Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 1 - 15 gennaio 1900

RIVISTPAOPOLARE DI P.OLITIC.ALETTERE E SCIENZE SOCI.ALI Anno VI. - N. I. Abbonamento postale Roma 15 Gennaio1900. La vettura del Negri. ~,1,u•\• 1•1 1/1111>- ..... .. \!t:bt .._. ·.•.t ',,_ l.!._l •......·.. ~ ..... \,; ·, tl:PJJ/. , • , •• •• , 1 , •• , •• ., ~ •• • • _ - • • -.)!ti• '\h 1• 1 .,,..,.. ' ,1 H, 11:M ,. '" .. ~ .......... Dove si vede che la diligenza del governo italiano è sempre una .... negligenza. Rivista delle caricature, copertina : le nostre promesse anche per quest'anno son tutte mantenute. Ora sta agli abbonati, che ci scrivono da ogni angolo d'Italia per rallegrarsi dei miglioramenti continui che introduciamo nella nostra pubblicazione, sta ai nostri amici, provarci praticamente la loro affezione, procurandoci :'WUOVI ABBO~il.'l'I. A ogni progresso di una rivista, corrisponde una nuova spesa : lo tengano presente. v--._..../V IL CASO IIIIFIFII Si credeva da tutti, che le rivelazioni del processo Notarbartolo non potessero essere superate per la loro gravità demolitrice dellE' istituzioni e dei funzionari italiani. Era un errore. L' epistolario Venturini è venuto a rendere noto a tutta Italia ciò che in Sicilia molti conoscevano; ed è venuto opportunissimo per dimostrare sempre più, e megHo, che se l'isola si trova in condizioni politiche e morali anormali la colpa maggiore è dei g-0-vernanti italiani, in grandissima parte appartenenti alla razza siiperiore del settentrione. Si sa che il Generale Mirri, ex Ministro della Guerra, nella sua deposizione innanzi alle Assise di Milano, mise alla gogna la magistratura e particolarmente il Comm. Venturini, ex procuratore generale presso la Corte di Appello di Palermo. _ Il Comm. Venturini non è riuscito a scagionare sè stesso dalle accuse; però ha polverizzato il suo accusatore, gettandone gli elementi nel fango. Ecco le lettere scambiatesi tra Mirri e Venturini - entrambi settentrionali, non dimentichiamolo. (Giorno di Roma). Il 20 aprile 1895 il generale Mirri scrive al procu- '.ia tore generale : Caro Venturini, Colaianni trovasi costà ~er brigare per la lista elettorale di CasLrogiovanni. Egli; non so per quale motivo, ripromettesi di tutLo otLenere dalla prima e non dalla seconda sezione della Corte d'appello. Io t'informo e ti inter.:-sso vivamente perché prevenga le male arti di costui. Ti saluto cordialmente. Tuo amico G. Mirri. Il 10 maggio 1895, il generale Mirri scrive al procuratore generale Venturini che è stato presentato un reclamo alla Commissione provinciale per la lista elettorale di Alcamo ; e detto che i reclamanti appartengono al partito Crispi, conclude : « Io sono d'avviso elle il reclamo debba esse1'e accolto. Gli elettori da elimiuarsi sono contra1•i al noto peI'S.onaggio ». (Crispi ). In data del 15 agosto Mirri torna a scrivere : Caro Venturini, La situazione elettorale di Alcamo ci dà speranza di riescita se la sorveglianza nelle sezioni sarà fatLabene. Ora, ad assicul'are ciò, è necessal"Ìo che la costi Luzione dei seggi sia faLta colla massima i1uparzialità e nelle forme s'tr-eltamenLe volute dalla legge. Ora in Alcamo se ;;i toglie il P1·eLore,non vi sono allri che possano fare le funzioni di presidenti per la coslituzione dei seggi, in quanto che i due vice pretori ed i conciliatori sono firmatari dei manifesti dell'avversario avv. Mauro, e membri del suo comitato.

2 'R._IPISTAPOPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl È dunque. necessario provvedere con altro personale, • per cui a te mi 1·ivolgocon calda preghiera perché siano colà inviati, fin dal giorno 17, numero quattl'O magistrati che amerei, se possibile, fossero inviati da qualunque luogo meno che da Trapani, perché il Mauro è streLLamente legato di amiciiia c,m lutti i magistrati di quel tribunale. La legge prescrive(~!), ed un comunicato del ministero dell'interno conferma, che nella elezione dei seggi si debba scrivere la scheda con tre nomi in presenza del presidente, e non già presentarsi colla scheda già scritta. Se quest' ultimo meLodo fosse accettato in Alcamo, si correrebbe il per-icolo di vedere i seggi nelle mani di genle analfabeta essendo tale grossa parte degli elettori alcamesi. Io dunque mi raccomando caldameute per l'invio colà di quattro magistrati con la raccomandazione che mettano in pratica ed esigano l'osservanza stretta di questo articolo di legge. tuo aff.mo amico G. Mirri. Come se tutto questo fos-1e poco, l'ottimo generale che in Sicilia la faceva da Padre Eterno - era Prefetto di Palermo, Comandante il XII corpo di armata e Capo di tutta la Pubblica Sicurrzza dell'isola - rivolge di nuovo al Caro Venturini quest'altra edifi.cantissima epistola : Caro Venturini, Mi scuserai se abuso un po' troppo della tua amicizia, ma il telegramma oggi stesso ricevuto,· che qui ti accludo, mi obbliga ad imporlunarti nuovamente sull'affare della libertà provvisoria al Saladino. Sembra che un mezzo vi sarebbe quando tu il voless:, e cioè notificare subilo l'accusa all'interessato, ed il processo pasc;arlo quindi al PresidenLe la (sic) Corte d'Assise. Una volta che il processo è nelle mani del Presidente, pare che resti in facolLà del medesimo il concedere la libertà provvisoria all'imputato, e che la legge-non si opponga. Se ciò è possibile, bisognerebbe farlo ~ubilo, ed in questo caso il processo lasciarlo discutere a Trapani, perché diversamenLe la ~osa andrebbe per le lunghe e quindi falìirebbe lo scopo. Ti scrivo non potendo venire da te domani, dovendomi recare ad Alcamo. Spero domani sera trovare al mio rìtorno una tua risposta. Perdonami, te ne prego, le noie che ti reco, ma mettiti ne' miei non invidiabili panni, e ti persuaderai che non è per me che chiedo, ché io non chiedo e non chiederò mai nulla, ma pel partito. Bisogna ad o~ni costo che Damiani sorta vitto1•ioso dalla lotta, percbè Damiani è Crispi. Ma il Tuo amico G. Mirri procuratore generale tien fermo e risponde: Caro Mirri, Come ieri Li dissi, il Saladino fu rinviato al giudizio della Corte d'Assise fin dal 16 luglio scorso, e fu contro di lui rilasciata ordinanza di cattura perché diffamato pei delitti di « associazione a delinqnere, omicidio, furto e falso I » Nell'àttuale stadio del procedimento nessuna autorità, fJUindi,potrebbe ammetterlo a lil~ertà provvisoria, e neppura il presidente della Corte d'Assise, a ciò opponendosi l'articolo 208, alinea Codice proc. pen. Tanto in risposta alla tua di ieri, e List1:ingola mano. Aff.mo Venturini. i Ed ora non commenti, ma sobria esposizione di fatti. Comincio dalla parte che mi riguarda personalmente. È falso che io sia andato