Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 8 - 30 ottobre 1899

RIVISTA POPOLAREDI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIÀLl minchione che dimentica colla massi!l.,a facilità. Più tardi nella Revue Socialiste, in Die Ztil preannunziai i moti di maggio 98. Ma la cosa era tanto facile che arrivarono a predirli in Gennaio anche .... i Prefetti del Regno d'Italia. Però, con orgoglio, ricordo che parecchi anni prima di quei moti, alla Camera, procu • randomi gli affettuosi rimproveri di Cavallotti e d' I mbriani, dissi rivolto agli amici dell' Estrema: preoccupiamoci del paese eh' è peg~ioredi Ci-ispi ; e Crispi passa ed il paese resta I Più tardi volto alla Camera, tutta infatuata nelle spese militari, ricordai: che poteva arrivare un giorno in cui le orde del Cardinale 'R._,ujfpvotevano ripresentarsi alle porte delle città d'Italia I La lingua mi bruciava pronunziando quelle parole; ma i fatti non mi hanno dato torto, sebbene non si siano presentate nella loro interezza le circostanze che m' inducevano a quella amarissima previsione! ·· Delle previsioni dolorosamente realizza tesi, del resto non m'inorgoglisco: c'era poco merito nel farle, perchè bastava studiare gli uomini, le cose, il paese, sul vivo e non sui libri o nelle sale di qualche caffè di grande città per potere assurgere con molta facilità a profeta non smentito dai fatti. .. * * E vengo agli avversari, nella speranza che tra lapubblicazione di questo all'altro numero della Rivista l'amico Socci abbia modo o tempo di rileggere le polemiche tutte che Alberto Mario, amico e maèstro ad entrambi carissimo, sostenne coi mazziniani intransigenti di una volta, ch'egli chiamava bramini. Comincio dalla vecchia Ga~z..ettapiemontese, cui era indirizzato l'articolo mio che ha sollevato tante discus1sioni. Essa, con abilità polemica, cerca giovarsi della dichiarazione replicatamente da me fatta sul non sentito bisogno d.i dichiararmi repubblicano ... in Inghilterra. Ma la ,?la1J1,pa che ha riprodotto integralmente lunghi brani à.el mio articolo ha soppresso - vedi caso ! - quelli che espongono le ragioni che mi consiglierebbero a non insistere sulla forma del governo in Inghilterra. Queste ragioni si poss0no riassumere così : al di là della Manica c'è la libertà politica nonostantela monarchia, perchè alla monarchia furono tagliate le zanne e gli unghioni da due rivoluzioni, fatte in tempi nei quali il sentimento monarchico era generalmente radicato. Ecco un dato di fatto, che non può e non deve dimenticarsi. La Stamf)a che in quanto ai rapporti tra i diversi gruppi della Sinistra fece ritroso calle nell'articolo che provocò la mia prima risrosta, mette, come suol dirsi, i punti sugli i, ed espone i motivi pei quali non consente in un alleanza coi partiti popolari se non a COD;- dizione che essi cessino di essere quello che sono. E chiaro che. accettando la proposta non si avrebbe un allean:za; ma una fusione a base di diserzione da parte dei repubblicani e dei socialisti. Chiamai sbalorditoria la proposta, e la Stampa accortasi ch'essa era realmente tale fa comprendere ai propri lettori che proposta uguale da .me sia stata fatta ai monarchici. Ciò che non è; e. la sfido a citare un sol rigo da cui trapeli qualche éosa di ciò che gratuitamente mi attribuisce. Il ricordo evocato da me dell'alleanza dei repubblicani colla monarchia nel p1 riodo eroico del risor:1,1mento non la convince. Essa ba ragione e confesso lo svarione : fu Garibaldi che sollevò la bandiera Italia e Vit - torio Emanuele con impegno unilaterale. (1) Ma se anche vera allPanza ci f0sse stata tra monarq~ici e repubblicani nel periodo eroico del risorgimeut •, (1) Vedi nota precedente. lascia