RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E_ SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma il I 5 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 6; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Un numero separaw s Oent. ~ AnnoV. - N. 12. Abbonament.opostale Roma 31Dicembre 1899. Sonuuarlo LA RIVISTA:Ciò che si pensa e si scrive in Inghilterra sulla guerra scellerata. Noi: La Magistratura Italiana. I giudizi sul libro di Ettore Ciccotti. Il Catechismo di Ottone di Bismarck per uso del perfetto conservatore. GIUSEPPEP1P1TONE-FEDERrcPor:o Domo. Prof. AUGUSTOGRAZIANIL: 'ultimo libro di Achille Loria. Prof. ANTONIOFRANZÉ:Il carattere mcrile. Rivista dellt Riviste - 'l{_ecensioni. Indice. ~ Richiamiamo l'attenzione di tutti i nostri 'lettori sulle splendide foto-incisioni delle caricature politiche di questo numero che speriamo offriranno il modo ai nostri amici di trovarci nuovi abbonati. Per cinque lire, i premi, e le illustrazioni, bisogna convenirne, la Rivista è regalata. Vedere avviso a pag. 238. ~ Cicò~sei~enesaiscrive i~ ln~~ilt~rra sulla guerra scellerata Un indice della follia imperialista _in Inghil~erra ci è stato dato ultimamente da un avvemmento d1 modesta apparenza. C'erano due giornali, il Daily Chronicle e l'Echo - il primo dei quali assai diffuso - che combattev~no coraggiosamente ed onestamente contro la guerra di Chamberlain · ma la loro attitudine corrispondeva così poco al sentimento della nazione, che i propl'ieLari hanno subito provveduto ad eliminare Io scandalo. P_erciò Ma_ssingham direttore, Spender e Nash redattori del Datly Chronicle e Crook direttore dell' Echo sono sta ti costretti ad abbandonare i loro posti l .::-ç ~.r. ;Afi!~~, -.~.;_,- ·~ ~.::-~ ~ . ...,,; ... Y"- 0 ) _. ... ~ J - '\. ' . ~- ,. ' / ~: . .l~ ~ ~.i La perfida Albione va a civilizzare il paese dei Boeri. (Novoie-Vremia di Pietroburgo). Come uomini dobbiamo addolorarci di una punizione infliLta a giornalisti che scrivevano secondo la coscienza loro dettava - e la coscienza loro stava colla causa della giusti.zia; come discendent~ d~lla _calun_niata razz~ latina possiamo ralleg1·arcene. L ep1sod10 umto agli altri prova che gli anglo-sassoni, gl~ uomini superiori, in que~ sla occasione I.anno mostralo 10 modo vergognoso Lutti i difetli della pretesa razza inferiore: la blague, la leggerezza, l' impreveggenza, ~•in_tolleranza, la pr_ep?l~nza, il ridicolo nelle ma01festaz1001 .sulla vendetta dt .J.Yl.aJuba. In quanto ~ll'um~nità ~s~i non. l' hanno mai conosciuta nei rapporti cogli uomim e coi popoli, che hanno creduto deboli! Intanto non è da credere, che in Inghilterra manchino coloro che meditano sui casi presenti, e che non si facciano illusioni sulle conseguenze prossime o remote, che avrà la gut-irr.a co!"lt_roi H~eri. E noi _vogliamo f~r c~noscere ai nostri am1?i !e~tori. c1ò c~e si, pensa e s1 _sc~ivenel~e più autorevoli riviste 111gles1sull 111te_ressant1ssima.qmslione che atlualmente preoccupa 11 mondo poht1co, servendoci del materiale che offre l'ultimo numero della Re1Jiew of Re1Jiews, che collo Star, col Reynolds' Newspaper e con altri giornali di minor conto rimane sulla breccia a loltare contro la guerra dei pirati. Le caricaturefrancesie l'indignazioneinglese. - Gl'inglesi che ne dissero e ne stamparono di cotte e di crude contro la Francia pel processo Dreyfus e pel fiasco di Fashoda, da veri ragazzi guastati dal successo continuato, ora levano alte strida contro la Francia, che permette la pubblicazione di caricature irriverenti verso la Regina e verso l'Inghilterra. Essi sono arrivati al furore pel numero unico del giornale: Le rire. Lo Stead, naturalmente, non è tra gli scandalizzati e ri~onosce che alcune delle ca1·icature sono potentissime come fotografie delle verità. E ne riproduce una efficacissima che rappresenta l' Irlanda messa in croce dall'Inghilterra. L'opinionepubblicanel Transwaalprimadella guerra. - Il pettegolezzo giornalistico intemazionale non ha valore se non in quanto somministra l'occasione per constatare, ciò che si conosce da tempo : che tra inglesi e francesi i romori sono vivissimi e potranno produrre qualche grosso guaio. Intanto in Inghilterra si rimonta al periodo. che precedette la guerra, ed è notevole che il Fitzpatrick - un alto funzionario inglese del Capo - confessi, nella Fortnightly Revi~w, che nel Traswaal l'opinio~e pubblica era contraria e non credeva alla guerra prima che scoppiasse; ma che la voleva e la preparava il Presidente Kruger . In prova egl.i adduc~ il fatto che t'.uron? v.ot~te alcu?i anni fa 250 mila sterline per le fortificaz10m d1Pretoria e di lohannesburg. Ma Io Stead giustamente gli osserva: 1° che quella somma fu votata, ma non spesa; 2° che Kruger pensò alla difesa della repubblica dopo che gli Outlanders con un manifesto minacciarono la rivoluzione e dopo che al manifesto seO'uì la brigantesca spedizione di Jameson rivelatrice de?te intenziom dell' Inghilterra. E se alla difesa dello Stato di fronte al pericolo imminente egli non ?vesse provv~dut~, sarebb_e stato un traditore del proprio paese, aggiungiamo noi. Le causedel successodei Boeri. - Gl' Inglesi, però, non
U2 'R..IY'IS1APOPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI hanno atteso la grave sconfiLta di Colenso - salutata dappertutto come un trionfo della causa della libertà - per rendersi ragione della superiorità dei Boeri. Sin dai primi di Decembre, quando le più importanti vittorie delle repubbliche Sud-atricane non erano avvenule, nella stessa Fort'!,ightly_ Review si attribuiva il segreto del successo dei Boen a questa causa: ccal loro forte carattere; alla igno1·anza delle condizioni degli altri eserciti e alla loro abilità; all'ardore religioso simile a quello degli uomini di ferro di Cromwell, che li fa credere nelle invincibilità della loro causa perché anche nella disfatLa sono convinti di avere combattuto per volere di Dio. A queste attitudini morali si deve aggiungere il fatto che il governo del Ttanswaal si era preparato alla guerra da molti anni. Sono inoltre tratti caratteristici del loro sistema di combaLter·e: la mobilità individuale dei borghesi, l'istinto animale della località; l'abilità e la precisiùne nel tiro; l'attitudine di sportmann nel trarre vantaggio da ogni possibile riparo; l'amore ereditario del- !' imboscata, dello stratagemma, del sotterfugio. In queste condizioni un comandante delle forze nemiche non può sperare di guadagnare vittor-ie decisive, di creare e distruggere imperi. Sotto cer·ti ~spetti, nel combattere, i Boeri non hanno eguali, ed anche dopo che sarà vinta la loro resistenza collelt1va, Sir Redvers Buller deve prepararsi ad una vigorosa oppo~izione di guerrillas prima che il paese sia pacificato e soggiogato dagli inglesi ». ';fi~ r . I . . . . ' (· ,,< ' Il moderno piccolo David (Kriiger) e Golia (l'Inglese). (Floh di Vienna). Fortunatamente siamo ancora lontani dal giorno in cui il gener<'llissimo inglese debba preoccuparsi della guerrillas; per ora egli ha da pensare alle batoste ricevute nella guerra in campo aperto. Niuno è più convinto del governo inglese che si è lontani da un tale giorno ; tanto che manda nel Sud Africa altri generali, nella speranza che si rivelir.o