a Palermo per b1·igare per le liate elettorali di Castrogiovanni. Non ce n'era bi- •sogno perchè là c'era chi mi rappresentava, come meglio era assolutamente impossibile di desiderare : Peppino MarchP-sano, mente e cuore di primis3imo ordine che Palermo conta tra i migliori dei suoi figli. Tutte le mie male arti si riducono per lo appunto ad avere delegato a lui la difesa dei dfritti degli elettori di Castrogiovanni. Come siano stati manomessi questi diritti risulta da questi dati di fatto. La lista elettorale di Castrogiovanni era stata approvata in Dicembre 18)4 quando il governo non aveva deciso ancora di combattermi) perchè ancora non avevo pubblicato la lettera del 23 Dicembre agli elettori, che precedette quella di Cavallotti sulla questione morale. Decisa la lotta si cercò, e si trovò a stento, un candidato da contrappormi in persona del Cav. Berengario Gaetani sindaco di Caltanissetta; ma -per combattere con qualche probabilità di successo si ritenne necessario diminuire la lista elettorale di Castrogiovanni. Ma era stata approvata, ed erano trascorsi i termini assegnati dalla legge al Pubblico ministero di potere ricorrere contro le stesse de~isioni della Commissione provinciale ! Niente paura: si è in Sicilia; ed ivi tutto è lecito a magistrati abbietti ed a commissioni svergognate. Si riapre l'esame della lista .... _approvata definitivamente in Dicembre, ed il 28 Febbraio 1895 si diffidano quasi tutti gli elettori di Castrogiovanni a presentare i titoli della loro iscrizione .... Non ricordo il nome del magistrato turpe, che ebbe me.no nella indecente decisione; ricordo che della Commissione provinciale faceva parte l'attuala deputato Marescalc·hi Gravina che della viltà e dell' abbiezione sua - era stato lui, lui in persona, eh' era venuto a Castrogiovanni a darmi la notizia dell'approvazione definitiva della lista, in Dicembre 1894 ! - fu premiato coll'appoggio ini~ondizionato nel Collegio di Piazza Armerina, dove egli ste .1so fece la lista del proprio collegio... A suo tempo l'illegalissim"o procedimento scandalizzò l'on. Michele Torra.ca, ch'era stato difensore e relatore della leg;se sulla revis:one delle liste elettorali." • La Commissione provinciale, il 27 Marzo 1895, cancellò 393 elettori dalla lista che aveva approvata in Dicembre. Ma questa cancellazione non si ritenne bastevole per battermi! In questo mentre il candidato Gaetani ritiravasi, forse preoccupato dello scandalo che poteva farsi attorno al padre, che aveva rubato da buon cassiere circa trecentomila lire alla povera provincia di Caltanissetta. Lo sostituì. l'av. Scarlatil, ex amico mio, ex repubblicano, ex compagno di proèesso nel 1869 in Napoli. Il governo lo indusse ad accettare assicurandogli la riusdta. E per assicurarla, non osan do la Commissione fare un secondo taglio illegalissimo, si fece avanzare reclamo da un elettore - pagato col posto di guardia al Dazio Consumo di Caltanissetta - che domandò la cancellazione innanzi alla Corte di Appello di Palermo di altri 355 elettori di Castro-

RIJ''ISTA'POPOLAREDl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 3 giovanni. Giuseppe Marchesano ebbe l'incarico di difendere questi settecento quamntotto elettori e di altri 251 dei quali si domandava la nuova iscrizione ben documentata. Delle iscrizioni elettorali, per norma costaute, si occupava la prima sezione della Corte di Appello, che allora era presieduta dal Comm. Majelli. Questi era ritenuto magistrato integerrimo ed indipendente. Ecco la ragione della preoccupazione del generale Mirri. Ma la fama era usurpata: Majelli si mostrò magistrato italiano ...... autentico, e ritenne buone le cancellazioni fatte dalla Commissione provin }iale ; dette ragione all'elettore che domandò le altre cancellazioni, e non ammise che 21 nuove iscrizioni su 251 che ne erano state domandate ... E la lista di Castrogiovanni da 1420 elettori venne ridotta ad 802... La Corte di Appello, pre ne provvisoda di un accusato per associazione di mal,- fattori, per f m·to, per falso e per omicidio che poteva lavorare in favore di Damiani .... ch'era Crispi. Sono cose che si sono verificate soltanto in Italia; e che in Sicilia, - tanto per educare e moralizza1·e i barbari! - si sono spesso ripetute .... Non parliamo delle difese dal Popolo romano tenta - te in favore del Mirri. Questo aveva coscienza, forse rimorso, delle turpitudini commesse. E lui stesso, nell'estate del 18ti5, sconsigliandomi di andare a Marsala dove correva voce che mi avrebbero ammazzato se accettavo l'invito di carissimi amici di andarvi a difendere la candidatura Pipitone, esclamava : Me ne ha fatte fare tante quel Damiani ad Alcamo, cne avrebbe potuto risparmiarmi la lotta di Marsala! E con ciò rimane documentata la· conclusione del sieduta dal famoso integerrimo Majelli, in quella occasione fece cosa inaudita, inverosimile, se non si trattasse di magistrati italiani: a pochi giorni di distanza la 1• sezione, composta degli stessi consi glieri, giudicò in senso diametralmente opposto sulla stessa quistione ! La guei•ra nel Transwaal. mio precedente articolo sulla Mafia: In Sicilia c'è un grande mafioso : il goIl Comm V e n turi n i , commosso dalle preghiere del generale Mirri, fece sentire la sua parola al presidente Majelli ? Non è impossibile che si· veng&. a saperlo se un giorno il Majelli avrà interesse a svergognare il Venturini, come questi lo trovò a liquidare il Mirri ... verno. Dr,N. CoLAJANNl Deputato al Parlamento Ilmomento diosare O IL momento dirinsavire ? Intanto rimane assodato che per gli altissimi funzionari italiani ìa difesa del L'appetito inglese o « honni soit qui mal y pense ». Il sig. Alfredo Frassati si è fatto specialista di po• litica estera. A leggere gli scritti lo si direbbe un meridjonale educato alla scuola di Francesco Crispi e che si troverebbe bene tra i suoi epigoni, tra Nasi e Fortis. Ha un pregio, di cui lo lodiamo sincerammte: dice francamente e in buona forma ciò che pensa e ciò che desidera senza diritto, la reazione contro la sfacciata violenza, costituiscono delle male arti ... Mai, mai si era visto tale invertimento delle parti; mai, mai si era visto tanto pervertimento morale! Poveri calunniati borbonidi ! il governo negazione di Dio fu giustificato e sorpassato! Mi manca lo spazio per narra,re le altre buoni arti del governo per combattermi nel 1895 - buone arti ripetute e peggiorate nel 1899: le ho esposte nel Se colo. Qui basta che io dica che sinanco corse voce della. organizzazione, da birri emeriti, di una sommossa con relativo macello di cittadini .... Un soldato valoroso dei Mille, il tenente-colonello