186 1,tIP'ISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl CECILJOHN RHODES A quest'uomo, che ha richiamato su di sè l'atten - zione del mondo intero, che in questo momento è fatto segno alle maledizioni degli amici della race e all'ammirazione degli imperialisti, W illiam Stead ha consacrato un magnifico Ca1·acter Sketch nell'ultima Review of Revie:ws. Lo scluzzo che il valoroso pubblicista inglese dà del suo concittadino non potrebbe essere più interessaute, e noi ci auguriamo che qualche rivista italiana, che dispone di maggiore spazio vorrà Jarlo conoscere per intero al nostro pubblico. Lo Stead, il flagellatore inesorabùe di Chamberlain, ravversario :fierissimo della guerra contro il Transwa1, è un amico intimo dall'infanzia ed anche un ammiratore di Cecil Rhodes, che ci presenta sotto aspetti che ci uano del tutto ignoti. Rhodes, egli dice, era la persona più stimata e più apprezzata da Glrdon - il Bajardo della nostra generazione - che lo voleva con sè nel Sudan ; ed era degno di tanta :fiducia. Rhodfs è un milionario con grande immaginazione, che non conserva i milioni, ma li spende. Rhodes è un socialista pratico, un socialista imperiale, che ama i fanciulli, i poveri, i lavoratori ed anche gl'indigeni pei quali ha fatto in Africa più che non abbiano fatto i missionari. Per. avere un'idea di quelle che sono le sue credeme morali e religiose bisogna raffigurarsi un uomo che abbia un pò dei ferrei puritani di Cromwell e di un imperatore della vecchia Roma, al quale amalgama si aggiunga un poco d'Ignazio di Loyola. È darvinista, ed il suo supremo ideale è l'Impero. È un grand'uomo di cui è stato trascurato lo sviluppo etico. La mancanza di questo sviluppo etico lo espone alle stesse tentazioni, innanzi alle quali soccombettero Ignazio di Loyola e i suoi successori. Loyola credeva, con intenso ed appassionato ardore, che la Chiesa Romana fosse destinata a salvare il mondo: rinforzare la Chiesa, estenderne il dominio e sopprimere tutti coloro che le si ribellavano, divenne la sua morale suprema; e per raggiungere questo fine la questione dei mezzi fu una questione di dettaglio trascurabile. D'onde il Gesuitismo e la sua dottrina del fine che giustifica i mezzi. Lo stesso si dica di Rhodes. Egli è il Loyola della politica. L'estensione dell'influenza e dell'autorità della razLa inglese, il mantenimento della sua unità, sono cose, per lui che mettono nell'ombra tutto il resto; e per raggiungere questo fine egli non ha. scrupoli. Ma la grandezza di Rhodes emerge dalla generosità che ha mostrato verso Chamberlain, salvandolo nell'affare Jameson, e assumendo su di sè le più odiose responsabilità, che non gli ~pettano. La Commissione che esaminò l'affare Jameson dichiarò che Charnberlain era assolutamente innocente. Da questa decisione naturalmente deriva che Rhodes è, quindi, un bugiardo, un masnadiero, un uomo che ha tradito i suoi superiori e ingannato i suoi subordinati. Ma c'è un uomo che sa che tutto ciò è falso e quell'uomo è Chamberlain, a cui fu mostrato il documento rivelatore. Perciò Chamberlain appena si sciolse la Commissione che esaminò l'affare J ameson, corse al suo posto in Parlamento e dichiarò due volte, nei termini più energici, che nulla era provato che potesse offendere menomamente l'onore di Cecil Rhodes. Intanto questo è chiaro: se Chamberlain è innocente, Rhodes avrebbe dovuto agire nel modo più disonorevole. Gliscritti diMarx, EngelsLassalle Prosegue regolarmente la pubblicazione degli Scritti di Marx, Engels e Lassalle diretta dal Prof. ETTORE CrcCOTTI ed edita da Lu1G1 MoNGINI (Roma, Via delle Colonnette, 9). La raccomandiamo ai nostri lettori. L'EVOLUZIONE DELSOCIALISMO E IL CONGRESSODI ANNOVER Qual' é il significato del congresso di Annover e del volo con cui si é chiuso f Chi per giudicare abbia atteso di leggel'e le a1upie relazioni del Vorwèirts non può ac,eltare nessuna delle due opinioni subito