Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 1 - 15 gennaio 1900

4 RIP'IST.APOPOL.AREDI POLI"flCA.LETTERE E SCIENZE SOClALl l'anno degli a1·dimenti: troppi dolori, tro_ppe vergogne e troppi disinganni amari avrebbe rievocato la rettorica manciniana, nel momento in cui egli, nuovo Don Chisciotte, ne pronunzia un altra, che; se tradotta in fatti, potrebbe condurre agli stessi risultati. Il Frassati, però, per fare ingoiare la sua pillola scaglia le sue critiche severe contro quella politica, che ci condusse a Dogali e ad Adua e riconosce « che il Tigrè « non vale un soldato italiano nè politicamente, nè «economicamente.» Si vede che il nostro ardìto megalomane nel giudicare sul valore dei nostri possedimenti coloniali non si è ]asciato illudere dall'oro e dal guano che si assicura rinvenuto nell'Eritrea; ma avendo manifestato siffatta convinzione era da sperarsi che egli avrebbe consigliato l'abbandono della colonia africana. Ciò egli non fa; e non lo fa perchè il nostro ritiro dall'Africa in questo momento potrebbe dispiacere e riuscire pe1·icolosoall'Inghilterra: Re Menelik potrebbe trarne incoraggiamento per sostituirsi al Mahdismo nel creare grattacapi molestissimi alla perfi fa Albione, che al Capo prende batoste e perde l'onore. Il Frassati non può volere questo risultato possibilissimo: egli, invece, esamina la situazione militare dell'Inghilterra e trovatela assai disagiata, c9p..uno slancio eroico propone di mobilizzare due corpi di esercito e di metterli a disposizione di Chamberlain. Toid bonnernent ! La. questione pecuniaria non poteva preoccuparlo. Si sa che l' Inghilterra è ricca e può pagarsi la spesa. Essa procede nelle conquìste per mezzo di mercenari ; e l'Italia potrebbe fare un buon affare offrendogli centomila uomini in un colpo, liberandola dalla cura molesta di reclutarli tra i mascalzoni e i disoccupati di Londra. Non fu l'Inghilterra a pagare le spese delle guerre contro la rivoluzione francese e contro il primo impero? L'Italia sorta in nome del diritto nazionale potrebbe sentire una certa ripugnanza ed assumere la mniliante parte di mercenaria per andare a conculcare i diritti altrui; ma il Prassati non ha di questi scrupoli. Per lui il sentimento morale non ha che vedere nella poli- _tica; perciò coraggiosamente conclude: « è tempo di opporsi vigorosamente ad unà politica sentimentale, la quale hà già fatto commettere troppi errori; è tempo di ripigliare con ardore la politica di Robilant che si riassume nella frase pronunziata, con grande scandalo dei Deputati alla Camera italiana, nella seduta del 23 Gennaio 1886: « Io non faccio sentimentalismo di sorta « in politica; intendo diJare la politica degli interessi e " della dignità del mio paese, ma all'infuori di questa, « non sono legato nè da pregiudizi, nè de interessi.,. La citazione avrebbd dovuto essere completata coll'altra frase famosa dello stesso di Robilant, che bollò come predoni gli abissini che difendevano la casa propria contro i conquistatori ladri. Ma fu anche prudenza tacere su quella sprezzante cinica frase poichè si sa che i quattro predoni c' inflissero Dogali ed Adua. L'immoralità della politica del di Robilant, i sentimentalisti potrebbero avvertire, che dagli avvenimenti ricevettero una tremenda punizione. Non ci attaccheremo al lato immorale della politica consigliata dal Frassati, e ci piace, per essere giusti, riconoscere che se la enunciazione nuda e cruda della medesima può suscitare qualche protesta, in fatto tutte le potenze di Europa - ed ora anche di America - non seguono altra politica che quella che ha. fatto divorzio da ogni sentimentalismo e da ogni criterio morale. 'l'enendosi su questo terreno arido e ingrato della utilità, però, è lecito domandare al bellicoso piemontese: a che mirano i vostri ardimenti? per quale scopo volete osare1 Lo scrittore nemico della sentimentalità e dell' onestà politica, se è chiaro ed esplicito nei mezzi che consiglia - mobilitazione di due corpi di esercito da mettere a disposizione di Chamberlain - non lo è del pari in quanto alle finalità da raggiungere. Parla in termini vaghi di ma1·enostro, di equilib1"io del 1lfedite1·raneo nè più nè meno di come parlava Mancini che voleva trovare le chiavi del Jlfediterraneo ... sbarcando a Massaua. La indeterminatezze. e la imprecisione dei termini nasconde molti pericoli e potrebbe preparare nuove delusioni e nuovi disastri. Anzitutto è semplicemente ridicolo rhiamare: mare nostro il Mediterraneo. E la Spagna? e la Francia? ·per tacere dei minori. Vogliamo considerare nostro il Mediterraneo quando non abbiamo a Lissa saputo conservare l'Adriatico; quando non sappiamo nemmeno farci rispettare sul Lago di Garda dalla ncstra alleata, l'Austria! Ristabilire l'equilibrio nel mediterraneo! È la teai che con maggiore eloquenza, se non con pari disinteresse personale, sostenne nei discorsi invocanti bagni di sangue e negli opuscoli, Rocco de' Zerbi. Ma siamo franchi e ripetiamolo la centesima volta: chi rompe l' e luilibrio nel Mediterraneo è l'Inghilterra, che vi è davvero intrusa, e che vi possiede Gibilterra, Malta, Cipro, l'Egitto .... L'equilibrio si potrebbe ristabilire in un solo modo : coll'alleanza dei popoli latini contro l'Inghilterra! Noi dovremmo osa•re di farla da mercenari dell' Inghilte1 ra nello scopo recondito di battere la Francia, di toglierle Tunisi, l'Algeria; di prenderci la Tl'.ipolitania. Una bagattella! Ma l'Inghilterra se si degnasse di gradire l'aiuto dei nostri dt..e corpi di esercito, che dovrebbero farla da giannizzeri o in Egitto o nel Transwaal, penserebbe poi; a cose fatte, intraprendendo una grande guerra europea; ad assicurarci i compensi? Chi ciò pensa dà segno di essere ben lontano da quel positivismo materialistico, di cui vorrebbe fare pompa. Quali sentimenti nutra l'Inghilterra a nostro riguardo ce lo provarono il Generale Gandolfi e Scarfoglio in due scritti troppo facilmente dimentjcati, nei quali narrarono della slealtà inaudita sua nella Eritrea a nostro danno (e dei quali la Rivista si occupò a suo tempo; e l'uno e l'altro, si badi a questo, non sono sentimentalisti: tutt'altro !) La politica imperialista, tutta a base di violenza e di disonestà, alla Robilant, non conosce sentimento e non

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