meno inetti, ed altri sol da Li. Ali'indomanidell'ipoteticavittoria. - Le gravi difficoltà della guerra non se le nascose mai lo Stead; il quale prima degli ultimi rovesci scriveva che essa poteva durare ancora da sei a dodici mesi, ch'era necessaria la mobilizzazione ài un secondo corpo di armata e la spesa di centocinquanta milioni. Ma i guai per l'Inghilterra, egli aggiunge, cominceranno quando i Boeri saranno stati battuti in campo aperto. L'esperienza dell'Austria, che dovette mobilizzare 250,000 uomini per pacificare la Bosnia, ch'era una piccola provincia, dovrebbe insegnare ai partigiani della guerra, a quali sacrifizi ed a quali sforzi dovrà prepararsi la Gran ~rettagna nell'ipotesi che la sorte sia favorevole alle sue armi. (The Topic of the Month). Comepotrà essere organizzatoil Sud-Africa? - In attesa della ipotetica vittoria delle armi inglesi, Sidney Low, nella Nineteenth Centu~, in un articolo sui Problemi e sulle lezioni del Sud-A rica, esamina quale assetto dovrà darsi alle colonie opo che si sarà realizzata I' ipotesi. Non e' è dubbio, egli pensa, che si vorrà promuovere una federazione ; ma una federazione con un governo responsabile ha il potere più assoluto sui propri affari. Ed è possibile una organizzazione coloniale con governo responsabile dove vivono parecchi milioni di uomini di colore? Perciò nel Sud-Africa si richiede un governo diretto imperiale anche come gc,verno locale responsabile. La quistione degli indigeni, infatti, è più importante di quella degli olandesi, ma questa è molto seria. Il precedente del Canadà potrebbe fare sperare in un accomodamento tra inglesi ed olandesi. A Quebec vive una piccola Francia sotto la bandiera inglese. I canadiani francesi col voto hanno guadagnato tutto, meno la propria bandiera, e più che non avrebbero potuto guadagnare colle armi. Se gli olandesi volessero usare dello stesso mezzo, essi rimarrebbero sempre i padroni, e il Sud-Africa sarebbe olandese e non inglese. Non si discute l'idea che gli olandesi possano essere superati in numel'o dagli immigranti inglesi. Questi non pensano alla colonizzazione agricola, eh' è quella possibile nell'Africa meridionale; e per gli operai la~giù non e' è posto attualmente e ce ne sarà meno nel futuro. Tutti i lavori più duri vengono fatti dagli indigeni; perciò nel Rand, nel momento del suo massimo sviluppo, inglesi, americani e tedeschi sono rimasti una piccola minoranza: nel Rand il numero degli indigeni dal 1896 al 1898 crebbe da 47,000 a 67,000; il numero dei bianchi impiegnti nelle miniere crebbe soltanto da 7430 a 9476. I Boeri, adunque, tenendo conto anche della facilità colla quale contraggono matrimonio e della[loro più devata natalità, continueranno a battere gl' inglesi, sotto qualunque sistema di governo, in cui la forza starà nel numero. Ma questa prevalenza sicura dei Boeri lascia intendere che il Sud-Africa non sarà mai una di quelle colonie che il vecchio e buon Cotoniat Office potrà governare cogli espedienti del taissez /aire. Per parecchi aoni vi sarà necessaria l'opera diligente e attiva di uomini di Stato ali' imperiale. · La trasformazionme ilitaredell'Inghilterra. - Sidney Low nel citato articolo viene alla conclusione che non essendo possibile privare i Boeri del fucile, della giberna e del cavallo; ed essendo certo il loro rancore contro gl' inglesi, il governo dovrà lasciare un forte esercito nell'Africa meridionale. Non occorreranno meno di 30,000 soldati. Ma pel' tenerne tanti in una sola colonia sarà necessario aumentare i battaglioni nella metropoli. Un permanente aumento dell'esercito di almeno 50,000 uomini sarà quindi la prima conseguenza immediata del tentativo di rimediare ai reclami degli Outlanders, tagliando la gola ai Boeri ! Non solo questo; ma sarà anche necessario di sostituire all'attuale sistema delle milizie e dei volontari, assolutamente insufficiente e inadatto per mantenere un forte esercito nelle colonie, quello della coscrizione forzata. E si capisce del resto che il momento sia favorevole pei sostenitori del militarismo all'uso continentale; un ufficiale, perciò nella Contemporary Review consiglia lord Salisbury di non lasciarsi sfuggire questa grande oppo1tunità per c1·eare un grande esercito. Ecco dove conducono la violenza e l'iniquità: gl'inglesi per avere voluto togliere la libertà agli altri cor1·000 il pericolo di perdere la propria. Chi può crP.dere invero che continuerà il regime democratico in Inghilterra il giorno in cui la Monarchia disporrà di un forte esercito permanente? Ma 001 non disperiamo del risveglio della coscienza del!' Inghilterra democratica, e c' induce a sperare un eloquentissimo articolo di Robert Buchanan nella Contemporary Review tutto inspirato Ili principi di Wordsworth e di Shelley, di Wilberforce e di Mazzini. · In. tal~ articolo si pr?testa vigorosa!nente contro lo spirito mfernale che amma Rudgard K1pling e che con• duce al jingoismo spregevole e feroce ; si protesta contro quelio spirito che fece indebolire sin dall'epoca della crimmosa crociata per la guerra di Crimea i santi entusiasmi dell'umanità per sostituirli con una brutalità cieca ed animalesca, temperata soltanto dal panico e dalla codardia ! Noi dividiamo la nobile e generosa indignazione di Buchanan; e noi che siamo stati sempre larghi di ammirazione per l'Inghilterra, propugnatrice di civiltà e di libertà, oggi auguriamo la sua sconfitta nello interesse del suo stesso avvenire ed in quello dell'umanità. LA RtVISTA. D.r NAPOLEONE COLAIANNI L' I1~ALIA NEL 1898 (Tu:rnulti e reazione). LIRE UNA
RIVISTA POPOLARE Dl POLITIC.ALETTERE E SCIENZE SOClALl 22; LaMagistratura Italiana Il processo per l'assassinio del Comrn. Notarbartolo, che si svolge dinanzi alle Assise di Milano ha assunto tali proporzioni politiche e morali, che si é trasformato nel processo contro le principali istituzioni del!' Italia contemporanea. Che cosa fossero le prefetture e le questure del regno era noto da gran tempo; ma quel che nasconde nel suo seno la magistratura non era sospettato, non era sospettabile in uno Stato civile, o che si pretende tale, nelle proporzioni in cui si è rivelato. , Molte e colossali vergogne si conoscevano: tali vergogne indussero Eula, supremo magistrato ed ex Ministro di grazia e giustizia, a proclamare che la magistratura italiana si occupa a rendere servizi e non giustizia, e Santa Maria Niccolini a scappare dallo stesso Ministero perché nel breve tempo in cui lo resse si accorse che la magistratura era un punto interrogativo. . . Non poteva rialzarsi il prestigio della suprema istituzione dello Stato colla relazione dell'ex Ministro Costa nel processo della Banca Romana; colle dichiarazioni ciniche di Calenda dei Ta vani sulle manipolaziani opportune del collegio, che doveva giudicare l'on. GiolitLi (1); colle altre del Ministro Finocchiaro-Aprile sul caso Lozzi; colle sentenze della Ca.;sazione di Roma, che sulle sentenze dei Tribunali militari rimangia nel 1898 il pochissimo di buono che c'era nel suo giudizio del 1894'; colla sentenza della Corte di Appello di Milano sul!' applicabilità del Decreto-Legge, che venne messa alla gogna con fine ironia da un alto magistrato (2). I mali di cui soffre la magistratura sono numerosi: