'R.,IPISTAPOPOLARE'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl 145 ritto fondamentale - che promana dalle origini storiche del risorgimento nazionale. * * * Ma il problema è anche scientifico : però che risponde - non solo al nostro diritto storico - ma ad un principio elementare di giustizia ed allo spirito razionale del sistema rappresentativo. Se fu l'intero popolo italiano, che votò pe-r l'unità della patria e la dinastia sabauda, non è giusto che tutti - giacchè il Parlamento deve essere la fotografia e l'epitome della società - sieno rappresentati? Nella giusta rappresentanza di tutti consiste la sincerità del regime parlamentare moderno, la verità e la dignità sua: il che si riverbera, com' è intuitivo, su la finanza pubblica e l'economia nazionale. Un parlamento, a base di voto ristretto, non può essere che colpevole di strappi continui a' principii della giustizia e dell'equità - di una legislazione parziale, come quella che « ha elevato (sono parole testuali del suo « amico Sonnino, on. Torraca, nel 1881) ad interesse e generale l'interesse di una classe, ed ha attuato un e sistema tributario, che grava sproporz_ionafamentesul e lavoro e sulle classi più povere. - > E sono questi i frutti della legislazione elettorale ristretta! O forse non hanno niente che vedere con la giustizia, la mo - ralità e la libertà, il lavoro e il proletariato italiano? *** Ma ripeto che il collega Torraca impernia male il problema dell'elettorato - quando crede che in uno Stato moderno un'autorità superiore possa concedere o negare al popolo il diritto di partecipare al governo di sè medesimo. Nessuno ha questa autorità : lo Stato non può negare o concedere - riconosce. Il cittadino ha diritto alla scheda ·- perchè ha la capacità morale, naturalmente presumibile in chiunque non sia pazzo, infame. idiota o minorenne : ha la ca· pacità morale, come ha la capacità giuridica di alienare, permutare, transigere, contrattare. Egli ha l' imperativo categorico di pagare le imposte e difendere ·col suo sangue la patria: per conseguenza, ha - come corrispettivo - il diritto di poter eleggere chi dispone della pecunia e della vita sua. Il diritto al voto è - scientificamente - implicito nell'obbligo di con• tribuire alla vita dello Stato e morire per il proprio paese. Questa è anche la dottrina di H. Taine. Il che spiega. come il suffragio universale abbia radice nelle costituzioni piu progredite del mondo. Hanno il suffragio uni versale la Francia, la Germania, la Spagna, la Grecia, la Danimarca, la Svizzera, le Republiche dell'America centrale e -meridionale, parecchie Colonie inglesi a costituzione parlamentare, ed altri Stati. Perfino !'.Inghilterra - malgrado l'interna sua costituzione sociale, che ritrae dal vecchio mondo mooioevale - cerca di conquistare per tutti la scheda: e il Gladstone, contrario al principio anglo-sassone del ratin~ sujfrage, sostenne, nelle epi• stole su' problemi costituzionali, che era scoccata, anche per il suo paese, l'ora del monood suffrage. Non si capisce, dunque, come nell'Italia contemporanea - fondata su' plebisciti, che sono il documento storico e giuridico della sovranità popolare, che si epiloga nel suffragio universale e nel diritto costituente - debba la vera saviezza liberale, come dice il collega Torraca, contrastare l'agitazione deliberata dal Comitato Centrale del Partito republicano. *** In un sol punto io posso essere e sono anzi d'accordo con lui: che non basta, cioè, all'elettorato la base universale del suffragio - senza una norma giusta di rappresentanza sicura per tutti i grandi interessi, che costituiscono gli organismi della vita nazionale. Io ho sempre creduto e sostenuto che una legislazione elettorale - la. quale