'l{_JVISTAPOPOLARE 'DI POLITICA lETTEFE E SCIENZE SOCJAll « che pa1·la la lingua inglese adesso, secondo me, oc- -« cupa il posto più basso c?,epl opolo più barbaro e più •« grossolano » • Non è questo il principio della decadenza? E decaduta la razza anglo-sassone, dove andranno a cercare ]a razza da contrapporre alla razza latina decaduta, i -denigratori sistematici dell'ultima ? LA RIVISTA. Nota. Mentre si correggono le bozze di stampa leggiamo nel Fa11Julla un lungo e documentato articolo dal titolo suggestivo : M.r Chamberlain e l'italianità di Malttt (Italiani e Boeri) in cui viene dimostrata la vergognosa sopraffazione compiuta da Chamberlain contro i 168,'1'00 italiani di Malta ed a beneficio di 1,00 stranieri, che vi figurano da uitlanders. Dedichiamo -quest"altro atto di brigantaggio del ministro inglese per le colonie ai carissimi amici nostri Panlaleoni e Pareto, nella speranza che si. ravvederanno sullo spi1:ito che anima il rinnegato repubblicano -che è divenuto l'cnfant tcrriblc dell'imperialismo. '-..../'~ :NELLPAEGGIORE TI LRLEPUBBLICHE ... Tutta la stampa si è intrattenuta del verd~tto ar1bitrale emesso da W aldeck-Rousseau nel conflitto tra ,gli operai del Creuzot e il loro padrone Schneider, antico reazionario imperialista. Sono note le cause che -costrinsero i lavoratori a mettersi in isciopero e che fanno grande onore a quelli operai ~ella vicina re~ub: blica: essi non si mossero per una d1 quelle quest10m ,che i soddisfatti con tanta insipienza tentan~ di sere: ditare chiamandole quistioni di stomaco j essi . non ~1 posero in isciopero per ottenere un aument~ d1 sal~r~, ma per imporre rispetto assolu~o alla _loro_hbe~t_àpoli: tica e religiosa, e per vedere nconoscm to 11 diritto di .associazione nel loro sindacato. Il lodo del Presidente del Consiglio dei ministri della repubblica francese ha dat_o rJ.g!one ~i lavoratori, e mentre ha suscitato le ire dei reazionari ha ottenuto l'approvazione delle persone oneste di ogni colo~e ~a?-to e so è informato ad equanimità ed a senso grnrid1co, come ha riconosciuto anche l'Economista di Firenze, una delle riviste più decisamente avverse al soci~li~m~. l termini della sentenza arbitrale sono conoscrntiss1mi e non li riproduciamo. Non rileviamo il fatto. per -dìmostrare ciò che gli operai pos1ono ottenere pacificamente nella peggiore delle repubbliche.... quando go- . vernano i repubblicani della vigilia e non i ralliès, gli opportunisti della venticinquesima ora; ma richiamiamo l'attenzione dei nostri amici sul caso - assolutamente impossibile nella rnigliore delle monarchie conti- ·nentali - per connetterlo colla presenza del socialista Millerand nel ministero Waldeck-Rousseau. 1;:; noto che i socialisti intransigenti, che in Francia rappresentano _il marxismo) contro il parere di Jaurès, di Rouanet e di altri che seguono la tradizi0ne del compianto Benoit lVIalon, si scagliarono ferocemente contro il Millerand ch'era andato a far parte di un governo borghese. I fatti, però, hanno dato una luminosa sanzione alla tattica prudente e conciliante dei nostri amici; i quali avranno potuto dare uno strappo .alla teoria e alla tattica rigida marxista, ma potranno .contribuire a salvare la libertà consustanziata colla repubblica al di là delle Alpi. Adoperiamo di proposito .la frase : potranno contribuire a salvare la libertà, perchè in verità noi non siamo perfettamente convinti che -.essi vi riesciranno. Troppi nemici ha il regime presente in Francia; e troppo essi sono potenti per non farci temere delle .sue sorti. Ma ad ogni modo la. presenza -di Millerand nel ministero :sarebbe un