Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 9 - 15 novembre 1899

166 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl · Gl'Italiani nell'Argentina ( Una coloniamilitare ? ) Nel N° 7° della Rivista occupandoci dei lavo1·atorie degli stiulenti italiani nella Svizzera avevamo promesso di #tornare, nel numero prossimo, sulla emigrazione italiana nella Repubblica Argentina per segnalare un articolo di Sanesi (Rassegna Nazionale del 1 ° Ago - sto) ed un altro più importante di Piero Barbera (Impressioni Argentine. Nuova Antologia del 1 ° Ottobre). . La mancanza di spazio, cha si deve lamentare spesso nella Rivista Popolare, ci costrinse a rinV'iare a questo numero il mantenimento della promessa; ma del ritardo ci dichiariamo lieti perchè nel frattempo ci pervenne la importante pubblicazione del Generale Ric- (?iotti Garibaldi (Progetto di colonizzazione della Patagonia) di cui si è occupata largamente la stampa quotidiana. Il Comm. Barbera eh' è andato sul luogo - di che bisogna altamente lodarlo - a studiare la condizione degli emigrati italiani nell'Argentina osserva: ' «_Poiché la continua emigrazione di migliaia d'italiani é. una necessità che non può essere evitata, il governo d1 un paese che ~ubisce una tale necessità ba il dovere d'intervenire per tenerla entro giu,,ti confini, tutelarla, diri~erla. E oramai dimostrato che fra quante direzioni abbia prese e possa prendere la co1·rente emigratoria italiana, quella verso il Plata é la più razionale,. quella che_pi~ ~eri_ta di es.sere inco~aggiata; p~ic~é oltre le ragiom di chma e di razza, vi sono ragioni politiche che intervengono in suo favore; anzitutto quella del nu~ Illero: nell'Argentina vi sono a quest'ora Lanti Italiani da aver già costituita una forte maggioranza sulle altre nazion~lità, e fra non molle generazioni anche su quella argentma ». Non possiamo che associarci di tutto cuore alle considerazioni del Barbera per raccomandare che vengano riprese allo stato degli atti i progetti di legge sulla emigrazione dell'on. Pantano e del governo, e passare alla relativa discussione, ·che riuscirebbe al paese assai più utile di quella del Decreto-non legge del generale Pelloux. . Il Barbera, ribadendo ciò che l'on. Colajanni aveva obiettato all'Einaudi (Emigrazione e colonie. N° 3) sulla qualità degli emigranti italiani, aggiunge che: « a volere che si affermi e si mantenga nell'Argentina una p_revalenza non solo numerica ma eziandio morale, bis~gna che con i braccianti emigrino anche uomini di c-µltura e capitalisti; bisogna che le classi dirigenti italiane siano colà altrettanto largamente rappresentate quanto le classi lavoratrici: bisogna che l'intelligenza e ·il den.aro italiano contendano il posto agli Inglesi e ai Tedeschi ; case industriali italiane stabiliscano colà succursaJi o rappresentanze; capitalisti italiani inizino colà lavorazioni, assumano impianti ed esercizi di servizi pubblici, costruiscano ed esercitino ferrovie, scavino canali, sfruttino· miniere ecc. ». Come si vede ciò che per· l'Einaudi è una bene avviata realizzazione, pel Barbera, che conosce de visu là grande massa dell'emigrazione, è ancora una speranza. E agli italiani che vogliono emigrare, il Barbera dà savi consigli, che più volte abbiamo dato a tanti che ce ne richiesero e vollero indicazioni e raccomandazioni pei paesi del PJata. Gli ammonimenti suoi vanno a tutti cqloro che hanno una certa coltura, ma che non pos sono esercitare un'arte manuale o un mestiere qualsiasi,· e -li estende giustamente anche agli esercenti le professioni liberali, che posseggono la loro brava laurea. Egli seri ve : -« I medici e gli avvocati stranieri nell'Argentina per esercitar_vi l_aP:ofe~sione devono passare il cosidetfo esame d1 reoaltdact0n. Né bisogna credere che tali esami siano·mere formalità. La professione medica e quella giuridica sono affollatissime di Argentini, e Argentini