nessuno, però, tanto esiziale quanto il suo contegno verso i superiori di ogni grado, ve1·so gl' inferiori se appartenenti ai carabinieri e alla polizia, verso i privati se creduti potenti e injluenti. A che cosa si possa ridurre la funzione della magistratura non vi ha chi non vegga: potrà tutto fare, meno che amministrare la giustizia. Ma c'era bisogno degli scandali di Milano per sapere a quale stato era ridot,ta la magistratura in Italia? Oh! no davvero. Già la stessa Rivista Popolare, a rampogna dei magistrati italiani, aveva dovuto fare un parallelo coi magistrati borbonici e ricordare la fierezza e la indipendenza di un Niutta e il rispetto verso il medesimo mostrato da Re Bomba, che lo innalzò al supremo posto in premio delle sue doti spiegate a danno d1 un suo ministro favorito. Il confronto era stato posto da un magistrato italiano che lo stesso caso Niuttri aveva rievocato riannodandolo a parecchi altri che fanno onore alla magistratura borbonica. Ma quel magistrato fece di più: in un articolo meraviglioso per coraggio e per limpidità di analisi delle cause chi:! hanno genarato la presente decadenza, dette la descrizione precisa e schiacciante, che riesce una riproduzione fotografica anticipata delle risultanze del processo di Milano. Noi crediamo di rendere un vero servizio al paese riproducendo alcuni brani di quel!' articolo magistrale che per avere visto la luce in una rivista speciale · - La Cassazione Unica (3) - non é noto cl:e agli avvocati ed ai magistrati; i quali in grande maggioranza non hanno interesse a farlo conoscere. Il magistrato che si occupa in detto articolo sulla quistione della magistratura in Italia comincia in una nota col fare la storia del graduale asservimento dei magistrati al potere politico sotto la destra, e stabilisce che il problema della sua indipendenza è il « problema eterno, che "' sebbene sia stato sempre - fin dai primordi del Re- "' gno d'Italia - nella mente e nel cuore deg'.i Italiani, "' rimane tuttora insoluto - da 37 anni!: - problema « che oramai deve avere una pronta soluzione - hora « ruit - se non si voglia dar ragione non solo agl'ipo- (i) Si ricordi che questa dichiarazione sollevò tanta indignazione nella Camera eletta da Crispi, che il Presidente Villa dovette togliere la parola al ministro e sospendere la seduta. Di tutti questi incidenti la Rivista si è occupata P.iù volte; ma in Italia la ripetizione è assolutamente indispensabile. N. cl. R. (2) On. Luigi Lucchini: Vat'ietà nella Rivista Penale, anno 1899, p. 401 e seg. Il Lucchini è Consigl:ere della Cassazione di Roma e in seguito alle risultanze del processo di Milano ha presentato una interpellanza sulle condizioni della Magistratiira. (3) Numero del 26 Novembre 1897. « criti del patriottismo, ma anch'e agli avversari delle « istituzioni che tuttod't s'affannano a provare - sulla « base di fatti purtroppo irrecusabili - che .la terza Italia « non rappresenti che il trionfo di una nuova foggia di « barbari che l'hanno invasa per suggerne il sangue in « no_,ned~lla libertà e del patriottismo - se non si vo- << glia assistere davvero ad una generale dèbacle, dalla « quale nulla si salverà! » Il problema é grave perché è organica la servilità della magistratura; nella quale secondo la frase scultoria di G. Zanardelli - fatta propria dal Comm. Miraglia già Consigliere del_laqassazione di Roma - prevalgono « le « plumbee mediocrità - spesso perverse - corazzatedi « servilità » ( 1). Questa servilità comincia nei Pretori e nei Procuratori del Re; arriva a tale da indurli ad una cooperazione, che la Giunta delle elezioni dichiarò criminosa, per favorire nel Collegio di Chiavari la riuscita di un figlio dell'ex Ministro Costa. E ciò avviene perché "' in « Italia la condizione dei Pretori e degli agenti del P. M. « non è dissimile da quella delle autorità di pubblica si- « curezza. Essi - servi del superiore immediato, servi cc del guardas;giLli, servi del ministero dell'interno, servi « dei pre/etti, s_ervi . degli uo,:nini politici, debbono pur « troppo in certi cast essere t manutengoli - negli abusie « nei delitti di ogni genere - delle conventicolepolitichec, he . « si ergonoa tutrici dei Ministeri. » AveLe capito. o i.taliani smemorati? Non c'era bisogno d~l proeesso d1 Milano per sapere che tra i magistrati v1 erano m,anutengoli di ogni specie di abusi e di delitti I La s~rvititù non. è lim_it?ta ai Pretori ed ai rappresentanL1 del Pubblico M1mstero; ma va oltre. « I magi- « st1·ati collegiali non sono meno schiavi organicamente « dei precedenti ». Il mezzo poderoso ed invincibile per riuscire nell'asservimento dei magistrati sta nella magica efficacia delle cosiddette note segrete, note informative, che vengono adoperate nelle scelte e nelle promozioni. Sulle quali il no~tro magistrato scrive le seguenti;linee, che dovrebbero agire come bottoni di fuoco sulla fronte dei miserabili complici e fattori della degenerazione degli amministratori della giustizia : « .. Bisogna qui rilevare un fenomeno costante nella sto- « ria della magistratura italiana, e che si è acuito in que- « sti ultimi anni. « Quando si tratta di nominare un capo di Corte di « appe~l<;>o. di cassazione, il sinedrio dei nostri uomini « P?lit1c1 s~ propone sempre un problema: forse quello « ~1 preferire fra i concorrenti chi é il più dotto, 11più « md1pendente e che gode sotto ogni rapporto il favore- « vole_ suffragio della pubblica opinione? « Niente affatto; il problema invece è questo: chi é « tra i concorrenti il più prudente? « E sapete che cosa significa spesso questa prudenza « nel gergo dei nostri politicanti? <~ ~ignifica_ aver dato indubbfe prove di parzialità po- "' Ltttche, dt indecorose transazwnt e di viltà nell'ammi- « nistrazione della giustizia. « Si~nifica aver meritato speciali elo~i dai Prefetti delle « p_rovmcie_per devozione all' Italia (cioè al partito poli- « t1co dominante) mostrata da magistrati che hanno stri- « sciato nelle loro anticamere, ecc., ecc. « ~ignifica essere stato il magistrato sempre deferente « a~h .~vvocati deputati o senatori - per esempio nei " rmvn delle cause - ancorché questi rinvii riguardas- « sero cause di Corti d'asc;ise, per le quali l'avvocato ha « interesse che il suo cliente, benché arrestato in fla- « granti crimine, sia giudicato dopo due o tre anni dal « misfatto, per farne dimenticare l'orrore e far ironun- « ziare una pena irrisoria, se non l'assoluzione !). « Significa che il magistrato da prescegliersi de ba polil- « sedere una fibra così morbida e malleabile, che egli si cc presti vo'.entieri ad unirsi a prefetti, a questori, a co- « mandanti di carabinieri, ec~., per attendere in ginoc- « chio alle stazioni ferroviarie un ministro, che il giorno C( innanzi aveva forse come avvocato difesa innanzi a lui « una manifesta spogliazione giudiziaria I « Significa insomma la prova fornita dal magistrato, « per molteplici fatti - della sua completa dedizione nel- « l'esercizio dell'ufficio ai voleri degli uomini politici l ». Ora che sappiamo quello che sono i magistrati italiani e con quali mezzi e per quali ragioni fanno car- (1) Discorso al banchetto di Parma nel 1890. ,-