Nicolosi, all'ultima ora tolse lo stato d'assedio e salvò il paese. Io ebbi 630 voti di maggioranza sull'avversario. Che dire dalle cancellazioni consigliate da Mirri perchè si riferivano ad elettori , emici di Crispi? Questa è la controprciva delle mie mali arti. N è trovo parole di fronte alla richiesta di liberazio- ( Tit Bits di Londra), ricorrere ad eufemismi, ad in:fingimenti, ad ipocrisie ' a menzognette. Il sig. Frassati è un esempio di emancipazione dall'ambiente sociale: nato e vivente nel forte ed onesto Piemonte propugna una politica estera da megalomane, che nel suo paese natio è avversata da tutti i partiti - dai socialisti ai clericali, dai monarchici ai repubblicani. Per quale processo psicologico •è avvenuta questa emancipazione a noi non giova indagare ; è doveroso invece, è necessario esaminare il contenuto del suo credo politico, che annunzia agli italiani con un articolo, che vorrebbe avere tutte le apparenze di un vero grido di guerra ( Nuova Antologia 1 ° Gennaio). È il momento di osare! egli grida con quanto fiato ha in corpo; ed 'all'uopo evoca l'iniziativa di Cavour per la partecipazione del Piemonte alla guerra di Crimea. Ci meravigliamo che non abbia ricordato il .grido di dolore di Vittorio Emmanuele nell'anno 1859; mentre comprendiamo perfettamente, che abbia taciuto sull'altra frase tristamente celebre del Mancini nel-

4 RIP'IST.APOPOL.AREDI POLI"flCA.LETTERE E SCIENZE SOClALl l'anno degli a1·dimenti: troppi dolori, tro_ppe vergogne e troppi disinganni amari avrebbe rievocato la rettorica manciniana, nel momento in cui egli, nuovo Don Chisciotte, ne pronunzia un altra, che; se tradotta in fatti, potrebbe condurre agli stessi risultati. Il Frassati, però, per fare ingoiare la sua pillola scaglia le sue critiche severe contro quella politica, che ci condusse a Dogali e ad Adua e riconosce « che il Tigrè « non vale un soldato italiano nè politicamente, nè «economicamente.» Si vede che il nostro ardìto megalomane nel giudicare sul valore dei nostri possedimenti coloniali non si è ]asciato illudere dall'oro e dal guano che si assicura rinvenuto nell'Eritrea; ma avendo manifestato siffatta convinzione era da sperarsi che egli avrebbe consigliato l'abbandono della colonia africana. Ciò egli non fa; e non lo fa perchè il nostro ritiro dall'Africa in questo momento potrebbe dispiacere e riuscire pe1·icolosoall'Inghilterra: Re Menelik potrebbe trarne incoraggiamento per sostituirsi al Mahdismo nel creare grattacapi molestissimi alla perfi fa Albione, che al Capo prende batoste e perde l'onore. Il Frassati non può volere questo risultato possibilissimo: egli, invece, esamina la situazione militare dell'Inghilterra e trovatela assai disagiata, c9p..uno slancio eroico propone di mobilizzare due corpi di esercito e di metterli a disposizione di Chamberlain. Toid bonnernent ! La. questione pecuniaria non poteva preoccuparlo. Si sa che l' Inghilterra è ricca e può pagarsi la spesa. Essa procede nelle conquìste per mezzo di mercenari ; e l'Italia potrebbe fare un buon affare offrendogli centomila uomini in un colpo, liberandola dalla cura molesta di reclutarli tra i mascalzoni e i disoccupati di Londra. Non fu l'Inghilterra a pagare le spese delle guerre contro la rivoluzione francese e contro il primo impero? L'Italia sorta in nome del diritto nazionale potrebbe sentire una certa ripugnanza ed assumere la mniliante parte di mercenaria per andare a conculcare i diritti altrui; ma il Prassati non ha di questi scrupoli. Per lui il sentimento morale non ha che vedere nella poli- _tica; perciò coraggiosamente conclude: « è tempo di opporsi vigorosamente ad unà politica sentimentale, la quale hà già fatto commettere troppi errori; è tempo di ripigliare con ardore la politica di Robilant che si riassume nella frase pronunziata, con grande scandalo dei Deputati alla Camera italiana, nella seduta del 23 Gennaio 1886: « Io non faccio sentimentalismo di sorta « in politica; intendo diJare la politica degli interessi e " della dignità del mio paese, ma all'infuori di questa, « non sono legato nè da pregiudizi, nè de interessi.,. La citazione avrebbd dovuto essere completata coll'altra frase famosa dello stesso di Robilant, che bollò come predoni gli abissini che difendevano la casa propria contro i conquistatori ladri. Ma fu anche prudenza tacere su quella sprezzante cinica frase poichè si sa che i quattro predoni c' inflissero Dogali ed Adua. L'immoralità della politica del di Robilant, i sentimentalisti potrebbero avvertire, che dagli avvenimenti ricevettero una tremenda punizione. Non ci attaccheremo al lato immorale della politica consigliata dal Frassati, e ci piace, per essere giusti, riconoscere che se la enunciazione nuda e cruda della medesima può suscitare qualche protesta, in fatto tutte le potenze di Europa - ed ora anche di America - non seguono altra politica che quella che ha. fatto divorzio da ogni sentimentalismo e da ogni criterio morale. 'l'enendosi su questo terreno arido e ingrato della utilità, però, è lecito domandare al bellicoso piemontese: a che mirano i vostri ardimenti? per quale scopo volete osare1 Lo scrittore nemico della sentimentalità e dell' onestà politica, se è chiaro ed esplicito nei mezzi che consiglia - mobilitazione di due corpi di esercito da mettere a disposizione di Chamberlain - non lo è del pari in quanto alle finalità da raggiungere. Parla in termini vaghi di ma1·enostro, di equilib1"io del 1lfedite1·raneo nè più nè meno di come parlava Mancini che voleva trovare le chiavi del Jlfediterraneo ... sbarcando a Massaua. La indeterminatezze. e la imprecisione dei termini nasconde molti pericoli e potrebbe preparare nuove delusioni e nuovi disastri. Anzitutto è semplicemente ridicolo rhiamare: mare nostro il Mediterraneo. E la Spagna? e la Francia? ·per tacere dei minori. Vogliamo considerare nostro il Mediterraneo quando non abbiamo a Lissa saputo conservare l'Adriatico; quando non sappiamo nemmeno farci rispettare sul Lago di Garda dalla ncstra alleata, l'Austria! Ristabilire l'equilibrio nel mediterraneo! È la teai che con maggiore eloquenza, se non con pari disinteresse personale, sostenne nei discorsi invocanti bagni di sangue e negli opuscoli, Rocco de' Zerbi. Ma siamo franchi e ripetiamolo la centesima volta: chi rompe l' e luilibrio nel Mediterraneo è l'Inghilterra, che vi è davvero intrusa, e che vi possiede Gibilterra, Malta, Cipro, l'Egitto .... L'equilibrio si potrebbe ristabilire in un solo modo : coll'alleanza dei popoli latini contro l'Inghilterra! Noi dovremmo osa•re di farla da mercenari dell' Inghilte1 ra nello scopo recondito di battere la Francia, di toglierle Tunisi, l'Algeria; di prenderci la Tl'.ipolitania. Una bagattella! Ma l'Inghilterra se si degnasse di gradire l'aiuto dei nostri dt..e corpi di esercito, che dovrebbero farla da giannizzeri o in Egitto o nel Transwaal, penserebbe poi; a cose fatte, intraprendendo una grande guerra europea; ad assicurarci i compensi? Chi ciò pensa dà segno di essere ben lontano da quel positivismo materialistico, di cui vorrebbe fare pompa. Quali sentimenti nutra l'Inghilterra a nostro riguardo ce lo provarono il Generale Gandolfi e Scarfoglio in due scritti troppo facilmente dimentjcati, nei quali narrarono della slealtà inaudita sua nella Eritrea a nostro danno (e dei quali la Rivista si occupò a suo tempo; e l'uno e l'altro, si badi a questo, non sono sentimentalisti: tutt'altro !) La politica imperialista, tutta a base di violenza e di disonestà, alla Robilant, non conosce sentimento e non