sono gìi esaminatori, quindi non intesessati ad accrescere il numero di quelli che esercitano la stessa loro professione ». « I medici bravi, gli avvocati bravi, che dall'Italia si trasferiscono colaggiù, se anche son sicuri di superare qualunque esame pet' difficile che sia, debbono essere dispo~ti ad aspettare mesi ed anni, non solo per imparare .Ja lingua del paese, ma anche per ottenere di poter dare quel benedetto esame, semplicemente pet' mettere assieme il collegio degli esaminatori». « Si noti elle se i medici it:iliani trovano facilmente da farsi una clientela, quando sian abili, perché gl'italiani preferiscono sempre un medico italiano, non è lo stesso per gli avvocati, essendo sonpre preferiti, anche dai forestieri i figli del paese, non solo per I& pratica maggiore che essi hanno delle leggi e delle procedure, ma per le influenze di cui essi dispongono, molto più se all_'esercizio della avvocatura uniscono quello della politica ». Coloro pei quali c'è ancora posto nell'Argentina e in tutta l'America sono gli operai e specialme:p.te i ,contadini. E' questo il parere anche del Sanesi e di Ricciotti Garibaldi ; il quale, forse, limita troppo la possibilità di trovire buona occupazione nella sola ganaderia, cioè nell'allevamento del bestiame . .Potrebbe avere ragione dal punto di vista della speculazione; ma come lavoro crediamo che i contadini in genere e gli operai ve ne troverebbero se non con la fantastica retribuzione che alcuni sognano, di sicuro sempre in migliori condizioni che in Italia. • Un punto sul quale ci piace d'insistere colle parole del Barbera è quello della stima in cui è tenuta anche nell'Argentina la massa lavoratrice italiana, a dimostrare che anche laµ:giù, sulle rive del Plata, i nostri connazionaii, benchè ci si trovino in migliori condizioni che altrove, pure vi sono ritenuti abba!3tanza ... chinesi: Lasciamo la parola all'equilibrato scrittore fiorentino. « A forza di vedere sbarcare all'Ensenada o a Porto Mad_ero navi cariche di emigranti cenciosi, emaciati, rozzi, la gente del paese finì per credere che la nazione da cui tutti cotesti miserabili provenivano fosse la terra della miseria, dell'ignoranza, della degradazione, epperciò rp.entre di un colono tedesco, inglese, francese, si diceva: E un tedesco, è un fra_ncese, è un inglese; dell'emigrante itàliano si diceva : E un gringo. E la parola gringo non _sig~1ificòpi~ sempli~emente straniero, ma ~cquistò un significato dispregiativo, che fa esclamare risolutamente a qualche imberbe figlio d'italiani quando per ischerzo gli vien detto : « sei un gringo : no sono argentino ! » · Questa vergogna di dirsi italiano è tipica, e vale cento pagine eloquenti sulle condizioni dei nostri concittadini. Vi sono .poi, pur troppo, i peggiori gringos: gl'italiani del mezzogiorno commiserati dai figli del paese e dagli italiani, delle altre regi~ pel loro basso tenore di vita. (.FJarbera). . Non c'è da illudersi: dovunque è necessario, è urgen- . te rilevare la condizione morale ed intellettuale degli italiani per farli rispettare rendendoli rispettabili'.. L'impresa dev'essere condotta bene in casa loro. In America inoltre contribuirà molto a distruggere l'avversione che contro di loro si nutre, consigliandoli - come ab, biamo fatto noi richiestine da San Paolo - a prendere la cittadinanza dove emigrano, quando hanno intenzione di rimanervi permanentemente. Con ciò tutelaranno meglio i loro interessi. « La Germania, molto più pratica di noi - dice il Generale Ricciotti Garibaldi - quasi obbliga i coloni tedeschi, stabiliti nel Brasile, a diventare brasiliani» .. Ed ora eccoci al progetto di colonizzazione della Patagonia del Generale Ricciotti Garibaldi, di cui si è parlato e scritto, a proposito ed a sproposito, ma che solle:va una quistione· grave che merita di essere discussa attentamente.

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