferenze, libri, opuscoli. Ma a Barcellona dove c'è maggior cultura che altrove, e dove si_ sentel'oppressione del Governo negativo di Madrid, dove si vedono inceppati in tutto e per tutto dalle difficoltà, elentezze burocratiche, la protesta prese forme più gravi escoppiò quel grido di Viva Cataluna libre, che doveva poi dar luogo a tumulti nelle strade e alla resistenza passiva dei contribuenti al pagamento delle tasse. È semprela eterna storia : chi può fare da sé, chi basta a sé stesso, chi non sente il bisogno del pane e dell'ossigeno altrui ama la libertà, l'indipendenza, aborre chi gl'impedisce la espansione di tutte le sue forze: la Catalogna è stata sempre in queste condizioni. Ha il torto di aver tolle1·atotutto quello che oggi non vùole quando le conoeniva sta,~ zitta; ed è anche essa, eforse più di tutte le altre regioni, colpevole delle disgrazie na.iionali. È inutile dire che salvo le ricche provincie Basche,. ed una parte della Galizia, i catalani hanno poche simpatie in Spagna. Le regioni del centro, in gran parte povere e squallide, hanno troppo bisogno dello Stalo per desiderare e vedere di buon occhio l'autonomia regionale. Dicasi lo stesso del Mezzogiorno. « Ora che ci aveterovinati colla guerra di Cuba, che abbiamo fatto per mantenervi il vostro solo mercato,· volete far da voi e volete turbare la Nazione colle vostre ambizioni. Non ci. sarebbe male l Voi ci portate allo smembramento della Patria e farete nascere la guerra civile. Non si può avere- • due pesi e due misure; dovete essere governati come noi tutti. Se vi sono abusi li correggeremo. State boni, altrimenti .... » Ecco il linguaggio di tutto il resto della Spagna verso Barcellona e le altre città catalane. _ Però l'odio terribile, mortale, accanito, cieco fino al ·delirio contro Madrid esiste in tutta la Spagna: Madrid, la Corte, la CapitaLè, ecco il nemico ! • Ora il regionalismo « riflette un sentimento interno, denso, molto profondo di odio invincibile delle regioni co·ntrè> il barbaro potere che le avvassalla, forza centrifuga, ·pno• fondi,ssimo divorzio, energia 'repulsiva che •le lancia molto lungi da q1iel poterè opprimente. - E tanto ·evi-- dente mostrasi questo ·sen_timento centifrugò 1 che !a s~ • ,, j.. • • ! .\ ,. . : :; . \.

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