RIP"ISTAPOPOLAREDI POLITICA LE1TERB E SCIENZE SOCl.A.Ll 5 conosce gratitudine: i Chamberlain dell'oggi e quelli di domani, come quelli di ieri; dopo essersi serviti de. gli italiani come volgari mercenari li lascerebbero con un palmo di naso - col danno e colle beffe e col disonore. Mai e poi mai gl'inglesi metterebbero a re. pentaglio la vita di un mercenario di Londra per ripagare l'Italia dell'aiuto prestatole in un momento di bisogno. Ep1,erò tenendo conto della esi,erienza al Frassati che grida: è il momento di osare! l'Italia dovrebbe rispondere: è il momento di rinsavfre I LA RIVISTA L'Avvenire d'Itali'aAgricoltura r.n interessantissimo studio ha visto recentemente la luce sulla importante rivista « La Nuova Antologia» dovuto al direttore di essa Onor. Maggiorino Ferraris. è arrivato già vari partiti dal !acini, dal Ferraris al Di Rudinì, dal Saracco, che riconosce, il p1·oblema agra1-io esser da noi essenzialmente p1·oblema sociale, al De Vincenzi, al Virgili, al Fortunato, al ·Guicciardini. ecc. tutti e sempre hanno riconosciuto la necessità e l'urgenza di. volgere la nostra attenzione alle campagne. Le industrie manifattrici) sviluppate ne le regioni del nord) sono ancora in gestione al centro, non esistono quasi nel mezzogiorno e nelle i::;ole, se togli poche eccezzioni. E, del resto, la deficenza di minerale e di carbon fossile nel nostro paese forse non ci consentirà un serio sviluppo in quei rami industriali che non sieno destinati quasi a completamento de la produzione agraria, cosicchè per aiutare il nostro sviluppo in dustriaie bisogna aumentare la produzione agricola che non solo darà le materie prime alle industrie, ma, aumentando il benessere e la ricchezza della nazione, favorirà il consumo ed i commerci dei pr;:idotti, senza di che nessuno svlluppo industriale sarebbe concepibile. Ma, ammesso pure - al che non crediamo - che le industrie tutte piglia<Jsero e presto un serio Lo studio pubblicato in ?puscolo alla 2°. edizione e al 12" migliaio, e parecchi giornali poLtici e riviste Lo spettro rosso. sviluppo in Italia, tale da superare il fabisogno nazionale, difficilmente potremmo sostenere la concorrenza di altre nazioni di gran lunga più progredite e più ricche de la nostra, e forse non arriveremmo nemmeno in tempo ut.ile, poichè - come rileva con interessanti dati statistici il Krapotkine (1) - ogni paese, an- -che la Cina, il Giappone ed altri venuti ultimi nel campo industriale, tende a produrre sul proprio suolo il fa.bisogno sociale, cosicchè si rende vana la politica coloniale cui sono indispensabili i forti eserciti e le flotte superbe. Lo avvenire de la patria nostra è nelle vallate ubertose, nelle ricche pianure, sui dolci declivi dei monti. Non v'è chi non se ne sono occupati seriamente. Gli è che esso è :li quelli meritano grandissima consid..,razione , sì per la competenza speciale dell'autore, come ·pel contenuto, e più ancora per l'urgenza e l'importanza eccezionale della ris•iluzione del problema agrario in Italia cui si riferisce. La nostra patria. così ricca di sole, co~ì ben frastagliata di fiumi, così variamente disposta e alternata di vaste pianure, di ridenti colline, di monti superbi, dovrebb'essere la più ricca e prospera nazione del mondo se i discendenti di Cincinnato avessero continuato nell'amore del loro antico avo per l'alma parens. Ma) pur troppo!, l'ItaUa nova llihoC.: « Gmir,iatevi d~llo spettro rosso... » l ..'eletto,·e: Roba passata, vecchio mio, bisogna trovare qualche altra cosa! si è studiata e si studia di divenir grande scimmottiando le altre nazioni in ciò che lungi dall'esserle utile produce la di lei rovina. È così che mentre seguiamo il miraggio di un esercito potente e di una flotta formidabile, ad ogni piè so::ipinto ci accorgiamo che l' esercito è inetto e la flotta insufficiente; mentre sperperiamo l'oro, il sangue, l'onor nostro in Africa e a S. Mun; ment,re buttiamo a manate i milioni in spese affatto inutili od improduttive, forzando il bilancio nazionale ed esaurendo le forze economiche del paese; mentre sciupiamo ingenti somme in monumenti decorativi e per fare un palazzo che supplisca con la sua maestà alla mancanza· assoluta di giustizia, non pensiamo affatto alle fonti vere de la ricchezza e de la grandezza reale de la patria: all' Agr·icoltura. L'Italia è, anzitutto e sopratutto, un paese eminentemente agricolo, ed il Ferraris non è il solo a constatare che « l'agricoltura è in Italia la più grande e la più feconda sorgente della pubblica e privata ricchezza. » Le varie inchieste agrarie su varie regioni del regno, gli studi notevoli di scrittori competenti di (Fouct di Parigi). riconosca tali verità. Ma i governanti d'Italia, sballottandosi fra le convenzioni ferroviarie e l'impresa Africana, fra la regia dei tabacchi e il processo Lobbia, fr9, i pasticci bancari e gli stati di assedio, fra S. Mun e la soppressione de lo statuto, non hanno tempo e modo di occuparsene; anzi, poichè le esigenze del bilancio aumentano sempre più in vista di questo sistema di politica pazza, immorale, liberticida, bisogna trovar pure i denari, si gravano le imposte dirette e indirette, si affoga con nove tasse ogni specie di industda, che tenti di emettere un vagito. Un esempio recente - non è il solo - lo si ha ne la tassa applicata alla forza elettrica, la quale va ogni giorno estendendo la sua influenza in tutti i campi de l'attività umana e si annunzia come la forza rinnovatrice del mondo, anche per l'industria agricola. In oggi si insegue il miraggio di una flotta poderosa - de la megalomania navale) come ebbe a dirla il Colajanni - e si cerca di smungere ancora e forte- (1) Vedi il di lui opuscolo Sul prossinw fallimento dell'industria.

