144 RIVISTA POPOLA1{E DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI uno nuovo, che fosse diverso da quello abbietto e nagativo del trasformismo, si rico:rse ad una infausta imiJ tazione dell'imperialismo inglese contrario alle origini ed alle tradizioni italiche, antagonistico alle vedute ed alle aspirazioni della democrazia, e sopratutto ridicolo e disastroso ad un tempo, perchè sproporzionato coi mezzi economici di cui poteva disporre il paese. Epperò non io mi trovo in contraddizione colla logica e coll'esperienza; non io mi erigo a sostenitore dei mezzi violenti; ma gli uomini della Rivista di Roma, che hanno adoperato la violenza contro la libertà. Con• vengo - ma se sono sotto accusa dei repubblicani del1' Italia per questo! - che, pel momento, « il programma e liberale sulla lenta e continua evoluzione, è il solo verae mente utile al paese» come dice la Rivista di Roma. Ma il suo imperialismo è la negazione del programma liberale e costituisce l'ostacolo maggiore alla continua e lenta evoluzione. E questo maledetto imperialismo lo conosciamo dai frutti: ci ha dato i dodici corpi di armata, l'esaurimento economie,, il primato nella delinqumza e nell'analfabetismo, ed Abba Carima con un poco di amara salsa cbinese .... Con questo imperialismo soccombe il programma liberale, ed alla lenta i continua evoluzione se non si sostituisce la rivoluzione sana e vittoriosa, certamente si preparano le rivolte e le convulsioni sociali. Castrogiovanni 27 Ottobre. Dott. NAPOLEONE CoLAJA?-ÌNl. Deputato al Parlamento .. Annunziamo con vivissimo piacere che l'illustre Pro· fessore Giuseppe Sanarelli, che tanto onore hafatto alla scienza ed al nome italiano nell'America Latina, tratterà nella Rivista Popolare della Importanza sociale della tubercolosi. Sin da ora crediamo d'interpetrare il pensiero di tutti i lettori della Rivista ringra~iando calorosamente l'eminente professore dell'Ateneo bolognese. LA REDAZIONE. LARIVENDICAZIONE DELDIRITTO ALLA SCHEDA Mentre tornavo da Pisa - ove i partiti popolari avevano innalzato un grido generoso contro la grande vergogna della legislazione italiana, che è il domicilio coatto - un amico mi mostrò il n. 274 del Corriere della Sera, in cui lessi una vera requisitoria del collega Torraca contro il Comitato Centrale del partito republicano, per la crociata nella sua prima adunanza t andita in pro del suffragio universale. Davvero io non so che voglia mai concludere l'on. Torraca, ricordando ad un diario repubblicano - il quale ha definito intelligente l'iniziativa del Comitato Centrale - ch"', secondo Condillac, ics plus intelligcnts sont les plus capabtesde se /romper, e ripiantando il quesito di A. France nel suo Pierre Noz..iere: se l'intelligenza abbia contribuito alla felicità umana. L'on. Torraca vuol intonare le sue deduzioni politiche al motivo scettico del Canto Notturno leopardiano? Se è cosi, si potrebbe dimostrare che contro tali deduzioni insorge tutta quanta la storia della civiltà umana, la dinamica intellettuale del mondo moderno. Ma sarebbe una disputa oziosa. Io dico invece che il collega Torraca, non ostante il suo acume e la sua coltura, impernia male il problema dell'elettorato. Perchè non vale obiettare che il suffragio universale s'è prestato, nella storia, alle forme svariate del dominio oligarchico, cesareo, ecc. Il suffragio universale rispecchia la Nazione com' è: monarchica, se monarchica; repubblicana, se repubblicana; e magari legittima o paolotta. E nessuno può contestare razionalmente cotesto diritto ad una nazione moderna. L'Italia non è il fidecommesso, nè de partiti estremi, nè de' Sabaudi: l'Italia è degli italiani - e la Nazione non riconosce autorità superiore a se stessa. * ,. * Nè vale contrapporre che due fatti innegabili risultano dalla storia elettorale dell'ultimo decennio : 1 ° che la corruzione elettorale sia estesa; 00 che il potere elettorale si sia andato ancor più concei..."ando nel grande macchinario governativo. Non vale : però che nell'ultimo decennio il suffragio si è invece, per le livragazioni delle liste elettorali, ristretto: onde, per corollario logico, il secondo fatto si ritorce contro la tesi dell'on. Torraca. Il quale in un punto sentenzia: - e Proclamando la « Repul,blica o dando, almeno, il suffragio universale, « saranno omnia nova ! Ma niente di tutto ciò si veri- « fica. Forza e materia di popolo, difetti e virtù ri- « mangono tali e quali, perchè son cose soggette alla « suprema ed inviolabile legge universale della lentis- « sima evoluzione > • Tali e quali! Ma niente affatto! Già, questa atarassia dinanzi alle forme ed alle riforme politiche condurrebbe, logicamente, ad affermare che; come il regime republicano, nemmeno il monarchico vale un bel cappio. Ma il vero è che non devesi considerare la legge della evoluzione come relegata ne' campi iperuranici di Platone: e la scienza dice, anche quella positiva, sperimentale, che le forme e le riforme politiche hanno un'influenza più che limitata sulla vita nazionale. Giorgio Lewis, illustra mirabilmente questa opinione: e il Bain, uno de' più autorevoli positivisti inglesi, vede nella quistione delle diverse forme:di•governo e nello studio delle loro ten. denze il problemafondamentale della scienza sociale. *** Ma il punto fondamentale del dibattito deve essere altro. In Italia il problema dell'elettorato è duplice: è problema storico e problema scientifico. Il suffragio universale costituisce il fondamento della nuova vita pubblica italiana. Tutti, nel '60, scelsero il capo e la forma politica dello Stato. E allora non si sputava su la caterva dei li analfabetiI Ma badino co - loro, i quali oggi combattono il suffragio universale: eglino, senza accorgersene, attentano alle basi stesse della monarchia sabauda costituzionale. Onde, nel 1881, conservatori illuminati lo propugnarono - e il Lanza non voleva escludere nemmeno le donne. Nè si può oggi negare al popolo italiano il discernimento necessario al sillogismo elettorale: perchè non sa leggere e seri vere. Gli fu riconosciuto allora: e Vittorio Emanuele lo consacrò, quando nel Proclama del 9 ottobre, accennando agli italiani del Centro, parlò del dovere, che egli avea, di sostenere e difendere in loro il diritto di leg'llmente e liberamer.temanifestare i i,•otiloro, e q_uando dichiarò di aver accettato dal diritto popolare quelle province; - come dichiarò, per tacere di altri atti, nel Proclama del 7 novembre, di avere accettato anche un altro decreto tiella volonta nazionale - it suffragio universalf', che gli dava la sovrana potesta del mezzogiorno d' I tali a. E' chiaro ? Del resto, Carlo Magno non sapeva scrivere: e nella distribuz,i.mede' P,radie delle digmta -· disse il Macchiavelli, tenendo l'occhio alla Republica romana ed a' Comuni italici - il popolo non s' inganna; e se s' inganna jia si raro, che s' inganneranno più volte i pocbi uomini che av,ssero a fare simili distribuzioni. Il suffragio universale deve essere in Italia una grande rivendicazione: la rivendicazione di un di-
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