RIVISTA. POPOLA.RBDI 'POLITICA.LBTTERB E SCIENlE 'sOCIALl · -Il valoroso di Domokos premette che la' condotta degli uomini di Stato argentini ha generato ·nella repubr lica una condizione economica, ·ed un poco anche _p.olitica, disastrosa e che riesce ad un contrasto dolòroso tra le ·immense risorse naturali del paese e le anp:ustie presenti, che potranno essere aggravate ancora da qualche probabilissima grande crisi. Per tnli motivi non crede egli che la emigrazione italiana ordinaria possa avere un successo per sé e pel paese dove si riversa, e ad essa vorrebbe sostituirne un altra, che dovrebbe in certo modo sottrarsi all'azione dei politicians argentini. T~le proposito risulta chiaro dal concetto generale dell'ex presidente della Repubblica Argentina Dott. Pellegrini sulla colonizzazione della Patagonia con colonie militari sui confini, che Ricciotti Garibaldi accetta. Quale esplicazione egli voglia darvi si rileverà meglio dalle sue stesse parole, che per la loro gravità trascriviamo integralmente. Il Generale Ricciotti .Garibaldi_ col suo << progetto « -presenta un tentativo di rimediare a tale .stato di « cose, dando per un certo tempo stabilità all'ambiente « con l'impedire lo svo~gersi, nell'avvenire, di una legi- « slazione inconsulta e dannosa trovando una garanzia « per i capitali, che si dovranno impiegare per prepa- , « rare i territori della Patagonia a ricevere la corren- ·« te immigratoria sul terreno riservato; e sopratutto « assicurando al colono la possessione delle terre da lui e coltivate e bonificate, senza pericolo di vedersi strap- .« pare il frutto dei suoi sudori da speculatori legisla- « tivi o privati; e tutto questo col fissare preventiva- « mente sino a qual punto p-uò intromettersi l'ingeren- « za dello Stato) riserva,ndo al colono o a chi lo rap- .« presenta tutti · i servizi pubblici e la facoltà di aprire ·« tutte le porte che possano essere necessarie allo svi- « Zuppo del cçnmnercio d'importazione ed esportazione « del territorio colonizzato » ,(p. VI). Non usi a mendicare frasi per nascondere e attenuare il nostro pensiero, diremo franchi e risoluti che questo tentativo di andare a creare uno Stato entro lo Stato argentino non ci seduce, e lo crediamo destinato a fallire ed a procurare guai agli emigranti italiani e forse grattacapi alla madre patria .. Non ci allarmiamo della risurrezione di vecchi me• todi di colonizzazione armata, che possono trova e la loro piena giustificazione nelle spec:iali condizionirdella ter1 a da popolare ; e diamo anche poco peso, benchè in sè ne abbia uno rilevante, alla circostanza che già si prevedono conflitti coi chileni e perciò motivi di antipatia contro l'Italia e contro gl'italiani da parte della Repubblica del Chili. Ma l'inconveniente maggiore, anzi il pericolo, per noi sta proprio nel succesrn del tentativo del Generale Garibaldi. Una colonia autonoma, èd armata per soprassello, con funzionari propri, con diritti tanto estesi sarebbe tentata, presto ò' tardi, di çlichiararsi indipendente. Sarebbe fatale. Anche con le migliori intenzioni nE>icoloni e in chi ne sarebbe a capo, non si ·sa bene in quale qualità e con quali poteri, la prosperità stess_a della colonia suscisterebbe apprensioni e gelosie negli Argentini; d'onde te~tativi di sopraffazione e di mancamentò alla parola- data e ai patti convenuti. Conseguenza necessaria: inasprimento di avversione verso gl'italiani e forse gravi conflitti armati. Queste le nostre previsioni, che qualcuno troverà pessimiste, ma che a noi sembrano più che probabili. Tali previsioni c'inducono a ritenere che sia se~pre preferibile ·1a forma privata attuale di emigrazione, che per dare tutti i suoi frutti dovrebbe essere, però, meglio disciplinata ed aiutata con capitali. _ Il governo da una parte) il· principe Odescalc4i ed il marchese Medici dall'altra, se realmente vogliono fare una grande speculazione utile a loro stessi ed ai propri concittadini, potrann_o risolvere il . problema _in guisa da rendere