6 RIPISTA POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI mente le asciutte vene de la nazione, senza riflettere che, come osserva il Casaretto sulla Riforma Social,e, confortando l'osservazione con l'esempio dell' Inghilterra - « ammesso pure che le nazioni moderne abbiano a ricercare, come gli antichi monarchi, titoli di gloria nei fasti militari, mai potranno raggiungerla, se non preparando in pace, con una saggia politica economica e con una finanza austera, una poderosa agiatezza nella popolazione. » - D'onde e come può venire tale poderosa agiatezza all'Italia? Ritorniamo ai campi: ecco il grido che urge tutti i paesi inciviliti, l'Italia in ispecie. Ma, pochi sono ancora fra noi gli uomini pubblici che volgano appena uno sguardo all'agricoltura, a questa, se non sola, cert > più solida e sicura ed inalterabile fonte de la ricchezza nazionale. Fra questi pochi è l'on. Maggiorino Ferraris del cui artic lo intendiamo occuparci non per muovere appunti, che non sarebbe concesso a noi piccoli e oscuri, ma per esporre semplicemente e alla buona alcune riflessioni, che la lettura di quello studio ci ha suggerito. Il Ferraris, da conservatore oculato ed intelligente, dopo aver gettato il grido di allarme sul malcontento generale de la nazione, malconironto che accenna ogni giorno più ad aumentare ed organizzarsi, malcontento, che mette in pericolo le istituzioni e a di.struggere il quale è necessaria una ben'intesa e solida politica agraria, viene a constatare quali sono i termini principali del problema agrario in Italia, e così li determina: lavoro, associazione, capitale 1 istruzione. Egli constata la importanza di questi fattori, ma non cura di notare: che il lavoro non è per nulla favorit? e difeso con valide legge sociali, mentre invece sono protette, difese, favorite la taccagneria e le spoliazioni dei proprietari e capitalisti, ne è un esempio il da1io protettore sui grani e sulle farine; che le associazioni mutue lungi dall'essere ai 11tate e difese dal governo vengono fieramente combattute sì nei periodi non molto rari di dissenteria reazionaria, come pure in tempi normali; uhe il capitale, appena accenna a costituirsi viene strozzato dal fisco sempre avido ed insaziabile; che l'istruzione è circoscritta alle classi privilegiate ei è molto classica e poco moderna e positiva. Ma non è di questo che voglio occuparmi, nè rileverò quella parte interessantissima dello studio che si riferisce agli istituti agrari e allo sviluppo agricolo degli altri paesi. Volgo invece l'attenzione alla riforma agraria formulata dall' A. ed ai mezzi per conseguirla. Anzitutto mi affretto a riconoscere che l'ordinamento agrario tracciato a grandi linee dall' on. Ferraris sarebbe senza dubbio ottima cosa e di incommensurabile vantaggio per la ricchezza agraria nazionale, anche perchè lascerebbe sufficiente libertà ai coltivatori e perchè non è infestato dalla tabe accentatrice; ma. è egli possibile così com'è stato ideato, ed è da solo adatto ad avvantaggiare seriamente le condizioni dell'agricoltura nazionale? Ottima cosa sarebbe, perchè, se da un canto gioverebbe a strappare dagli artigli del fisco e dai tentacoli dell'usura il piccolo proprietario, rendendo meno precaria e dolorosa l'esistenza delle classi medie - infelicissime fra le infelici - da l'altro poi sviluppereb be quel principio di cooperazione mutua fra piccoli produttori, quella s·,cializzazione parziale di capifo.le, quel collettivism0 verso cui mirano le tendem:e tutte de la vita moderna e senza di cui veri progressi e durevoli vantaggi non sono possibili. Intenti entrambi l'uno più interessante de l'altro, il primo dei quali libererebbe interi paesi, regioni, da funzionari induriti e perfezionati ne le scorticazioni fisca·i, e da tristi e vi vide figure, che dopo aver circuito e sefotto in mille modi il piccolo proprietario per farlo cadere in debito, mostrano di venirgli in aiuto, e lo trascinano inevitabilmente alla propria rovina con un piano prestabilito e ben organizzato di vessazioni spietate ed ipocrite concessioni; il secondo renderebbe possibile lo esperimento di quella grande verità constatata dal Goltz, che cioè « l'influenza che le Unioni Cooperative hanno esercitato, e tutt'ora esercitano, sul progresso dell' agricoltura è ad un tempo molteplice e profonda...... Le Unioni di credito costituiscono la base dell'intero sistema cooperativo .... Quindi non solo i singoli agricoltori, ma anche lo Stato hanno un grande interesse alla diffusione ed alla prosperità intrinseca delle unioni. La cura di esse costituisce un ufficio importante dello Stato che fino ad ora (parlo della Germania non già dell'Italia!) esso ha completamente adempito> e potrebbe rendere i governanti nostri più cauti ne la mania persecutrice d'ogni principio di associazione. Ritengo però che non sarebbe così facile nel paese nostro trovare i capitali necessari all'ideata riforma col concorso delle attività private, nè stimo consigliabile quella specie di inversione di parte del risparmio nazionale esistente ne le casse postali. Per ciò che si riferisce ai capitali privati, malgrado gli insegnamenti del Lampertico accettati dal Ferraris, ritengo che veramente dei capitali non ve ne siano troppi in Italia. Queste poche cifre credo conferiscano una certa attendibilità al mio asserto: La ricchezza privata dell' Italia ascende a soli 54 miliardi, mentre le cifre per gli altri stati più importanti di Europa sono: Inghilterra 251, Francia 225, Germania 220, Austria Ungheria 86, Belgio 34. Ma, ve ne_fossero pure a iosa, i capitalisti, piuttosto che consacrarli all'industria agricola i cui prodotti non sono immediati, nè sempre sicuri, trovano più comodo investirli in cartelle del debito pubblico, dal momento che senza alcun grattacapo e senza alcun pericolo possono percepire un interesse non indifferente qual è quello del debito pubblico italiano. Per ciò che rigqarda i fondi de le casse postali di risparmio, bisogna notare che essi appartengono per la maggior parte a povera gente, che si leva il pane di bocca per raggruzzolare quelle poche decine o centinaia di lire. Se noi potessimo compulsa.re le cifre statistiche dei depositi annuali si vedrebbe quanti di essi non arrivano alle cento lire. Ora tutta questa povera gente, operai, impiegatucci, minuscoli proprietari, è egli assodato che seguirebbero a depositare i loro risparmi alle cassi postali quando avranno appreso che i fondi di quelle casse saranno in parte destinati all'ordinamento agrario? Data la diffidenza e la disfiducia. ed il misoneismo cieco del pubblico, che hanno il loro fondamento un po' nella ignoranza delle masse e molto mag-

