174 'R.:.IP'ISTA'POPOLAREDl 'POLI'fICA.LETTERB E SCIENZE SOCIA.LI *** L'illustre professore della Università napoletana raffigura il Genio ad un monologo in cui parla tutta una nazione o una razza, o parla una voce della natura. Dopo di ciò egli espone la teoria antropologica, secondo cui il ~enio ha una 01·igine patologica. Non rigetta l'ausilio d1 codesta critica, anzi la ·chiama ad integrare la estetica e la storica. La combalte, così come Cesare Lombroso la espone, perché essa viene a presupporre le altre due critiche, perché per essa l'uomo di genio, colui che crea, si confonde coll'uomo geniale, colui che applica, e col genialoide, l'autore del paradosso, il falso creatore, il vero infermo, perché finalmente, è costretta sempre a giu1·are sulla tradizione. Per valutare un genio bisogna valutare l'opera prodotta, la forza produttrice, i coefficienti di tempo e d1 luogo. Ciò posto, il Genio è sommo equilibrio, la pazzia som1~0 squilib1·io : quello associazione volontaria, questa associazione passiva. La funzione, l'avvenire del Genio f Togliete il Genio ed il m0ndo cadrà nel bujo. Vero, Bello, Buono si in Legrano nella formazione di uh Genio scientifico - artistico - osservatore, come poeta - pensatore - osservatore formano il tessuto connettivo della storia. Il Genio non è un miracolo, o Provvidenza: è ispirato, é creato da un popolo che lo merita : al Genio si adattano, si piegano i capi della Chiesa, dello Stato, delle armi. Questo brevemente e pallidamente è il soggetto del lavoro di Giovanni Bovio, circondato però, da un giardino meraviglioso, così meraviglioso che l'acuto artefice, spesso, dimentica la sua costruzione ed ora corre a disporre sapientemente i lunghi rami di un magnifico rosaio, ora intrec~ia una docile glicinia, ora finalmente,.puntella una spendida m1-1gnolia. *** Seneca, per il primo, se non erro, disse : nullum. magnum ingenium sine msaniae mixtura. Disse e non dimostrò, anzi non determinò il rapporto fra l'ingenium e la insania. Perché la questione trattata dal Bovio - e l'illustre Professore avrebbe dovuto accennarne - si riduce alla definizione di un nesso causale; che rapporto cioè interceda fra certi turba men ti somatici ed un massimo sviluppo intellettuale. In altri termini é la vexata quaestio fra idealisti e materialisti che ri~orge. I positivisti - un posi Livista non può non essere materialista - decisero già da tempo, e misero fuori la loro bibbia Genio e Pazzia, come chi dicesse Genio e Podagra, se è vero che la maggior pa1·te degli uomini grandi nella età avanzata hanno avuta compagna questa noiosa infermità. Mi reca un certo dolore veder q_uesto: che uomini insigni, come il Lomb1·oso, non sappiano concepire tra due ordini di fenomeni un rapporto che non sia causale! I sacerdoti del nuovo culto si sono incaricati di rendere ridicola la dottrina, nata in un momento di aberrazione. E da un pezzo assistiamo a scene, a fatti, che se non destassero rammarico, ecciterebbero l'ilarità • Come si fa oggi una critica antropologica f Si sceglie l'autore, che più d'uno chiama grande, e se ne incomincia a leggere l'opera, non per gustarne lo stile, il pensiero, poiché su questo oramai. .. gh altri sono d'accordo, ma per trovare qualche notizia antropolo$ica. Il disgraziato autore, per ~aso, scrive al fratello cti non essere uscito da casa, il giorno innanzi, avendo sofferto un molesto dolor di capo. Ecco la encefalite, la quale è sintomo di nevrosi, la quale ecc. ecc.! Un altro uomo, il cni Genio si vuol riprovare, dice ad esempio d'esser-e triste, assai triste. Ah ecco la lipemania, la malinconia nevrastenica, sviluppatasi su di un fondo di degenerazinn psichica, forse per tabe ereditaria! Se il dolor di capo dell'uno sia frutto di una cattiva digestione, e la tristezza dell'altro sia dovuta alla morte del figliuolo, non importa. Ma se l'uomo di Genio crepa di salute e di buon umore f Qualche cosa ha da essel'ci, per necessità. Aspetta, aspetta, lo zio della cugina del nonno non era paralitico f Di questo passo non vo1·ranno i luminari della nuova scienza squartare ogni loro collega, che abbandoni questa valle di lacrime, per provare al mondo, che