'l{JY'JSTAPOPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 143. non accogliere i raffronti miei tra la condotta di un Gladstone e quella dei nostri sinistri uomini politici verso i sovversivi. Differenza nel programma sociale? Molti radicali inglesi vanno più innanzi dei repubblicani italiani. Differenze politiche? I radicali inglesi, vogliono l' Home rule per l'Irlanda - che i repubblicani non domandono per la Sa.rdegna e per la Sicilia; Roseberry è federalista addirittura; egli con Forster ed altri domanda l'abolizione della Camera dei lords. E la Stampa trovi in Italia tra radicali, repubblicani e socialisti un deputato che abbia consacrato alla vita privata di .Margherita di Savoia un libro irriverente come quello dedicato dal Baronetto Dilke, ex ministro della monarchia, alla regina Vittoria .... ,,_ * * E vengo al DJn Marzio, che non nega la convenienza dell'alieanza in sè tra i vari elementi della Sinistra, ma pretende che la parte e /re,ma non la meriti perchè .... ne ha abusato. Il Don :Man..i.o nell'articolo : La successione di Cavallo/ti (N. 282). infatti sostiene che la sinistra~ ed anche la destra, hanno steso ambo le mani all'estrema per agire di c.onserva sul terreno legale, evolutivo, pel bene e pel miglioramento d'Italia ; ma che se l'alleanza non è stata duratura e feconda di buoni risultati ciò avvenne non per colpa d i partiti costitu,ionalt.... La colpa è stata dei partiti estremi. Già l E la prova di questa fenomenale asserzione? Don Marzio la dà .... L'attentato Passanante nel 1878 ; i tumulti di maggio nel 1898.... Non voglio negare la buona fede del giornale napoletano; ma non posso fare a meno di esclamare che certe cose si possono scrivere e possono essere tollerate soltanto in Italia dove impera sovrano l'analfabe• tismo del.le masse e quello.... dei laureatj. In quanto a Passanante il suo stato mentale - che solamente giurati e magistrati italiani poterono misconoscere - spiega. la natura dell' attentato. Complici non ce n'erano; non si tentò neppure d'imbastire un qualsiasi proceiso Acciarilu ! Tutti gli Angelelli d' ltalia - e sono legione - non poterono strappare una qualsiasi dichiarazione al povero cuoco... 1wjphe dire dei tumulti di Maggio 1898? Sanno anche le pietre eh' essi furono il prodotto esclusivo della fame e del malcontento profondo, generale. Di complotti, di_ azione politica non si potè scoprire traccia nel napoletano, e neppure a Milano .... il Don Marzio ha forse lenti più potenti di quelle dei Tribunali di guerra di Bavosa memoria ? · Dei tumulti di maggio 1898 i soli, veri responsabili sono i governanti e le classi dirigenti d'Italia .... Ho documentato questa conclusione in un libro che una rivista autorevole di Roma considerò come una terribile requisitoria, e che nessuno ha osato o potuto contraddire e confutare in un solo dettaglio. S'imponga la penitenza di leggerlo il Don Mar-zio, e vi troverà anche qualche suo giudizio, che contraddice a quello· emesso ora . .Vuol saperla la verità vera qual' è, secondo il mio modesto avviso? Eccola. Nei tumulti di Maggio i partiti !;:lstremi,che all'evoluzione preferiscono la rivoluzione - se in Italia ce ne sono - commisero un grave errore; anzi una colpa: quella di non avere colta la palla al balzo. Carlo Cattaneo sino al 17 Marzo 1847 era alieno della violenza e non p~nsava alla rivoluzione; ma quando la bufera scoppiò si mise alla testa del movimento e fu l'anima delle Cinquegiornate. Dunque: i governanti e le classi dirigenti furono colpevoli per avere preparato e resi fatali i tumulti; i partiti estremi, se mai, non ebbero che una sola colpa: quella di non averne saputo pro- ' fi.ttare. Nè si scandalizzi il DJn M.ir-zir, di questo mio linguaggio, che non dovrà giudicare insolitamente rivoluzionario. Ho pensato, parlato, scritto• sempre in questo modo· perchè sono convinto evoluzionista e riWngo necessaria una buona preparazione educativa; ma non dimentichi il Don Marzio che tra evoluzione e rivoluzione non c'è la menoma contraddizione sia che si voglia rimanere con Spencer nel campo scientifico, sia che si voglia seguire Alberto Mario sul terreno politico.