RlYISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 173 Solchè apriamo; invero, i giornali tedeschi e russi, che me·glio incarnano le idee de' rispettivi popoli e governi, per non toccare degl'italiani, de' francesi e degli inglesi, ci persuaderemo, dal calore con cui trattano la questione e dalle loro dichiarazioni, che naturalmente le attribuiscono un'importanza internazionale non piccola e la considerano da un punto esclusivo ed egoistico. Così pèr un esempio, la campagna inaugurata dalla stampa russa, che scorge nella fecierazione l' unica via di salvezza per la monarchia, è in assoluta antitesi colle idee e le minacce di quella tedesca che accenna in ultima analisi, alle espulsioni degli Slavi austriaci dal regno di Prussia come al primo avvertimento dato da Berlino a Vienna soggiungendo esservi un limite all'indifferenza della Germania rispetto al movimento antitedesco in Austria. La via, si vede chiaro, che mena al decentramento autonomico e soprattutto al federalismo non è, per il governo austriaco, tanto. per ciò che concerne l'interno, quanto per ciò che riguarda l'estero, seminata di rose, nè piana e scevra di gravissimi pericoli. Dunque niente di più naturale ch'esso proceda con estrema lentezza e con tutte le cautele, consenta soltanto a ciò che non è in grado di ricusare, volta per volta, e s'adopri a tenere a bada gli Slavi dominanti soddisfacendoli con concessioni nocive agli elementi più deboli, agli Italiani, a' Rumeni, alle stirpi slave secon• darie. Tutto considerato, è, oltre modo, probabile che le condizioni presenti d'incertezza e di crisi tendano a ~ durare non poco nell'impero, perchè, mentre, da un lato, I le sorti de' popoli non si modificano nè in giorni, nè in 1 mesi, mi sembra, dall'altro, che il ~rocedimento storico- . naiionale nella monarchia si deva compire attraverso ' parziali regressi e lungo un cammino piuttosto tortuoso. Si può pertanto ritenere che il governo, il quale si lascia di mala voglia trascinare dalle necessità della politica interna, non vorrà effettuare, tutto in una volta e con qualche decreto, il programma degli Slavi primeggianti ~ .> contenterà via via quelle popolazioni, che danno mi- ' nor sospetto di tendenze panslavistiche, e son così forti da imporsi senza punto preoccuparsi delle esigenze astratte del diritto e della giustizia Quand'anche la Cisleitania, e magari la stessa Transleitania,. dovessero attraversare lo stadio del federalismo, così com'è inteso da' più e richiesto dagli Slavi non lo credo, pt' popoli austroungarici, un assetto definitivo, assetto che, volere o no, è in strettissima colleganza col risolvimento della paurosa questione orientale. Dunque, per concludere, il problema austro-ungarico è, teoricamente, una spt;cie di quadratura del circolo ? Lo reputo tale, finchè non ci si convincerà l'unico modo nese, e da questa « Federazione-danubiano-balcanica », quasi affatto slava. Così la dinastia d'Absburgo potrebbe, salvando se stessa, rendere un prez~oso e incalcolabile servigi_o all'Europa di civiltà occidentale, minacciata, per l'aumento continuo della popolazione e per la conseguen- . te trasformazione da agricolo in capitalistico-industriale del grande impero russo, dall'egemonia di un popolo d'una coltura diversa dalla propria, e compensarsi lautamente della perdita della Germania austriaca, della Venezia tridentina e giulia, e de' Rumeni di Bucovina e di Tran• silvania, senza offendere la giustizia, nè danneggiare nessuna nazione, salvo forse i Magiari che, col cacciarsi tra un immenso mare di popoli di stirpe e di lingua diversa,. segnarono il loro, per quanto lontano, immutabile destino. Questo mio povero saggio non ha nessunissima pre-:- · tesa di passare per un pronostico, che s' abbia appuntino ad avverare (chè noialtri omiciattoli, _ancosoccorsi da una vista intellettuale fuor dell'ordinario, eh' io i:ion