'R_IPISTAPOPOLARE 'IJIPOLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 7 giormente nella immoralità e nello intrigo, che si assidono signori e donni su tutti i nostri istituti economici, noi crediamo che lungi dall'ottenere un vantaggio per l'istituto agrario si arriverà invece a danneggiare le cas e postali di risparmio, quali che possono essere le garanzie del credito agrario. E del resto ... sia pure che si avverassero tutte le previsioni del Ferraris e si arriverebbe ad ottenere meglio che 500 milioni in dieci anni - mentre le cifre statistiche indicate non danno sufficiente garanzia sull'aumento dei depositi. Ma sia pure che si potesse istituire e far funzionare il novo ordinamento agrario, basterebbe esso ai bisogni immediati dell'agricoltura nazionale? In fatto, mentre l'eccedenza dei depositi delle casse postali fu di 43.248.335 nel 1897, scese poi a 33.784.920 nel 1898, e se si ha un nuovo anmento - senza arrivare alle cifre del '97 - per l'anno in corso, non si può da questo solo aumento legittimamente indurre che l'eccedenza arriverà presto ad una media da 50 a 60 milioni all'anno; ma neppure questi ipotetici 50 o 60 milioni all'anno basterebbero ai bisogni immediati dell' agricoltura. Lo stesso Ferraris, facendo tesoro degli insegnamenti del Thorold Rogera e del Jacini, insegna che per attuare 2.471.4~3, la Francia una per ogni 2.556.138. Abbiamo poi un avvocato per 1350 abitanti, un medico per 1400 (la Germania ne ba uno per 2.000), una pleiade di giornalisti e pseudo letterati, una miriade di licenziati aspiranti ad impieghi ... per dare sfogo ai quali si complica ogni giorno più la. macchina burocratica, con grave danno del bilancio su cui gravano 82 milioni per sole pensioni, e contro il disbrigo e il retto funzionamento degli affari. Si spenda un ro' meno per gli studi classici e le Università, e assai più per le scuole agrarie ed industriali ! Sarà bene per tutti. Ma, dove trova-e i fondi per provvedere a questi bisogni urgentissimi dell'agricoltura nazionale? Diamo un po' uno sgmndo al bilancio de lo Stato e rileviamone qualche cifra. Su 1700 milioni di entrate ne troviamo stanziati a1,pen'1 11 per l'agricoltura mentre le spes0 del debHo pubblico e quelle militari assorbiscono la miseria di 1077 milioni, 703 spese del de - bito pubblico, 374 spese militari, una percentuale sulle entrate che, secondo i calcoli del Flora e di altri, sale oltre il 77 OlO (1) delle imposte. Ecco dove ei deve tagliare senza pietà se si vogliono trovare i mezzi per aiutare -l'agricoltura. una agricoltura intensiva occorrono 740 lire di capitale cir1.,olante per ettaro, e per una cultura media da 400 a 500 lire per ettaro, e quindi la miseria di 15 miliardi nel primo caso per coltivare i 20 milioni di ettari di terreno esistenti in Italia, e da 8 e 10 miliardi nel secondo - quasi intera la fortuna mobiliare dell'Italia che ascen • Le vittime. * .... = Nat'lle ! il gran giorno per noi! Quante famiglie il lotto! Che cosa possiamo temel'e di più. Ritornando all'argomento nostro, non basta antici pare i concimi e le semente ed il macchinario agricolo a proprietari e coltivatori, che non hanno cognizioni agrarie, a dar le quali non sarebbero sufficienti le proposte cattedre ambulanti di agricoltura; nè l'istituzi"ne del credito I ..... (i) (Rire di Parigi). -de solo a 17.500 milioni! - Altro che i 50 o 60 mi- (1) Per non farP. andare in collPra l'agregio Comm. Martinotti agrario darebbe la possibilità di fare certe opere necessade a fertilizzare e- annui' Non sarebsopprimiamo la paro1a rovente. J . .-1. R. bero che una piccola cosa i depositi di tutt3 le nostre casse di depositi e risparmi che arrivano appena ai 2 miliardi! Non possiamo ripetere ancora, come in Inghilterra: « Troppa terra in proprietà e troppo poco capitale per coltivarla! » Rendere la terra coltivabile dove non lo è, coltivarla razionalmente in ogni loco, creare dei buoni agricoltori, ecco i problemi più urgenti da risolvere per sollevare le sorti della nazione e render possibile il funzionamento regolare di un qualsiasi ordinamento agrario ben inteso. Al primo - cui abbiamo accennato - si può rrovvedere da lo Stato con bonifiche, canali di irrigazione, serbatoi di acqua, rimboschimenti, limitazione dei latifondi; al secondo con la destinazione di capitali considerevoli ; al terzo con la istituzione di vere e proprie scuole agrarie governative da disseminare in tutta la nazione. L' Italia con la percentuale più elevata di analfabeti, ba il maggior numero di dottori, avvocati ed altri disJccupati intellettuali, e appena appena qualche scuola agraria. Noi abbiamo circa un'Università per milione di abitanti, mentre la Germania ne ha una per stèse regioni, a sufficienti. qual uopo le imprese private so:10 inVi son delle intere regioni da prosciugare, canali da aprire, forze idrauliche da utilizzare, vi son dei monti da rimboschire, tutte opere che darebbero tesori di ricchezza alla nazione, ma a compir le quali è necessario che lo stato intervenga validamente. L'agro romano gravido di miasmi, le Puglie assetate, i ter1 eni paludosi ed i latifondi di Si,•ilia, la Sardegna abbandonata, quali sorgenti di vera ricchezza per la nazione! Là ove oggi la malaria uccide; la siccità isterilisce, la terra incolta produce il brigantaggio, l'abigeato, la maffia, là potrebbero in uri avvenire non lontano sorgere messi dorate e vigne ubertose e freschi giardini e da una miriade di bianche case - novi san - tuari della civiltà - fra i prati freschi olezzanti profumi, sotto il bel cielo d'Italia, ai raggi amici del sole vedresti l' agricoltore trio~fante sciogliere un mno di gioia alla natura! Ed i nostri fiumi, che abbandonati al loro impeto (1) Vedi: prof. Feci. Flora prolus. letta il 6 clic. 97 all'Un. di Genova - N. Colaianni, La fame e le cifre. Riv. Pop. anno 3. n. 21 - Tito Canovai, Nuova Antologia del 16 nov. 98.