Rl'P'ISTAPOPOLAREDI POLITICA. LETTERE B SCIENZE SOCIALI ciera apprendiamo dalla bocca dello slesso magistrato « raggiunti da prove che li farebbero ind:tbbia,nente con- .wme essi amminisLrano la giusLizia. « dannare dai giudici del m,erito - si debba far capo « Si comprende facilmente che la magistratura italiana « al patrocinio degli uonuni politici ed a quello dei pa- « è una magistralura esemplare allorché nei suoi pròce- « ,,enti di alti magistrat ; cioè al patrocinio di coloro « dimenti s'inconlra in gente povera e misera (1). Le per- « sotto la cui doniina:Jione è stata condannata a vivere « plessilà, le torlul'e, la volontà vacillante o la coscienza « la magistrat,ira da un regolam,ento giudiziario che ha « t1·eu1a1ll,enon si appalesano in essa che allorquando la « quasi o.ificial,nenteproctcunata la negazione della giu- << giusli:t.ia deve spiegare la sua azione contro i forti e i « stizia in Italia : « potenli: è in quel momento che i magislrati italiani Ed ora arrivia1no alle conseguenze di ordine più ge- « sentonsi p1·ivi di ogni liberlà e che si adoperano tulle nerale, che riguardano tutte le manifeslazioni della vita « le insidie per conquistarli. italiana, delle condizioni della magistratura e dei suoi « Nelle cause civili che sono importanti, non lanlo per modi di amministrazione della giustizia. Le ha formulate « le quistioni giuridiche che sollevano, quanto pel valore in una serie di domande il magistrato della Cassazione · « controverso, e nei processi penali a carico di facol- l 'nica, e noi non dobbiamo e non vogliamo togliere dalle « tosi, quale é il prùno pensiero che lampeggia nella medesime neppure una vir~ola. Eccole: « mente dei litiganti e degli imputati quanto alla perso- « Perché il nuovo Stato italiano tramanda da per o~ni « nalità dell'avvocato che de- L . . . . « dove, e forse fin dai primi « v'essere il 101·0 difensore f e nuove sped1z1on1per Il Trans,vaal. « mesi della sua esistenza, una « Forse quello di rintrac- r,...,..,. ___________ ~,.. .... ------• << aura satura di immoralità o: ciarlo fra i più probi e va- « e, per le corruttele e clien- « lenti del Foro, siccome av- « tele che ne inquinano il « viene in qualunque altro « regime costituzionale, è da <' paese ove funziona retta- ,,,.,~,,.. « tanti lustri il teatro dei più «menle l'amministrazione ~'#fi.~ii '- «gravi scandali morali, so- « della giustizi!_½? Nemmanco nui.,_,"1.J,,r.'"ii,-Q•...,;,~nf/; 111 « ciali e politici"? << per sogno. E quello di an- « Perché h&.n potuto se·m- « darlo a pescare fra gli uo- « pre trionfarvi i dilapidatori « mini politici, fra le notabilità « di ogni genere, e soprat:.1tto « politiche, fra quelli che son « i saccheggiatori delle Ban- « fregiati del medaglino par- ...... ,..,.<:.>. , « che, che impadl'Onitisi dei « lamentare! « milioni col pretesto delle « E ciò non basta. << cambiarie o_perazioni, han « L'uomo politico deve es- ""~e,_.,._ « divorato il risparmio ed il « sere fortificato da un altro « credito del lavoro italiano f « avvocato che sia congiunto « Perché la falange dei pa- « di alti magislrati che eser- i,18,'1~11('-, « !'assili non vi ha neppure « citino l'ufficio nel perimeti·o « rispettato il danaro delle « giurisdizionale in cui si deve « Opere pie, neppure il dana- « svolgere il giudizio , e so· « rode i poveri ed ha mutato « prattuLto di quei magistrati « in baleni, non mai seguiti « che, essendo superiori im- « dal fulmine, le innumerevoli « mediali o mediati dei giu- « inchiesle che constatavano << dicanti, debbano o possano << reati da Corte d'Assise, ~•scrivere sul costoro riguar- lii'1'!~rt.. o: commessi solto gli occhi « do quelle tali note injornia- 't"'~~fit<. cc dei Procuratori del Re e dei « tioe delle quali abbiamo di- ~~~~ « Procuratori generali di Ap- « scorso (~I!). cx pello, che col loro silenzio « Non importa nulla se l'av- « e col loro passivo contegno « vocato politico prescelto o « hanno coperto per più lustri « l'avvocato aggiunto sia una « alti funzionari del Ministero, « notoria nullità forense! z;.;;:;;·-~ « sindaci, consi~lieri comu- « Sarebbero stati freschi gli « nali, consiglieri provinciali, « avvocali che sovraneggia- "''""'·'"''•:·•"."..' .,... « deputali, grandi elettori - « rono nelle antiche Curie d'I- << falsari, frodatori, concusso- « talia se fossero vissuti ai « ri, malversatori, dissipatori « nostri tempi I I Borrelli, i ~=:E~~~~,~~!ii;ij « delle sostanze comunali e « Guido Guida, gli Starace, << provinciali e di CJUelledello « i Carrillo, i Poerio (Giusep- Chamltea·l.~iu (al soldato): - Sbrigati poltrone I Al macello! « S t pato"? 1 è li . . d. « pe), i Perez Navarrcte, i (Asino di Roma). « ere 1 ne a istruz10ne 1 « Villari, i Marini Serra e <1 un processo per furto con- « tutte le sommità del vecchio Foro dell'Ex - Reame « sumato in Rorna in danno di una dama, si è osato « delle Due Sicilie av1·ebbe1·0 dovuto precipitarsi nel vor- « perfino escluderne un individuo che era raggiunto da « tice della politica e conquistare un ufficio parlamentare « evidenti prove di complicità solo perché congiunto di · « se non avessero voluto veder disertati i lor,., Studi, ed « un ministro"? « i loro nomi posposti - nella difesa delle cause - a « Perché è stato possibile in Italia il traffico dei pub- << quello di un cretino qualunque, o di un isll'Ìone politico « blici uffici e financo quello della dignità senatoriale - « che con le minacè.e o colle lusinghe verso i nostri « la più grave delle simonie politiche I - e perché la « magistrati si affatica o~gi a trasformare in stalle di « famosa Relazione del Comitato dei Sette, clie aveva « Au~ia i santuari di Temi! « docurnenlato responsabililà gravissime di uomini poli- << Il doloroso fenomeno che abbiamo segnalato, e che « tici - cioè rea Li comuni previsti dal Codice penale - « si rinnova sotto i nostri occhi in tutti i giorni, deriva, « è rimasta sepolta"? « appunto dalla doppia schiavitù che tormenta la magi- « Perché tutti i giornali liberali - si sfogano in !amen- « stratura italiana: schiaritù per la, quale si é infiltrata, « tanze che in Italia si è sempre usi di sostituire all'im- « e diffusa nella coscienza popolare la convinzione (pur- « pero delle leggi l'arbitrio della polizia 'f e t,•,ìppo r;iustijìcata da non pochi fatti) - che per po- « Perché un procuratore del Re della provincia romana « tersi guadagnare una causa civile - anche quella che « ardiva testé imporre ad un prelore il rinvio di una « implichi un manifesto tentativo di ricatto - oovero « causa (quella dei marchesi Lavaggi contro poveri con, « che per potersi ottenere una sentenza assolutoria nel « tadini), quando il rinvio é un alto giurisdizionale del (< periodo istruttol'io - anche per assassini o truffatori «magistrato"? (15). (i) Potremmo citare molti fatti scandalosi per infirmare ciò che il magistrctto dice sulla esemplcwità della magistratura quando s'incontra in gente povera e misera. Alcuni li aveva riportati il nostro ·collaboratore ; ma li abbiamo soppressi per non dare alcun pretesto a sequestri. N. d. R, « Facciamo finalmente un'ultima domar.da, che vera- « mente sarebbe suped'lua dopo le precedenti: « Perché in Germania, nel Bel~io, in Francia, ove si « son verificati fatti simili a quelli avvenuti in Italia, la « reazione della giustizia è stata pronta ed immediata.
