''R..I'tr!AST'POPOLAREDI 'POLITICALETTERE B SCIENZE SOCIALI (< nell'Asia, in Africa e in America, abbracciare l'intera « cristianità e avvincere alla influenza mondiale del cat- « tolicismo la enorme maggioranza delle coscienze r.eli- « giose. » - Pe1:cbè dunque il papato n_on rinunzia officialmente fin dora alle sue pretese d1 potere temporale'? « E' una questione di dig~ità t:l d'oppor-tunità ---: continuò il prelato - « ché chi ha avuto usurpato 1 « suoi diritti rinunzi ad essi nelle mani stesse dell'~sur- « patore, non è !",aturale n~ attendibile. L'a_tteg~iamento « di protesta assunto da P10 IX verso V1Ltono Ema- « nucle si è naturalmente continuato da parLe del sue- « cessore del pontefice spodestato verso il successore « del principe conquistatore». E' una situazione dalla quale sarebbe difficile uscire salvando intera la dignità del papato. « Ma vi è un'altra r~gione che, sc?nsiglia « alla Santa Sede questo compommento coli Italia pre- « sente. Non vi è mente politica la quàle non veda « la condizione di precarietà che ba I' aLLuale fo1·ma « di governo in lLalia, e l' avvento, prossimo o lon- « tano dello stato democratico che rialzi le so1·ti e l'e- « eonomia delle singole regioni e dell'intero paese. - « Non è quindi nè dignitoso nè oppo1tuno che il papato « scenda a trattative con l'aLLuale governv J' Italia; ed « ecco perché non si può certo aspeLLarsi che la Sauta « Sede faccia, verso di questo, una rinunzia officiale che « rimarrebbe senza compenso al presente e senza garan- « zie per l'avvenire. - TuLt'all1·0 sarebbe invece l'aLteg- << giamento del papato verso il nuovo stalo che la de- « mocrazia italiana riuscisse ad instaurare, purché la <.< democrazia consentisse a guarenLire alla Santa Sede << questo: assoluta indipenclen~a spirituale e politica e non « volesse toglierle i mezzi per l'esercizio del culto nel ._._paese». - li prelato dichiara che il papato non pot1·à mai accel.tare una legge na.~ionale di guarentigie. « In « conclusione - dice il prelato - la democrazia italiana « dovrebbe dare al papato due garanzie: - una ·di ca- « rattere internazionale ed intangihile che gli assicuri as- « soluta indipendenza spirituale e politica, naturalmente, « preso atto della sua rinunzia a possedimenti Lerrito- « riali in Italia - l'alt1·a di carattere inte::--no, che ras- « sicurasse i cattolici italiani che il culto, nel nuovo stato « democratico, non avrà a soffrire né diminuzioni nè li- « rnitazioni ·». (Educa.'l:ione politica, - 15 Dicembro ). Ptetro Sitta : la diffusiondeellapellagrain Italia. In base agli scarsi materiali di cui si può disporre cerchiamo quali sieno le condizioni della malattia della pellagra in Italia. Nel ]8ì9 si riscontrano in ILalia 97,855 pellagrosi, nel 1881, 104067. Nel decennio 1887-96 morirono in Italia per pellagra 35,197 individui, seguendo quasi l'identico andamento della mortalilà generale della popolazione ilaliana. Da indagini raccolte dal Dott. Pieraccini (La pellagra nelle Marche) sul numero dei pazzi per pellagra ammessi in 28 manicomi dell'alta e media l~alia si ha che, i pazzi pellagrosi furono : nel 1889, 857; 1890, 972; 1891, 1204; 1892, 115'2; 1893, 916; 1894, 927; 1895, 1212: 1896, 1126; 1897, 1075; 1898, 1115: totale N.0 10356. Negli anni 1879 e 1881 i pellagr:>si risultarono così ripartiti nelle varie regioni d' Halia: Piemonte nel 1879, 1693 e nel 1881, 1328; Lombardia, 40,838 e 36,350; Veneto 29,836 e 5581 ; Liguria 27 e 56; Emilia 18,728 e 7,865; Toscana 4,f)03 e 971; Marche e Umbria 2,155 e i,30!; Lazio 76 e 32. Riguar·do ai morti fet· pellagra resulta che fra le regioni dell'Alta It.alia i primo posto è occupalo dal Veneto, la cui mol'talità per pellagra si aggira fra un minimo di 3,2 per 10,000 ab. nel ~1884 e un massimo di 5,3 nel 1891 ; viene seconda la Lombardia con una media che varia da un minimo di 2,7 nel 1895 e un massimo di 3,8 nel 1892; terza l'Emilia con una media tra un minimo di 2,0 nel 1888 e un massimo di 3,1 nel 1892; e quindi le Marche e l'Umbria con un mini.mo di 1,2 e 1,8 nel 1889 e un massimo di 2 nel 1896. Risulta pure che in cerle regioni, nelle quali le morti per pellagra non si manifestavano elle in debolissima proporzione, o erano del tutto ignote, come nel Lazio, negli Abruzzi, nelle Puglie, nella Basilicata, nella Campania, nella Calabria, cominC'iarono a fare la loro apparizione negli ultimi anni, cosicché la pellagra sembra guadagnare in estensione di quanto perde di intensità. Urge provvedere con energia se non si vuole che l'Italia, nella statistica internazionale delle cause di morte, conservi sempre il triste primato della