Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 9 - 15 novembre 1899

'R...IPISTAPOPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI - la Francia - come conseguenza inevitabile della prima. Il Mezzogiorno •~osidovette comprare più cari i prodotti indusLriali del Settentrione in grazia della proLezione, e vendere a prezzo vilissimo - a Giarre, a Riposto, ad Acireale per alcuni anni non si trovò da vendere del buon vino a centesimi dieci il litro - i propri prodotti agricoli. In Italia anziché esistere delle condizioni speciali neutralizzanti gli effetti della lotta tra l'industria e l' agricol'tura, ne esistono talune, che l' aggr-avano a danno della seconda, cioè del Mezzogiorno. Infatti mentre l'agricoltura è, si può dire, se non la esdusiva, la prevalente sorgente di ricchezza nel Mezzogiorno, non può dirsi altrettanto dell'industria, che non è esclusiva, nè assolutamente prevalente nel SeLtentrione. Le pingui pianure della Lombardia, dell'Emilia, del Veneto, le colline piemontesi producono gran copia di prodotti agricoli concorrenti con quelli del Mezzogiorno. Laonde è avvenuto spesso, che nel Settentrione si è protestato e si protesta energicamente contro ogni provvedimento inteso a favorire l'esportazione dei prodotti agricoli dal Mezzogiorno e dalle isole nell'Alta e nella Media Italia. Così è mancato in gran parte ai meridionali il compenso che essi avrebbero potuto trovare nel SettenLrione alla chiusura di alcuni importanti mercati esteri: e questa mançanza tornerà ad essere disastrosissima pei primi alla scadenza del trattato di commercio coll'Austria-Ungheria, se·_ come sembra sicuro - non verrà rinnovata la clausola convenzionale pei vini. : La configurezione geografica, completata dalle tariffe pei trasporti marittimi e ferroviari, é stata infine di grande aiuto agli agricoltori del Settentrione; nella configurazione ~eografica e nelle tariffe essi hanno trovato quella protez10ne indiretta - ma non meno efficace - contro i prodotti similari del Mezzogiorno, che i loro industriali seppero. procurarsi contro i prodotti dell'estero. Invero i prodotti agricoli di grande volume e di poco valore hanno bisogno di tariffe di trasporto mitissime per essere trasportati a grandi distanze; ora in Italia i meridionali devono percorrere il lunghissimo stivale per mandare vini, oli, aranci, limoni, granaglie nel mercato settentrionale; e le tariffe ferroviarie e marittime, quasi ad aggravare gl'inconvenienti naturali, sono altissime. - Così avviene un grande dislivello nei, prezzi dei prodotti similari, che non é l'effetto della sola differenza di qualità ; ·un ettolitro di vino a Riposto o a Castellammare ael Golfo vale meno della metà che ad Asti o a Torino. E ciò perché - come fu notato durante la crisi della primavera del 1898 - costa meno il trasporto di un quintale di frumento da Odessa a Napoli, che da Foggia in qualsiasi altra grande città del regno; e i vini della Sicilia, in quanto a prezzi di trasporto trovano minore convenienza ad essere diretti a Marsiglia, che a Genova. Quindi: a Marsiglia non vanno perché le tariffe meliniane non lo consentono; e non vanno a Genova, almeno nella misura in cui ·dovrebbero, perché le tariffe ferroviàrie e marittime non lo permettono. · La conseguenza di questo stato di cose, in parte dovuto alla natura e in una maggiore dovuto agli uomini, è chiara e lampante: l' agricoltura del Mezzogiorno ha sentito la· ripercussione fortissima della politica doganale senza. averne risentito i benefici; ha perduto qualche mercato estero senza aver potuto guadagnare un mercato interno sostitutivo. Se !a crisi agraria nel Mezzogiorno oggi non si sente così terribilmente intensa come all'indomani della denunzia del trattato di commercio colla Francia ciò si deve al trattato di commercio coll'Austria Ungheria ed un poco - vedi ironia delle cose! - alle devastazioni della filossera. Se la crisi agraria non si é aggravata come in Inghilterra, divenendovi cagione di maggiore pericolosa miseria dui lavoratori della terra é merito del dazio sul grano, che sino ad un certo limite é. indispensabile e contro il quale, in senso assolut9, stoltamente si protesta. · E chiaro da tutto queslo che l'unità d'Jtalia sotto l'aspeLto della economia privata è riuscita di grande gio- :vamento al Seltenlr-ione, che ha nel resto della penisola un mercato privilegiato per i suoi prodotti industriali. I suoi uomiui, perciò, hanno il dovere, come corrispetLiv? di Lan_tibe11efi~i,_di r1·endere _maggiormen~e a _cuore gl'mteressi economici de Mezzog10rno, la cm m1ser·ia ad un certo punto, può riuscire a loro