fattore principale del successo. Senza di essa gli operai del Creuzot non avrebbero avuto fiducia nel governo; senza di essa forse lo stesso Waldeck-Rousseau sarebbe stato più parziale verso uno dei più gros bonnets del capitalismo. ·Si sa pure che altri conflitti operai sono stati evitati , colla fiducia, che ha saputo ispirare nei lavoratori il Millerand; il quale ha fatto adottare certe condizioni di lavoro negli appalti pubblici, che sono uno dei punti del programma minimo dei socialisti. Senza quest'azione moderatrice esercitata a benefizio dei lavoratori che cosa sarebbe avvenuto in Francia? Certamente dei conflitti sanguinosi: quelli avvenimen• ti che i reazionari, gli 1wrnini d'ordine dell'abbietto orleanismo aspettano impazienti come sciacalli affamati, e che essi si sono sforzati di provocare. Lo si apprese dal programma della ·cospira,1ione realista, di cui sinora in pratica si sono avuti i due episodi comici Deroulede-Roget e Guerin. I reazionari per istrozzare la repubblica attendono la ripetizione delle giornate di Giugno 1848 in quelle condizioni che le circostanze odierne consentono. L'abnegazione e l'intelligenza del Millerand, in questi critici mom~nti hanno sventato le speranze del partito realista. E confortante, checchè ne pensino gl'intran - sigenti. Nm. -I MOTINAPOLETANIDEL 1820 Retori o ID.artiri ? Onorando il " Leone irpino ,, Lortmzo de Concilj. In una « lettura fiorentina» del 1897 Francesco Saverio Nitti parmi che non fosse giusto quando parlò dei moti napoletani del 1820. Egli confessò che non riusciva a trovare in quel periodo storico « cosa chtj fosse bella o grande» e già, alle prime battute,diceva che la rivoluzione del 1820 « quasi non ebbe che retori>. Le osservazioni dell'egregio professore mi colpirono, nè sapevo spiegarmele in uno scrittore meridionale tan • to apprezzato: ad un punto arrivai anche a credere che volesse associarsi ad Alfredo Niceforo che ha dipinta l' « Italia barbara contemporanea,, come ha voluto e come non ha voluto, seguendo la corrente del giorno che vuole esaltare tutto quello che è nordico, vuol denigrare tutto quello che è sud-icio. A tempo però l'indiscrezione d'un suo e mio amico illustre m'ha fatto ricredere, e mi permetto riferire in parentesi quel che mi si fa apprendere: che a dicembre il Nitti pubblicherà un libro inteso a dimostrare la tesi intorno alla quale discute con tanta nobile insistenza di apostolato e c0n tanta vigoria di pensiero Napoleone Colajanni, cioè: che il nord sfrutta il sud e lo divora economicamente. L'attesa impaziente di questo nuovo libro non distrugge però le affermazioni della « lettura fiorentina». A me non pare che il movimento del 1820 sia stato « inesplicabile ,, od una fum,isterie da retori e il riepilogo e l'esplosione di ambizioni e bisogni volgari. Meno che meno poi è giusto chiamare piccolo pron-uncianiiento la sollevazione audacissima di Nola che fu la scintilla di quell'immane incendio propagatosi nel regno come per incanto! Guardo un po', con serenità, da punti lucidi e sicui i, gli avvenimenti di quel tempo . Quando si agitò nel reame di Napoli la classe intermedia che allora1 sugli albori del secolo, dopo il gran sommovimento francese, rappresentava lo democrazia? Quando appunto avve tì il movimento della Corte, la quale lentamente andava staccandosi da quell'ordine di ~ose dovuto mantenere rispettato anche <lupo Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat. Il movimento della Corte rispondeva a un dise_gno presta bili to. Non era prudente, ed il re debole non avrebbe sa~
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