intendere chiaramente il giornale di Torino, che l'alto obbiettivo di allora non c'è adesso. Come! Il mantenimento della Costituzione non le sembra un obbiettivo altissimo? E qui soccorre la parola di un temperatissimo ex min~stro, l'on. Branca, il quale esplicitamente dichiarò in piena Camera, discutendo il Decreto-legge, che se venisse meno il rispetto allo Statuto cesserebbe la ragione di essere dell'Unità d'Italia! Questo misconoscimento della gravità eccezionale del momento attuale, - ed era meno grave la situazione quando tutta la sinistra col Rudinì di destra si riunì con tanto entusiasmo nella Sala 'R.._ossa nel Dicembre del 1894 ! - del resto, è uno degli indici migliori delle tendenze della Stampa, cui preme soprattutto la dinastia. Lo nega essa esplicitamente affermando che considera la monarchia come mezz.o al benessere ed alla libertà; ma le denegazioni valgono poco dinanzi ai fatti ! La Gazzella pwnontese largheggia, a parole, in concessioni; ammette l'accordo, l'unione in Parlamento per conseguire determinati fini j ma alleanza elettorale, mai! Furba, per Dio! Essa, memore dell'abnegazione, confinante colla dabbenaggine, della Estrema, che nella C~- mera appoggiò tutti i ministeri promettitori di bene; vuole continuare a sfruttarla escludendo la base onesta, semplicemente umana, del do ut des. Essa potrebbe essere più sincera dicendo ai repubblicani e ai socialisti: penetrate a Montecitorio, se vi fidate, contro le nostre forze e contro le nostre buone arti; dateci voti quanti ce ne abbisognano, e noi ve ne ripagheremo con delle buone pedate, colle ammonizioni, colllt. prigione e con qualche altro po' di ben - non di Dio -, ma del Diavolo! L'errore logico qui è lampante. Se i fini da raggiungere a Montecitorio sono buoni, e si possono e devono conseguire coll'accordo, coll'unione di tutta la jinist, a, perchè non continuare l'accordo e l'unione sul terreno elettorale? Non sarebbe questo il mezzo più sicuro per raggiungere quei fini? Non c'è Cristi che tengano : la Stampa lasciando intendere che nelle elezioni, posta nel bivio di scegliere tra un repubblicano che voterebbe pei fini buoni ed uno staffiere di Pelloux che li combat • tesse, darebbe il suo appoggio a quest'ultimo, ribadisce ciò che affermai: gli uomini suoi sono prima dina· stici, poi monarchici ed in ultimo liberali ! Questa gradazione di sentimenti è confermata quando dichiara che certe cose si possono comprendere e permettere in Inghilterra, perchè ivi le istituzioni sono salde ; ma in Italia .. Alla buon ora, ecco una confessione. (1) •. . . , . N è la graduatoria dei sentimenti da me attribuiti all'avversario è di mia privativa. Una rivista ~utorevolissima, ch'è prima liberale _e dopo monarchica, riferendosi a quella che a ine parve proposta sbalorditoria ha scritto: « La giolittiana Stampa dice ai partiti po- « pola1i: « vi potremmo anche. aiutare purchè fossimo « sicuri della vostra fedeltà alle istituzioni » • Questo è, « circolo v:zioso. La poca fedeltà alle istituzioni deriva « in massima parte dall'oppressione economica e politi- « ca del governo. La questione è se l'on. Giolitti è sin- " ceramente liberale o se il suo liberalismo s'abbatte al « veto dei superiori». ( Cronaca del Giornale dreli Econcmiçti. Ottobre. p. 376.) E se si paragona il linguaggio odierno della Stampa con quello tenuto altra volta c'è da sospettare che il veto dei superiori sia già venuto. anche pel liberalismo ... in fieri.· . E chiudo pregando la Stampa di additarmi le differenze tra radicali italiani - anche Sacchi a mare? - e ,-adicali inglesi, che le consigliano prudentemente di (1) Vedi nota precedente.

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