RIPISTA POPOLARE'DI POLITICA LBTTBRBB SCIBNZBSOCJALl scendon torvi e minacciosi alla riva o si indugiano lievi cullandosi fra i giunchi, quanta forza da utilizzare, anche per le campagne, quale fonte di prospe - rità nova per la nazione! ... Ma a tante ricchezze de la natura fanno un triste e stridente contrasto le nostre miserie sociali. Coi terreni più fertili e più feraci del mondo noi abbiamo la produzione più misera. La Francia ha un reddito per ettaro di circa il doppio e l'ha quasi tripla l'Inghilterra. Ribassando appena, e non sarebbe un gran guaio, dell'uno per cento l'interesse del debito pubblico, sarebbero cirLa 140 milioni ogni anno che lo Stato verrebbe a guadagnare. Altre economie potrebbero farsi e non lievi nei bilanci militari, ed in altre spese improduttive ed eccessive, non esclusa la lista civile. Traducendo queste economie in diminuzione d' imposte in gran parte si solleverebbero le condizioni dei contribuenti e si permet,terebbe la formazione del capitale necessario all'agricoltura, olt.re la grande elasticità che si assicurerebbe al bilancio, e che sinora - come risulta dall'ultima esposizione dell' on. Boselli, a chi sa leggere tra le linee, è un pio desiderio. Il cap:tale nuovo poi, diminuita la convenienza dell'impiego nella compra di cartelle del debito pubblico, di preferenza accorrerebbe ai campi. Quando governo e clas!:'idirigenti: riflettendo meglio sui loro veri interessi materiali e politici, che non dovrebbero essere in urto con quelli della nazione tutta intera, pensera1;mo a sacrificare le utilità egoistiche del momento e le velleità megalomani, quando l'affarismo più spudorato e la ruberia più sfacciata non saranno l'unica regola di governo; quando si penserà a divenire più seri, più coscenti di noi stes::ii, più amanti di civiltà vera, e si curerà di richiamare in onore l'agricoltura, non con le teatralità vane del campicello e delle feste degli alberi, ma sibbene destinando una parte considerevole de le entrate alla principalissima de le funzioni di uno stato civile, la produzione; solo allora l'agricoltura nazionale potrà avere un potente impulso, e l' Italia conquistare con la prosperità e la civiltà quel posto fra le grandi nazioni che i dazi protettori, le baionette ed i cannoni non le consentiranno mai. Ed allora, noi potremmo vedere di anno in anno assottigliarsi le cifre dell'emigrazione - contro la quale all'estero si prendono provvedimenti umilianti pel nostro paese -, vedremmo allargarsi l' istruzione nelle masse ed il nostro popolo potrebbe sperare di non essere oltre il più ignorante del mondo incivilito. Ed aumentati il lavoro produttivo e l'istruzione e con essi il benessere e la ricchezza nazionale, diminuirebbero i delitti e conseguentemente le spese giudiziarie e di polizia in genere. E le nostre statistiche sanguinose e vergognose (1) migliorerebbero, vedremmo salire i salari e il consumo, ~ttenuarsi questo senso di sfiducia, di sconforto, di diffidenza generale, che invade tutte le classi sociali ed infesta tutte le sorgenti dell'attività nazionale. (i) Vedi il mio artìcolo- Il novo primato cl'ltalia- Riv. Popol. anno IV. n. i2. Liberato il popolo dal dominio feroce di due terribili tiranni, l'ignoranza e la fame, col renderlo ognora più incivilito, più cosciente dei propri doveri, più vigile custode dei propri diritti, lo si troverebùe meno indifferente alla vita pubblica del suo paese, e potrebbe col suo intervento purificare la fangosa palude de la corruzione sfrenata, che tutto- circonda, insozza, sconvolge. E quando le classi dirigenti si saranno messe su questo terreno, e nel bilancio dello Stato saranno stanziate somme adeguate ai bi~ogni dell'agricoltura; quando il Ferraris nori sarà più costretto a riconoscere che «l'Italia agricola è rimasta negletta, dimenticata, « e la politica Italiana non ha ricordato che tutto è « povero dove l'agricoltura è povera - « pouvre paysan, « pouvre 1·oyaume, pmwre Roi! » - oh! allora i capitali privati accorreranno anch'essi in sollievo dell'agricoltura, •e più opportunamente e con maggior vantaggio potremo ripetere l'appello del Ferraris : « Agricoltori italiani, uniamoci! « Nel nome della cooperaz'on~ agraria è sorta da un « angolo all'altro di Europa una nuova forza, quasi una « nuova fede. I suoi grandi risultati, i suoi benefici ef- « fetti, morali e materiali rifulgono ogni giorno di più: « governi e parlamenti di paesi, ben più ricchi ed in- « dustriali del 1103tro,informano alla politica agraria « il loro programma econ mico » . FRANCESCO Lo SARDO. RULE BRITANNIA I Mario Rapisardi, il forte e sdegnoso cantore d•-lla libertà, ha scritto un'ode: Rule Br·itannia! che non è stata ancor messa in vendita dai libr1.1i.Egli si leva fierjss·mo contro l'ipocrisia e la prepotenza britannica e chiude con queste Htrofe, che riproduciamo colla sicurezza di fare cosa graditissima ai lettori della Rivista; .... se unct stirpe ctltem, clai tuoi ,niraggi illusa, Fedele al tuo oessillo, arma per te lct man; Se una plebe opulenta, ai meretrici aclusa, clocile ai tuoi clelitti, l'oro non presta inoan; Se la saggezza in vacui filosofemi assorta, Ficla alla forza o al caso elci popoli il destin; Se l'Europa, ,nezzana coclarclamente accorta, Brincla alla pace, ed orncisi di ,narzia fronda il e rin; Se il buffoncel cli corte la sonagliera squassa, E 1niagola oittorict clell' inno regio al suon; Se, palpanclosi i lombi, l'estetico bardassa Le belle prooe esalta dell'anglico cannon; Milton, il sacro oate, su la reggia abborrita Poggia grancle, spettrale, e clice al mondo : No! E a lei, che sogna imperi, il feral palco addita, Su cui la scure un perjtclo capo regal mozzò. MARIO RAPISARDI. ../"-../~~"-/"-~ D.r NAPOLEONE COLAIANNI L' ITALIA NEL 1898 (Tu:rn.ulti e reazione). LIRE UNA