rispecchi intera la sovranità - debba conformarsi al responso dell'antico giureconsulto romano: riverberando nella rappresentanza le grandi voci dello Stato - tutti i bisogni, le opinioni e le aspirazioni, che si contendono il dominio delle società umane. Questo problema dell'unicuique suum nella rappresentanza - intraveduto in Italia dal Rosmini, ed illustrato dalla dottrina di pubblicisti stranieri insigni, come l' Rare ed il Mill, il Bluntschli ed il Mohl, il Naville ed il Forster, il Vernes, l'Aubry-Vitet ed altri - non è soltanto un gran problema politico, ma un problema altamente etico e 0ivile. Discutiamolo: e sia pure il grido audace e sapiente di una grande battaglia parlamentare. Ma, itn.tanto, costituiamo lo stato civile dell'eletto• rato - restituendo, legislativamente, la sovranità elettorale all'imperio suo: un imperio geloso e superiore, ove non accedono quelle inframmettenze illecite, nella giustizia e nell'amministrazione, del politicastri - che costituiscono il carcinoma delle società democra~ tiche moderne ! ROBERTO M1RABELLI, Deputato al Parlamento IL TRANSW AAL< 1 ) Un po' di st01•ia re7rospettiva (1652-1877). Da più di un secolo i Boeri non cessano di difendere la loro libertà, la 101·0 indipendenza, il suolo stesso che hanno bonificato malgrado i colpi di forza e le astuzie dell' Inghilterra. Il primo stabilimento europeo fu quello della Coml?agnia olandese delle Indie che, nel 1652, vi mandò Van Riebeck a fondare una stazione di rifornimento delle navi olandesi. La colonia, dapprincipio, comprendeva la famiglia di Van Riebeck e un centinaio di soldati; ma, a poco a poco, aumentò cogli orfani mandati dalla città di Amsterdam insieme a dei soldaLi e dei marinai che avevano finita la loro ferma. Nel 1680 vi erano 600 Europei. Fu allora che i protestanti francesi, perseguitati, domandarono r·ij'ugio alla Compagnia clie l'accordò inviandoli al Capo. E così che si formò la razza boera mista di olandesi e di francesi. Essa si trovò di fronte ad autoctoni di diverse specie: Cafri e Zulù al Nord e ali' Est, Ottentotti all'Ovest, tutti forti e guerrieri; e, infine, i Boscimani, che erano dei negri inferiori. I coloni comprarono delle terre; poi sentendosi numerosi, praticarono la confisca pura_e semplice e, misero anche i nativi in schiavitù. Durante tutto il secolo XVIII i Boeri che certo non praticavano i precetti maltusiani, si estesero nel paese degli Ottentotti e dei Cafri, dinanzi ai quali ultimi però si arrestarono avendo trovato una razza più resisten,te e pitì agguerrita della loro. · Senza accampare il minimo pretesto, il Gabinetto di Londra mandò una flottiglia coll'ordine d'impadronirsi del Capo: ma gl' inglesi furono battuti al Capo Verde dalla squadra francese alleata all'olandese. Nel 1795 i francesi avendo occupata l'Olanda, i Boeri, profittavano dell'occ1sione per proclamare la loro indipendenza ; ma l'Inghilterra, presa da un grande zelo per la casa olandese di Orange, sotto pretesto di conservarle la sua colonia del Capo se ne impadronì senza troppe difficoltà. In principio assai dolce, la dominazione in°-lese si fece tosto duramente sentire. Nel 1815 l'obbligo deil'uso esclusivo della lingua inglese provocò una rivolta che fu annegata nel sangue. Nel 1834, stanca di un oppressione sempre più intollerabile, una parte della popolazione boera andò verso l'Est e il Nord e costituì un nuovo stato tra il fiume Orange e il Vlaal, che prese il nome I (i) Sicuri di far cosa grata ai nostri lettori diamo uno studio più completo sul Transwa~l che riassumiamo nella massima parte di quello che Edgardo Roels ha pubblicato nel numero del iO ottobre dell'ottima Hamanité noiwelle.
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