Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 1 - 15 gennaio 1900

I4 RIP"ISAT. POPOLAREDI 'POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI pratico modo di vivere; diguisachè chi non ha la forza di liberarsi da certe abitudini, nelle quali è come crista~lizzato, di affrontare le lotte interne e segrete del triste periodo della conversione, ha come paura delle nuove idee, guata con sospetto i novelli progressi, vedendo in questi dei nemici insidiatori della sua santa ignoranza, della sua pace pigra e ipfeconda. III. Il carattere morale invece consiste nell' attenersi costantemente alla « legge morale »; e questa è nel fare costantemente il bene e nell' evitare il male. « Cette notion du bien à faire et àu mal à evitèr est ce qu'on nomme la loi morale >>.( 1) La costanza, la fermezza non si deve adunque considerare nelle singoli opinioni, ma nella condotta, in ciò che ha un valore sociale. Se il mostrarsi diversamente convinti nasce dal riconoscere vero o falso ciò che prima si ritenne falso o vero, il carattere morale, purchè tanto le antiche quanto le nuove convinzioni non nuociano alla socit tà, non ha nulla ad aver rimproverato; anzi questo esige la sincera confessione dell'avvenuto cambiamento. Ma se il cambiamento è determinato da ragioni estrinse.:he alle convinzioni, o, come si dice comunemente, da ùn secondo fine, è chiaro che il carattere morale n'è compromesso. Come è anche chiaro che i cambiamenti'' improvvisi non sono quasi mai sinceri, non sono il risultato dell'evoluzione, ammenochè non trovino la loro spiegazione in una improvvisa causa proporzionata al cambiamento. Cambino adunque le idee, purchè cambin~ genuinamente e purchè qualunque esse siano si operi alla stregua del bene. Divenga credente un positivista e viceversa, se si conserva costantemente onesto e virtuoso è sempre un carattere morale. Chi divenuto misero, ha la forza di conservarsi onesto, di morir d'inedia, anzichè commettere il furto, è un carattere morale. Ma che cosa è il bene ? 11 bene è « ciò ch'è necessafio, ciò ch'è utile, ciò ch'è dilettevole ». Ed è necessario, utile, dilettevole c.iò che conserva gli uomini, li migliora e li rende, entro i limiti del possibile, felici. Ma il bene dell'uno il più delle volte è il bene dell' altro, da qui il conflitto, le lotte sociali. Bisogna adunque stabilire un concetto del bene nei rapporti tra l'individuo e la società. Oggi in che . consiste? E dico - oggi - perchè senza dubbio ciò ch'è bene oggi non sarà bene domani: il bene è relativo allo spazio ed al tempo. Rispettare scrupolo3amente i diritti degli altri, ma non sacrificare a vantaggio di essi nessuno dei nostri diritti è il primo grado del bene altruistico: l'uomo che opera in tal guisa è giusto. Se niente aggiunge a quanto spetta agli altri, nulla sottrae. La legge - espressione della volontà dell' organismo sociale, sanziona i diritti ed i doveri di ciascuno, di guisa che l' uomo giusto è l' uomo della legge. Costui se non è degno di biasimo non dovrebbe neppure esser degno di lode. L'onestà, la giustizia, intese nel vero senso della parola, sono un sacro dovere, e chi adempie il suo dovere puramente e semplicemente, il dovere che nasce (1) Maricat, - Revue belge des scieuces psychologique 1872, pag. 82, dalla legge, non sacrificando nulla del proprio, di ciò che la legge stessa gli accorda, fino a quando da nuovi bisogni, da nuovi criteri sociali non sia modificata, non dovrebbe, in una società virile e seria, riscuotere applausi ed onorificenze. Ma disgr;iziatamente oggi non è così : l'uomo giusto, onesto è ritenuto quasi per un eroe. Perchè? Perchè gli uomini veramente onesti, per cui è infondato financo il sospetto, sono la scarsa, magra, sparata eccezione, e di uomini disonesti, più o meno smascherati, la società pullula, sia nelle basse non che nelle alte sfere. I popoli hanno il governo che meritano, e lo elettore vendendo il voto, facendo una strappo alla propria coscienza per un basso e volgare interesse, implicitamente detta al suo rappresentante il programma da seguire. E siccome l'eroe in genere è chi sovrasta sulle masse per qaalche mer;to eccezionale, così è che l'onestà che sarebbe, come abbiam detto, un semplice dovere, è oggi considerata come una virtù peculiare degna di onori e di fama. • L'atto virtuoso, nel vero senso della parola, incomincia col volontario, spontaneo sacrificio dei propri diritti a vantaggio degli altri. L'atto virtuoso non è nella legge: finchè fosse in questa sarebbe sempre in obbligo, un dovere, ma è fuori della legge, e non è fuori per nuocere, nel qual caso sarebbe un reato, un vizio; ma per giovare. Ecco perchè la virtù sublima l' uomo, lo spoglia, dirò così, dell' egoistico e basso involucro animale e lo fa apparire angelicamente puro, simpaticamente attraente: è un' eccezione alla lotta per l'esistenza. « Qua:1do un giovinetto - scrive il Gabelli - lascia gli agi della sua casa e rinunzia alle carezze materne, all'ammirazione seducente del mondo e dell' amore, per andare a seppellire la sua giovinezza e la sua virtù in un ospitale di malati di vaiolo e di colera, si può fare di questo volontario sacrifizio un atto della lotta l'esistenza ? » (Nuova Antologia. Fase. IV-16 Febbraio 1891). La virtù s'inizia nella semplice carità e si sublima nell'eroismo, nel sacrificio cioè della ricchezza massima, che consiste nell'esistenza e nella libertà. E se la semplice carità è degna di lode, l' eroismo merita fama e gloria. In mezzo alla lunga serie dei rapporti sociali esiste il diritto che si equilibria col dovere ; evvi da un iato la virtù che mira al bene sempre crescente, e quindi al progresso; evvi, al lato opposto, il vizio, che trascina al male se~pre più degradante, e quindi alla decadenza. Prof. ANTONIO FRANZÉ. Aproposdiitcoriticsacientie~dceaLl eopardi Nessuno che ben conosca lo spirito ed il valore della moderna critica, nega ora alla scienza il diritto di esaminare le opere d'arte per comprendere e ricomporre la personalità dell'artista, che le ha prodotte; anzi cotesta disamina a me pare una del.le conquiste migliori del metodo positivo, e riverbera la sua luce nella letteratura, dichiarando e chiarendo alcuni problemi, che la critica puramente letteraria non sa risolvere. Ma poichè taluni psichiatri oggi pretendono, in nome della

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