'l{.IJTISTA'POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 9 FINIAMOLA! Pasquale Gibelli è un onesto e noto avvocato di Milano dalla barba evangelica e dai modi sgradevoli; duro, ispido quando scrive. Ma egli è un cuor d'oro'. che va seo-nalato all'affetto ed all' ammirazione degh i:, italiani per due qualità, che mancano generalmente alla massa dei nostri concittadini: il coraggio e la sincerità. Si può dissentire da lui su questo o su quell'altro punto - e chi scrive dissente da lui su parecchi punti-; ma si deve sempre discuterlo con· rispetto, perchè si sa che ciò che egli dice lo pensa e lo sente. Pasquale Gibelli lotta e scrive coraggiosamente pro repitbblica e in questo pamphlet dal titolo: Finiamola! pubblicato in Lugano, insiste sulla necessità della forte organizzazione di un partito repubblicano attivo e cosciente. Non si può essere di accordo con lui sulla classificazione dei partiti, che egli in fondo vorrebbe ridurre a due - monarchico o conservatore e repubblicano o progressista: qui c'è un semplicismo che contrasta• colla storia. S'illude, pure, e troppo sul paese distinguendo comodamente paese reale da paese legale. E su questa distinzione è necessario fermarsi. Non facciamoci illusioni, amico egregio! Dove il paese reale è sano e vivo, del pari sana e viva è la rappresentanza. Può esservi qualche sproporzione determinata dalle qualità personali di un candidato o da particolari condizioni locali - così vi sono collegi senza colore o monarchici di Sicilia, e di Calabria eP,Cc. he sono rappresentati da repubblicani; mentre in Lombardia, nelle Romagne, nelle Marche ecc. collegi repubblicani o socialisti hanno per rappresentanti dei monarchici. Ma queste dissonanze sono parziali, sono temporanee e sopratutto si compensano tra loro. Tutto sommato si deve concludere che il paese non è migliore della propria rappresentanza ; in qualche parte è peggiore. Ed a questo proposito e bene rilevare che a torto repubblicani e socialisti si sono scandalizzati di ciò che disse l'on. Sacchi nel discorso di Bologna sulla differenza che c'è - e non piccola tra i precedenti delle ordinanze di luglio 1830 in Francia e quelli del Decreto-legge del 1899 in Italia. La differenza enorme, per quanto spiacevole e vergognosa per noi, sta in questo: il ministro Polièmac emanò le ordinanze di litglio contro la Cunera dei Deputati, che l'aveva battuto; il ministero Pelloux emanò il decreto-legge col consentimento di tre quarti della Camera dei Deputati, che aveva approvato in prima lettura il principio informatore dei provvedimenti politici. Il ministe;o Polignac non poteva vivere senza violare la costituzione; il ministero Pelloux poteva dare la vernice dalla legalità alla riforma in senso reazionario dello Statuto. La violen~a pel primo fu estremo tentativo per vivere; la violenza pel secondo fu libidine di reazione. La differenza nelle situazione parlamentare e mini· steriale, tra la Francia del 1830 e l'Italia del 1899, sottolinea e rende vivissima, come la luce del sole in un meriggio di luglio, la differenza profonda che c'è tra i due paesi reali, e che viene espressa dalle conseguenze diverse ch'ebbero i due attentati contro la costituzione. In Francia il paese reagisce contro le ordinanze di Polignac colle giornate di luglio che mandano a gam-_. be in aria là monarchia legittimista; in Italia il pa·e• se reagisce contro il Decreto-Legge divertendosi con molto infantilismo o con molta senilità a chiamare il Pelloux il signor Pellugnac .... spiritosamente credendo così riavvicinare il nostro Presidente del Consiglio al ministro Polignac, senza avvedersi che addita in lui un Polignac diverso: un Polignac fortunato ..... per no• stra meritata putiizione. E giacchè mi ci trovo, voglio ricordare un altro esempio della sbagliata distinzione tra paese reale e paese legale. Me lo somministra la 'politica africana. Tutte le responsabilità della nostra sciagurata politica coloniale si vollero addossare a Francesco Crispi, che tante altre ne ha. In realtà la colpa dell'ex Presidente del Consiglio è grande a1,che in quella faccenda; ma con lui sono solidali i ministri, il Parlamento, il paese. L'on. Colajanni tbbe il coraggio di dirlo chiaramente alla Camera, a tempo debito. Il .paese voleva la politica coloniale; quella parte che realmente e fortemente non la voleva - il Piemonte, la Lombardia - bastò che affermasse la propria volontà per imporsi al resto e produrre la remora, che per un momento parve preliminare di abbandono dell'Africa, nella politica coloniale del Ministrò Di Rudinì. Un altro esempio più recente della illusione di coloro che vogliono stabilire un taglio netto tra, il paese reale e il paese legale, lo fornisce la storia dell' ostnizioni · smo. L'estrem,a sinistra ha fatto il proprio dovere ricorrendovi; l'ha fatto bene, come meglio non potevasi nelle condizioni del Parlamento, di Roma, dell' Italia. Ma l'opera sua non ha che un valore morale, almeno per ora; non ha alcuna efficenza pratica e politica. Perchè l'avesse bisognerebbe che la capitale del regno - non voglio dire come la chiamava il colonnello .Ripari! ·- avesse vita, sentimento, passione, attività po• litica. Non l'ha; esaurisce tutte le sue energie nelle chiacchiere del Caffè Aragno ; riserva le sue predilezioni per i vermicelli al sugo o per i carciofi alla giudia; esplica la sua vita al pallone, alle bocce e nei quintini del vino più o meno autentico delli castelli. L'ostruzionismo, giusto, santo, doveroso - sino nell'abbattimento delle urne - per dare i suoi risultati pratici e politici come nel Belgio.... o in Austria; come condizione sine qiia non, avrebbe bisogno del paese che stasse dietro le spalle dell'Estrema ... (1) Il paese, invece, o si è divertito un mondo, come gl'inglesi si divertono al combattimento tra i galli, e gli spagnuoli alle corridas cle toros, alle narrazioni dei pugni scambiatisi (i) Questo articolo dello Zotico ci per\·enne molto tempo fa e non fu pubblicato sinora per mancanza di spazio. Non ha perduto d'attualità. Oe-gi, però, accennando al Belgio, il nostro collnboratore avrebbe tenuto cento di una conispondenza di Bruxelles all' Acianti I nella quale, mulinconicamente si osservava che i polmoni di Vanrier Smeet non valsero ad impedire il trionfo di una maggioranza cosciente e disciplinata. E ciò, perché il popolo no1;1 era più in armi a sostenere in piazza i radicali e i socialisti 1 E bene saperlo. N. d. R.

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