Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 10 - 30 novembre 1899

Rl'JTISTÀPOPOLAREDI POLITICA LETTERB E SCIENZE SOCIALI 195 biamo i gesuiti in casa - osserverebbe l'anima buona e schietta di Luigi Settembrini. - Cosicchè, convertito, convertito ! - dedussi melanconicamente. - Convertito! Qual Cardinal Borromeo ti è stato a :fianco in gattabuia? Non. Don Albertario) io penso. - O pie' veloce, o violento figlio di Teti, tu corri troppo. Corri e non ti sovviene di chi, maggiore di te) lihrandosi a volo, pretese avvicinarsi a Febo e precipitò invece n 1 mare ? Non ti sovviene d'Icaro infelice? Sappi che) d'ora innanzi, se mi frullerà) se mi determinerò a camminare) vo' andare adagino ~dagino e crepi l'invidia. Preg} erò Diogene per la lanterna e Rotgen. pe' raggi : vo' scorg2re gl'idioti) i buffoni e Gingillino. Cos'i, checchè tu rimugini, fo sosta, nè mi rincresce d'immolare al gran Padre degli Dei l'adolescente amistà giurata di su le panchè) che apprendevano con noi le declinazioni latine. Hai visto? Quanta canaglia in alto, in basso) al centro, che a Edmondo De Amicis farà scrivere un'altr_a pagina esuberante di verità ! · Vieni me o ? O celebre vieni meco I Ma non temere: io non sono frammassone come Don Ciccio, nè tu sei repubprcano come Don Alessandro. Vieni meco, dunqu~-!, Io scappo in campap;na, fra le zolle e il cielo. Conosco Cincinnato ed ho, su di un masso granitico, due iugeri· di terra ed una casetta al sole. Il Parini mi ha ispirato l'amore alla vita rustica, egli, che il lombardo pungea Sardanapàlo. Io non pungerò nessuno. Aspetterò. Se Pier Capponi suonerà a stormo le campane, tiemmi presente, ma, sta attento, che sieno desse le campane di S. Maria Novella o del campanil di Giotto, ampie e solenni. - Chinò il capo, fece gli occhi lucidi : poi: - Dàmmi un fiammifero col bollo in regola. - Dalla giacca di galeotto, che aveva trafugato eludendo Argo Dacentoccki, Mario trasse uno scartafaccio : accese. Allora il cruccio, che dentro mi bolli va, si sfreddò: mi vinse la compassione per quello spirito bizzarro annichilito. - No, sciagurato I - dissi e strappai alle fiamme) divoratrici di Bruno e Savonarola, i superstiti frammenti cartacei. * * * E così, o fratelli miei di Massaua e di San Mun, io vi present, i versi) che devono a me la vita e il fuggevole onor de' torchi, e mi scottarono il dito indice e il pollice. Versi) o saggi, o poesie ? O scempiaggini del giorno ? Mia lode minima o rimorso grave? C'è, signori critici, un lembo di cielo azzurrino nel libro, al quale do il mio nome, perchè l'autore non consente che si stampi il suo? Un lembo di quel cielo, dove l'idea come dicono, spazia liberamente, anima dell'universo) viaggiatrice dagli omeri robusti: non mai stanca di desideri e speranze? O, critici, questa dell'idea è una menzogna convenzionale - o Max Nordau ! - ed altrettanto abbominevole? E domando ancora? l'arte fu ella propizia al volumetto battezzato da Mario modestamente, ma con chiara intenzione evolutiva: Il Libro di Galeotto? Il Libro di Galeotto ? Perfido amico, io preferisco il mio titolo: Dalla Guerra alla Pace, che avrei desiderato men breve, se il proto inverecondo guastamestieri e birba, non avesse fatto le viste di non scernere il codicillo : attrave1·so l'idea) ovvero su la groppa di Pegaso) o, se vuolsi) sul groppon di Ro'1tzinante, Si, c'entra Ronzinante. Io ho rin.venuto Ronzinante, prima che nel Qiiijote di Don .Michele Cervantes de Saavedra - giù il cappello, fratelli miei - in nn guazzabuglio, che risale forse all'età della pietra. Vi è l'intestazione : Babelle) d'onde è ammissibile che derivasse Babilonia: altro non ho potuto decifrare 1 tradu.