'R..IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI IS loro scienza, discorrere d'arte e d'artisti, io vorrei mi si dicesse se proprio questa loro scienza sia la parte dello scibile, che meglio giovi a ricercar le varie qualità e facoltà degl' ingegni superiori e del genio, dalle quali è concepita e generata un'opera d'arte ; e se lo studio delle malattie mentali serva a farci riconoscere i pregi e i difetti d'un lavoro artistico ; stabilire quali e quanti appartengono alle naturali attitudini dell'artista, ovvero dipendono dalle norme che ei s'impose, dalla scuola che seguì o dalle condizioni in cui visse ; e da tutto ciò trarre indi giusti criterj a ricostituirne la personalità. Faccia altri tali indagini. Io frattanto noto che il Sergi, autore del libro (1) che mi porge occasione a questo articolo, non è un psichiatra, ma uno de' più valorosi antropologi che vanti oggi l'Italia; ed è anch.e un insigne psicologo. Dotato d'ingegno versatile, e ricco di copiosa e vasta coltura moderna, ei tien dietro con amore a' progressi della psichiatria, e di essa non di rado si serve nei suoi studj psico-antropologi. Anni denti. (1) Ma ciò non ha nulla da fare con il paradosso lombrosiano; la teorica, cioè della psicosi degenerativa del genio. E qui mi giova avvertire che il Graf, esaminando poscia le qualità dell'arte leopardiana, è costretto, per sostenere la sua tesi, a contraddirsi, e a ricorrere a non so che misteriosi 1·incalzi dell' organismo. Assai più logico mostrasi il Sergi; ma questa qualità del suo forte ingegno lo porta c,ra a maggiori esagerazioni. Investigando egli le origini del pessimismo leopa1·diano, crede di averle trovate in uno arresto di sviluppo nell'organo della percezione, per cui Giacomo, affetto da arnbliopia rnentale « non poteva ricevere influenze esteriori, E> assimilare pndotti dell'ambiente o idee o altro, anzi doveva rifiutarli se per caso venivano a lui ». Non accettò quindi i progressi della nostra civiltà, i quali non comprese, imperocchè nel percepire ed interpetrare la realtà esteriore rimase allo stato infantile. E qui l'illustre antropologo mette innanzi una sua teorica con la quale vuole stabilire che addietro pubblicò un volume assai importante su Le degenerazioni umane/ ed ora, discorrendo dell'ipotesi che dice essere il genio una psicosi degenerativa, egli scrive che ~ le teorie che si sono immaginate a spiegare il paradosso non gli paiono di - mostrati ve, mentre è dimo - strata l'esistenza del fenomeno •; e quindi aggiunge che il Leopardi « è un caso tipico in cui la degenerazione e il prodotto dell'arte sono in una corrispondenza perfetta». In altre parole, le notabili qualità del pensiero e del l'arte del Recanatese scatuLa Gran Brettagna ipnotizzata. dalle concezioni e rappresentazioni mentali della natura esterna vaghe, indecise ed evanescenti, come sono quelle del fanciullo, nasce dapprima il dubbio, indi il pessimismo; e nascono i sentimenti doloro i, con incompleto adattamento alla vita, o con assoluto abborrimento di essa. Questa teorica a me sembra assai strana; essendochè noi verifichiamo giornalmente che le condizioni mentaìi del fanciullo non lo conducono al dubbio ed· al pas~imismo ; che anzi, come la fede predominò nelle genti primitive, così predomina Chamberloin (al portalettere) : Zitto ! La Gran Brettagna è addormentata e sogna vittorie ; 11011 la svegliare. (Am.stercla,nnier di Amsterdam). riscono, come dice pure H Graf, da una nevrosi degenerati va. Io non mi fermo a combattere questa asserzione, ciò feci in un opuscolo pubblicato di recente ; (2) e però mi limito a ripetere che il genio, considerato in sè stesso, è sempre (come ora afferma anche il prof. Bianchi) l'evoluzione più alta cui giunga la mente umana, mentre invece la degenerazione implica sempre un regresso, o un ritorno atavico, per cui le qualità proprie d'un organo o d'una persona, divenendo anormali, mutano in peggio: la pazzia è poi la degradazione più bassa dell'uomo. Inoltre ripeto ancora che « dalla malattia non nascono i fiori della salute, nè da una mente inferma i miracoli dell'arte •. Vero è che accanto all'arte sana, vivida e gloriosa de' pochissimi uomini di genio, suole pullularne un'altra vuota d'idee, leziosa e sensualmen-i,e erotica, strana e perversa, la quale è prodotta da ingegni non bene equilibrati e degenerati: come, per esempio, è oggi in gran parte quella de' Simbolisti e de' Deca- (1) Giuseppe Sergi, Leopcwdi, al lume clellct scien:;a. Palermo, Remo Sandron, 1899. (2) G. Il.omano Catania, D'un nuotJo libro scientijìco sopra G. Leopardi, Palermo, Alberto Reber, 1899. pure nei fanciulli, mentre il dubbio sorge più tardi; ed è il tormento degli adulti, in ispecie di coloro in cui per l'acutezza della visione intellettiva sviluppasi grandemente il senso critico, e prevale l'abito del riflettere. Siffatte qualità mentali ebbe, in modo eminente, il Leopardi; e ciò dimostrano le opere da lui pubblicate, e dimostra pure il Zibaldone. Ma in alcuni tratti di questo, ed in talune immagini ed espressioni di quelle il Sergi crede di rinvenire gl' indizi ed i segni della paranoia e di altre condizioni morbose proprie de' li, emaniaci. Senonchè cotesti tratti, considerandoli ponderatamente e senza preconcetto alcuno, non ci autorizzano a far diagnosi d'infermità mentali più o meno gravi. Imperocchè essi o sono appunti e ricordi distaccati, che si riferiscono ad un sistema filosofico che il Leopardi sin da giovane maturava nella sua mente, e i cui primi principj derivò dai filosofi francesi del seco'.o scorso; ovvero sono espressioni ed immagini di antichi autori, ch'ei cita. E così pure il passo del Zibaldone, nel quale il Sergi vede la confeEsione della (1) G. Uomano Catania, Sulle clegerwra;;ion.,i uniaM, Ber, gamo, 1889, pag. 18.
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