l'emigrazione di grande giovaménto ad un tempo all'Italia e alla Repubblica Argentina. ·Nor. . . PRO COLAJANNI Leggendo il N. 21 della EDUCAZIONE PoùTICA Io m'intrudo!. ... Perché no? Non si tratta di àffari intimi e di amori proibiti, ma· di pubblico interesse, e.. ,. Viva la repubblica! . La Educazione Politica ha ragione; Chiesi ,ha ragione; Colajanni ha ragione .... ed avrò ragione anch'io! Propriamente conveniva far meno dichiarazioni amorose e più di vedere se Colajanni pensa ed agisce da onesl-'uomo, da buon patriota, da saggio partitante accostandosi o scostandosi da Crispi. La spiegazio'ne sLa nella chiusa della sua calma epistola. Egli chiama « Disastrosa la campagna che si fece contro -Cri~pi dopo la scomparsa di Felice Cav/lllotLi ».... perché esorbitando si offese la Regione, la Sicilia. Così è; ma anche senza offendere là regione ... _I' « anticrispismo » era già un malanno deplqrevole - perché Cavallotti stesso confuse le imperfezioni de\ cttrattere politico italiano con l'arte macchiave 1 .liqa dell'odiato Crispi! Si griderà che. io non vedo bene? Il poco. che vedo mi basta ; e più vedo, più mi persuado che il .malanno produsse infiniti guai. . , _ . ColaJanni .non ha solo dottrina elevata, non ha ~olo accorgimento finissimo; ha pure nobile coraggio ed obbiettivo irreprensibile. Da'to ciò, non si .può beH ritenere che nei suoi rapporti con Crispi o con altri, soddisfi un gusto per le abbominevoli ofere. Egli, pon,endo sulle bilancie il bene e il male de . suo grande. concittadino, _non può assolutamente condannare, _n_é assolutamente .assolvere; cede alla « corrente cavallottiana » per rispetto alla moralità, ma non cede per solidarieLa d'odio. È innegabile che Crispi era dall'universale considerato l'unica personalità italiana capace di do111inarel'Europa diplomatica piena di diffidenza e di sprezzo verso una Italia .... cenciosa, falsa. ciarliera e discorde. L'avel'!o abbaltuto, piucchè battuto, chiamando crispismo ciò che è da antico assai comune in Italia, - e no_nsolo privilegio delle « Due Italie » - costituisce tal fatto storico, che meglio giudicheranno i posteri; a noi basta sentire gli effetti. . . Questo fatto stesso però non poteva non ingenerare, nella sua attualità, un commovimento degli a_nimi, là dove l'odio contro un_grande fattore dell'Unità d'Italia non appare giustificato nemmeno in nome di un puritanismo, ché non conosce neppure la Chiesa papale rettrice di mille popoli. Ha dunque ragione il Colajanni di rilevare l'antagonismo tra meridionali e settentrionali. O bimbi - non mentite a voi stessi! , La differenza esiste : il Niceforo vede due ltalie, altri ne vede tre, altri ne veggono venti. E se tal. varietà è una realtà, come potrebbe no,n esserne cqnseguenza l'antagonismo, quando la miseria vede la .baldoria~ Al- ·l'an~/:lgonismo, che ha ragioni nella Storia e più nello sgoverno eterno, si aggiunse ora l'avversione partigiana spinta d;sastrosamente, come se in Cavallotti e Crispi s1 concentrasso il passato, il presente e l'avvenire - la somma felicità e l'imo inferno!.... Basta! Basta I grida l'Europa, che dubita più sempre del senno italiano. Il bimbo rion osa,· - il furbo non vuole veder la realtà! Si: pur troppo - si sente, si vede, si conferma - i settentriònali non amano i_meridionali - e i. meridioTi,ali detestano i settentrionali; quelli· sentono orgogliosamente la loro. superiorità civile, questi la loro ,superiorità intellettuale; i prirp.i sentono di far troppi sacrificii, i secondi_ trovano di non ricevere beneficio alcuno .•. e così i figli della volpe gongolano speranzosi. In Roma convengono i due fieri elementi, non già- per aiutarsi a vicenda pensando. ad un inter:~.sse supremo, !ìle. per. scavalcarsi, sfruttarsi, sciuparsi con rettorica e .con astuzia - ciò chiamando senza_ scrupolo. p_arlcpnentarismo. E se Colaia,nni ebbe il coraggio di_i:ivelai;-e mi:di ]a tenti, pet·chò non proclumcrebpe l' impol'tunza di mali pubblici
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