Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 1 - 15 gennaio 1900

RIP"ISTAPOPOLAREDI POLITICA LE1TERB E SCIENZE SOCl.A.Ll 5 conosce gratitudine: i Chamberlain dell'oggi e quelli di domani, come quelli di ieri; dopo essersi serviti de. gli italiani come volgari mercenari li lascerebbero con un palmo di naso - col danno e colle beffe e col disonore. Mai e poi mai gl'inglesi metterebbero a re. pentaglio la vita di un mercenario di Londra per ripagare l'Italia dell'aiuto prestatole in un momento di bisogno. Ep1,erò tenendo conto della esi,erienza al Frassati che grida: è il momento di osare! l'Italia dovrebbe rispondere: è il momento di rinsavfre I LA RIVISTA L'Avvenire d'Itali'aAgricoltura r.n interessantissimo studio ha visto recentemente la luce sulla importante rivista « La Nuova Antologia» dovuto al direttore di essa Onor. Maggiorino Ferraris. è arrivato già vari partiti dal !acini, dal Ferraris al Di Rudinì, dal Saracco, che riconosce, il p1·oblema agra1-io esser da noi essenzialmente p1·oblema sociale, al De Vincenzi, al Virgili, al Fortunato, al ·Guicciardini. ecc. tutti e sempre hanno riconosciuto la necessità e l'urgenza di. volgere la nostra attenzione alle campagne. Le industrie manifattrici) sviluppate ne le regioni del nord) sono ancora in gestione al centro, non esistono quasi nel mezzogiorno e nelle i::;ole, se togli poche eccezzioni. E, del resto, la deficenza di minerale e di carbon fossile nel nostro paese forse non ci consentirà un serio sviluppo in quei rami industriali che non sieno destinati quasi a completamento de la produzione agraria, cosicchè per aiutare il nostro sviluppo in dustriaie bisogna aumentare la produzione agricola che non solo darà le materie prime alle industrie, ma, aumentando il benessere e la ricchezza della nazione, favorirà il consumo ed i commerci dei pr;:idotti, senza di che nessuno svlluppo industriale sarebbe concepibile. Ma, ammesso pure - al che non crediamo - che le industrie tutte piglia<Jsero e presto un serio Lo studio pubblicato in ?puscolo alla 2°. edizione e al 12" migliaio, e parecchi giornali poLtici e riviste Lo spettro rosso. sviluppo in Italia, tale da superare il fabisogno nazionale, difficilmente potremmo sostenere la concorrenza di altre nazioni di gran lunga più progredite e più ricche de la nostra, e forse non arriveremmo nemmeno in tempo ut.ile, poichè - come rileva con interessanti dati statistici il Krapotkine (1) - ogni paese, an- -che la Cina, il Giappone ed altri venuti ultimi nel campo industriale, tende a produrre sul proprio suolo il fa.bisogno sociale, cosicchè si rende vana la politica coloniale cui sono indispensabili i forti eserciti e le flotte superbe. Lo avvenire de la patria nostra è nelle vallate ubertose, nelle ricche pianure, sui dolci declivi dei monti. Non v'è chi non se ne sono occupati seriamente. Gli è che esso è :li quelli meritano grandissima consid..,razione , sì per la competenza speciale dell'autore, come ·pel contenuto, e più ancora per l'urgenza e l'importanza eccezionale della ris•iluzione del problema agrario in Italia cui si riferisce. La nostra patria. così ricca di sole, co~ì ben frastagliata di fiumi, così variamente disposta e alternata di vaste pianure, di ridenti colline, di monti superbi, dovrebb'essere la più ricca e prospera nazione del mondo se i discendenti di Cincinnato avessero continuato nell'amore del loro antico avo per l'alma parens. Ma) pur troppo!, l'ItaUa nova llihoC.: « Gmir,iatevi d~llo spettro rosso... » l ..'eletto,·e: Roba passata, vecchio mio, bisogna trovare qualche altra cosa! si è studiata e si studia di divenir grande scimmottiando le altre nazioni in ciò che lungi dall'esserle utile produce la di lei rovina. È così che mentre seguiamo il miraggio di un esercito potente e di una flotta formidabile, ad ogni piè so::ipinto ci accorgiamo che l' esercito è inetto e la flotta insufficiente; mentre sperperiamo l'oro, il sangue, l'onor nostro in Africa e a S. Mun; ment,re buttiamo a manate i milioni in spese affatto inutili od improduttive, forzando il bilancio nazionale ed esaurendo le forze economiche del paese; mentre sciupiamo ingenti somme in monumenti decorativi e per fare un palazzo che supplisca con la sua maestà alla mancanza· assoluta di giustizia, non pensiamo affatto alle fonti vere de la ricchezza e de la grandezza reale de la patria: all' Agr·icoltura. L'Italia è, anzitutto e sopratutto, un paese eminentemente agricolo, ed il Ferraris non è il solo a constatare che « l'agricoltura è in Italia la più grande e la più feconda sorgente della pubblica e privata ricchezza. » Le varie inchieste agrarie su varie regioni del regno, gli studi notevoli di scrittori competenti di (Fouct di Parigi). riconosca tali verità. Ma i governanti d'Italia, sballottandosi fra le convenzioni ferroviarie e l'impresa Africana, fra la regia dei tabacchi e il processo Lobbia, fr9, i pasticci bancari e gli stati di assedio, fra S. Mun e la soppressione de lo statuto, non hanno tempo e modo di occuparsene; anzi, poichè le esigenze del bilancio aumentano sempre più in vista di questo sistema di politica pazza, immorale, liberticida, bisogna trovar pure i denari, si gravano le imposte dirette e indirette, si affoga con nove tasse ogni specie di industda, che tenti di emettere un vagito. Un esempio recente - non è il solo - lo si ha ne la tassa applicata alla forza elettrica, la quale va ogni giorno estendendo la sua influenza in tutti i campi de l'attività umana e si annunzia come la forza rinnovatrice del mondo, anche per l'industria agricola. In oggi si insegue il miraggio di una flotta poderosa - de la megalomania navale) come ebbe a dirla il Colajanni - e si cerca di smungere ancora e forte- (1) Vedi il di lui opuscolo Sul prossinw fallimento dell'industria.

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