Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 11 - 15 dicembre 1899

RIVISTA 'POPOLAREDI POLITICA L.BTTERBE SCIENZE SOCl.~Ll 213 delle sedie sciancate, si vedevano galoppare da un capo all'altro di quel vasto atrio, con gran fracasso, pochi cli.valleggieri, militari di dubbia età, distaccati pel servizio di esplorazione. Pochi, ma buoni ! _:Per·quell'esercito la campana della chiesa madre era h. tromba: suonava tutto, meno il rancio e la ritirata. Non si mangiava, no; un metodo nuovo che gli eserciti delle varie nazioni di Europa non hanno ancora adottato; e non si batteva a sera la via per anda:re in quartiere per la semplice ragione che si stava tutto l'anno come in una continua grande manovra, sparsi sul campo colla faccia rivolta al cielo, guardando la luna, quando c'era! . Quel povero corpo d'armata stava sempre sull'attenti per il capitano che veniva a passare l'ispezione tutte l'bre. ' Per esempio, alla mattina prima capata all'atrio; dopo giratina pel paese, per vedere se tutto era in regola. Nei vicoli, dove non regna mai l'ordine, predicozzo pel rispetto alle autorità, e massime a quelle armate di sciabola. Qui mulinello concitato del palo, come per farlo osservar meglio sotto il sole. Indi ritorno al quartiere, ispezione più minuta per le necessarie osservazioni sulla tenuta, e raccomandazioni sulla maniera di comportarsi verso i superiori. Esplorazione pei campi. onde accertarsi che le vettovaglie non mancavano, e d9po di nuovo al quartiere, da capo pel paese, e così fino a sera per la ronda notturna, fatta con i riconoscimenti, ed altre storie ! I vecchi mendicanti ed i monelli si presta vano, senza saperlo, alle fantasticherie di Raffaele. Li trovava seduti a godere un po' di sole, ed erano sul riposo; passeggiavano e montavano la guardia. Quando si azzardà:vano a fare i gradini dell'atrio per dare una capatina riel paese, andavano per la sortita. Allora, se si scontravano nel capitano, dovevano salutarlo. Quelli prima lo fecero per burla, dopo per abitudine; in ultimo, non sapendo se era per davvero, o per scherzo. Quella commedia entrò finalmente in loro, l'accettarono; le mani andavano automaticamente al berretto. E alla mattina, quando Raffaele si mostrava all' imboccatura della piazza, se stavano con le gambe allungate, le tiravano d'un tratto, se il bastone giaceva lontano da essi, lo raccoglievano; uno si passava le mani sull'abito, un altro si aggiustava il bottone, quello rientrava la punta del fazzoletto nella tasca; tutti erano pigliati dalla strana preoccupazione di non dare pretesto a rimproveri. . Raffaele si faceva avanti, ed essi lo guardavano silenziosi: era la soggezione che si ha per tutti gli scemi, i quali possono dar di mano; e rispetto finalmente per uno che aveva voluto essere capitano, e ci era riuscito. Un esercito per burla diventava milizia cittadina di propria volontà. Data l'occasione di una guerra, per la quale le forze di prima linea si dovevano recare alla frontiera, i vecchi ed i monelli pigliavano di diritto il posto della guardia nazionale di una volta. Ciò provocava la gelosia della milizia territoriale, la quale odorava il fatto, e se l'aveva a male. Basta, rivalità sarebbero sorte, e, proprio non c'era il modo di evitarle! ..Raffaele nacque di buona famiglia, la quale sopportava con rassegnazione il peso di questa croce che il Signore aveva voluto gettarle sulle spalle. Che ci si p~teva fare? Ogni famiglia teneva la sua. E quante cure metteva per non far lo scorrazzare per le vie, per non· esporlo, se non altro, alle occhiate di compassione dei paesani. Ma erano tutte fatiche sprecate, perchè R!!,ffaele ne faceva, ogni giorno, una più grossa dell'altra. Finirono col non badarvi, ed essi stessi, in casa, subirono quell'autorità per burla d'un militare incompreso. Giorni di dolore ne vennero, e