- cendo, con fatica mastodontica, da una lingua che somiglia molto a quella che oggi chiamano volapilk, altro non ho potuto decifrare che queste enigmatiche parole: - Io dico al mio pensiero : e cammina, camminano Ronzinante: dalla guerra giungeremo, traversando l'idea, alla pace ? ,, - Chi è Ronzinante? Se il Paganesimo aveva l'alato cavallo, che prestò a Perseo il dorso per· combattere la Chimera, come mai si trova sostituito a quello il pietoso ronzino, che il Cristianesimo dette alla luce moltissimi secoli dopo? D'altra parte, all'età della pietra c'era il Paganet1imo o il Cristianesimo, se i c01·sie ricorsi del Vico non sono una fanfaronata? Avrei poi una voglia matta di sapere in che modo l'autore dimostri il suo paradosso, che prudentemente puntella con un metastasiano interrogativo. O bibliofili e sapientoni d'Italia) il manoscritto è nel Museo Sannitico di Campobasso, accanto ad un cingulum) che molti attribuiscono a Ponzio Telesino, allorchè si prese il gusto di ammirare la p1·ogenie di Romolo, in veste più adamitica che da gens togata, curva sotto il giogo di Gaudio. Folle ! o perchè non die' egli retta al suo vecchio Erennio, che volea i Romani reduci alla patria, liberi e salvi dall'ignominia? Del resto, pure mutilato) il mio titolo non è quello di un romanzo di Giulio Verne? In realtà, Dalla Guer• ra alla Pace, Dalla Terra alla Lima, Trentacinque• rn.ila leghe sotto il ma.re son come pane e cacio, son gemelli come Castore e Polluce, o, per dirla con Euclide, filosofo platonico) oltrecchè matematico, si equivalgono e combaciano. * * * - Hanno scritto - mi diceva Mario nei giorni di febbre, quando la Danza gli turbinara nella mente - hanno scritto che l'idea, nuova nella forma, vecchia nella sostanza, che l'idea sociale non sia poetica, nè possa inspirare un poeta. Perchè non può ? Dicono: voi volete l'eguaglianza od un grado di civiltà, che meno offra dislivelli ed abissi. Nell'un caso e nell'altro la vita sarà più uniforme, metodica, riposata: ognuno saprà il suo dovere, adempirà il suo dovere, non penserà che al suo dovere : mancheranno gli slanci del genio, che la virulenta lotta per l'esistenza crea. Or la poesia, e specie la lirica, deriva l'estro dalle tempeste della vita: se qoeste) come voi promettete nel vostro gergo scientifico, saranno eliminate od at tenuate) che poesia sarà mai la vostra? Io non sono dottore nè in sociologia, nè in niente, nè so-:-ialista, nè affiliato a combriccole o fazioni - ribatteva Mario -: sento l'idea e mi piace, perchè giusta e bella, o perchè tale mi sembra. A me non im - porta che l'eguaglianza risichi di rimanere campata in aria, scambio di venire ad allietare le genti da lunga pezza in veglia nell'anticamera di quella megera, che è l'utopia. Non importa a me che tutto il buggerio, scaraventato nel secolo XIX dal socialismo, vada, un giorno o l'altro, ad abitar nelle nuvole. Io sento e dico: vi è giustizia nel mondo che viviamo ? e vi par bello questo mondo? Ah, non rispondetemi rhe altro non è possibile, che non è J.,OSsibilel'immegliamento. Questa è un'eresia delle più ridevoli, perchè nega il progresso passato, presente e futuro, per quanto il signor progresso cammini qualche volta ad uso gamberi e il più delle volte a passo di lumaca, sì che il Lec,pardi fu costretto, per ristorarsi, innalzar l'Inno ai Patriarchi, dopo tutte le ale dei secoli che la terra va caracollando intorno al sole! Se, dunque, la teoria del socialismo mi dà un ideale, io) potta, canto all'ideale. Quando il socialismo verrà - e verrà forse domani e forse tra millanta e dodici anni - se mi darà l'eguaglianza e l'amore, io canterò

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