la scuola antropologica nell~ sue file ha solo uomini di genio f Poiché il miracolo è questo, che secondo codesta critica poco imporla lo studio dell'opera! No, non è la confusione fra geniale e genialoide 11 maggiore argomento per combatle1·e la dottrina perniciosa! La quale il Bovio vol'rebbe ancora respingere pel fatto, se non erro, che i dati antropologici non possono essere securi, che i I critico debba giurare sulla tradizione. Ma allora, dato che codeste notizie resultassero chiare, esplicite l'egregio professore sarebbe un seguace di M. Nordau f In questi ultimi giorni, ad esempio, io leggevo due libri del Mobius (1), un cu'tore di studi neuro-patologici, su Goethe e su Schopenhauer. Ebbene dell'autore di « Die Welt als Ville ec. » sono esposti dati e certificati proprio curiosi, notizie familiari, che rimontano abbastanza lontano nell'albero genealogico, corredate da fotografie. Non parlo di raffronti con Napoleone, Kant, delle misure craniche, delle protuberantiae occipitales. Se sapeste poi le conclusioni frenologiche ! Alle quali potrebbe Giovanni Bovio sottoscrivere f No, rispondo io per lui, perché é al principio che egli nonostante certe affermazioni e~ui voche, non crede. Pa~ine eloquenti, viceversa, 1'1l!ustre professore, dedica alla dimostrazione dell'abisso che corre tra Genio e Pazzia : pagine in cui la convinzione sincera dà forza, colore all'argomento qualche volta non solido (2). « Per valutare un genio si deve valutare l' opera, la forza produttrice, il tempo ed il luogo. » La prima valutazione é opera dell'estetica, l'ultima della storia, ma la seconda f Forse é l'antropologia che valuta la forza produttrice di un uomo f Badiamo, fra i tre coefficienti, questo è il maggiore, questo il vero· e propriamente creativo. Perché - ricordiamolo - il Bovio non esclude la critica antropologica. E quale posto egli assegna alla criti-: ca psicologica f Riduce la psicologia ad. un ramo del!~ anlropoloo-1a f Ma se da una pa1·te io osservo questo, non oso ripetere le pagine destinate alla integrazione del vero, del bello, del buono, poiché esse vanno lette tutte, tutte I Bene viene detla volgare la frase « il Genio é aristocrazia e bisogna abbassarlo P, Avrei preferito che il Bovio si fosse fermalo a combattere la seconda parte della espr-essione, per non disprezzare il libro del Galton: Hereditary Genius (London 69) e l'altro del Turck: Der geniale Mense/i (Jena 97). Avrei preferito che del Lutto egli si fosse dedicalo all'opera di combattimento, senza pensare, ora, ad una nuova dottrina, la quale, se certe pagine riguardanti e Napoleone e Cesare non mi traggono in el'rore, per molti punti non si stacca da quella di Taine. Avrei preferito che egli dopo aver portato lo scompiglio nel campo avversario proclamasse: Io ho combattuto la ipotesi, che voi gabellavate per domma. Ribellandomi a quella che non era scienza, io non creo leggi, non stabilisco rapporti. Il Genio è un fenomeno psichico e come tale le sue leggi sono profonde ed oscure come quelle dell'anima. Esiste un rapporto tra il mondo esterno e la psiche - tra la s~oria e Ia mente. Quale f Io non lo so: ma l'ignoto é spinta, é invito I Avrei preferito che l illustre uomo non chiamasse, così, fra una parola e l'altra, superficiale la fisolosofla di Federico Nietzsche, travisata, distrutta dagli imitatori, commentatori ad espositori. Avrei preferito che egli avesse evitata la politica· ed i preti 1 • per i q_uali non c'_era posto, via ! nel. suo libro .. - Avrei preferito che egh non avesse dato aelle patenti di genio cosi alla leggera e a Zola e a Marx e a tanti. Ma quante cose non avrei preferito I Erra chi vuol giudicare codesto libro di Bovio con criteri scientifici, come erra chi in esso vuole trovare argomenti serrati e forti, per sé e per l'ordine, e dialettica a base di sillogismi severi. (1) Ueber Schopenhauer. Leipzig - Barth - 1899. - Ueber das Pathologische bei Goethe id, (2) Bastava citare la definizione che Schopenhauer dà del Geriio per distinguere nettamente: « La Genialità è la completa obietti'- vità, cioè l'indirizzo obiettivo dello spirito ».
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