malaria, e il fosco privilegio della pellag-:-a ; ma per far _questo bisog-na risalire allè cause prime del male. - (Giornale cleglt Economisti - Dicembre). Proselitismgoiornalistico. Il proselitismo giornalistico, dopo il successo delle rivoluzioni borghesi, continua ed aumenta: solo che, &ccornodandosi alle vicende della civiltà e de' pl'oblemi che l'agitano, esso è passalo (11J:gi nelle mani dei nuovi agitatori e s'è esleso dalle politiche alle più larghe agitazioni, seguendo le numerose divisioni e trasformazioni dei partili. Vagheggiatori entusiasli di un tipo di elevato giornale di culLu1'ail cui primo ufficio sia soddisfare alle esigenze più alte della curiosità di popoli civili e nel quale la propaganda del bene sia fatta con la luce serena d'un programma di perfezione morale che non divida ma unisca gli animi, noi intendiamo tuttavia bene cnme, sinché la verità vera e assoluta, nei fatti contingenti della vita civile, non sarà proprietà esclusiva di alcun partito, e sinché gli uomini lotteranno per interessi diversi, la stampa debba rappresentare quesla moltiplicità di programmi e di tendenze. Ma c'è modo e modo di proselitismo. C'è quello de' partili giovani, tempralo in bagni salutari d'idee nuove e vive, che scaturisce come di per sè dalla concezione del mondo e della vita propria del partito e del giornale e s'insinua naturalmente e insensibilmente in tulte le parti di questo: nell'articolo di fondo come nella notizia di terza pagina, nella cc,llaborazione dei corrispondenti. di provincia come nelle concertate manifestazioni di un proposito; e questo è proselitismo vero ed efficace. Tra le sue forme v'è la polemica, mezzo potente e vivace nelle mani di chi sa servirsene, d' indubbia efficacia sulle menti incapaci di esaminare le questioni. per conto proprio; come importantissima, v' é anche la letteratura giornalistica o la parte del giornale che è di cultura e di. ricreazione, diversa secondo i casi, nel conlenuto, nelle forme, negli ideali. Proselitismo d'altra forma, del quale - dolorosamente - diamo talora l'esempio noi catlolici d' ILalia, è quello che, quantunque fatlo in nome di una causa altissima e santissima, non é avvivato e fecondato da una concezione della virtù e dell'opportunità di questa causa rispondente agli effelli che se ne debbono ottenere ed alle condizioni nelle quali si lolta per essa. Iu questo caso la non rispondenza fra la causa medesima e quello che vuol esserne mezzo di difesa e di propaganda, produce effetti sovente più dannosi che utili: lo spirito gretto, piccino ed astioso che si porta nel condannare fatti ed avversari non veduti. da un' altezza e con una serenità sufficiente, il dissidio fra la concezione esigua traveduta negli scrilti del giornale e le grandi agitazioni sociali, fa ricadt're l'odio che il giornale si procura nella causa medesima e nuoce ai progressi di questa. In tal caso la diversità di vedute che si va formando fra i militanti per una medesima causa introduce fra questi dei dissensi pericolosi ed offre facile modo a chiunque di nascondersi dietro le pieghe d'un programma troppo vago ed incerto e d'insinuare, non veduto, il suo spirito e le sue tendenze personali. nei movimenti di parte propria. Evidentemente per partiti che non contino se non su forze umane e caduche questo detoriamento di carattere e di cultura che si riflqtte sul giornalismo conservatore diviene indizio di regresso e di decomposizione: in un partito invece che, come il cattolico, deve rinnovarsi - su d':rna ba~e immutata di principi fondamentali - per essere in grado di riprendere la direzione della vita politica e sociale, un simile proselitismo gretto e fazioso, se non rovina la causa, ne ritarda e ne limita enormemente i progressi. Ora non sarebbe opportuno - nascondersi. che non piccola parte della stampa quotidiana io Italia si trova in queste condizioni: in es~a vi sorprende il difetto d'ideali vivi e vigorosi, l'anemia intelletluale visibile, la routine dei pensieri e dei giudizi. la ristrettezza dei criteri o la sconvenienze dei metodi polemici. D'onde consegue poi l'inettitudine quasi assoluta ad escire dalla cerchia ristretta ed abituale dei lettori per guadagnare anime nuove, l'inettitudine ad iniziare e pt'omuovere movimenti fecondi, l'ostilità istintiva contro tutto quel che è nuovo e vitale, ed anche - argomento certo e rimedio opportuno - il restringersi conLinuo della propria sfera di attività, quando i giovani e i nuovi, che dovrebbero rinnuovare le file, o non vengono, o se vengono, rimangono tuttavia fuori con la mi-
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