m'attribuisco neppur per sogno, possiamo solo prevedere le tendenze generali del nebuloso futuro), ma unicamente vorrebbe assodare che l'odierna monarchia austro-ungarica s'avvia ad un inevitabile disgregazione delle varie parti componenti, attratte dalle affinità etniche verso altri centri per esse più naturali. Ed ho p.nito. Chi abbia avuto la pazienza di tenermi dietro fin ~ui potrà, su questo oggetto, formarsi, quando già. non 1avesse, una convinzione, che non presumo nient'affatto debba essere identica alla mia, frutto però di meditazione e di studio d'imparzialità. AGOSTINO SAVELLI. IL G-EN"IO DI GIOVANNI BOVIO ~ Il ricorào è lontano, ma non perciò meno vivo nella mente mia. . In una fredda giornata di Gennaio abbandonai il professore di matematica, e, guidalo dagli esperti compagni, penetrai nell'ALeneo di Napoli. Più timido ancora seguii gli audaci amici in una aula a pianLerreno. di scioglierlo essere quello di lasciare operare le leggi spontanee, regolanti le società nazionali, nè valer l' opporvisi. Il processo storico-naturale non ha forse apprestato a molti de' popoli della monarchia i rispettivi loro centri d'attrazione, ai Tedeschi austriaci l'impero germanico, agl'Italiani della Venezia tridentina e giulia il - regno d'Italia, à' Rumeni il regno di Rumenia, a' Ruteni la « piccola Russia », a' Serbi e a' Croati il regno di Serbia La sala era oscura, triste, come uno dei luoghi destinati alla preghiera dolorosa, al sacr:fizio muto, ed affollata fino a rendere impossibile ogni movimento. In quello straco luogo, - strano per chi aveva lasciato le sue panche ordinate, il suo pedagogo, la sua stanza piena di aria e di luce, - una voce risuonava poderosa, solenne. Giovanni Bovio parlava di Dante Alighiero : più che l'opera divina, l'uomo egli analizzava, ed i tempi esponeva. Con la parola sua delineavasi a poco a poco come paesaggio coperto da nebbia mattuLina, cbe si diradi pian piano al sorger del sole, l'epoca col suo silenzio promettenLe, l'individuo con le sue lotte, con i suoi dolori, col suo ideale. e il principato di Montenegro, verso cui appunto si vanno, alcuni con rapidità, altri con lenteiza, sempre più volgendo, con un' evoluzione del tutto spontanea e naturale? Solo la sorte de' Cechi, de' Polacchi e forse degli stessi Sloveni è più malagevole a prevedersi per le speciali loro condizioni geografiche e storiche. Quindi la monarchia degli Absburgo mi pare abbia additato dalla stessa fatalità geografica, storica e nazionale la via da tentar di percorrere, che sarebbe proprio quella di seguire il Danubio allargandosi nella Balcania e, approfittando dell' inevitabile caduta dell' impero ottomano, di trasformarsi in una vasta federazione, comprendente gli Slavi occidentali e i Magiari. Questo ampio stato, naturalmente federale, potrebbe soddisfare le tendenze e gl'interessi sociali e nazionali di tutte le popolazioni slave dell·intera monarchia e della Balcania costituendo inoltre una vera barriera contro le espansioni panslavistiche, fronteggiate dalla Germania, accresciuta dal regno vien- - Non è, non può essere un degenerato Dante Alighiero - gridò Giovanni Bovio. Dopo quel grido, in cui mi parve sentire fremere l'anima dell'oratore, dopo quel grido, che mi lasciò sconvolto, io abbandonai 1aula. · . Sono passati degli anni. Non sono molti è vero. Ma la vita oggi è cos1 intensamente vissuta che da un anno all'altro1é sempre un nuovo mondo cui si va inconLro. Ho seguita l'opera di Bovio professore, scienziato, pubblicista,. deputato. Molto ho disseritito, e dissento da lui. Leggendo il suo ·rolume sul Genio, però la mente mia s'è svegliata ad un Lratto, il ricordo è tornato vivo, ed ho ritrovato il mio Bovio. - Non è, non può essere stato un degenerato Dante Alighiero ! - il grido, io l'ho sentito più fremente, più commosso di allora,
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