espresse in base ai telegrammi degli altri giornali. Non é vero infaui che, come ha deLLola Gazzetta di Vene~ia, il socialismo « abbia respinto ogni idea di autorevisione dei prop1'i p1·incipi elevando a dogma intan:,,ibtle la teoria di Marx, rifiutando di modificarsi a se :onda dei tempi e metlendo a la porla la scienza>>,e non é neppur vero che, come prima disse l'Avanti, « il riformismo sia finito, elle su questo argomento non ci sia più tempo da pe1·- de1·e e che la battaglia non possa esse1·e ripresa». Lo Ila dimostrato dal punto di vista pratico nella Critica Sociale Filippo Turali, meLLendo in luce con l'usala acutezza che il risultato significante del Congresso é stato l'af.:. fermazione della necessità di conciliazione fra i due opposti indirizzi del rivoluzionarismo ad oltranza e del i-iformismo borghese addormentatore, del resto ugualmente necessari: rimane a Yedersi quale ne sia il risultato e il significato teorico. La questione é importante e non solo pei socialisti, ma per gli studiosi in genere dei fenomeni sociali, perché, é inutile rico1·darlo, la discussione di Annove1· non é stata che il lllaggior episodio della lotta che da lungo tempo ferve nel seno del socialismo fra i marxisti da un lato e i maloniani, i fabiani, i possibilisti, i seguaci del Merlino, del Sorel, del Bernstein da l'altro intorno alle basi scientifiche del socialismo. Gli uni e gli altri considerano la socializzazione della produzione come un ideale destinato a diventar realtà nell'avvenire, cioè sono socialisti : il dissenso riguarda, oltreché il tempo e i limiti, sopratutto il modo come avverrà o diverrà 1.aldsocializzazione ( 1). Ora che ne è, dopo tao ta discussione, delle due concezioni avversarie f Vediamo di rispondere dal punto di vista obbiettivo d'osservatori di questo interessante fenomeno che è la evoluzione del socialismo. * * * Cominciamo da la concezione marxistica, intendendo così quel marxismus vulgaris che ha avuto corso finora presso i socialisti e non rappresenta esattamente né le idee del Marx, né quelle del programma di Erfurt, né quelle dell'uno o dell'altro mal'Xista, ma un po' di tutte e tre. Esso ha affermalo la fatalità, la necessità, l'inevitabilità (Ferri) immanente e oggettiva del socialismo fondandosi su le quattro tesi che tulli sanno: inlorno a queste s'è aggirata la discussione e per vederne il risultato basta vedere che cosa dicano e ammettano non o-li avversar-i di questa concezione, ma i neutrali da lo Stolten al Katzenstein, o ancl1e i difensori dal Bebel al Kautsky. Naturalmente io non posso che accennare. Il punto più debole è parso essere la tesi dell'immiserimento. Già le distinzioni, sottili nella loro giustezza del Kautsky fra mise1-ia assoluta e relativa, fisica e sociale, mostravano l'insostenibilità della interpretazione volgare di quella tesi: anche dopo di esse però il Katzenstein e lo Stolten, per nulla affatto Bernsleiniani, pur ammettendo che vi sono tendenze a crescere come a diminuire a seconda degli strati sociali e del momento d'evoluzione che si considera, hanno creduto doYersi concludere che in complesso l'immiserimento ist eine Tenden:, keine Thatsache e che, neutralizzato da altre tendenze,« in complesso diminuisce». E i marxisti hanno accordalo almeno ciò, che invece di una certezza é questo della miseria crescente un complesso problema. Non diversamente per la teoria delle crisi. Già_il Bernstein aveva a la vigilia del Congresso dichiarato nel Vorwarts che« non aveva mai inteso dire che non siano possibili g1·osse crisi e una catastrofe, bensì mettere in dubbio se dobbiamo in tempi prossimi aspettarci una tal crisi e mettere innanzi il fatto che con l'alla1·gar$i del mercato a tutto il mondo e per altre cause la tendenza a la (i) Lascio quell'altro punto di dissenso che rigua1·da la fo1·ma della tutura organizzazione socialistica.
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