Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 12 - 31 dicembre 1899

'ltIP'ISTAPOPOLARE'Dl POUTICA LBTTBRBB SCIBNZBSOCJAU camere, ciascuno dei quali può col suo voto impedire arbitrari mutamenti dello status quo legale. Ravvi in ciò una giusta ripartizione del potere legislativo. Se si emancipa questo "dalla critica dell' opinione pubblica .e delle discussioni parlamenta1·i, cresce il pericolo di vederlo fuorviare (v. a p. 66, II) ». Io ripeto quotidianamente nel mio cuore di devoto queste ineffabili parole e non so a chi ripeterle, poi che nessuno vi è che possa accoglierle con sincer.J e profondo onore di fede eguale alla mia e a quella dei miei padri. 16° Ma se t\l sei un conservatore, appartieni tu a quel partito ? Ahimè, no, poi che egli non obbedisce alla Sua legge e poi che il Grande ha ]asciato scritto altre alate parole, e he me ne tengono lontano « I partiti » egli ha detto « si distinguono ora meno per i loro programmi ed i loro principii, che p'3r le persone le quali stanno a capo di ognuno a guisa di condottieri, e cercano di arruolare un seguito possibilmente numen so di depuditato, e lungamente raccolto e riscaldato nel sincero profondissimo cuore. La tua anima sia diritta sempre innanzi ad ogni persona, e piega anima e persona a chi può il bene se vuole il bene. Non credere immutabili le forme passeggiere del bene degli uomini, ma cercalo, seguendone i rapidi movimenti dello spirito e i conseguenti, ineluttabili bisogni del corpo. Sii fiero alle violenze degli atti, e non credere a quella delle mosse, ma abbi sempre presente, come Egli disse, che una di queste vincerà. E tu guardane il significato. Nè cercar mai - oh! miseria somma del presente 1l'applauso e la popolarità di fronte a tutti, nè « di fronte alle cose principesche - com'egli ha lasciato scritto - nè alle reali parentele, nè di fronte ai parlamenti nè ai giudici così della storia come della stampa quotidiana » (v. a pag. 57). Questa è la dottrina del sincero conservatore, conforme alla dottrina di Ottone principe di Bismark, artefice sommo di corone imperiali, condottiero vittorioso della sua patria tedesca tati e di pubblicisti ambiziosi, . che con uno o più condottieri Noblle vendetta. alla porta intentata di una secolare nemica, fattore di bene e di prosperità al Re ed ai popoli che gli si affidarono. sperano di arrivare al potere. Le differenze di programma e di principi (udite, udite), le qua• li obblighino i partiti a lottare e avversarsi fra loro, non sono tali che bastino a spiegare quelle lotte appassionate. Ma agli stessi capi e sottocapi tornerebbe malagevole tracciare in modo preciso e convincente in un programma, la linea che, in fatto di principii, li divide. Trattasi non di differenza di princi pii, ma di « o con Caifasse o con S. Paolo (v. a p. 21, II) • 17° Ma se una via, sia pure fittizia, debba tracciarsi il partito conservatore, quale oggi può essere ? Prenditi il tuo stato d'assedio, il tuo decretone e la tua PRO DOMO. Mio carissimo Colajanni, Il primo volume degli Scritti di Francesco Perez la cui pubblicazione il Municipio di Palermo deliberava a mia proposta - è preceduto da uno studio di oltre centosettanta pagine sulla vita e le opere di Lui, nel quale cercai di ritrarre amorosamenle la cara e buona imagine paterna di chi mi fu negli ultimi anni di sua vita maestro di libertà e di civili virtù. E proprio a pagina CLXXVII di codesto proemio si legge la seguente nota: « Degno di ricordo è che, ministro dell' Istruzione, Francesco Perez, subito dopo aver lelto le Anticaglie di Felice Cavallotli - forle e generosa battaglia per l'Ideale combatluta da un sapiente e da un artista - chiamava il grande cittadino, capo della democrazia d'Italia, ad occupar la caltedl'a di Letteratura ilaliana nell'Università Quella segnata, poi che la patria fu fatta, da Ottone di Bismark, principe dei conservatori. ~ Il partito » egli ha scritto « deve finalmente comprendere che i suoi concetti e i suoi compiti devono essere oggi sostanzialmente diversi che al momento del conflitto; esso deve essere il partito del progresso conservatore e ri - mancata amnistia. (L'Uomo di Pietra di Milano). di Palermo, rimasta vuota per l'immatura morte del gentilissimo e dotto Bernardino Zend1·ini. Ma il Cavallotti - nobile anima di cittadino e di poeta, la cui tragica improvvisa morte, avvenuta mentre questo libro si finisce di stampare, è angoscia e lutto della nazione anzi della democrazia universale - rifiutavala, per mantenere il diritto - Egli, poverissimo allora 1 - di levar alto la voce nel Parlamento, ne' giomali, o in mezzo al popolo in difesa della Liberlà e della Giustizia sott,) qualsiasi governo. Luminoso esempio di virtù i11temerata e rimprovero eloquente a' faccendieri di un'età losca per transazioni e codardie I » nunziare a far la parte di martinicca ( v. a pag. 139, II). 18° Credi tu nell'accentramento dei poteri dello Stato? No; io lo credo dannoso, poichè, come disse Ottone di Bismark per la Germania « invano si cercherebbe in esso la prosperità futura dell'Italia » (v. a p. 341). Ciò disse Bismark a Luigi di Baviera, e combattette, egli il creatore dell'unità prussiana, dopo sette anni dalla proclamazione dell'impero, pei diritti degli stati confederati. Come vedi dunque, carn Colajanni, io ho ricordato quel che altri avrebbe taciuto; e dell'averlo fatto mi si mosse 19° Come dunque puoi tu sintetizzare la fede? tua censura da molti cui parve inopportuna la nota nella sostanza e nella forma, forse perché si vedevano dipinti nelle vivaci parole della chiusa. Ma io quello che penso e sento sono avvezzo a dire liberamente, non timido amico del vero. Se l'egregio autore del troppo breve cenno su~li scritl.i del Perez apparso nel numero scorso (1° dicembre 1899) della lua importante Rivista Popolare avesse letto lo studio da me premesso alla racco1la, si sarebbe accorto come anche in questo lavoro lo spirito e la fede delle alte idee, che sono il palrimonio della democrazia radicale, ho serbato indomiti nell'animo come serberò sempre, cittadino, pubblicista, uomo privato. Felice Cavallotti amai sempre ed ammirai, vivo, cavalleNiente amare più della patria, niente fare se non quello che credi ad essa giovevole, niente temere fuori che la propria coscienza, poichè l'hai messa al servizio di essa, niente tacere di quel che ad essa, può recar danno. Tutto spiegare nella contingenza del tempo e delle cose, tutto tentare che faccia la prosperità e la grandezza del proprio paese, tutto fermamente volere che possa conferirgliene, a tutti opporsi, principi e popoli, ove si oppongano al tuo pensiero, lungalllente me-

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