'R..l'l"ISAT. 'POPOLAREDI POLITICA.LBTTBRE B SCIBNZBSOCIALI 225 « ed i colpevoli - ministri, deputati, funzionari altolo- « cati - sorto stati subito processati e condannati, lad- « dove tutli costoro ed i loro proseliti godono in Italia « del privilegio dell'impunità~ « La risposta è semplice a tutte le sovrascritte do- « man de: la dipendenza assoluta in Italia del potere giu- « diziario dal potere esecutivo/ « E per questo che è perenne ·e prof onda nel nostro paese « la perturbazione morale ed econom,ica; è per questo « che la magistratura degli Stati cioili - circondata di "prestigio e di grande autorità - procede jf em e digni- « tosa nel suo ministero, mentre la magìstl'atura italiana « in tutti i cast d'interventi o di ingeren::;edi uomini po- « litici diviene paurosa, remissiva, e finisce col porre le « leggi al libito di qualunque villanche parteggiandoviene! « Barazzuoli diceva ai suoi eletlori di Poggibonsi (no- « vembre 1893) che la magistratura in Italia è un servi- « zio di Stato. « Frase troppo mite. « Avrebbe detto meglio - usando una forma più cru- « da, ma rispondente maggiormente alla sincerità - che « la magistratura in Italia è al seroizio di tutta la Jur- « f antaglia politica, e che è condannata a dooer strisciare « dinanzi a tutte le coccarde del potere. « Ben dunque ogni italiano che ha un'esatta intuizione « della realtà delle organiche condizioni dei nostri ma- « gistrati ha il diritlo di compal'arli ai sena lori dell' an- « tica Roma Imperiale - ai servi togati - mancipia to- « gata: a quei senator·i disprezzati dallo stesso Tiberio, « che li apostrofava con le umilianti parole: o homines « ad servitutem paratos I ». Oh italiani scuotetevi una buona volto I Avele sentito ciò che vi diceva un magist1·alo due nnni or sono senza attendere le rivelazioni del p1·ocesso Notarbartolo, parlando della magistratura non della sola Sicilia, ma di tutta l'llalia ~ « La magistraturain Italia è al servizioditutta la furfantagliapolitica ed è condannata dover strisciare dinanzi a tutte le coccardedel potere ! » I paragoni non si possono trovare che nei ,nancipia togata e nei senatori disprezzati da Tiberio I Che cosa potremo ao-giungere noi di più severo e di più forte a ciò che ha detto un magistrato monarchico~ Noi che siamo repubblicani non possiamo che vergognarci di essere italiani I NOI. I giudizi sul libro di Ettore Ciccotti. Attraversola Svizzera. Un grazioso volume che porta questo titolo ci arriva d'al di là dei monti. Sono delle uote, un pò su tutto, prese percorrendo la Svizzera, da Ettore Ciccolti , un uomo che ha molto veduto a ben veduto, e che ama il nostro paese. Quanto allo spirito che le ha dettate, basti dire ch'esse sono dedicate all'eminente dirbttore della RiTJistaPopolare, il deputato Napoleone Colajanni. Nella prefalione, o dedica, che non è meno di 45 pagine, l'autore ci fa eonoscere come e perché ha scritt.o questo libro. Il professor CiccoLLiracconta come, in seguito agli avvenimenti di Milano, fosse venuto in Svizzera per profittare del diritto d'asilo tanto vantato, il suo soggiorno in diversi cantoni, soprattutto di Ginevra. le sue tribolazioni, i suoi contrasti con la Polizia che« come dappertutto del resto, « agisce non tanto per fare qualche cosa dt utile, quanto « per far vedere che fa qualche cosa »; poi le sue peregrinazioni forza te e il suo ritorno in lta lia. Come la condotta del nostro governo in quell' epoca, quelle pagine non ci fanno sempre troppo onore. Non lo potrebbero. Ma tornato in patria, il prof. Ciccotti non si ricorda più che del bello e del buono che ha vedulo in Svi,.zera. Le sue asserzioni sono appoggiate su numerosi documenti pubblicati da autori svizzeri. Il libro ha selle capitoli; il primo, lo Specchio della Svizzera, passa in rivista le feste alle quali danno motivo nei diversi [cantoni i fatti storici. Gli altri sono intitolati: « Ciò che dioide la ,< Svi::;zerae ciò che l'unisce »; l'autorità e la libertà; la vita econo,nica ; la vita politica; lct vita sociale ; le Ji1n- ;ioni e l'cwoenire delta Soizzera. L'appendice che chiude il volume contiene la Costituzione federale, poi una lavola cronologica assai particolareggiala sulla storia della Svizzera fino al 1894. Noi deploriamo vivamente che la mancanza di spazio ci obblighi ad astenerci da dare più ampi particolari. Lo scopo di queste linee è soprattntto quello di attrarre l' attenzione su questa pubblicazione. lLe Genovois di Ginevra, 6 dicembre 1899). IlCat~~~iOsmtt o~~ i Bismark PER USO DEL PERFETTOCONSERVATORE Vi è un catechismo della religione cristiana e ve n' è uno della dottrina di Budda. Il cristiano ed il buddista sanno per essi, quello cui devon credere e quello che altri vuol loro far credere o che è, quanto meno, un'aggiunta alla dottrina ed ai principii primi fondamentali ed intangibili della religione. La politica, mutabile per l'ess nza sua stessa, non ha avuto nè poteva un catechismo, che anzi l'error sommo di molte illuminate menti è stato ed è quello di volerne fare una scienza di cui si debba cercare le leggi, :fissare i dogmi, fare appunto il catechismo. Ma, se tutto ciò della politica non è possibile, come non è della religione; è, invece, uHa necessità invincibile della pratica politica, come è da tempo della pratica religiosa, aver di ciascuna fede una regola, norme sicure, un autorevole ufficial catechismo, insomma, sulle cui pagine sacre, possa ognuno portando l'altra mano sul cuore, giurar nelle dispute solenni come nelle solenni rivoluzioni dello Stato. Io ho voluto, per una delle Dottrine politiche, raccogliere i dettami e norme: quelle che debbono guidare un perfetto conservatore, nel servire la patria ed il Re; le ho semplificate, esemplificate, construtte in brevi responsi, dopo averle .cercate nelle fonti genuine, anzi nella più genuina fonte che la dottrina abbia avuto. Ottone di Bismark non fu solamente un c;nservatore grandissimo, ma fu una di quelle anime in cui i secoli storici condensano, di millenio in millennio, una parte di quella che fu la loro propria anima. Egli fu uno di quei giganti che la collettiva aniµia universale esprime ed innalza e pone come termini monumentali di un lungo cammino compiuto. Sorgono, dopo secoli di umana vita, di agitazioni e di violenti scosse, come i grandi monti dai sommovimenti della terra profondi, e sono, come i grandi monti, testimoni a mille leghe visibili dalla passata vicenda, condensantori potenti di limpido, benefico, epurato pensiero, anche se diverso, come le grandi cime della natura di chiare acque benefattrici, anche se avverse. L'esistenza di Ottone di Bismark ha solo reso possibile un catechismo conse1·vatore, poi che egli non ha solamente riassunto e potentemente espresso ed incarnato i conservatori di tutti i secoli; ma ha, pel colossale successo della dottrina che lo ha ispirato, dato ai suoi principii consacrazione universale, autorità cinta - e non è una frase - tutta intorno di folgori. Noi sappiamo, ad ogni mcdo per opera sua, in chiara e consolante parola, quel, che un conservatore deve adorare, pensare, volere. E un sacro codice che egli ci ha lasciato, disperso in ampi e non compulsati volumi. E-; strarre da essi i pensieri alti e incorrotti della vera dottrina conservatrice, ed offrirli ai suoi seguaci; ai vecchi barcollanti nella fede antica, ed a quei di mezzo mal sicuri dei fondamentali principi, ai nuovi ignari dei veri comandamenti e ai futuri, mal regnanti tra opposte fedi, a quelli, in alto, che quotidianamente mentiscono ed a quelli, i molti che, pel difetto dei sacri testi, credono, pure dubbiosi della menzogna, ecco il compito che ci siamo assunto, preciso per la storia, utile per lo Stato, smascheratore di furfanti per l'etica. Nessuno potra, d'ora innanzi, per suoi personali scopi, travisare i dommi, :foggiar nuove fedi o gridar a sua posta anatemi; poi ch3 è questo ed incomincia qui il -