di 11ocumento ~ il mercato di una r·egione esaurita necessariamente si restringe. Questo dovere cresce a mille doppi per altri motivi. La leggenda delle imposte non pagate dal Mezzogiorno é sfatata. Il Mezzogiorno paga in una misura maggiore di quello che dovreube - specialmente il continente napoletano e la Sardegna. Se il Settentrione paga materialmente di più egli è che la sua ricchezza é di gran lunga maggiore, come inconfutabilmente dimostrai nell'articolo: Distribuzione regionale della miseria (Riv. popolare Anno 3° N. 1); ed esso paga molto meno di quello che dovrebbe, ai sensi p1·ecisi del testo dello Statuto. Se la dogana di Genova dà il maggiore reddito doganale del re~no ciò si. deve_ all~. su~ posizione privilegiata, alle decme e decme d1 m1hom che lo Stato ha speso nel suo porlo, facendone il massimo se non esclusivo emporio di coloniali e di altri prodotti di maggiore consumo - ferro, carbone ec. - che vanno ad alimentare le sorgenti della ricchezza propria e delle altre regioni dell'Alta Italia. · La sperequazione tributaria - odiosissima nella parte che si esplica sotto forma di dazio di consumo - a danno d~l !vlezzogiorno -yien~ peggiorata d~Jla circostanza gravissima, che des1gna1 col nome d1 assenteismo dello Stato (Rivista popolare Anno 5° N.0 4). Infatti non solo il Mezzogiorno paga di più ·di quello che dovrebbe ma il prodotto delle imposte viene speso in misura maggiore del dovuto nel Settentrione ed a benefizio dei Set-· tentrionali. ' · ,..·' - ·· I lettori della Rivista conoscono già dal citato articolo sull'Assenteismo dello Stato come normalmente le spese di mantenimento dell'esercito, nella parte che mi fu possibile di conoscere, vengano fatte annualmente nella proporzione di oltre due terzi - L. 85,880,000- nel Settentrione contro un poco meno di un terzo - L. 41,360,000- nel Mezzogiorno e in Sicilia. La spro-' porzione cresce nelle spese per la marina ! Questo é poco. Se le esigenze supreme della difesa dello Stato impongono una maggiore sp(;lsa nel Settentrione nei due bilanci militari., non può accamparsi una uguale giustificazioue per la maggiore spesa, che si verifica nel Settentrione anche per gli altri dicasteri. In un prossim(1 articolo farò i conti - ed alcuni risultati sono davvero dolorosi - per quanto riguarda il bilancio della pubblica istruzione: lo Stato spende meno dove é maggiore, desolante l'analfabetismo! In minima parte li ho già fatti pel bilancio dei lavori pubblici quando per la non sospetta bocck del chiarissimo senatore Roux - un piemontese genuino - ho constatato che nel 1860, al momento della fondazione del regno d'Italia, le provincie napoletane di terraferma su 100 chilometri ai ferrovia ne avevano meno di sei, mentre il Piemonte, la Liguria, il Veneto e la Lombardia - senza i ducati - ne possedevano oltre sessantasette. (A proposito di una storia della Finanza italiana. Riv. popolare, Anno 4° N.0 24). Questa spaventevole sperequazione iniziale, - che spiega in gran parte l'inferiorità politica, morale, economica ed anche intellettuale del Mezzogiorno - non venne corretta; come di dovere, successivamente. Si scorrano i bilanci dei lavori pubblici dal 1860 al giorno d'oggi e si troverà che per le ferrovie, pei porti, per le bonifiche - eloquentissimo questo capitolo delle bonifiche I -;- per le arginature dei fiumi, pei ponti, per i trafori alpini - Cenisio, Gottardo, Pontebba ec:"cu'i' ora si va ad aggiungere il Sempione - su tutti i capi-' Loli la spesa viene fatta con grande prevalenza nel Settentrione ed a benefizio dei settentrionali ! · In questa guisa i duo grandi capitoli della vita fiqanziaria del Regno d'Italia - spese militari e lavori pubblici, - che hanno generato in massima parte quell'altro gross1~simo capitolo intangibile del bilancio italiano, che ne costituisce il tremendo cancro roditore, il debito pubblico, che assorbe circa un terzo della spesa totale, sono stati scritti a benefizio del Settentrione e dei settentrionali .... Si sa del pari che nella formazione primitiva del nucleo della valanga del debiLo pubblico l' apporto di quello del povero regno delle Due Sicilie fu di 31 milioni di lire e quello dell'Italia setLentrionale fu di 85 milioni di lire. Anche questa è una sperequazione formidabile, in senso inverso, di quella dello Assenteismo semp1·e a danno del Mezzogiorno ; sperequazione, che venne resa più grave dal corso forzoso, che, come ha dimostralo a luce meri - diana la famosa relazione del compianto Seismit-Doda, venne stabilito non nell'interesse dell'economia pubblica,

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