• * * * L'ultima parola alla Rivista di Roma (15 Ottobre).- che1anch'essa si è occupata con calma e con cortesia dell'articolo mio. Essa comincia col prendersela calda coll'on. Sacchi, che vuole la ricostituzione della Sin ·stra e si chiede : « si può dire che cotesta sinistra abbia ragion d'essere? « Se i nomi non sono più delle cose, se le astrazioni « non valgono più della realtà, la risposta è semplice: e no>. " Dalla vecchia Sinistra non avanzano che triste ro- « vine; di una nuova manca il contenuto specifico. Pe1·- « ciò i gruppi perso1Lalhi anno sostituito i partiti ». Credo che raramente si sia trovato un. pubblicista che sia venuto ad una conclusione così contraria alla storia ed alla realtà come lo scrittore della Rivista di Roma. E' vero che degli 1u1mini della vecchia sinistra non. avanzano che triste rovine, tra le quali mi pare che solo Zanardelli voglia risorgere ; ma in quanto al suo contenulùsf)ecifico è un altro paio di maniche. Il proRramma antico della sinistra si può dire che rimanga, tutto intero. I collaboratori della Rivista di Rima dovrebbero conoscere il programma della Sini(tra esposto nella Riforma del 1867 colla firma di Crispi, De Boni, Cairoli, Oarcassi, Bertani ecc., ma giacchè in questa occasione l'hanno dimenticato voglio ricordarne loro i punti seguenti, quali mi vengono ora alla memoria, e quali li ho ricordati anche nel Sewla. Dunque quel programma voleva: la riforma dello Statuto, il Senato elettivo, i deputati eletti a suffragio· universale, l'indennità ai deputati) la nazione armata sostituita all'esercito permanente, il decentramento, la libertà d'insegnamento, di riunione, di associazione, di stampa, la riduzione dell'armata burocratica con impiegati meglio pagati e senza diritto a pensione, l'im., posta unica e progressiva, la tutela delle classi agricole, i provvedimenti intesi ad aumentare i piccoli proprietari ecc. ecc... Ma non è questo un contenuto vasto, interessante, urgente? E' forse antiquato? No; risponde ad indicazioni attuali; attorno a tutti questi punti si combatte, per tradurli in leggi, non solo ip, Italia; ma in gran parte di Europa. Su questo programma non si possono dividere le parti politiche, per dare a ciascuna il contenuto specifico? Si possono dividere tanto, che in Italia, e fuori, su ciascuno di quei punti progressisti e conservatori si sono divisi .... Forse i conservatori lombardi vogliono anch'essi il decentramento eh' è nelle tradizioni dei loro maggiori uomini - da Cattaneo, Ferrari, Rosa a Stefano J acini - e nell'interesse della loro regione; ma non è così pel resto dei conservatori italiani. Aggiungerò, anche che molti liberali inversamente nel mezzogiorno sono accentratori. Ma fatta eccezione su questo punto pel rimanente del programma della Sinistra si può vivere sicuri che esso: 1°separane~ cessariamente le parti politiche; 2° dà loro un conte~ nuto di attualità, e rispondente ai bisogni reali de~ paese; forma il campo di azione politica-parlamentare sul quale repubblicani, socialisti e radicali possono manovrare utilmente e dignitosamente di accordo colla Sinistra. E se i gruppi personali hanno sostituito i partiti ciò si deve non all'eEaurimento del programma della sini - stra, ma all'opera nefasta del trasfùrmÌJmo, che quel programma volle obbliare e calpestare. Ed è questo· il pensiero dell'on. Fortis che nell'oblio del programma ha la sua parte grave di responsabilità, ma che sem-, bra sulla via del ravvedimento. Si dimenticò e si calpestò non solo il programm~ della Riforma del 1867; ma quando si volle escogit~rp.l:)
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