RIPIST4 POPOL4'1{EDI POU11C4 LETTERE E SCIENZE SOC14Ll catechismo del perfetto conservatore, secondo la vera. dottrina. di Ottone di Bismark. 1 ° A qual fede politica appartieni ? Sono un conservatore. 2° Intendi tu dire che, nella forma dello ~tato, ami l' assoluUsmo ? No; molti sono i nemici del principio conservatore come le tarle del legno in cui si annidano e di cui vivono, che, per manco di dignità ed ignoranza della sana dottrina, questo sussurrano all'orecchio dei potenti o minacciano alle plel idei deboli. Ma Bismarck, l'alto per vaneggiante ambizione pervenuta scagliar dardi all' istituto parlamentare. Ma questo Bjsmark consacrò nella dottrina pei conservatori dal puro cuore. « La monarchia col più ideale dei monarchi, se si vuole che nel suo idealismo non ridondi a danno della comunità, ha bisogno della critica sotto il cui pungolo rimettfirsi sulla retta via. E la critica può essere esercitata solo da una libera stampa e da parlamenti nel significato moderno della parola. Entrambi i correttivi possono coll' abuso ottundere ed ambe perdere il loro effetto. Prevenire questo inconveniente è uno dei fini de la politica conservatrice, il quale non si può ottecondottiero e maestro lasciò scritto: e L' assoluti smo richiede anzi tutto, nel regnante, imparzialità, onestà, fedeltà al dovere, potenza di lavoro ed intima modestia di animo: ma sianvi pure tali qualità. i favoriti, maschi o femmine - e nel caso migliore la moglie legittima - la propria vanità, l'accessibilità alle adn!Rzioni, fanno 'si che lo Stato non racco19.·a tJtti i frutti del buon ~olere del sovrano, perchè il re non è onnisciente, nè può avere la stessa intelligenza per tutti i nomi svariati del suo còmpito (versetti a pag. 14). Tal volta, invece, egli ha <( i capricci dell'autocrata, con spesso subitanei cambiamenti di pareri, coll'irregolarità negli affari, e con la sua accessibilità ad influenze non autorizzate, di retroscena da parte d'intriganti politici - pharmacosolae, balatrones, hoc genus omne - (versetti a pag. 82) ». « Il despotismo è un terreno fecondo per tutti i semi rivoluzionari (v. a p. 16) >. Una volta i signori di Corte tentarono, con l'accordo della Regioa di stabilire un vero go\·erno di cortigiani e volevasi il gran Bismar k cooperatore in un tal piano, ma egli si rifiutò chiamandolo un governo da harem (v. a p. 188). La civilizzazione inglese. nere senza il contraddittorio del Par lamento e della. stampa (v. a p. 59, II). )> 4° !\fa vi è una monnrchin parlamentare prggiorc d ogni assolutismo? Si certo « l' assolutismo puro, senza parlamento ha pur sem1->requesto di buon<', che gli rimalle un senso della _re➔p?ns_a bilità per le proprie at10m. Più pericoloso è l'assolutismo sostenuto da parlamenti arreodevoli, i 1 quale non ha bisogno di altra giustificaz;oue che quella di appellarsi all'app ovazione della maggio• ranza (v. a p. 266). ,. 5v Credi tu, llunqnr, srco11cto la doltr-ina del Dio t no Ottone cl iBismark, pri neipe dei conser·vatori drlla tena, che conservatore e monarchico sia una cosa sola, e che nna cosa sola sin110 conservatori e dinasti? Disse Iddio mi.1 Ottone di Bismark, prmcipe dei conservatori della terra, sempre vittorios0 che se gli interessi dinastici ci avessero a minacci-are di una nuova di visione ed impotenza della nazione, do• vrebbero essere ricondotti nei loro giusti limiti ( v. a. p. 279). Adesso ci si riduce cosi quando si vogliono civilizzare i propri vicini. (Seniplicissimus di Monaco). 6° Ma pensò egJi, senza orrore e strazianti presagi, ad altra forma che non fosse la monarchica? 3° Quale, dunque, pel conservatore deve essere la forma di governo? La monarchia, come disse Bismark « controllata da una rappresentanza indipendente del paese; in guisa che !lè il solo monarca nè il solo parlamento possano mutare l'ordinamento giuridico stabilito dalle leggi; ma ciò possano fare soltanto communi consensii, con la pubblicità e con la pubblica critica di tutti gli affari dello Stato da parte della stampa e del parlamento (v. a pag. 15). Ciò è indispensabile, anche perchè solo la pubblica critica del Governo, sia nel Parlamento e sia nella stampa > può e preservare il monarca dal pericolo che donne, cortigiani, ambiziosi e sognatori ~li bendino gli occhi per impedirgli di abbracciare collo sguardo i suoi doveri monarchici, di evitare gli, errori o di correggerli (v. a p. 14) >. Ed aggiunge: e E oggi moda, per corrotto costume dialettico, per volgar ricerca delle cause dei mali, per vacuo zelo di neofiti, Si, egli discusse la cosa con serenità di sapiente, cercando nelle viscere della storia, e lasciò scritto che non tutti i popoli europei hanno bisogno dell'intermediario monarchico. 7° Neppure gli Italiani? Neppure gli Italiani. « I Polacchi gli Ungheresi, gl' Italiani, gli Spagnuoli, i Francesi - cosi egli ha detto - conserverebbero la loro compagine unitaria. come nazione sotto qualunque dinastia, ed anche senza dinastia affatto. Le popolazioni germaniche del Nord, gli Svedesi e i Danesi si sono mostrati anch'essi abbastanza liheri dal sentimentalismo dinastico, ed in Inghilterra il rispetto alla corona è richiesto dalle regole della buona società, e la conservazione formale della. monarch:a è stata ritenuta utile da tutti i partiti che finora hanno avuto parte nel governo; ma io non credo che il popolo si sfascerebbe e che sentimenti simili a. quelli del tempo dei Giacobiti si affermerebbero a fatti,
