Rl'P'IST,4P.OPOLARE'DI POLITICA LBT1:BRBB SCIBNZBSOCJALI mente coloro ohe sono caduti nella estrema miseria hanno perduto quella energia morale eh' è sempre necessaria per emigrare : essi si adattano all'ultimo abbrutimento e fanno concorrenza alle bestie da lavoro, nel servilismo, nell'abiezione, nella niuna cura e preoccupazione per migliorare la propria condizione. Non hanno, quando sono discesi in tale basso stato, i mezii per emigrar.e ; ma anche se ricevessero g1·atis il passaggio pel Brasile o per altre parti del mondo non si moverebbero. I rapporti dei Prefetti italiani quando fu fatta una inchiesta ad hoc, e le relazioni che di tanto in tanto vedono la luce sul Bollettino delle notizie agricole , la inchiesta privata fatta dal Nitti, e i rapporti che mandano alcuni consoli diligenti tolgono ogni dubbio su questo proposito. Ma che la causa precipua dell'emigrazione, come fenomeno collettivo, sia il malessere economico risulta dalla sua vera stessa distribuzione geografica. Sono alcune provincie del Veneto e sono le più derelitte provincie del Mezzogiorno, che danno il maggiore contingente all'emigrazione permanente o temporanea. In Sicilia era. sconosciuta ; ma appena la filossera elimina il -lavoro e la crisi agraria si fa sentire, l'emigrazione vi fa capolino e in poch1 anni in alcuni paesi vi assume proporzioni allarmanti. D'altra parte migliorate legislativamente le condizioni economico-sociali dell'Irlanda vi diminuisce il grande esodo che in pochi anni, dall'anno della carestia del 1847 in poi, tolse all' Isola Verde metà della sua popolazione : circa quattro milioni. Vi si mantiene ancora relativamente alta - 35,678 emigranti nel 1897 - perchè ancora tristi si mantengono le sue éondizioni economiche e non manc·.adel tutto l'oppressione politica e religiosa. Il progresso della prosperità inglese può essere desunto dalle cifre della sua emigrazione - sebbene rigonfiate dai non pochi stranieri che vengono in essa confusi : era di 152 mila nel 1881-85; discese a 123 mila nel 1891-95; si ridusse a 94 mila nel 1897. Si noti che nella popolazione inglese il desiderio di un miglioramento è più influente che non la sofferenza materiale del momento, come movente a valicare l'Oceano. E l' inglese lo valica con un certo orgoglio e con una certa sicurezza perchè di ordinario va nei propri dominii e non è trattenuto dall'Ef:nigrare da alcuno di quei fattori morali e sentimentali, che possono agire, ad esempio, sugli italiani i quali sanno già, per ripetuta e dolorosa esperienza, che lasciando il loco natìo sono molte le probabilità di andare incontro alla caccia all' italiano I Più istruttive ancora sono le cifre relative alla Germania. La grande crisi del 1873 fu seguìta da un movimento migratorio spaventevole principalmente verso l'America del Nord. Si mantenne a 771 mila in media nel quinquennio 1881-85; discende rapidamente a 97 mila e ad 80 mila nei due quinquenni 86-90 e 91-95; la troviamo infine ridotta a 23 mila nel 1897. Ecco fatta la storia della sua prosperità industriale ed economica. E lo ricordino i nostri guerrafondai : accenna a cessare l'emigrazione tedesca quando la Germania acquista dominii coloniali. Ben diversamente e dolorosamente parlano le cifre per l'Italia. L'emigrazione europea che nei suoi maggiori centri di attività primitiva diminuisce rapidamente, aumenta con altrettanta rapidità tra noi. Fu di 64 mila. nel 1881-85; si elevò gradatamente a 133, a 150, a 187, a 197, a 174 mila nei quinquenni 86-90 e 91-95 e negli anni 96-97. La diminui,ione dell'ultimo sul precedente anno non ha importanza; la ripresa c'è stata nel successivo, a giudicare almeno dell'emigrazione negli Stati Uniti sulla quale c'è l'ultimo rapporto di Egisto Rossi. Era stata di 56,641 nell'anno amministrativo 1897; si elevò a 76,489 in quello 1898-99: la cifra massima nel decennio. La Germania coi suoi 55 milioni di abitanti nello stesso anno non figura che con 13,925 emigranti! (Bollet.ino del Minis ero degli affari esteri. Dicembre 1899). È innegabile che attorno a questo movente principale d'indole economica si aggruppino altri fattori d' indole psicologica nel determinare l'emigrazione, come bellamente ha dimostrato il Prof. Caletti; ma il fattore economico rimane assoluta.mente preponderante. I fatti che si sono riportati ne danno la dimostra- . zione statistica; ed essi insegnano in pari tempo che· qualunque na ?ione, che vede determinare nel proprio seno una corrE>ntemigratoria com1iderevole e persistente, deve già scorgere in essa il segno più sicuro .di un profondo stato di malessere, che deve richiamare l'attenzione dei politici, ai quali incombe l'obbligo di conoscere e di provvedere. * .... Mentre l'emigrazione che assume certe proporzioni costituisce un indizio sicuro che nella compagine di un popolo e' è qualche cosa che rivela la malattia, essa rispettivamente allo stesso popolo dev'essere considerata come un bene. Qualche vantaggio ne ritraggono i lavoratori che rimangono, se altre cause non paraliziano quello che ieoricamente dovrebbe essere la conseguenza diretta della rarefazione delle braccia, cioè: l'aumento dei salari. Potranno i latifondisti e i grandi industriali guardare al fenomeno con occhio pauroso; ma i!l complesso essi stessi dovranno riconoscere che l'emigra,ione rappresenta una grande valvola di sicurez; a. Dato il malessere che )a cagiona, se essa non fosse, certamente i vapori compressi determinerebbero uno scoppio; e questo sarebbe tanto più facile inquantochè gli elementi che emigrano sono di ordinario i più attivi, i più energici, i più intraprendenti. In un caso solo si potrebbe non pensare a questa esplosione, là dove manca l'emigrazione pur agendovi le cause determinatrici della medesima: quando, cioè, la miseria, arriva a tale grado da produrre l'adattamento a condi~ioni di vita inferio~e. L'adattamento completo allora è preceduto di ordinario da un incremento nelle manifestazioni criminose. Ma l'emigrazione non è semplicemente una valvola di sicurezza politica, un grande diversivo; è pure un fattore di miglioramento economico non soloper coloro, che partono, ma anche per quelli che rimangono, e pel paese di origine. Si è fatto il conto di ciò che costa l' allevamento e \
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