fu quando qualche anima pietosa (ce ne sono tante!) andava con crudele precisione a raccontare nei minimi dettagli i fischi che si era buscato Raffaele sulla piazza, comandando, mettiamo, alla sua truppa con voce rauca che finì in un fischio: fuoco! La popolazione non si mostrava ubbidiente, e lui la faceva caricare, la faceva caricare, perdio, perchè essa non voleva assoggettarsi a provvigionare almeno per un giorno le compagnie di lui che morivano di fame. Un vecchietto che si reggeva sul bastoncello, per ubbidire al comando e portare il fucile alla spalla era caduto, dicevano, perdendo l'equilibrio, e quei del paese si erano messi a gridare che era il primo dell'esercito che si era pigliato una palla dai paesani. Echeggiò una risata irrefrenabile. Ma Raffaele gridava sempre, strozzandosi: fuoco! E visto che i suoi non rispondevano agli ordini con quell'ardore che E>gli metteva nel darli, eroico come un capitano che cisperato dell'esito della battaglia vuole perdere la vita, non l'onore, si slanciò cozzando con la prima fila dei nemici, che si aprì lasciandolo passare tra le esclamazioni. Aveva fatto una sortita glorios~ : una muraglia di corpi umani era stata sfondata dal suo valore. Simili fatti non si vedevano ogni giorno. Ed ora raggruppava i superstiti, pugno di eroi che si era un po' sgomentato, ma non avvilito, e con esso avrebbe dftto l'ultimo attacco. La vittoria finale è dei persistenti, e lui persisteva. La madre si scioglieva in lagrime, il padre sacramentava, volendosela pigliare con tutto il paese. Che si conchiudeva? L'avrebbero veduto mettersi a dileggiare il povero scemo: di volontà, mentre ora quella burla poteva essere stata occasionale. Il padre si convinceva. Raffaele tornò ai domestici lari, grondante di sudore di gloria. Voleva riposarsi, perchè quella giornata aveva fatto caldo parecchio. E si ritirava nella sua piccola camera, che egli si ostina va a considerare la sua tenda, ordinando all' ordinanza, la vecchia serva, di badare un po' alla sciabola che era tutta intrisa di sangue. Dopo si sdraiava sul letto, la branda, dandosi vinto, ma al sonno. La musica che faceva, russando, arrivava fino ai soldati ad animarli: il capitano, il loro capitano, non. era morto, ma dormiva. I poveri vecchi ed i monelli si affezionarono sul serio a Raffaele. Per burla, o per altro, egli solo aveva parlato del loro appetito, chiedendo fossero sfamati. Chiedeva per essi l'elemosina, ma facendo a pugni. Era una maniera nuova! Si animava. Sull'atrio, come fosse entrata la coscienza di un altro diritto, quello della forza, si passeggiava più arzilli. I bastoni non si posavano più silenziosi sulle selci, ma vi andavano strisciando, cacciando col ferro di sotto delle scintille di fuoco. Sino nei movimenti di ognuno vi era più vita, ed ai racconti fatti eottovoce successero le chiacchierate piene di fracasso, che assordavano la piazza. . Raffaele spuntava, e il silenzio, s'intende, ritornava nelle fila. Era uno spettacolo grazioso quello formato dai cittadini che si allineavano sollecitamente per far passare il generale, comici nei loro visi che s' increspavano per le risate mal represse; e l'altro dei soldati che presentavano le armi, mettendo innanzi dei bastoni di tutte le forme, ancora tutti anneriti dal fuoco di quel giorno. Pareva di stare in teatro, 1-,eruna recita; e non era recita che in parte; per conto cioè della popolazione che, godendo lo spettacolo, ne improvvisava un altro per sè ; ma non più per la milizia che ora manovra va con la serietà di gente tenuta insieme dalla disciplina, della quale conosce i rigori, e vuole sfuggirli Il capitano dimenava il capo, come per dire: sono contento! L'ordine regnava a Cotrone, città ribelle, portata all'ubbidienza dalla sua sola energia. Va bene!

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