'R._IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI se lo sviluppo storico facesse parere necessario od utile al popolo inglese un cambiamento della dinastia od anche il passaggio alla forma repubblicana (ved. a pag. 277). 8° E delle lotta sociale che pensi tu e quali fulmini trovò il principe dei conservatori per condannarla all'abominio? Io non chiudo ad essa gli occhi com'egli non li chiuse; io non la condanno come egli non la condannò. Egli volle una preponderanza delle persone intelligenti, e .comprese che la maggiore assennatezza di queste nasconderebbe la conservazione della proprietà; ma egli trovò pure che « il sostrato materiale di coloro che intendono all'acquisto non è meno legittimo». (Ved. a p. 57, II). Credette <'he lo Sti,to non possa fare a meno della prudenza moderatrice dei proprietarii - sia questa di origine materiale od intellettiiale - senza es sere travolto con velocità sf.['.aCltlante il carro dello Stato; ma non nascose che l'elemento aspirante all'acquisto ha, a lungo andare, la forza preponderante della mas'!a maggiore » e non de:,;ideri se non t:he « nell'interesse di questa stessa massa tde preponderanza si affermi· senza un pericoloso acceleram~nt,o, senza che il carro' dello Stato ne s·a sconquas-1ato e senza che n'ei rivolgimenti, nei dis0rdini e nei conseguenti temibili dispostismi vada perduta quella misura di libertà che deve esser tenuti ferma » (v. a pag. 58, II). 9·, E del suffragio universale che credete? I o lo credo con Lui « non solo teoricamente ma an • che praticamente un principio giusto, quando ne sia tolta la seo-retezza, la quale ha inoltre un carattere che sta in t,opposizione alle migliori qualità del sangue italiano ». (V. a pag. 57, II). 10° E della guerra e dell'esercito che credi? Che non bisogna fare se non le sole guerre giuste. « Anrhe le guerre vitt,)riose possono solamente essere giustificate allorquando sono imposte, e m,n si possono veder le carte in mano della Provvidenza a tal segno da antic,ipare lo svolgimento dei fatti se~ondo i p 1 roprii calcoli. E naturale che nello stato magg10re dell esercito n',n soltanto gli ufficiali più giovani ed impazienti, ma anche esperimentati strateghi sentano il bisogno di far valere l'abilità delle truppe da loro guidate e il loro proprio tale~to nel guidarle, percbè ciò ;iman~a scritto nella stona. Sarebbe doloroso che nell esercito le influenze di questo spirito guerresco non si facessero sentire· il compito di contener queste influenze dentro quei li~iti a cui ha legitti~o dirit~~ il bisogno di pace dei popo:i, spetta alle autorità politiche dello Stato e non a quelle militari ». Spesso quello spirito guerresco può esso solo mettere in pe~icolo la p~ce, ed è cosa che s' intende, « ma esso diventa perwoloso soltanto sotto un monarca alla cui politica manchi il colpo d'occhio e la capacità di resistere ad influenze parziali e costituzionalmente ingiustificate » (v. a pag. 89, II). La particolare p~litica ~ilitaresca n?n può avere,. ~osi il Sommo ha lasciato scritto, « una mfluenza decisiva nella politica dello Stato » (v. a pag. 37, II). 11 ° La Chiesa Cattolica credi tu cbe possa render servigi allo Stato? Un conservatore, che non sia di Milano o, a volte, di Sicilia, non deve creder ciò possibile, poichè egli, Ottone di Bi::imark, ha lasciato in queste parole scolpito un profondo pensiero ed immutabili ragiqni: « La cura terapeutica della Chiesa Cattolica in una potestà. secolare, è resa difficile per questo, che il clero cattolico, per ottemperare pienamente alla s'Ja teoretica vccazione, deve sollevare pretesa di partecipazione al dominio secolare, uscendo dal dominio chiesastico, ed è, sotto forme chiesastiche, un'istituzione politica che conferisce ai suoi adepti la convinzione che la sua libertà consiste nel suo dominio, e che la Chiesa, là dove essa non domina, ha il diritto di lamentarsi ccme delle persecuzioni di Diocleziano » (v. a pag. 118, II). 12° E del matrimonio che eredi tu? Credo, col Maestro, che la conclusior:e di un matrimonio è un affare civile. 13° Quali sono i doveri di un ministro verso il Re secondo la dottrina del vero conservatore? Tener testa, come Egli fece, agl' intrighi che si ordiscono intorno a lui. Inchinarsi profondamente dinanzi alla sua persona e chiamarsi e tenersi dentro umile servitore suo e dell'augusta consorte e della sua casa. Ma un giorno piegarsi all'orecchio della Real Principessa erediti.ria e dalla dirittura della propria coscienza e dalla grandezza del proprio mandato attinger l'energia di queste parole: « Io sono un repubblicano andato a male, monarchico un pò perchè l'organizzazione monarchica conferisce al mio benessere quaggiù. Pure io non garantirei che la convinzione monarchica sia ereditaria, nè forse per difetto di monarchici, ma di re. Pour fafre un civet, il faut un lièV1·eet pour ime monarchie il faid un roi. Or io non posso rendermi garante che per mancanza di re, la prr ssima generazione non pos~a diventar repubblicana ». Egli è questo il discorso che il grande maestro Ottone di Bismark tenne alla principessa ereditaria di Prussia nell'anno di grazia 1866 poi che egli era un vero conservatore, depositario della ta}lienza secolare. Ed alt.ri ne tenne col suo re anche più aspri, e credette e disse, sebbene a proposito delle relazioni con gli stranieri, che « il Re non ha il diritto di subordinare gl' interessi della patria al proprio sentimento di amore o di odio; ma che se ciò facesse ei deve risponderne a Dio » (v. pag. 148, Il). Molto nella sua via egli ebbe a lottare con i 'circoli di corte, con il principe ereditario, con la principessa, con la regina, col Re. Ma la grandezza della patria f t al somm0 dei suoi pensieri e diede così, con la sua lotta gig"antesca, esempio unico e grande di devozione, qual deve avere un vero conservatore pel Sommo Instituto dello Stato. 14° Come deve un ministro conservatore intendere la responsabilità sua ? Eo-li lo ha detto, il Grandissimo dei Conservatori, con parole che dovrebbe esser scritta in tutt' i cuori. « In uno stato Costituziomle » egli ha sc1itto « la responsabilità cosidetta .min steriale non è punto una responsabilità indipendente dalla volontà del monarca irresponsabile (v. a p. 264) ». Ma la firma del Re no?- deve nè può, d'altra parte coprir tutto. « Per un ministro pel quale ogni dubbio svanisce non appena si crede coperto df~lla firma del re o da una maggioranza del Parlamento, è di poca importanza la questione del suo modo di comprendere le cose. Un tal ministro è, per così dire, un ministro dalla politica cattolica il quale, quando ha l'assoluzione della chiesa non si dà più alcun pensie1·0 di sapere se ~°: l'assoluzio:1-ed_ella propria coscienza. Ma per un mm1_stro, ?h~ identific~ il suo onore con quello della patna (ah1me dove m1 rivolgerò io per trovar l'uomo di cui Bismark qui parla ?), l'incertezza intorno all:esito di ogni sua_deci~ione, è gravissima, snervante. » E, per un uomo di coscienza ed onesto, terribile la lotta, nei momenti dubbi ed angosciosi, e pesante la responsabilità dinanzi al dubbio e dell'ignoto, ma bisogna accettarla dovunque e contro chi si sia, colleghi, comandanti d' esercito, Sovrano. Non è il lavoro che snervi un ministro di coscienza « ma il dubbio, le ansie, il sentimento d'onore, la responsabilità, non da alfro sostenuta che dalla propria convinzione e dalla propn·a volontà» (v. a p. 149, II). 15° Pnò, secondo un vero conservatore, uno solo dei fattori dello Stato mutare alcuna parte della legge ? Non mai « la nostra costituzione ha tre fattori >, come ha scritto Bisrnark della Prussia, « il re e due
'ltIP'ISTAPOPOLARE'Dl POUTICA LBTTBRBB SCIBNZBSOCJAU camere, ciascuno dei quali può col suo voto impedire arbitrari mutamenti dello status quo legale. Ravvi in ciò una giusta ripartizione del potere legislativo. Se si emancipa questo "dalla critica dell' opinione pubblica .e delle discussioni parlamenta1·i, cresce il pericolo di vederlo fuorviare (v. a p. 66, II) ». Io ripeto quotidianamente nel mio cuore di devoto queste ineffabili parole e non so a chi ripeterle, poi che nessuno vi è che possa accoglierle con sincer.J e profondo onore di fede eguale alla mia e a quella dei miei padri. 16° Ma se t\l sei un conservatore, appartieni tu a quel partito ? Ahimè, no, poi che egli non obbedisce alla Sua legge e poi che il Grande ha ]asciato scritto altre alate parole, e he me ne tengono lontano « I partiti » egli ha detto « si distinguono ora meno per i loro programmi ed i loro principii, che p'3r le persone le quali stanno a capo di ognuno a guisa di condottieri, e cercano di arruolare un seguito possibilmente numen so di depuditato, e lungamente raccolto e riscaldato nel sincero profondissimo cuore. La tua anima sia diritta sempre innanzi ad ogni persona, e piega anima e persona a chi può il bene se vuole il bene. Non credere immutabili le forme passeggiere del bene degli uomini, ma cercalo, seguendone i rapidi movimenti dello spirito e i conseguenti, ineluttabili bisogni del corpo. Sii fiero alle violenze degli atti, e non credere a quella delle mosse, ma abbi sempre presente, come Egli disse, che una di queste vincerà. E tu guardane il significato. Nè cercar mai - oh! miseria somma del presente 1l'applauso e la popolarità di fronte a tutti, nè « di fronte alle cose principesche - com'egli ha lasciato scritto - nè alle reali parentele, nè di fronte ai parlamenti nè ai giudici così della storia come della stampa quotidiana » (v. a pag. 57). Questa è la dottrina del sincero conservatore, conforme alla dottrina di Ottone principe di Bismark, artefice sommo di corone imperiali, condottiero vittorioso della sua patria tedesca tati e di pubblicisti ambiziosi, . che con uno o più condottieri Noblle vendetta. alla porta intentata di una secolare nemica, fattore di bene e di prosperità al Re ed ai popoli che gli si affidarono. sperano di arrivare al potere. Le differenze di programma e di principi (udite, udite), le qua• li obblighino i partiti a lottare e avversarsi fra loro, non sono tali che bastino a spiegare quelle lotte appassionate. Ma agli stessi capi e sottocapi tornerebbe malagevole tracciare in modo preciso e convincente in un programma, la linea che, in fatto di principii, li divide. Trattasi non di differenza di princi pii, ma di « o con Caifasse o con S. Paolo (v. a p. 21, II) • 17° Ma se una via, sia pure fittizia, debba tracciarsi il partito conservatore, quale oggi può essere ? Prenditi il tuo stato d'assedio, il tuo decretone e la tua PRO DOMO. Mio carissimo Colajanni, Il primo volume degli Scritti di Francesco Perez la cui pubblicazione il Municipio di Palermo deliberava a mia proposta - è preceduto da uno studio di oltre centosettanta pagine sulla vita e le opere di Lui, nel quale cercai di ritrarre amorosamenle la cara e buona imagine paterna di chi mi fu negli ultimi anni di sua vita maestro di libertà e di civili virtù. E proprio a pagina CLXXVII di codesto proemio si legge la seguente nota: « Degno di ricordo è che, ministro dell' Istruzione, Francesco Perez, subito dopo aver lelto le Anticaglie di Felice Cavallotli - forle e generosa battaglia per l'Ideale combatluta da un sapiente e da un artista - chiamava il grande cittadino, capo della democrazia d'Italia, ad occupar la caltedl'a di Letteratura ilaliana nell'Università Quella segnata, poi che la patria fu fatta, da Ottone di Bismark, principe dei conservatori. ~ Il partito » egli ha scritto « deve finalmente comprendere che i suoi concetti e i suoi compiti devono essere oggi sostanzialmente diversi che al momento del conflitto; esso deve essere il partito del progresso conservatore e ri - mancata amnistia. (L'Uomo di Pietra di Milano). di Palermo, rimasta vuota per l'immatura morte del gentilissimo e dotto Bernardino Zend1·ini. Ma il Cavallotti - nobile anima di cittadino e di poeta, la cui tragica improvvisa morte, avvenuta mentre questo libro si finisce di stampare, è angoscia e lutto della nazione anzi della democrazia universale - rifiutavala, per mantenere il diritto - Egli, poverissimo allora 1 - di levar alto la voce nel Parlamento, ne' giomali, o in mezzo al popolo in difesa della Liberlà e della Giustizia sott,) qualsiasi governo. Luminoso esempio di virtù i11temerata e rimprovero eloquente a' faccendieri di un'età losca per transazioni e codardie I » nunziare a far la parte di martinicca ( v. a pag. 139, II). 18° Credi tu nell'accentramento dei poteri dello Stato? No; io lo credo dannoso, poichè, come disse Ottone di Bismark per la Germania « invano si cercherebbe in esso la prosperità futura dell'Italia » (v. a p. 341). Ciò disse Bismark a Luigi di Baviera, e combattette, egli il creatore dell'unità prussiana, dopo sette anni dalla proclamazione dell'impero, pei diritti degli stati confederati. Come vedi dunque, carn Colajanni, io ho ricordato quel che altri avrebbe taciuto; e dell'averlo fatto mi si mosse 19° Come dunque puoi tu sintetizzare la fede? tua censura da molti cui parve inopportuna la nota nella sostanza e nella forma, forse perché si vedevano dipinti nelle vivaci parole della chiusa. Ma io quello che penso e sento sono avvezzo a dire liberamente, non timido amico del vero. Se l'egregio autore del troppo breve cenno su~li scritl.i del Perez apparso nel numero scorso (1° dicembre 1899) della lua importante Rivista Popolare avesse letto lo studio da me premesso alla racco1la, si sarebbe accorto come anche in questo lavoro lo spirito e la fede delle alte idee, che sono il palrimonio della democrazia radicale, ho serbato indomiti nell'animo come serberò sempre, cittadino, pubblicista, uomo privato. Felice Cavallotti amai sempre ed ammirai, vivo, cavalleNiente amare più della patria, niente fare se non quello che credi ad essa giovevole, niente temere fuori che la propria coscienza, poichè l'hai messa al servizio di essa, niente tacere di quel che ad essa, può recar danno. Tutto spiegare nella contingenza del tempo e delle cose, tutto tentare che faccia la prosperità e la grandezza del proprio paese, tutto fermamente volere che possa conferirgliene, a tutti opporsi, principi e popoli, ove si oppongano al tuo pensiero, lungalllente me-
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